giovedì 19 maggio 2016

Compriamo troppi vestiti, e li paghiamo troppo poco


Questo post è la traduzione del post “5 crazy facts from the new fashion documentary The True Cost”, di Bronte Hogarth. Il post è stato tradotto e ripubblicato con il consenso di 1 Million Women

La scorsa settimana ho avuto la fortuna di vedere la proiezione del nuovo documentario di modaThe True Cost a Sidney.

Girato in tutto il mondo, dalle più luminose passerelle di moda alle baraccopoli più buie, The True Cost parla dell’impatto della moda sulle persone e sul pianeta.

Il film ci invita ad un viaggio intorno al mondo che apre gli occhi, che a volte spezza il cuore e che entra nelle vite delle molte persone e dei molti luoghi che ci sono dietro i nostri vestiti.“L’inquietante giustapposizione dei lavoratori disperati e delle inquadrature della nostra avidità e disperazione per un affare a poco prezzo ci fa capire quanto siamo davvero disconnessi riguardo a chi fa i nostri vestiti” ha dichiarato la nostra coordinatrice per Social Media Amy, che è venuta con me a guardare [il film].
Dai bambini malformati a causa degli spray pesticidi nella zona di coltivazione del cotone in India alle immagini raccapriccianti del crollo fatale del 2013 della fabbrica di Rana Plaza, ai fiumi inquinati pieni di schiuma, e alle montagne di abiti abbandonati ad Haiti – il vero costo della moda veloce e delle nostre dinamiche di iperconsumo diventano chiare.

Ecco alcune cose che ho imparato dal fim, e che non posso disimparare:

L’industria della moda è la seconda al mondo per inquinamento.
Proprio dietro all’industria petrolifera

Il mondo adesso consuma ben 80 miliardi di pezzi di abbigliamento ogni anno.
Il 400% in più rispetto a due decenni fa.

Una persona su sei lavora per l’industria globale della moda.
La maggioranza di questi lavoratori sono donne che guadagnano meno di 3 dollari al giorno.

25.000 coltivatori di cotone si sono suicidati negli ultimi 15 anni.
In parte come risultato dell’indebitamento per comprare semi di cotone geneticamente modificati, grazie a Monsanto.

Solo il 10% degli abiti che le persone donano alle organizzazioni di beneficienza o ai negozi dell’usato vengono venduti
Il resto finisce in discariche o invade i mercati nei paesi in via di sviluppo dove sono comprati all’ingrosso e danneggiano l’industria locale.

Una cosa del film che mi ha colpito è la notevole quantità di mani per cui passa una t-shirt prima di venire comprata in un negozio.

I lavoratori nell’industria di produzione di vestiti possono essere i primi che vengono in mente quando si pensa alla storia dietro un pezzo di abbigliamento, eppure The True Cost delinea una storia inquietante che va ben al di là dei muri di una fabbrica – indietro fino ai raccoglitori di cotone che raccolgono i fiocchi di cotone che sono tessuti in fibra.

Il film presenta anche interviste con Stella McCartney, una designer conosciuta per il suo approccio ultra-etico e Livia Firth, Oxfam Global Ambassador and fondatrice del Green Carpet Challenge, così come le voci di altri leader dell’industria.

Ho fatto due chiacchere con Melinda Tually, la coordinatrice regionale per Fashion Revolution in Australia & Nuova Zelanda e consulente per la moda reponsabile ed il fair trade, dopo aver visto il film.

Melinda pensa che il film sia un ottimo punto d’inizio per le persone per discutere di come possiamo cambiare il futuro dell’industria della moda. Il riconoscimento che c’è un’ esperienza umana nella catena dei fornitori ha rimesso il cuore all’interno della questione, facendone un problema umano.

L’esperienza umana è forte perche’ il fim segue le vite di una lavoratrice di uno sweatshop (=fabbrica di produzione di vestiti, in cui lavoratrici e lavoratori sono poco pagati e tutelati) e di sua figlia, dando all’audience una esperienza intima rappresentativa di molti sweatshop e di lavoratori dell’industria della moda in tutto il mondo.

“E’ uno sforzo collaborativo, “ha dichiarato Melinda, “per cambiare l’industria per migliorare le persone ed il pianeta. Io sono molto appassionata al tema dell’educazione dell’industria, e specialmente dei compratori”
Melanie è cresciuta in un periodo precedente alla fast fashion (= moda veloce). Non si avevano T-shirts da 5 dollari, e lei visitava prima i negozi gestiti da organizzazioni di beneficienza o risparmiava per comprare qualcosa di ottima qualità che durasse più a lungo di una stagione.

La stessa idea che non possiamo vivere senza fast fashion è un mito…solo perche’ esiste non significa che si deve accettarla. (Melinda Tually)

La proiezione del film e’ stata seguita da una discussion con Kit Willow (Designer & Fondatore di KITX), Janna Quaintance James (Manager per il reperimento di materie prime etiche, David Jones) e Gershon Nimbalker (Coautore dell’ Australian Fashion Report, Baptist World Aid Australia) per discutere il future della industria della moda Australiana dopo Rana Plaza.

Piu’ del 90% dei vestiti che compariamo in Astralia sono fatti all’estero.

Ciò rende le questioni discusse in The True Cost estremamente rilevanti per tutti. Il panel ha sottolineato come queste questioni siano complesse, ma ha sottolineato che, grazie ad un approccio collaborativo di forze multiple che lavorano verso lo stesso obiettivo finale, anche se si tratta di piccoli passi per iniziare, possiamo causare un cambiamento nella industria.
In fatti, il cambiamento sta già avvenendo, come Gershon Nimbalker ha sottolineato: dal 2013 il report sulla moda australiana ha visto un progresso significativo su come le compagnie stanno agendo per assicurare che i lavoratori e le lavoratrici nella loro catena dei fornitori non siano sfruttati.

Un consiglio finale da Melinda Tually, è di assicurarsi sempre di informarsi prima di comprare un pezzo di abbigliamento. Assicurati che il marchio supporti le tue convinzioni personali e un futuro più equo per tutti.

Considera i tuoi capi d’abbigliamento come un investimento, allo stesso modo di una lavastoviglie o di una macchina. Ci si informa su questi oggetti prima di comprare perche’ si spera di conservarli a lungo. L’abbigliamento non fa eccezione. (Melinda Tually)

Rinunciamo alla infinita, costante acquisto e investiamo in vestiti che ci piacciono. (Andrew Morgan, Regista di The True Cost)

Allora, cosa ne pesate adesso di quei pantaloni a 10 dollari o di quella t-shirt a 5 dollari?

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Riguardo all’autrice: Bronte Hogarth è la responsabile per il Marketing digitale e la comunicazione di 1 Million Women. Vive e respira una vita sostenibile. Fatti buffi che riguardano Bronte: parla portoghese, è stata una danzatrice di rumba, e ama la cucina a base di vegetali.
Fonte: Ladynomics

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