Nestlé procede nella sua opera di privatizzazione dell’acqua, prosciugando la Terra da quelle poche risorse idriche rimaste e causando gravi condizioni di siccità come nel caso della California.
La multinazionale svizzera, tra i leader nel mercato del cacao, del caffè e dell’olio di palma, è la prima azienda al mondo nell’ambito dell’imbottigliamento dell’acqua, raggiungendo i 20 miliardi di litri all’anno.
Un business costruito sul monopolio della risorsa vitale per eccellenza, lo sfruttamento delle terre colpite e della Terra in generale, e l’impoverimento di quei popoli colpiti dai processi estrattivi, che si vedono costretti a comprare l’acqua imbottigliata da quella stessa multinazionale portatrice di siccità.
Una delle condutture che parte dal bacino di San Bernardino.
La California si trova al suo quinto anno di grave siccità provocata dalle opere estrattive condotte da Nestlé, un processo che alla multinazionale costa 65 centesimi di dollaro ogni 470 litri d’acqua pompata dalla Terra che poi rivende a prezzi maggiorati in tutto il mondo.
Nonostante il permesso rilasciato alla multinazionale svizzera sia scaduto nel lontano 1988, ogni anno decine di milioni di litri d’acqua vengono pompati dal bacino idrico della foresta nazionale di San Bernardino allo scopo di rifornire gli infiniti marchi detenuti da Nestlé: Perrier, San Pellegrino, Pure Life, Ice Mountain, Zephyrhills, Poland Spring, Deer Park, Vera, Panna e molti altri.
Quello condotto da Nestlé, che da qualche tempo sta tentando di estendere i propri domini anche sul Canada, è più di un “semplice” monopolio, perché l’acqua potabile (non contaminata da sostanze chimiche e veleni provenienti dal settore agro e zootecnico, e dai continui sversamenti di idrocarburi nell’ambiente) è una risorsa sempre più rara, ma di vitale importanza per la sopravvivenza di tutti/e, partendo da quella della Terra stessa.
Il 97% dell’acqua di cui la Terra dispone è salata, mentre quella che si trova nel sottosuolo rappresenta solo l’1% delle risorse idriche.
Una risorsa sfruttata senza alcun criterio per le tasche di poche multinazionali, tra le quali anche Coca Cola, che per produrre un solo litro della sua famosa bibita gassata ne inquina 9 di acqua un tempo potabile, provocando a sua volta gravi casi di siccità come accaduto nel 2003 in India, dove la multinazionale vanta il maggior numero dei suoi stabilimenti.
Ma fermare queste multinazionali è possibile, e fermarle non spetta solo a chi risiede nelle zone colpite dai loro traffici, ma anche da chi ogni giorno, magari senza saperlo, acquista loro prodotti andando così a finanziare direttamente i crimini condotti da queste aziende.
La siccità della California è la siccità della Terra stessa, una condizione che direttamente o indirettamente colpisce tutti/e quanti/e, come tutti/e quanti/e, direttamente o indirettamente, abbiamo la possibilità di fare qualcosa di pratico nel quotidiano per arrestare questi processi di sfruttamento.
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