R – Carla Sale Musio, grazie per la tua disponibilità! Tu sei una psicologa e psicoterapeuta conosciuta a Cagliari, ma curi anche un blog seguitissimo che si chiama “Io non sono normale: IO AMO”.
Nei tuoi numerosi articoli parli spesso di alimentazione… si capisce che è un tema che ti sta particolarmente a cuore. Ci vuoi spiegare perché?
C – Mi sono sempre interessata di salute mentale e sono convinta che per stare bene non si possa prescindere dalla vitalità e dalla salute del corpo. È vero che la mente influenza il benessere fisico ma è vero anche il contrario: un corpo intossicato genera una psiche intossicata. È per questo che come psicologa mi interesso di alimentazione.
Sono nata con un fisico longilineo e mangiare per me è sempre stato un piacere. Ma intorno ai quarant’anni ho cominciato a sentire che il desiderio di cibo non rispondeva più soltanto a un bisogno nutritivo e compensava altre necessità, che con la vitalità del corpo avevano ben poco a che vedere.
In quel momento della mia vita, mi resi conto con grande amarezza che mangiare era diventata una compulsione. Non riuscivo più a limitare la mia fame e più ingrassavo più sentivo il desiderio di mangiare. Non sapendo che fare, cominciai a sperimentare diversi stili alimentari e iniziai una ricerca (che oggi è ancora in corso), volta a scoprire le radici della dipendenza alimentare e a trovare soluzioni per liberarmene.
Da allora sono passata attraverso varie esperienze alimentari, spirituali, psicologiche e magiche. Ho ritrovato una forma fisica soddisfacente per me, ma tengo costantemente sotto controllo il mio stile di vita perché ho verificato che il benessere è frutto di un’attenzione costante alle scelte di ogni giorno. Sia esteriori che interiori.
R – Hai scelto un'alimentazione completamente a base vegetale e, mi risulta, anche cruda. Confermi?
C – Si lo confermo. Anche se la mia alimentazione crudista non è ancora al cento per cento e, per compensare le astinenze alimentari (legate alla dipendenza dai tanti cibi tossici che, purtroppo, negli anni mi sono abituata a mangiare) inserisco anche dei cibi cotti. Verdure, naturalmente.
Ho smesso di mangiare la carne e il pesce intorno ai trent’anni, perché l’idea dell’uccisione mi era diventata insopportabile e non riuscivo più a ignorare che la carne è sempre il corpo di qualcuno. Qualcuno che certamente non voleva morire per diventare il mio pasto.
Una volta diventata vegetariana, ho cominciato a informarmi e ho scoperto una realtà talmente violenta che mangiare ancora prodotti animali mi è stato impossibile.
La crudeltà che tiene in piedi il mercato di latte, uova, formaggi e di tantissimi altri prodotti animali, è ancora più atroce del consumo della carne.
La scelta vegana, però, non è una soluzione salutista e quando ho cominciato a ingrassare senza riuscire più a dimagrire, ho scoperto la tossicità di tanti prodotti senza violenza ma comunque dannosi per l’organismo (farine, zucchero, grassi vegetali…) e sono riuscita a ritrovare il mio peso forma proprio grazie al crudismo.
R – Hai avuto altri benefici dalla scelta di questa alimentazione?
C – Certamente! Mi sono subito sentita meglio. Più lucida, più vitale, più sgonfia e… più sana.
R – Nella risposta precedente, hai introdotto un altro tema molto sentito del tuo blog: quello della scelta consapevole di non infliggere sofferenza agli animali. Ce ne vuoi parlare?
C – Nella mia famiglia gli animali erano considerati al pari degli esseri umani. E nessuno di noi si sarebbe mai sognato di maltrattarli o di ucciderli per divertimento. Ho avuto un’educazione attenta al rispetto della vita e ho potuto sviluppare la mia empatia entrando in risonanza emotiva con tutti gli esseri viventi: umani, animali, insetti, piante e anche oggetti. Così sono diventata un’incorreggibile animista, antispecista, antirazzista e, naturalmente, animalista.
Lo studio della psicologia mi ha mostrato quanto le radici della violenza, della guerra, dello sfruttamento, della tortura e di tante altre sofferenze, vadano cercate nell’atteggiamento tracotante e insensibile verso il dolore di chi è diverso. Uccidere è un atto insano. E del tutto inutile nella vita moderna.
Ma la leggerezza con cui ci siamo abituati a tollerare tante violenze, compiute su quelle che consideriamo vite di serie B, ci costringe a ignorare la sensibilità interiore, occultando a noi stessi una parte importante della ricchezza emotiva. Questo surgelamento ha delle gravissime ripercussioni sulla psiche ed è all’origine di tante malattie, psicologiche e fisiche. Ho cercato di spiegare tutto questo nel mio ultimo libro: Droghe Legali.
R – Come traduci queste tematiche nel tuo stile di vita?
C – Cerco di vivere senza fare violenza a nessuno. So bene che questo nella nostra società è quasi impossibile, perché la crudeltà si nasconde dappertutto e la maggior parte dei prodotti che consumiamo abitualmente sono ottenuti a prezzo di distruzione e sofferenza, sia di altri esseri umani che degli animali e della natura. Faccio il possibile e cerco, come posso, di costruire un mondo migliore: con il mio blog, con i miei libri e con le mie scelte di vita.
R – Cosa consiglieresti a chi è toccato da questi temi ma ancora non si decide a fare una nitida scelta di campo?
C – Credo che l’informazione sia sempre una soluzione vincente. Informarsi sui modi in cui tanti prodotti atterrano sulle nostre tavole, serve a sollevare il velo che occulta le atrocità compiute ai danni degli animali e della nostra salute, e conduce a soluzioni più rispettose di noi stessi e della natura.
R – Hai già pubblicato un libro molto bello: “La Personalità Creativa”. In questi giorni, come accennavi, è uscito il tuo secondo libro che si intitola “Droghe Legali”. Sono curiosissima di leggerlo, ma intanto ce ne puoi parlare?
C – Il libro si articola in cinque capitoli, cinque step veloci, per riflettere e incamminarsi verso una nuova consapevolezza alimentare.
Nel primo descrivo i meccanismi psicologici che permettono lo strutturarsi nell’organismo della dipendenza dal cibo con le sue conseguenti crisi di astinenza, e le difficoltà che si incontrano nel tentativo di uscire da questa pericolosa compulsione.
Nel secondo svelo il cammino educativo e sociale che porta a confondere progressivamente il bisogno di affetto con il bisogno di mangiare e che spinge a cercare di soddisfare i desideri emotivi con una nutrizione esagerata.
Nel terzo approfondisco gli aspetti psicologici che sostengono il mercato alimentare a discapito della salute psicologica, fisica, sociale ed ecologica.
Nel quarto descrivo il percorso che permette di riappropriarsi progressivamente di una gestione autonoma e consapevole del proprio benessere e della propria mente, sostenendo le inevitabili crisi di astinenza che accompagnano ogni disintossicazione.
Nel quinto affronto il delicato problema dell’etica alimentare, evidenziandone le ripercussioni psicologiche e sociali sulla vitalità, non solo del corpo ma anche della mente.
R – Per finire, vuoi mandare un messaggio personale ai lettori di questo articolo?
C – Per stare bene è indispensabile ascoltarsi e lasciare emergere la sensibilità interiore. L’emotività, infatti, è la chiave sia del benessere sia di tante sofferenze psicologiche. Un mondo migliore si raggiunge grazie all’ascolto della propria profondità emotiva. Come ho spiegato nel corso del libro, mangiare, oggi, non è più una necessità legata alla sopravvivenza ma una scelta politica, strategica e decisiva più di qualsiasi consultazione popolare o sovvertimento collettivo.
R – Grazie Carla!
C – Mi sono sempre interessata di salute mentale e sono convinta che per stare bene non si possa prescindere dalla vitalità e dalla salute del corpo. È vero che la mente influenza il benessere fisico ma è vero anche il contrario: un corpo intossicato genera una psiche intossicata. È per questo che come psicologa mi interesso di alimentazione.
Sono nata con un fisico longilineo e mangiare per me è sempre stato un piacere. Ma intorno ai quarant’anni ho cominciato a sentire che il desiderio di cibo non rispondeva più soltanto a un bisogno nutritivo e compensava altre necessità, che con la vitalità del corpo avevano ben poco a che vedere.
In quel momento della mia vita, mi resi conto con grande amarezza che mangiare era diventata una compulsione. Non riuscivo più a limitare la mia fame e più ingrassavo più sentivo il desiderio di mangiare. Non sapendo che fare, cominciai a sperimentare diversi stili alimentari e iniziai una ricerca (che oggi è ancora in corso), volta a scoprire le radici della dipendenza alimentare e a trovare soluzioni per liberarmene.
Da allora sono passata attraverso varie esperienze alimentari, spirituali, psicologiche e magiche. Ho ritrovato una forma fisica soddisfacente per me, ma tengo costantemente sotto controllo il mio stile di vita perché ho verificato che il benessere è frutto di un’attenzione costante alle scelte di ogni giorno. Sia esteriori che interiori.
R – Hai scelto un'alimentazione completamente a base vegetale e, mi risulta, anche cruda. Confermi?
C – Si lo confermo. Anche se la mia alimentazione crudista non è ancora al cento per cento e, per compensare le astinenze alimentari (legate alla dipendenza dai tanti cibi tossici che, purtroppo, negli anni mi sono abituata a mangiare) inserisco anche dei cibi cotti. Verdure, naturalmente.
Ho smesso di mangiare la carne e il pesce intorno ai trent’anni, perché l’idea dell’uccisione mi era diventata insopportabile e non riuscivo più a ignorare che la carne è sempre il corpo di qualcuno. Qualcuno che certamente non voleva morire per diventare il mio pasto.
Una volta diventata vegetariana, ho cominciato a informarmi e ho scoperto una realtà talmente violenta che mangiare ancora prodotti animali mi è stato impossibile.
La crudeltà che tiene in piedi il mercato di latte, uova, formaggi e di tantissimi altri prodotti animali, è ancora più atroce del consumo della carne.
La scelta vegana, però, non è una soluzione salutista e quando ho cominciato a ingrassare senza riuscire più a dimagrire, ho scoperto la tossicità di tanti prodotti senza violenza ma comunque dannosi per l’organismo (farine, zucchero, grassi vegetali…) e sono riuscita a ritrovare il mio peso forma proprio grazie al crudismo.
R – Hai avuto altri benefici dalla scelta di questa alimentazione?
C – Certamente! Mi sono subito sentita meglio. Più lucida, più vitale, più sgonfia e… più sana.
R – Nella risposta precedente, hai introdotto un altro tema molto sentito del tuo blog: quello della scelta consapevole di non infliggere sofferenza agli animali. Ce ne vuoi parlare?
C – Nella mia famiglia gli animali erano considerati al pari degli esseri umani. E nessuno di noi si sarebbe mai sognato di maltrattarli o di ucciderli per divertimento. Ho avuto un’educazione attenta al rispetto della vita e ho potuto sviluppare la mia empatia entrando in risonanza emotiva con tutti gli esseri viventi: umani, animali, insetti, piante e anche oggetti. Così sono diventata un’incorreggibile animista, antispecista, antirazzista e, naturalmente, animalista.
Lo studio della psicologia mi ha mostrato quanto le radici della violenza, della guerra, dello sfruttamento, della tortura e di tante altre sofferenze, vadano cercate nell’atteggiamento tracotante e insensibile verso il dolore di chi è diverso. Uccidere è un atto insano. E del tutto inutile nella vita moderna.
Ma la leggerezza con cui ci siamo abituati a tollerare tante violenze, compiute su quelle che consideriamo vite di serie B, ci costringe a ignorare la sensibilità interiore, occultando a noi stessi una parte importante della ricchezza emotiva. Questo surgelamento ha delle gravissime ripercussioni sulla psiche ed è all’origine di tante malattie, psicologiche e fisiche. Ho cercato di spiegare tutto questo nel mio ultimo libro: Droghe Legali.
R – Come traduci queste tematiche nel tuo stile di vita?
C – Cerco di vivere senza fare violenza a nessuno. So bene che questo nella nostra società è quasi impossibile, perché la crudeltà si nasconde dappertutto e la maggior parte dei prodotti che consumiamo abitualmente sono ottenuti a prezzo di distruzione e sofferenza, sia di altri esseri umani che degli animali e della natura. Faccio il possibile e cerco, come posso, di costruire un mondo migliore: con il mio blog, con i miei libri e con le mie scelte di vita.
R – Cosa consiglieresti a chi è toccato da questi temi ma ancora non si decide a fare una nitida scelta di campo?
C – Credo che l’informazione sia sempre una soluzione vincente. Informarsi sui modi in cui tanti prodotti atterrano sulle nostre tavole, serve a sollevare il velo che occulta le atrocità compiute ai danni degli animali e della nostra salute, e conduce a soluzioni più rispettose di noi stessi e della natura.
R – Hai già pubblicato un libro molto bello: “La Personalità Creativa”. In questi giorni, come accennavi, è uscito il tuo secondo libro che si intitola “Droghe Legali”. Sono curiosissima di leggerlo, ma intanto ce ne puoi parlare?
C – Il libro si articola in cinque capitoli, cinque step veloci, per riflettere e incamminarsi verso una nuova consapevolezza alimentare.
Nel primo descrivo i meccanismi psicologici che permettono lo strutturarsi nell’organismo della dipendenza dal cibo con le sue conseguenti crisi di astinenza, e le difficoltà che si incontrano nel tentativo di uscire da questa pericolosa compulsione.
Nel secondo svelo il cammino educativo e sociale che porta a confondere progressivamente il bisogno di affetto con il bisogno di mangiare e che spinge a cercare di soddisfare i desideri emotivi con una nutrizione esagerata.
Nel terzo approfondisco gli aspetti psicologici che sostengono il mercato alimentare a discapito della salute psicologica, fisica, sociale ed ecologica.
Nel quarto descrivo il percorso che permette di riappropriarsi progressivamente di una gestione autonoma e consapevole del proprio benessere e della propria mente, sostenendo le inevitabili crisi di astinenza che accompagnano ogni disintossicazione.
Nel quinto affronto il delicato problema dell’etica alimentare, evidenziandone le ripercussioni psicologiche e sociali sulla vitalità, non solo del corpo ma anche della mente.
R – Per finire, vuoi mandare un messaggio personale ai lettori di questo articolo?
C – Per stare bene è indispensabile ascoltarsi e lasciare emergere la sensibilità interiore. L’emotività, infatti, è la chiave sia del benessere sia di tante sofferenze psicologiche. Un mondo migliore si raggiunge grazie all’ascolto della propria profondità emotiva. Come ho spiegato nel corso del libro, mangiare, oggi, non è più una necessità legata alla sopravvivenza ma una scelta politica, strategica e decisiva più di qualsiasi consultazione popolare o sovvertimento collettivo.
R – Grazie Carla!
Fonte: Meglio crudo
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