Leggo che in molti comuni sono stati vietati i botti di capodanno, dal mio punto di vista questo si dovrebbe fare in tutto il mondo.
Il nuovo anno in arrivo lo si può festeggiare in tantissimi modi, ogni anno ci ritroviamo un bollettino di guerra, gente che muore e chi perde gli arti, oltre al fatto che i nostri amici animali prendono paura fino a morire, altri scappano e non ritrova più la loro casa.
Quindi cerchiamo di usare la testa ogni tanto, e magari fare un fioretto, cosi facendo rispettate la gente innocente che muore ogni giorno sotto le bombe vere!!
Fonte: Vivivegan
Nell'augurare a tutti uno stellare 2017 ricordo il titolo di questo post, Basta con sti stramaledetti botti!!!
Vi invito a leggere il delizioso racconto di Stefano Benni qui di seguito ed inoltre cliccando su "I racconti di Stefano Benni" potrete leggervi stampare e regalare questo libro speciale, una raccolta di racconti di Stefano Benni, uno più bello dell'altro e a fine racconto una ricetta tratta da Vegan Blog e I Vegolosi, ricette di piatti deliziosi, di prelibatezze culinarie da far leccare i baffi, raccontate con passione ed un pizzico di ironia, dopo la lettura quindi, vi invito ad immergervi nei mondi delle cuoche, queste donne straordinarie che ogni giorno dedicano qualche ora del loro tempo, per lo più gratuitamente, e come le donne che gestivano le comunità nel periodo del Matriarcato, loro continuano a insegnare e divulgare il messaggio che è possibile cucinare piatti e leccornie memorabili senza uccidere nessuno, il libro, dicevo, è il mio regalo per Tutti voi e spero che lo condividiate e lo regaliate a vostra volta, Buon 2017!!!
Copertina del libro "I racconti di Stefano Benni" clicca sul titolo e potrai leggere, stampare e regalare questo libro... Condividi con i tuoi amici (trovi il libro anche nel blog scorrendo lungo la parte destra)
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E per la gioia di grandi e piccini il racconto di Stefano Benni sul capodanno:
Tutti i modi per passare l'ultimo dell'anno, non sempre piacevoli
IN QUANTI modi, piacevoli e no, si può passare il trentun dicembre? Ecco un breve elenco di coloro che non esiterei a definire gli ardimentosi eroi del Capodanno.
Il Solitario
Il Solitario, una settimana prima della notte fatidica, viene colto dalla sindrome di San Silvestro, uno strano miscuglio di spleen, misantropia e odio per l'umanità. Dichiara agli amici che non parteciperà a questo rito noioso e sempre uguale, e che per lui Capodanno è una notte come le altre. A tutti coloro che gli chiedono "cosa fai il trentuno" risponde con omelie e invettive.
Questo stato di orgogliosa autonomia dal clima di festa, dura fino alle nove della sera fatidica. A questo punto il Solitario viene colto da pensieri tristissimi. Spia alla finestra i festosi preparativi di tutti, e i primi petardi gli feriscono il cuore come stilettate. Lascia il frugale pasto e il libro con cui aveva preventivato di passare la serata e parte in macchina, senza orologio, sperando di non pensarci più. Ma tutto gli ricorda la sua solitudine.
Frotte d'auto con gente vestita da sera lo sorpassano, comitive armate di bottiglie di champagne lo salutano, botti gli esplodono tutto intorno. Ed egli si rende conto che la città si è misteriosamente riempita di giganteschi orologi luminosi. Alle dieci e mezza la sua tracotanza si è trasformata in una resa dolorosa, e farebbe qualsiasi cosa per brindare con un essere umano. Davanti a lui ci sono alcune ultime, disperate soluzioni:
a) telefonare agli amici appena snobbati;
b) comprare una bottiglia di moscato e passare il Capodanno col casellante dell'autostrada, fingendosi un camionista;
c) entrare in un bar con una bottiglia di champagne e gridare «è nato mio figlio, offro da bere a tutti»;
d) entrare in un ristorante, fingendo di aspettare qualcuno, poi alle undici e cinquantasei scoppiare a piangere gridando «quella maledetta senza cuore mi ha lasciato solo, me lo aveva giurato e invece non è venuta», dopodiché sperare nella pietà dei presenti;
e) telefonare a una compagna di scuola brutta e mondanissima, da lui respinta trent'anni fa e dirle che improvvisamente ha capito di amarla follemente, e che vuole correre a casa sua a dirglielo;
f) andare a casa di Gazzotti, come il noiosissimo Capodanno scorso, durante il quale il Solitario aveva giurato agli amici: «Se mi vedete un'altra volta a casa di Gazzotti, sputatemi in faccia».
Tutte queste ipotesi si rivelano impraticabili. Gli amici sono già usciti, al casello c'è sciopero, nel bar si è ammessi solo su prenotazione perché c'è un cenone di ottantasei portate con anguille al posto dei grissini. Il ristorante è guardato a vista da tre buttafuori che hanno già respinto decine di solitari disperati. Al vecchio numero della compagna di scuola risponde un ristorante cinese che ripete «è tutto plenotato». Da Gazzotti c'è la segreteria con Jingle Bells.
Non resta che una soluzione. Alle undici e mezzo il Solitario sterza l'auto contro il guard- rail. A mezzanotte trascorrerà il capodanno con un gamba ingessata, insieme al medico di turno e a un'infermiera sorridente, con due gocce di Chardonnay nella flebo.
«E pensare che stavo andando a una bellissima festa in campagna» - dice. «Anche noi» gli rispondono dai letti vicini sette Solitari ingessati, alzando i calici.
L'Ansioso
Per lui il problema del Capodanno nasce all'alba del due gennaio. Da quel momento, egli comincerà a organizzare la serata, massacrando amici, consultando orari, prenotando ristoranti, e comprando un arsenale di fuochi artificiali. Per stare tranquillo, si farà firmare un impegno scritto dagli organizzatori di almeno sei feste, tutte a orari diversi. La settimana prima di Capodanno, l'Ansioso viene evitato come la peste. È agitato perché per problemi di approvvigionamento, gli è saltata la festa delle tre e mezzo, e inoltre c'è un problema di neve per raggiungere una baita sul Cervino. Ma tutto si aggiusta con l'acquisto di tremila pizzette e di un gatto delle nevi. Anzi, il trentuno pomeriggio, egli riceve numerose telefonate di amici dell'ultima ora, che vengono smistati in varie feste della regione. Vestito di tutto punto e con quattro megatoni di botti nel cofano, l'ansioso parte in macchina. Ha appuntamento alle dieci con una comitiva di amici in camper per andare a un ristorante dove si farà mezzanotte per poi andare a una festa al mare da dove si partirà in carovana verso un locale da cui alle tre si prenderà un treno speciale per andare alla festa nella baita in montagna da cui alle sei si scenderà in slitta fino all'autostrada dove un pullman riporterà tutti in città per prendere il cappuccino e concludere la nottata a casa di Gazzotti. Tutto procede bene, a parte la deflagrazione di un petardo che gli incendia metà macchina, ma il nostro eroe riesce a giungere al ristorante alle undici e mezzo, e qua inizia a mangiare in piedi tenendo i collegamenti via cellulare con vari gruppi sparsi e con la baita del Cervino. Ma alle undici e cinquanta lo stress degli ultimi giorni si scarica in una violenta colica renale. Imbottito di antidolorifici, viene scaricato dagli amici irriconoscenti al Pronto soccorso, dove il medico, mentre lo palpa, fa esplodere il petardo che teneva in tasca. Medicato d'urgenza, brinderà nel letto vicino al Solitario.
L'Esotico
Costui non può passare un Capodanno normale, ma deve organizzarne uno da raccontare agli amici. In un castello della Loira, su un catamarano in mare, in una miniera abbandonata in Sardegna. Leggendario un Capodanno su una chiatta ancorata sul Po, con disancoramento e risveglio a mezzogiorno a Spalato. Quest'anno è stato scelto il Capodanno in Cappadocia, in un monastero in cima a una roccia. Ci saranno canti di monaci, cibi tipici, e pernottamento in ceste matrimoniali sospese sul baratro. È obbligatorio un saio scuro, e possibilmente il cilicio. Si parte dalla Malpensa alle dieci. Alle dieci e mezzo, appare subito la scritta, «volo annullato». La comitiva passerà il Capodanno in piazza, sotto la neve, masticando panettone e noccioline seduta sui gradini. Alle tre, tutti da Gazzotti.
Gli Innamorati
Per tutto dicembre si sono fatti un giuramento. Capodanno solo tra loro, cenetta intima, e notte erotica. Lei si esibirà in uno strip e lui cucinerà il tacchino alle noci. Lui prepara la casa con ogni cura, compra candele rosse e lenzuola di seta, e prepara una vasca da bagno con petali di rosa. Lei acquista un completino di pizzo sexy da un milione e si allena per lo strip con le musiche più eccitanti per lui: Joe Cocker e la sigla della Domenica Sportiva. Agli amici che chiedono cosa faranno a Capodanno, rispondono «chissà, non abbiamo ancora deciso», e si scambiano un sorrisino complice. Alle dieci, tutto è pronto. Lui ha preparato la cena con l'aiuto del ricettario, il tacchino farcito è ottimamente riuscito anche se forse avrebbe fatto meglio a togliere le noci dal guscio.
Arriva lei, con un vestito rosso mozzafiato. Lui ha una violenta erezione che rischia di compromettere la serata già alle dieci e un quarto. Lei gli resiste. La cenetta trascorre tra deliziosi lazzi, guardando la televisione e commentando com'è piacevole questa loro intimità. Ma alle undici e mezzo suonano alla porta. È una brigata di cinquanta persone che grida «Sorpresa! Sapevamo che non avevate una festa dove andare, ma non passerete la serata da soli, se no a cosa servono gli amici?». L'allegra brigata invade la casa, vengono cucinati cotechini surgelati e lanciati petardi dal terrazzo, con danni e minacce di ritorsioni in tutto il condominio. La vasca ai petali di rosa, scambiata per una grande sangria, viene interamente bevuta e tutta la serata risuona di rutti profumati. Finisce con la scoperta del completo di pizzo sexy. Lui, ubriaco, è costretto a esibirsi sul tavolo in giarrettiere, lei è inseguita per i corridoi da tutti i maschi presenti. Alle quattro tutti vanno da Gazzotti. Dopodiché, finalmente soli, ma stremati, i due Innamorati si danno un casto bacio e si addormentano.
Gazzotti
Gazzotti non ne vuole sapere di organizzare la festa di Capodanno, ma ha una casa grande, una cantina piena di vini, e soprattutto è molto mite e non sa dire di no. Si calcola che, in vent'anni, abbia ospitato diecimila persone, offerto mezzo milione di bottiglie, pulito cento ettari di vomito e mai, dico, mai, cuccato una volta. I danni alla casa ammontano, ogni volta, a svariati milioni. Gazzotti è assicurato, ma la polizza gli scade sempre a mezzanotte del trentuno.
Il Capodanno di una volta
In un paesino sulle montagne della Maiella, un inviato della televisione ha scoperto anche questo anno l'ultimo eroe dei Capodanni di una volta. Siamo nell'abitazione del signor Tonino, isolata da metri di neve. Mentre la moglie Ersilia va a raccogliere le fascine, il signor Tonino prepara il tradizionale piatto di San Silvestro, la Torta biancona. È un tipico piatto di cucina povera. Si prende un grosso blocco di neve, lo si mette al centro del tavolo e si aspetta. Col calore del camino la neve si scioglie e rivela i suoi tesori. Una ghianda, una gomma americana masticata da uno sciatore, una merda di scoiattolo, una cartuccia da caccia, un lichene. Alla scoperta di ogni nuova leccornia, Ersilia e Tonino gridano di giubilo e stupore. È la gaia festa dei poveri, che ancora sanno apprezzare i piccoli doni della natura. A mezzanotte, si butta via quello che non serve più, quasi sempre la cicca di una sigaretta. Poi arrivano il branco dei lupi e tutti insieme si balla e si canta «Vola nu pavone», poi si brinda col White Thunder, cocktail povero ma vigoroso: tre parti di neve, una di grappa, e una scoreggia per il perlage. Dopodiché, tutti davanti alla televisione satellitare a guardare la Carrà, il Crazy Horse, il bombardamento di Bagdad e il Capodanno turco. Alle tre, una frana seppellisce la piccola baita e i suoi abitanti. È bello sapere che, nel cuore della ricca Italia, esistono ancora dei Capodanni così.
Dal blog Vegan blog:
Crostata al melograno
Ho ricevuto un cesto pieno di melograni (regalo di mio papà dal suo albero in giardino) e allora ho deciso di provare a fare una crostata, ma volevo una farcitura di solo melograno e dopo aver pensato un po’ è venuta questa torta… che mi è piaciuta tantissimo… ed ecco a voi…
Ingredienti per la base:
200 g di di farina integrale
150 g di di farina di grano saraceno
35 g di stevia
50 ml di olio di mais
succo di arancia qb
1/2 cucchiaio di bicarbonato
1 cucchiaio di cannella
1 pizzico di sale
Ingredienti per la crema:
300 ml di succo di melograno
100 ml di succo di limone
100 ml di acqua
50 g di amido di mais
50 g di zucchero di canna integrale
Procedimento:
Amalgamare tutti gli ingredienti per la base piano piano, per andare ad ottenere, una pasta omogenea e leggermente appiccicosa. Se necessario aggiungere altro succo d’arancia (ho spremuto le arance al momento, mi piace usare i succhi spremuti della frutta al posto dell’acqua negli impasti). Al termine, far riposare l’impasto per 1/2 ora in frigo. Nel frattempo prepariamo la crema al melograno. Tagliare a metà i melograni, (io ne ho usati 3 di medie dimensioni), spremendoli bene nello spremiagrumi. Spremere poi i limoni (2 di medie dimensioni). In una pentola mettere l’amido di mais ed aggiungere l’acqua un poco alla volta, mescolando bene per evitare la formazione di grumi. Una volta che l’amido si sarà sciolto, scaldare a fiamma bassa, ed aggiungere lo zucchero, il succo di limone e infine il succo di melograno. Mescolare continuamente, mantenendo il fuoco basso fino a che il tutto non si addensa. Una volta ottenuta la consistenza che più vi piace, lasciare raffreddare a parte (personalmente ho lasciato cuocere fino a che non è risultata leggermente budinosa, ma non troppo). Ora prepariamo la base, stendendo la pasta fino ad ottenere uno spessore di circa 5 mm. Trasferiamo la pasta in una teglia foderata con carta da forno e bucherelliamo la superficie con una forchetta. Inforniamo a 180° per circa 30 minuti, o fino a doratura della pasta. Una volta cotta, lasciamo raffreddare la base. Quando sarà leggermente tiepida versiamo la crema distribuendola e livellandola bene con un cucchiaio. Quando la torta si è raffreddata completamente ho deciso di metterla in frigo 1 oretta per far tirare leggermente la crema, il risultato mi ha soddisfatto, una consistenza piacevole al morso Ecco qui dopo il taglio e l’assaggio…
150 g di di farina di grano saraceno
35 g di stevia
50 ml di olio di mais
succo di arancia qb
1/2 cucchiaio di bicarbonato
1 cucchiaio di cannella
1 pizzico di sale
Ingredienti per la crema:
300 ml di succo di melograno
100 ml di succo di limone
100 ml di acqua
50 g di amido di mais
50 g di zucchero di canna integrale
Procedimento:
Amalgamare tutti gli ingredienti per la base piano piano, per andare ad ottenere, una pasta omogenea e leggermente appiccicosa. Se necessario aggiungere altro succo d’arancia (ho spremuto le arance al momento, mi piace usare i succhi spremuti della frutta al posto dell’acqua negli impasti). Al termine, far riposare l’impasto per 1/2 ora in frigo. Nel frattempo prepariamo la crema al melograno. Tagliare a metà i melograni, (io ne ho usati 3 di medie dimensioni), spremendoli bene nello spremiagrumi. Spremere poi i limoni (2 di medie dimensioni). In una pentola mettere l’amido di mais ed aggiungere l’acqua un poco alla volta, mescolando bene per evitare la formazione di grumi. Una volta che l’amido si sarà sciolto, scaldare a fiamma bassa, ed aggiungere lo zucchero, il succo di limone e infine il succo di melograno. Mescolare continuamente, mantenendo il fuoco basso fino a che il tutto non si addensa. Una volta ottenuta la consistenza che più vi piace, lasciare raffreddare a parte (personalmente ho lasciato cuocere fino a che non è risultata leggermente budinosa, ma non troppo). Ora prepariamo la base, stendendo la pasta fino ad ottenere uno spessore di circa 5 mm. Trasferiamo la pasta in una teglia foderata con carta da forno e bucherelliamo la superficie con una forchetta. Inforniamo a 180° per circa 30 minuti, o fino a doratura della pasta. Una volta cotta, lasciamo raffreddare la base. Quando sarà leggermente tiepida versiamo la crema distribuendola e livellandola bene con un cucchiaio. Quando la torta si è raffreddata completamente ho deciso di metterla in frigo 1 oretta per far tirare leggermente la crema, il risultato mi ha soddisfatto, una consistenza piacevole al morso Ecco qui dopo il taglio e l’assaggio…
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