domenica 4 dicembre 2016

Le ragioni del vegano: Dove stanno i confini.




E le piante non soffrono?” A qualcuno di voi sarà certamente capitato di incontrare quel curioso obiettore di coscienza che contestava con queste parole la vostra scelta di diventare vegetariani (o vegani). Ed è anche probabile che non abbiate preso sul serio un argomento che francamente suonava alquanto pretestuoso. Non credo infatti che il vostro interlocutore presentasse i sintomi di una reale inquietudine per la sofferenza di zucchine e patate o che avesse in mente un qualche progetto utopico di “liberazione vegetale”. Statene certi: dei vegetali e della loro sofferenza non gliene importava un bel niente.
Partita chiusa? Forse, perché a dirla tutta il vostro amico toccava con le sue parole un nervo scoperto della filosofia animalista. Non si tratta di una questione teorica per amanti della speculazione fine a se stessa. Si tratta di un problema fondamentalmente pratico. State aspirando il vostro salotto quando, dietro la poltrona, scoprite una ragnatela con tanto di ragno. Che fate? Magari aspiriate tutto quanto, magari portate fuori il ragno e aspirate solo la ragnatela. Alla meno peggio distruggete comunque l’abitazione del ragno: il che non è molto carino da parte vostra. Oppure siete alle prese con una invasione di formiche e avete provato tutte le alternative cruelty free (una, giusto per darvi un consiglio, è una linea di farina sulle porte, a volte funziona). Non rimane che l’insetticida, ma si tratta a quel punto di una vera strage. Magari tirate un sospiro e vi fate forza. Aprite le finestre, spruzzate l’insetticida e ve ne andate in fretta e furia chiudendo alle vostre spalle la porta del salotto.
Altro che piante! Se il nostro obiettore si fosse sforzato di essere un po’ più sagace nel suo argomentare avrebbe tirato fuori ragni, formiche, mosche, bruchi, zanzare… E vi avrebbe incastrati. Vi avrebbe chiesto perché a pranzo vi ostinate a non mangiare gamberetti, cozze, calamari, bovoletti, cicale di mare e schie se poi siete tanto indifferenti alla vita di tutti gli insetti terrestri. E voi? Che avreste risposto?

Occorre forse fare un passo indietro. Su che basi si decide ciò che è giusto o sbagliato? Forse uccidere una zanzara che si posa sulle vostre braccia è un caso controverso: si tratta di in una zona grigia dai confini sfumati. Però esistono cose che occorre essere ben miopi per vedere sfuocate. Per esempio appaltare la crudeltà verso gli animali per produrre qualcosa di cui nessuno ha bisogno come la carne non è tanto “zona grigia”. Se non altro perché la maggior parte di voi non farebbe mai quelle cose che si fanno nei macelli e negli allevamenti. E che dire della donna con la pelliccia di visone che non potrebbe sopportare nemmeno il pensiero di tutti quei simpatici animaletti scuoiati? Però la indossa, e fa sì che il suo comportamento dichiari giusto ciò che invece la sua coscienza condanna. Che cosa c’è di sbagliato in tutto questo? Forse il fatto che ignora in modo deliberato ciò che la sua coscienza morale comanda categoricamente.

È molto semplice: non vede. Lontano dagli occhi lontano dal cuore si dice. E infatti non a caso l’agire etico, quel fare in cui si mettono assieme la mente e il cuore, implica un vedere. Implica il coraggio di guardare il volto dell’altro nella speranza di riuscire a calpestare la terra con passo appena un po’ più leggero.
A questo punto potete rispondere all’obiettore. Ma a patto che torniate a vedere quello che sta succedendo nel vostro salotto. Forse cambierete idea e butterete via l’insetticida. Forse no. In ogni caso solo affrontando la situazione con occhi aperti e mente lucida potrete scegliere in modo etico. Non crediate con questo di diventare perfetti. Impegnatevi con tutte le vostre forze, siate tenaci, ingegnosi, instancabili. Siate ambiziosi ma sappiate accontentarvi perché, come diceva Orazio, “vitiis nemo sine nascitur; optimus ille est qui minimis urgetur” (“senza difetti non nasce nessuno; e il migliore è colui che è assillato dai difetti più piccoli”).

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