venerdì 13 gennaio 2017

Selvatico Lapis Fumettista Antispecista



Intervista a Selvatico Lapis Fumettista Antispecista

1) Ci frequentiamo da tanto tempo e conosciamo anche i tuoi splendidi genitori che sono diventati vegan seguendo la tua scelta. Puoi raccontarci come è successo?
I miei genitori mi hanno trasmesso l’amore per la Natura e da sempre ci siamo considerati “amici degli animali”. Semplicemente, all’età di 16 anni mi chiesi: “Ma che amici siamo se ce li mangiamo???” E così da me partì la scintilla; incominciammo ad informarci sempre più e in breve diventammo vegetariani e in seguito vegani. Ora sono passati più di dieci anni, e sono contento di aver iniziato questo percorso in “tenera età”.

2) Anche se probabilmente disegni animali sin da quando sei piccolo, da quando sei diventato vegan il tuo stile è cambiato? E perché hai scelto proprio il fumetto per raccontare la loro liberazione?
A qualche anno fa risale la mia intuizione di mettere la mia passione per il fumetto al servizio della questione animale, e in effetti il passaggio non fu così immediato; prima, ai tempi del liceo, disegnavo fumetti “normali” e per un certo periodo passai pure una piccola crisi esistenziale chiedendomi come potevo “essere utile al mondo” semplicemente facendo il disegnatore. Dopo varie incursioni in altri campi (mi iscrissi addirittura a scienze naturali), mi resi infine conto che la soluzione migliore era proprio quella più semplice: rimanere fedele alla mia vocazione per il fumetto e raccontare storie contenenti un messaggio; una modalità di comunicazione che spesso arriva diretta al cuore più di qualsiasi altra (ne ho avuto la prova!).

3) Hai pubblicato diversi libri a fumetti: (R)Evolution La rivolta dei maiali, L’oasi dei cavalli, Mamma Vega…perché hai scelto l’autoproduzione?
Come si dice, ho fatto di necessità virtù! I temi che tocco coi miei fumetti sono difficilmente “vendibili” ad un editore; grazie alle tante associazioni animaliste che in tutta Italia diffondono i miei fumetti ai loro banchetti e sui loro siti internet, sono riuscito ad avere una sorta di distribuzione, e posso condividere i ricavati con queste associazioni piuttosto che con un editore che non condivide i miei ideali. Questa distribuzione non è certamente paragonabile a quella che potrei avere attraverso una casa editrice. Se un giorno pubblicherò con un editore forse raggiungerò più persone, ma temo che dovrò diluire il mo messaggio, edulcorarlo in qualche modo. Ecco, l’autoproduzione ti consente questo: nessun filtro, nessun compromesso, scrivi e disegni solo ciò che vuoi tu!

4) Che cosa ti succede quando disegni? Cerchi di “convincere” o, semplicemente, ti lasci andare alle tue visioni? Scrivi prima un soggetto o improvvisi?
Premesso che considero l’atto creativo qualcosa di sacro, trascendentale, proprio grazie alla libertà concessami dall’autoproduzione ho sempre creato storie liberamente, lasciandomi guidare dall’istinto e dall’ispirazione. Riguardo al convincere, direi che cerco di fare storie che convincerebbero me da lettore innanzitutto!
Come avviene di solito nella creazione di una storia a fumetti, scrivo inizialmente un soggetto che poi sviluppo in storyboard, ossia la sceneggiatura della storia disegnata in schizzo pagina per pagina. Dopodichè nella realizzazione delle pagine definitive seguo abbastanza fedelmente questa traccia, salvo lasciarmi la possibilità di qualche piccola modifica e miglioria in corso d’opera.

5) Ci sono dei fumetti o degli autori particolari a cui ti ispiri?

Finora mi sono divertito a cambiare stile per ogni mio lavoro, come se sentissi che ogni storia ne necessita uno particolare, dunque le fonti di ispirazione sono molteplici. Comunque i miei fumetti sono stati a volte accostati a quelli di Osamu Tezuka, il padre del manga moderno, per via della ricorrenza di temi animalisti e ambientalisti. Un altro parallelo che è stato fatto è quello con Maus di Art Spiegelman, per la volontà di trattare temi forti (nel suo caso l’Olocausto) impiegando personaggi dalle fattezze animali.

6) Qual è stato il primo fumetto animalista che hai mai letto?
Anche se non si tratta di un fumetto prettamente animalista, sicuramente è stato leggendo Ken Parker che si è smosso qualcosa dentro di me durante l’adolescenza Si tratta di una serie a fumetti “storica” creata dal duo Berardi&Milazzo, che, partendo dal genere western, se ne discosta in alcuni casi completamente, toccando con rara sensibilità temi molto profondi. Tra le altre cose compare appunto un forte senso di rispetto e ammirazione per la Natura; per me fu una lettura cruciale in quel periodo.

7) Disegnare è certamente la tua passione, quando ricevi delle proposte di lavoro riesci a conciliare la necessità di mantenerti, il piacere di disegnare, l’impegno etico, la coerenza?

I lavori su commissione a volte mi vanno un po’ stretti effettivamente! Comunque li accetto purché non vadano contro i miei principi; è chiaro che disegno con molta più ispirazione e creatività progetti che vengono direttamente dalla mia testa…Il sogno è proprio quello di riuscire a mantenermi realizzando solo ciò che “sento” davvero…. E poi per mantenermi faccio anche l’orto, per scelta etica, politica e filosofica!

8) Nei fumetti, da Disney a quelli più attuali, gli animali sono spesso protagonisti, ma sono nche sempre umanizzati. E’ così difficile raccontare storie di animali senza cadere in questa dinamica?
L’umanizzazione è un po’ un filtro nel raccontare storie di animali; io per ora mi sono limitato a cercare di non cadere nell’antropocentrismo, e anche questa, narrativamente parlando, non è una sfida semplicissima. Questo per dire che anche i “miei” animali sono umanizzati, nel senso che si vestono e parlano come noi, con il fine però di dar loro la possibilità di esprimersi e dire la loro per una volta. Durante la stesura dei primi fumetti questo almeno era ciò che mi soddisfaceva. Per il futuro sto prendendo in considerazione la possibilità di umanizzarli meno, e andare oltre anche questo schema.

9) La nostra è indubbiamente la civiltà dell’immagine. Anche l’attivismo per la Liberazione Animale usa immagini e filmati nei modi più diversi per riuscire a catturare l’attenzione di persone sempre più distratte, di persone che, letteralmente, ne hanno viste di tutti i colori. Come si colloca il fumetto in questo scenario?
Se punto tutto sul fumetto è anche perché credo molto in questo mezzo di comunicazione. Sono appena rientrato da Lucca Comics, la principale fiera italiana, che quest’anno ha superato tutti i record come numero di visitatori. La crisi del fumetto sembra dunque un ricordo del passato e milioni di ragazze/i e adulte/i si lasciano affascinare da questo mondo. Vedo il fumetto come un’eccezionale sintesi fra due arti: la narrativa e il disegno; il fatto di poter raccontare una storia attraverso le immagini mi emoziona. Inoltre è una forma di comunicazione molto immediata, specie quando si tratta di strisce o di vignette. Col tempo ho imparato a essere sempre più positivo e propositivo, e anche ad usare di più l’ironia, strumento fondamentale per comunicare ai più giovani concetti a volte ben poco divertenti di per sé. Parlando del fumetto in relazione all’animalismo, sempre alla fiera di Lucca ai vari stand ho trovato con piacere diversi nuovi titoli mirati a sensibilizzare il pubblico sulla questione animale…Per la prima volta mi son ritrovato a pensare: “Non sono più da solo!!!”

10) Il tuo stile è decisamente positivo, ricco, frizzante. Il tuoi fumetti, pur denunciando l’oppressione animale, riescono a trasmettere speranza. Sei davvero così ottimista? Come vedi il prossimo futuro pensando alla questione animale?

Sì, sono molto ottimista, proprio come traspare dai miei fumetti! Sono convinto che sia controproducente farsi prendere dalla disperazione. La cosa più importante che possiamo fare, se vogliamo che le cose nel mondo cambino, e in fretta, è cambiare le menti delle persone. Spiegando il meglio possibile quanto le nostre azioni siano dettate dall’amore per la vita, per la giustizia, per la fraternità. Senza mai perdere la calma o arrabbiarsi. Se cediamo a queste emozioni negative è un po’ come darla vinta a chi porta avanti a spada tratta lo sfruttamento e il dominio sulla Terra e sui Terrestri, in pratica la loro negatività alla fine influenza anche noi che la pensiamo diversamente. Ecco la ragione per cui vale la pena di trovare la forza di essere positivi: per essere noi a influenzare positivamente ciò che ci circonda.
(Intervista a cura di Troglodita Tribe)

Fonte: Troglovegan

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