sabato 14 gennaio 2017

Lotta per la Terra, non per il tuo territorio







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lotta per la Terra, non per il territorio in cui vivi

In questo semplice pensiero è racchiuso un concetto potentissimo, che se compreso e messo in pratica può cambiare le sorti di una Terra resa schiava da chi vuole impadronirsi di ogni sua risorsa, prevaricando, opprimendo e uccidendo chi la popola e ogni giorno lotta per preservarne la libertà.
In ogni parte del mondo si moltiplicano le espressioni di resistenza per la difesa della Terra che non vanno viste separate tra di loro, ma parti integranti di un’unica lotta dalla quale, direttamente o indirettamente, dipende la libertà di tutti/e.
Direttamente o indirettamente tutti/e quanti/e possiamo offrire il nostro contributo, decidendo prima di tutto se essere spettatori passivi, accettando la realtà edulcorata e omertosa dispensata dal sistema, o diventare agenti attivi di un cambiamento che può giungere solo dal basso, mettendo in gioco un po’ di se stessi/e ogni giorno.
Una lotta contro quel sistema capitalista e, di conseguenza, antropocentrico dal quale ha origine ogni forma di dominio e sfruttamento ambientale, animale e sociale, portata avanti da chi direttamente mette a rischio la propria vita, ma troppo spesso viene lasciato/a da
solo a causa di un’indifferenza sistematica che porta a percepire come “non propri” i problemi che non capitano sotto casa, ed estranee le persone che tentano di contrastarli, nonostante si sia
tutti/e abitanti della stessa Terra
La solidarietà internazionale è fondamentale, ma deve tradursi in supporto effettivo, diffondendo le informazioni sulla realtà vissuta dai numerosi popoli oppressi, sulle condizioni delle terre colonizzate e sulla schiavitù alla quale sono costretti gli animali non umani, tutti aspetti che, al contrario di come spesso si è indotti a pensare, sono strettamente collegati tra di loro.
Sostenere che vi siano lotte prioritarie rispetto ad altre significa non aver chiaro l’obiettivo da raggiungere: quella liberazione totale che tale potrà essere solo quando ogni espressione di dominio sarà dissolta.
La liberazione umana non può prescindere da quella animale, non perché siano strumentali tra di loro, ma perché il concetto stesso sarà inesistente sino a quando ogni soggettività riceverà lo stesso tipo di valore e verrà rispettata in quanto ospite di una Terra che non fa distinzioni, offrendo a tutti/e la stessa possibilità di vivere in libertà senza chiedere nulla in cambio, e troppo spesso ricevendo violenza.
Un esempio su tutti è la resistenza dei/delle Guaranì, una delle tribù amazzoniche tra le più perseguitate, a rischio di estinzione a causa di una caccia alle terre condotta da chi si vuole impadronire di quelle ancestrali, storicamente preservate da questi popoli, per ampliare i propri allevamenti di bestiame a beneficio dell’industria della carne e dei derivati animali.
L’azione indiretta, quindi, va espressa nel quotidiano, attraverso quel boicottaggio di cui il veganismo, e di conseguenza l’antispecismo, dovrebbero farsi porta voce, con la consapevolezza che ogni nostro gesto può influire sulla libertà di tutti/e.
A tal proposito riportiamo un comunicato diffuso dall’associazione Ya Basta in merito alla resistenza del popolo Mapuche.




VIOLENZE E INTIMIDAZIONI A CHI RECUPERA I TERRITORI ANCESTRALI.
La comunità mapuche ‘ Pu Lof en Resistencia del Departamento Cushamen’ ha subito ieri (10/01/17) una brutale repressione da parte della gendarmeria nazionale e polizia del Chubut, perpetrata con grande dispiegamento di forze. A partire dalle 7 del mattino si sono
presentati nel fondo centinaia di militari arrivati con auto, pulman, furgoni, cavalli, supportati da droni e un elicottero, camion con cannoni ad acqua ed altri mezzi.
Sono entrati nella comunità con l’ordine di rimuovere rami presenti nel tragitto della ferrovia turistica ‘La Trochita’ (che gli indigeni non possono usare …), ma alla richiesta da parte degli occupanti di evitare di entrare con armi, ma solamente di eseguire il lavoro che
dovevano fare, hanno risposto con una presenza massiccia di uomini con caschi e scudi, armati di fucili che hanno cominciato a sparare pallottole di gomma.
I sette uomini presenti si sono difesi con le pietre, mentre le donne hanno riparato i bambini chiudendosi nella casa principale, poi circondata dai militari armati. Sono seguite azioni ingiustificate di grande violenza psicofisica che hanno portato al ferimento di persone,
anche grave in un caso (rinchiuso per ore in un furgone prima di essere trasportato all’ospedale), al danneggiamento delle modeste case e suppellettili, all’arresto di tre persone tuttora trattenute in caserma, lasciando una comunità in difficoltà e con bambini terrorizzati …
Ancora una volta viene usato qualsiasi pretesto per reprimere e scoraggiare le comunità che hanno contese territoriali in favore dei grandi proprietari terrieri, in questo caso Benetton, in assenza di ordini giudiziari che giustifichino tali interventi.

Fonte: Earthriot

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