sabato 13 maggio 2017

LA CANAPA? MA PIANTATELA TUTTI!!!


Non vi sto invitando a fumarla. E neppure a coltivarla. Che ciascuno faccia pure come gli pare. Dico solo che l’economia mondiale e l’ambiente non possono più fare a meno delle materie prime alternative. Osteggiata dalle lobby proibizioniste, la canapa è indispensabile come coltura alternativa a quelle tradizionali destinate all’alimentazione, che rappresentano un mercato ormai saturo. Siccome mi piace studiare, conoscere, sapere, ho fatto un “viaggio” nel mondo di una pianta affascinante e dai mille usi. Un viaggio in quel Paese chiamato Italia, che fino allo stop imposto dal Decreto Cossiga, era uno dei maggiori produttori di #canapa e, quindi, di fibra e di materiali utili per produrre energia (che i cittadini pagano a caro prezzo) pannelli assorbenti, corde, tende, vele… Ma cos’è la canapa? E’ una pianta a fiore che, insieme al luppolo, completa la famiglia delle cannabinacee. E’ originaria dell’Asia centrale e sacra per la gente hindu e fin dai tempi più antichi, nelle sue tante varietà, era coltivata in tutto il mondo. Fino al diffondersi delle lobby proibizioniste, quelle aggregazioni di poteri occulti legati al petrolio, al mercato dei farmaci e ai produttori di materiali edili.



I POSSIBILI IMPIEGHI


Di questa pianta si usa praticamente tutto. E’ un po’ come il maiale, non si butta via nulla. Il fusto della canapa, tanto per cominciare, costituisce materia prima per la produzione di una carta resistente e duratura, di fibre tessili, di fibre plastiche e di concimi naturali. In medicina, umana e veterinaria, le foglie e i fiori di questa resistentissima pianta possono essere utilizzati come antinfiammatori e antidolorifici. Con la canapa, inoltre, si producono ottimi cosmetici, come creme e saponi. Ma non solo. In teoria si potrebbero anchecostruire automobili di canapa. Basti pensare che la Ford nel 1923 aveva realizzato il Modello T, un prototipo composto per il 60% di derivati dalla canapa e della soia. Pensate che l’elenco degli impieghi della canapa si sia esaurito? Errore. Grave errore. Anche molte case sono realizzate in gran parte con derivati dalla cannabis: vernici, colle, mattoni, rivestimenti… Non ultimi per importanza, i semi sono ricchissimi di acidi linoleici, vitamine e amminoacidi essenziali e possono essere usati per la spremitura di un olio ottimo da usare a tavola, ma valido anche come combustibile. Tutte queste cose, una volta, erano note a tutti, ma poi, con l’avvento del proibizionismo, si è diffusa una controcultura che denuncia un uso di cannabis quasi esclusivamente ricreativo.



TUTTE LE QUALITÀ

In questi anni di grandi preoccupazioni per l’ambiente tutti devono sapere che per l’inquinamento, l’effetto serra e la distruzione delle foreste esistono anche delle vere soluzioni e non solo dei palliativi. La canapa sta a dimostrarlo. Con questa pianta, infatti, si potrebbero salvare ogni anno centinaia di milioni di alberi, produrre ogni tipo di tessuti, fabbricare carburanti, materie plastiche e vernici non inquinanti. Con i semi della canapa si potrebbe colmare la carenza di proteine dei Paesi in via di sviluppo. Salvare l’ambiente, produrre la carta in modo non inquinante e senza sacrificare gli alberi, sostituire i prodotti chimici del petrolio (migliorare i conti con l’estero e creare nuovi posti di lavoro). La fibra della canapa è molto resistente e durevole e può essere resa fine quanto si vuole. Può convenientemente sostituire le fibre sintetiche ed il cotone, la cui coltivazione è molto inquinante. Il legno, molto ricco di cellulosa, è un sottoprodotto a costo zero una volta estratta la fibra. La canapa ne produce quattro volte di più rispetto ad una uguale superficie di bosco. È possibile quindi fabbricare senza inquinare una carta che dura centinaia di anni.



DOVE VA COLTIVATA

La pianta della canapa si può coltivare in pianura, al mare, in collina e perfino in montagna fino ai mille e cinquecento metri di altezza sul livello del mare. Praticamente la si potrebbe coltivare un po’ dappertutto. “Per poter germinare la pianta di canapa deve trovare un terreno umido. Proprio per questo, nel Centro Sud si semina da metà febbraio a metà marzo, mentre al Nord da metà marzo ai primi di aprile. La pianta della canapa non teme neppure le gelate tardive. Quelle che nel 99% dei casi fanno strage di molte piante. Per seminare, si impiegano normali seminatrici da grano con distanza compresa tra i quindici e i venti centimetri tra le file e disco adattato per la canapa”, mi spiega Felice Giraudo, presidente del coordinamento nazionale Assocanapa. Per colture da fibra tecnica si seminano cinquanta chili per ettaro (in caso di destinazione tessile le densità sono maggiori), per le colture da seme bastano venticinque chilogrammi per ettaro. Attenzione, però: la canapa ama i terreni umidi, ma morirebbe subito se si verificasse un ristagno di acqua.


SEMINA E RACCOLTA

“Se seminata con una buona tecnica, la canapa non richiede diserbo. Nei terreni ricchi di azoto, la concimazione si rivela inutile, anche se il terreno è povero di fosforo. La pianta resiste alla carenza di acqua più di tutte le altre colture industriali. Nel 2003, nella stessa località, il mais non irrigato è morto, mentre la canapa non irrigata ha prodotto il -30%”, mi spiega ancora il numero uno di Assocanapa. Le varietà più adatte alla produzione sono quelle italiane. Le varietà selezionate per i climi più freddi, se piantate in Italia, vanno in prefioritura e di conseguenza bloccano la crescita della pianta. “La canapa da fibra tecnica si raccoglie a fine agosto. Si taglia con la falciatrice, si lascia in campo per circa 40 giorni, per una prima macerazione, e poi si rotoimballa. Oppure si lascia in campo fino a metà novembre e si rotoimballa direttamente. Solo che così facendo si perde parte del canapulo. La raccolta della canapa da seme avviene tra settembre e ottobre. Si raccoglie con una mietitrebbia modificata. La canapa da fibra tessile si raccoglie a luglio, prima che avvenga la fioritura. Si taglia con un apposito macchinario e si rotoimballa con una pressa da lino”. La canapa dà rese produttive elevate nei terreni delle pianure alluvionali. Con le varietà italiane, la resa media in sostanza secca sfiora i 130 quintali per ettaro (esistono record di 210 quintali per ettaro).



MIGLIORA I TERRENI


“La canapa migliora i terreni – argomenta Giraudo -. Dopo la sua coltivazione sono stati riscontrati consistenti incrementi delle produzioni di cereali e ottime performance delle colture orticole”, riferisce il “numero uno” di Assocanapa. A cosa sono dovuti questi miglioramenti che non sono frutto di studi scientifici, bensì di sperimentazioni individuali? “Il miglioramento è attribuito a diversi fattori. La canapa raggiunge con la radice profondità notevoli dove preleva i nutrienti che in seguito, spogliandosi delle foglie, in parte restituisce allo strato superficiale. Un altro fattore è legato alla presenza, nella canapa, di sostanze con proprietà battericide e insetticide. Senza dimenticare che durante la fase vegetativa, queste piante trattengono notevoli quantità di azoto prelevato dal terreno”. Ma si può coltivare? “La canapa in Italia si può coltivare, a condizione che venga coltivata una varietà a basso tenore di Thc, inferiore allo 0,2%. La si trova senza alcun problema nel Registro europeo delle sementi. Deve essere seguita la procedura stabilita dalla circolare numero 1 dell’8 maggio 2002 del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali. Le piante di canapa sono autodiserbanti e lasciano il campo ripulito dalle erbacce infestanti. Non esistono motivi validi per cui bisognerebbe vietarne la coltivazione. È una pianta come le altre”. Forse migliore.

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