venerdì 15 settembre 2017

CAMBIAMENTI CLIMATICI E CONSUMO DI CARNE



Liberazione totale

Se per politica s'intende quel carosello ridicolo, plastificato dai seggi di individui mediocri che trasportano la loro spada spuntata attraverso corridoi illuminati da riflettori ipocriti e piastrellati di marmo, estratto dagli schiavi, con in fondo troni di seta democratica e sangue degli oppressi, allora noi non siamo nè politica nè politicizzati. Se viceversa la politica è intesa come lo scardinamento, la liberazione totale di tutte quelle prassi violente di mercificazione dell'essere umano e degli altri animali, di tutte quelle consuetudini quotidiane che complici moltiplicano sofferenza e torture allora noi siamo politici, di più, la politica fa parte del nostro cammino inscindibile dal nostro essere. La vita stessa diventa politica che combatte un sistema generatore di inganni che maschera la continua perpetuazione di dolore e morte.




CAMBIAMENTI CLIMATICI E CONSUMO DI CARNE
Franco Libero Manco

Non ci vuole un genio per capire che il nostro limitato pianeta non può metabolizzare la progressiva antropizzazione dell’uomo, l’inquinamento che produce e la crescita esponenziale della popolazione. Le metropoli invadono la natura e la conseguente cementificazione riduce a vista d’occhio gli spazi verdi vitali. Le porzioni della “torta” da dividere si fanno sempre più esigue e solo i furbi e i “predatori” riescono a farla franca. Ma per quanto?
La terra è ammalata e a farla ammalare è la specie umana che come un cancro distrugge l’ambiente in cui vive. E così avveleniamo la terra con la chimica, inquiniamo l’ambiente, sventriamo le montagne, deprediamo i mari, e come se non bastasse bruciamo i boschi. Le prospettive sono allarmanti e quello che si sta verificando è solo l’inizio di un’era contro cui l’umanità si troverà a combattere per sopravvivere. Se non ci sarà una forte volontà politica a livello globale di invertire la rotta, ed una presa di coscienza individuale, occorre prepararsi al peggio, rassegnarsi a siccità sempre più roventi, a sbalzi climatici e a conseguenti frequenti inondazioni. Ma la vera rivoluzione può venire solo dalla massa attraverso la responsabilità individuale che deriva dalle scelte quotidiane.
Il problema del cambiamento climatico è ormai tema di continue quanto sterili dissertazioni televisive. Anche se l’ONU afferma che gli allevamenti producono il 14,5% delle emissioni globali di gas nocivi per l’ambiente, cioè un quarto dei gas serra, e che eliminando dalla nostra dieta carne, pesce e derivati si ridurrebbero del 70%, della principale causa del problema nessuno ne parla, come ci fosse un tacito accordo comune a non menzionare in alcun modo l’industria zootecnica principale responsabile dell’inquinamento globale perché richiederebbe la messa al bando della bistecca; nessuno dice che per la produzione di un solo kilogrammo di manzo necessitano circa 50.000 litri di acqua potabile, di 7 litri di petrolio, 15 kg di cereali, che vengono distrutti 12 mq di foresta, che genera 36 kg di anidrite carbonica, e che assorbe energia quanto un’automobile per 40 km. Praticamente solo l’industria zootecnica inquina più di tutti i mezzi di trasporto del pianeta: automobili, aerei, navi e treni compresi. Ma pare che i mangiatori di animali preferiscono morire che rinunciare alla bistecca.

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