mercoledì 28 febbraio 2018

IL NOSTRO NUOVO DOMESTICO



IL NOSTRO NUOVO DOMESTICO

By Madame Pipì  (Arianna Porcelli Safonov)


Non è importante chi voteremo.

Non è importante o almeno, non prioritario, perché ci hanno messo nelle condizioni di non tener più in conto il bene pubblico ma supposte ideologie di partiti che non hanno nulla di ideologico. Ma di supposta, si.

Non è importante discutere su chi rubi più o meno denaro pubblico: lo sarebbe in un paese in cui fossero chiari a tutti, i nomi di chi lo ha rubato in passato, leggibili sui documenti delle sentenze che li abbiano puniti, quei nomi lì.

Ma il nostro paese è uno dei sette regni della grande impunità, dunque, se l’impunità non è importante per il sistema giudiziario, come potrà esserlo per le generazioni degli elettori?!

Non è importante intossicarsi coi salotti televisivi che ospiteranno i candidati perché si scrivono sceneggiature nei posti più impensabili, figuriamoci in quelli più pensabili.

Non è fondamentale votare il meno peggio, né scoprire cosa voterà il mio vicino di casa o una provincia piuttosto che un’altra, per poter dire poi, “quella provincia è rossa o nera”.

Non è importante votare senza sapere cosa c’è sotto perché faticheremmo a scoprirlo in tempi brevi o forse perché già sappiamo di non sapere, come Socrate ma peggio, perché ci stanno inculando da tempo, un po’ tutti.

Più importante di tutto ciò, forse, è avere bene in testa ciò che faremo dopo che avremo votato e qualcuno avrà vinto e quel qualcuno non rispetterà ciò che ha promesso col suo programma.

Perché il programma è importante.

Il programma è l’unico contratto scritto che abbiamo con questi signori.

Se in un contratto che stipuliamo, qualcosa non viene rispettato, sentiamo la necessitò di chiedere la difesa dei nostri diritti lesi: perché non sentiamo questa pulsione, dopo il breve periodo del nostro nuovo dipendente: il partito vincitore delle prossime elezioni è di fatti, per costituzione, nostro subalterno, il nostro neoassunto, lo stagista, il nostro governo è la nostra signora delle pulizie che deve tenere in ordine la nostra casa, non fregarci gli anelli della nonna dai cassetti.

Dunque, piuttosto che preoccuparci di chi potrebbe vincere, problematica fondamentale ma difficile da maneggiare, al momento, prepariamoci a consolidare la nostra predisposizione all’analisi meticolosa di chi si sta occupando delle nostre faccende pubbliche ed eventualmente, a licenziarlo.

E se non si fa licenziare, a fargli stalking fino a quando non ne avrà pieni i maroni di avere a che fare con noi, come principali.

E se lo stalking è senza dubbio cosa spregevole e condannabile, mettiamoci, con tutte le forze che usiamo ogni sera, in palestra, sulla cyclette, per scaricare i nostri nervi, nelle condizioni di eliminare il principale disservizio del nostro paese: un governo composto da persone che non rispettano i patti e, che anzi, utilizzano la buona fiducia dell’elettore per fare i propri, beneamati, cazzi.

Non è importante chi voteremo. Anzi, si.


Da Olmo Vallisnera, Lucio e Antonio la Trippa:

I seggi di marzo

Il carretto passava e quell'uomo gridava "votate!"
Al ventuno del mese le mie palle erano gia' sfrantate
Io pensavo a mio padre e risentivo le sue bestemmie
La piu' bella era quella: < Dio canaglia se voti cambia il cognome, che non ti conosco!>


All'uscita dei seggi i ragazzi regalavano la matita
Io restavo a guardarli cercando il coraggio per pestarli
Poi sconfitto tornavo al bar coi bicchieri di rosso a scolarli
E la sera al telefono tu mi chiedevi: "perché non voti?"

Ooooo! Ooooooo!

Che anno è, che giorno è?
questo è il tempo che ti svegli pure te
Le mie mani, come vedi, son mulinelli
e ho nell'anima
In fondo all'anima sanpietrini e bandiere nere
E poi ancora, ancora anarchia e amor per lei

Fiumi di proclami, balle e ruberie
dove corrono dolcissime le mie sputazzerie

L'universo trova spazio dentro me

Ma il coraggio di vivere, in manette, ancora non c'è

I seggi di marzo si vestono di nuovi colori
E gli oppressori in quel mese vivono nuovi amori
Camminavi al mio fianco ad un tratto dicesti: "Perche' non voti?"
Se ti convinco son certa che io ti tirero' fuori.

Ma non una parola chiarì i miei pensieri
Continuai a camminare lasciandoti delegante di ieri

Che anno è, che giorno è?
Questo è il tempo che ti svegli pure te
Le mie mani, come vedi, non si inchinano piu'
E ho nell'anima
In fondo all'anima liberta' , e immenso amore
E poi ancora, ancora pattoni, pattoni per te

Fiumi di menzogne e secoli di fesserie
dove corrono dolcissime le mie ironie

L'universo trova spazio dentro me

Ma il coraggio di votare, quello, ancora vi dico: .



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