martedì 27 marzo 2018

A Carlo, il Piccolo Maratoneta



Stanchezza in francese si dice "fatigue"
perchè in fondo non esiste fatica maggiore
e in spagnolo aspettare si dice "esperar"
perché in fondo aspettare è anche sperare
Ma hanno ragione i portoghesi 
quando sussurrano "suficiente"
perchè in fondo, Basta, 
si può anche dire a bassa voce
è sufficiente...

Olmo

In questi giorni è tornato fuori il G8 di Genova. Ogni volta che ne sento parlare è una ferita. Di quelle vecchie, nascoste, ma che non si rimarginano. Un magistrato ha detto che i responsabili di quel lontano 2001 siedono ora nella parte alta della piramide. La piramide del dominio. Ha detto una cosa ovvia, tutt# lo sappiamo. Nessun@ è rimasto sorpreso, almeno quell# che quel giorno erano presenti. Lo sapevamo come andava a finire. Succede da sempre. Da secoli. Lo Stato difende sempre i suoi servitori. Ma, nonostante questo, la ferita è presente. Nel 2002 scrissi una piccola cosa, la mia esperienza. Nel tempo l'ho rivista e cambiata in alcune parti. Ho tolto soprattutto i passaggi più dolorosi. Qusta è una parte breve di quel giorno. Quella che riesco a condividere e a sostenere psicologicamente. Un piccolo ricordo, nulla di più...

A Carlo,  il Piccolo Maratoneta

Ho iniziato a correre fin da bimbino, quando mia nonna mi inseguiva perche' giocavo con la fionda nel suo orto. Prendevo di mira le mele del suo piccolo frutteto, le piu' mature, solo loro sapevano esplodere così bene riempiendo l'aria di un profumo inebriante. La mia dolce nonna, con il suo incedere lento e scomposto cercava di prendermi, arrivata a una distanza da tiro mi lanciava le ciabatte. Aveva una mira eccezionale, tre lanci un centro ! Ho preso da lei per la mira. Diventato adolescente, cominciai a misurarmi con gli altri miei coetanei, così per gioco, mi resi conto che correvo piu' forte e con piu' fiato nei brevi tragitti. Sulle lunghe distanze, non mi dedicavo, non mi piaceva, mi annoiavo. A 16 anni imparai a correre veloce come il vento, inseguito da buttafuori nei concerti, ero irresistibile. Mi avvicinavo facendo finta di avere il biglietto e poi......via, come un proiettile. Quanti concerti ho visto, Dai Clash ai Deep Purple, dai Pink Floyd a Joan Baez, da Prince a Cohen e poi ancora Metallica, U2, Red Hot, Skunk, Nirvana e decine di altri. Correvo e correvo. Correvo a testa bassa, facendo mulinare le braccia, saltavo muretti e recinzioni con la destrezza del capriolo. Solo con Faber avevo un po' di imbarazzo, ma poi pensai che anche lui lo avrebbe fatto e cosi non tentennai nè con lui nè con nessun altro. ma io ero gia' lontano in prima fila a cantare. Correvo in montagna in salita e poi giu' a rotta di collo nei pendii ripidi, saltavo sassi, ruscelli, tronchi per terra......non cadevo mai.
Un giorno, alcuni amici mi dissero di andare con loro a una manifestazione oceanica, importante, molto importante. Avevo gia' partecipato a tante manifestazioni fin da ragazzino e contavo sulla velocita' in caso di situazioni a rischio. Era luglio faceva un caldo torrido, io come tanti altri ero teso, preoccupato, il giorno prima c'erano gia' stati dei casini, botte e fumogeni e poi le cariche. Ma non mi feci prendere dalla paura, dal panico, mio padre mi ripeteva sempre che il potere vuole proprio questo, creare paura per legittimare tutto. Così partii.
Che caldo quella mattina. L'afa ti toglieva il fiato in macchina. La manifestazione era gia' partita e io e i miei compagni ci accodammo. Era una moltitudine meravigliosa, colorata, c'erano tutti, ragazzi miti delle varie associazioni, vecchi partigiani, bandiere multicolore, stranieri dalle lingue sconosciute e poi ancora donne, uomini, bambini di ogni dove.
E poi c'erano loro, gli anarchici.
Ero sollevato, stare con loro significava essere protetto, aiutato, difeso. Lo sguardo fiero, serio, di coloro che non hanno tentennamenti, ero al sicuro. Ma quel giorno era diverso, non era una semplice manifestazione dura e rischiosa, come altre a cui avevo partecipato, era una cosa diversa e io non lo percepii subito. Cominciarono le cariche, inizialmente brevi e di prova, i vecchi compagni erano preoccupati, avevano intuito.
Poi....ci fu il caos.
Le cariche aumentavano con la forza del tuono quando si avvicina alla casa, continue, inesorabili, non davano fiato....che caldo faceva quel giorno.
I fumogeni rendevano l'aria irrespirabile, vedevo le donne anziane e i bambini che piangevano, non sapevo cosa fare, la gente correva in ogni direzione, era il panico. I vecchi compagni assieme ai ragazzi piu' tosti si erano messi davanti a proteggere i manifestanti dalla ferocia, Un anziano partigiano urlò , ma non potevano reggere ancora l'urto per molto, poi un vecchio amico si volto' verso di noi e nello stesso istante in cui piovvero decine di lacrimogeni nella nostra direzione ad altezza d'uomo, disse < via !! correteee>.
Abbassai la testa.....e volai.
Correvo talmente forte che mi feci il vuoto dietro, sentivo i passi cadenzati che mi inseguivano, ma io non mollavo correvo e correvo. Il cuore sembrava mi esplodesse, ma io non mollavo correvo e correvo. Entrai in un vicolo, scivolai, mi rialzai e ripresi a correre. Arrivai a dei garage, mi guardai attorno, e adesso dove vado. Dove vado cristo dove vado. Alzai lo sguardo potevo arrampicarmi su un balcone, forse ce l'avrei fatta. Dai salta ragazzo! Salta...
E poi d'un tratto sentii un calore dietro la schiena, sentivo ansimare, mi voltai. Mi voltai......
Che caldo faceva quel giorno di luglio, il sole sembrava piu' grande quel giorno, il mare era del blu cobalto, il mare quel giorno era calmo.
Oggi non corro piu', sono piu' tranquillo, preferisco camminare, riflettere, assaporare i colori, i profumi. Faccio lunghe passeggiate, alle volte mi fa male la schiena e allora rallento fino a fermarmi. Sono diventato un ottimo maratoneta nei 100 metri ! Ho il cuore di un toro, come da bambino, ma la schiena no. La schiena e' stata investita da un tram in corsa quel giorno di luglio.
Ci sono giorni in cui riesco persino a non pensarci e lavoro nell'orto dall'alba al tramonto., altri giorni non riesco. Non vado piu' neanche dai medici, non cambia, i loro sguardi di finta comprensione ormai li conosco da tanto. cosa dovrei fare, sedermi e aspettare.....no grazie, voglio camminare nella natura, assaporarla, viverla....per sedersi c'è sempre tempo, almeno io posso farlo altri non possono più.
Da bambino correvo come il levriero, oggi cammino come un vecchio cane, ma il mio cuore e' ancora forte come quello del toro.


< fa niente piccola, mi piace essere bagnato dalla pioggia, vai avanti tu e non voltarti, corri piccola, corri, corri come il vento....>.

Olmo Vallisnera







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