sabato 30 giugno 2018

40 anni di A.L.F.

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“LA #CACCIA E’ UNA FORMA SECONDARIA DI MALATTIA MENTALE UMANA “ -Theodor Heuss-

I cacciatori non uccidono sparando soltanto a milioni di animali selvatici innocenti ogni anno, ma anche a centinaia di migliaia di gatti domestici e a migliaia di cani che capitano sulla loro strada e, a volte, persino al loro collega di caccia o a un passante.

Una parte della popolazione sorprendentemente grande, e per di più in crescita, è critica di fronte all’uccisione degli animali selvatici e chiede addirittura di porre fine alla caccia. I sondaggi degli ultimi 3 anni parlano del 70-80 % degli italiani.

Non c’è da meravigliarsi: gli animali selvatici nei boschi e nei campi vengono perseguitati praticamente durante tutto l’anno. 
Ogni anno, più di 150 milioni di uccelli e milioni di altri animali vengono colpiti e uccisi con pallottole, bastoni e presi in trappole da 800.000 cacciatori ( = 1% della popolazione).
In molti casi si tratta di una morte estremamente atroce: i cacciatori onesti ammettono che all’incirca la metà degli animali non muore subito. Caprioli e cinghiali feriti fuggono in preda a grandi dolori, con gli intestini che fuoriescono o con le ossa frantumate fino a quando, ore o giorni più tardi, il cane da caccia trova le tracce di sangue. Le volpi vengono fatte uscire dalla tana con il fumo oppure spinte dal cane davanti al fucile del cacciatore, i volpacchiotti si uccidono a bastonate. Molti animali soffrono nelle trappole per ore e giorni pene strazianti fino a quando muoiono di sete oppure vengono bastonati a morte dal cacciatore.

I cacciatori cacciano, malgrado che ecologi e biologi moderni dimostrino che la natura e gli animali mantengono i loro equilibri attraverso meccanismi naturali di autocontrollo.
In certe regioni d’Europa dove non esiste la caccia non c’é sovrappopolazione e il bosco cresce.

Siccome sempre più persone comprendono che sono solo le scuse dei cacciatori che parlano della necessità di dover “regolarizzare” la selvaggina con il fucile, anche i cacciatori, nelle loro riviste di caccia, lo ammettono apertamente: " la vera motivazione sono la gioia di catturare la preda”, “il piacere di uccidere”, e un apparentemente innato “istinto alla caccia “.

In Italia ogni metro quadro del paese si trova soggetto al diritto di caccia. L’uomo ha tolto agli animali gran parte del loro spazio vitale. Se ora un animale cerca cibo su un campo, è naturale per il coltivatore di chiamare subito il cacciatore e di chiedergli di sparare all’intruso che si trova nella sua proprietà con il risultato di avere un intruso molto più dannoso. (18.000 tonnellate di piombo in un anno vengono disperse nell'ambiente, solo in Italia)

- L’uomo ha tolto lo spazio vitale agli animali.
Gli uomini hanno suddiviso tra di loro la terra in proprietà e contestano agli animali che si vengono a trovare sulle loro terre persino il loro diritto di vita, provvedendo a farli uccidere.
Chi è che sconvolge l’equilibrio della natura e della terra? 
Non sono gli animali, è l’uomo! E se l’uomo crede di dover intervenire nell’equilibrio della natura, come fa per giustificare la caccia, allora provoca ancora più caos, ancora più sofferenza e morte. Già il prof. Dr. Theodor Heuss, il primo presidente della Repubblica Federale della Germania, ha descritto la caccia in modo univoco, e nessuno lo ha mai denunciato per questo.
Theodor Heuss: “La caccia è soltanto un vile giro di parole con il quale si vuol definire un assassinio particolarmente vile perpetrato nei confronti di un essere nostro compagno della creazione, che non ha la minima possibilità di salvarsi. La caccia è una forma secondaria di malattia mentale umana".

Grazie a #noallacaccia


40 anni di A.L.F.

"...Per azione diretta s'intende qualsiasi azione atta a portare finalità di liberazione. In un ampia prospettiva di liberazione dei viventi, le azioni dirette degli attivisti e delle attiviste dell'A.L.F. possono contemplare: manomissione degli ingranaggi del potere, sabotaggio, imbrattamento di suoli pubblici o di mura di edifici governativi, scardinamento di cancelli, porte o di tutte quelle misure coercitive che obbligano, gli altri animali, a vivere in condizione di schiavitù, recupero di documenti top secret negli uffici delle aziende, mattatoi o laboratori di vivisezione, denuncia tramite canali solidali che, su quei documenti, si adopereranno per informare l'opinione pubblica, rivelare le atrocità commesse contro gli animali dietro le porte chiuse, controinformazione continua e internazionale, distruzione di tutte le gabbie. Non sono contemplate: azioni atte a creare, portare, moltiplicare violenza su animali o umani. L'A.L.F. colpisce le infrastrutture che sistematicamente umiliano, predano, uccidono animali, ma non colpiscono gli uomini, che in quelle strutture, lavorano. Siamo Il Fronte per la Liberazione Animale, non siamo terroristi. Non siamo un organizzazione terroristica perchè non siamo un organizzazione. Tutti possono essere A.L.F., chiunque si adoperi per la liberazione degli animali, in un ottica libertaria, senza quindi usare metodologie di sopraffazione o violenza sui corpi nel suo più ampio significato, può considerarsi A.L.F. Ribadiamo: Non siamo terroristi e, proprio perchè tutti possono essere A.L.F., non ci prenderete mai... "

-Parte di documento recapitato al quotidiano inglese "Daily Mirror" il 28 giugno 1978, dopo le dichiarazioni del governo britannico che, alcuni giorni prima in parlamento, aveva discusso le nascenti linee guida contro il "terrorismo di matrice animalista".-

Nessuno sa con certezza quando la sigla A.L.F. appparve per la prima volta sui muri delle città inglesi (alcuni dicono già nel 1973). Nel febbraio del 1976 a Bristol una serie di scritte, all'esterno del muro perimetrale del laboratorio veterinario dell'università di scienze mediche (la Bristol University, tra le più prestigiose del regno unito) raffiguravano una A cerchiata anarchica con all'interno le lettere L e F. Lo stesso giorno altre A cerchiate furono rinvenute davanti al laboratorio biometico della città di glasgow, in scozia, alla sede della "London Laboratory Animal" a londra, sulla porta di due laboratori biomedici di Newcastle. Probabilmente (ma sono ipotesi) erano stati gli attivisti per la liberazione animale della "Band of mercy" già attivi dal 1971 e noti per i loro raid incendiari contro laboratori, allevamenti ed altre strutture dello sfruttamento animale. Ma fu in quel 28 giugno del 1978 che il mondo si accorse dell'A.L:F., tramite l'articolo in prima pagina del Mirror. Ecco perchè il 1978 viene ricordato, da molti, come la "nascita" del Fronte di liberazione animale internazionale (dopo quel giorno, infatti, nei mesi di agosto e settembre, apparvero per la prima volta sui muri degli Stati Uniti le A cerchiate dell'A.L.F., in novembre in Messico e nel gennaio del 1979 in Cile). Il Daily Mirror non poteva certo immaginare che con il documento pubblicato, a firma A.L.F., avrebbe contribuito ad accendere la miccia in centinaia di attivisti nel mondo.

Dieci anni dopo, nel 1988, venivano liberati 2000 visoni a San Vito in Tagliamento in provincia di Pordenone.
L'A.L.F. aveva attraversato anche le Alpi...

Oggi le liberazioni a firma A.L.F. sono presenti in oltre 40 paesi nel mondo.

Olmo Vallisnera

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