lunedì 11 giugno 2018

T’è caduto il fumo di Marika Marianello

ZeroDroga

L'attività di conflitto tra sudditi è agevolata dalle divisioni messe in atto dall'establishment, dalle mille etichette e bandiere. Ciò produce contrasti e guerre alla base della piramide sociale. Questo è necessario al sistema, infatti in questo modo si può dimostrare quanto il popolo sia cattivo e abbia bisogno di moralizzatori, di legislatori, di manganelli, di magistrati e galere, in una parola di governi. Va da sé che fino a quando il popolo si scanna alla base, per l'establishment va tutto benissimo, come dicevo il conflitto è agevolato e costruito a tavolino. Benedetto dunque è il suddito che si azzuffa con un altro suddito. Il discorso è diverso per il suddito che individua nel governo la causa primaria delle sue pene, e reagisce contro quella causa. In questi casi, di fronte al 'reo', viene sempre eretto il muro della morale: 'come osi disturbare e innervosire chi ti affama e ti incattivisce? Sei un terrorista! Stai buono, sii educato, non ti agitare, dimostra rispetto, non fare l'ingrato, non hai imparato niente a scuola? Prenditela col suddito, non vedi quanto è cattivo e tifa per un altro partito? O altrimenti prega per lui, fai come vuoi, ma non osare a prendertela con noi, che siamo il tuo governo, la tua luce, dovresti solo ringraziarci'. Ma il suddito che capisce qual è la causa dei suoi guai, capisce anche qualcosa d'altro: il governo non è un'entità metafisica ineluttabile, basta non volerne, basta non desiderare questi parassiti, basta smetterla di essere come le falene attratte dalla lampada che inevitabilmente le brucerà!


T’è caduto il fumo di Marika Marianello

Rossecci*, ti è caduta la mutanda delle sigarette con dentro il fumo: sì, lì, proprio sopra il banco. Mi spiace, ma casualmente oggi sei seduto qui davanti a me, come non accorgermene…? Erano dieci minuti che anziché concentrarti sul compito di recupero frugavi nella tasca del pantalone… temevi forse di averlo perso? E invece no, tranquillo, è lì che giace e che aspetta solo di esser scaldato, rollato, appicciato e fumato all’uscita, ché tanto fra due minuti suonerà, ’sta cazzo de campanella. Perché hai cambiato colore ed espressione? Sembri disorientato, povero… Stai cercando di fare il vago ma non funziona, anzi, lasciatelo dire, accanna, ché così fai tenerezza, sei ai limiti del ridicolo: pensi forse che io pisci dal ginocchio destro? Ti è andata male, capita, stacce.

E mo’?

Da impiegata del Ministero, passi subito al vaglio le varie soluzioni possibile e praticabili:
Sequestro, relazione al Dirigente, ramanzina.
Sequestro, relazione al Dirigente, convocazione dei genitori, ramanzina.
Sequestro, relazione al Dirigente, convocazione dei genitori, intervento delle Forze dell’Ordine, ramanzina.
Sequestro, relazione al Dirigente, convocazione dei genitori, intervento delle Forze dell’Ordine, questura, ramanzina.
Sequestro, relazione al Dirigente, convocazione dei genitori, intervento delle Forze dell’Ordine, questura, foglio, ramanzina.
Sequestro, relazione al Dirigente, convocazione dei genitori, intervento delle Forze dell’Ordine, questura, foglio, sospensione, ramanzina.
Sequestro, relazione al Dirigente, convocazione dei genitori, intervento delle Forze dell’Ordine, questura, foglio, sospensione, sei in condotta, ramanzina.
Sequestro, relazione al Dirigente, convocazione dei genitori, intervento delle Forze dell’Ordine, questura, foglio, sospensione, sei in condotta, perquisa, ramanzina.
Sequestro, relazione al Dirigente, convocazione dei genitori, intervento delle Forze dell’Ordine, questura, foglio, sospensione, sei in condotta, perquisa, cani, ramanzina.
Sequestro, relazione al Dirigente, convocazione dei genitori, intervento delle Forze dell’Ordine, questura, foglio, sospensione, sei in condotta, perquisa, cani, gabbio, ramanzina.



È incredibile quanto la scuola ti metta sempre di fronte a situazioni nuove che richiedano un’inventiva, una prontezza e una puntualità decisionale a dir poco innate, consumate e indiscusse per poter essere affrontate con rigore, sensibilità ed efficacia, specie per chi, come te, ha sempre sofferto di dubbio atavico, incertitudine cronica e crisi bipolare delle facoltà deliberative. Sai che in certi casi bisogna umilmente affidarsi agli insegnamenti di chi ne sa più di te, di chi qualcosa da insegnare ce l’ha davvero e lo ha dimostrato, senza mai tirarsi indietro, se non per scappare a gambe levate accusando mal di pancia di ogni sorta, attraverso la bellezza e la ricchezza che solo l’esperienza dell’imperfezione è in grado di elargire con tanta generosità. Questa persona si incarna nelle nobile figura del tuo Mestre di Capoeira che, per ovvie ragioni di Privacy, verrà celato dietro il simpatico e maldestro personaggio Po**, protagonista di Kung Fu Panda.

Pochi secondi a disposizione, dunque, per passare in rassegna le diverse risposte che Po, ineguagliabile modello di Problem Solving, metterebbe in pratica in momenti come questi.

Chamada de Angola, che tradotto in un linguaggio omnicomprensibile equivale più o meno a: «Dobbiamo parlare. Ma fra un po’», che è come dire Avvicinati, fammi sentire l’ascella e poi ricominciamo.

Volta do mundo, cioè: una bella camminata distensiva lungo il perimetro dell’aula in senso antiorario a partire da posizioni opposte ed equidistanti dal centro, senza perdere di vista il suo sguardo da pesce lesso.

Jogo de dentro, ovvero: dacci dentro.

Corpo fechado, letteralmente: corpo chiuso, che conferisce un’invulnerabilità profonda. Unbreakable, praticamente, quindi vai e sfonna tutto.

Regional, stile di Capoeira creato negli anni ’30 da Mestre Bimba che enfatizza la marzialità, la verticalità e l’aggressività del jogo, il che si traduce in: mena forte, ma per prima e con tecnica.

São Bento Grande, una forma di terrorismo psicologico che consiste in una raffica spietata di calci in rapidissima successione da ogni lato al fine di stordirlo irrimediabilmente.

Chamada ao pé do berimbau e chiedi il cambio.

Apanha a laranja no chão, cioè: Chi per primo prende la bustina del fumo con la bocca se la porta a casa e state bene così.

Fingiti morta.

Tuttavia, poiché non sei una delatrice, mai e poi mai, né per lucro o per vendetta o per tornaconto personale o peggio ancora per servilismo nei confronti del potere, lo denuncerai presso un’autorità giudiziaria o politica.

Il problema delle tossicodipendenze non è una questione di ordine pubblico, benché come tale venga considerata, a discapito invece di un’analisi razionale e profonda del fenomeno e di una rigorosa prassi politico-sociale, abdicando pavidamente a favore dell’azione poliziesca e invocando una crescente militarizzazione del territorio. Tale scelta politica non solo non ha mai eliminato o dissuaso determinati atteggiamenti ritenuti devianti, bensì li ha ulteriormente aggravati.

Per quanto sia indubbio e innegabile che alcune sostanze siano deleterie (se non addirittura letali), specie in certe fasi delicate della crescita e della costruzione identitaria, è altrettanto certo che la pericolosità di simili sostanze venga notevolmente amplificata nel momento in cui vengono fatte circolare nell’alone grigio della clandestinità e del proibizionismo, aumentando la tensione sociale e determinando una crescente spirale di violenza e di stigma sociale. Forse bisognerebbe prendere atto e della reale pericolosità che rappresentano le tossicomanie giovanile e dell’inefficacia di alcune risposte repressive proposte dal regime proibizionista. Se si compie lo sforzo di sgombrare il campo da ogni luogo comune — come la tesi che equipara le droghe leggère (le canne) a quelle pesanti (la cocaina, per dirne una) o che, banalmente, si inizia da una canna per poi necessariamente e inevitabilmente finire a bucarsi —, il problema delle tossicodipendenze appare per quello che in effetti è, ovvero: una questione di carattere socio-culturale ed educativo, da una parte, e una grave emergenza sanitaria, dall’altra. Come qualsiasi altro comportamento sociale che produca effetti nocivi per la salute psicofisica delle persone, del resto, specie se adolescenti: dall’abuso di superalcolici, al consumo eccessivo di nicotina o all’assunzione abituale di medicinali e/o psicofarmaci o la dipendenza compulsiva da Internet.

La tossicodipendenza (intesa in senso lato, ovvero prendendo in considerazione tutte le forme di dipendenza) costituisce una delle manifestazioni patologiche, devianti e autodistruttive, che sono il contraccolpo di un disagio mai superato in modo cosciente, inducendo comportamenti di auto-emarginazione, di rifiuto nichilistico verso la società e di chiusura egoistica.

Al termine del comizio, prendi fiato e, in attesa del plauso, fai un inchino.

Quindi, per oggi, è andata così: solo ramanzina.

Arrivederci Prof.



È chiaro che mo’ non hai la presunzione di risolvere l’annosa questione del disagio giovanile, caratterizzato da aspre e dure contraddizioni, che costituisce anche una caratteristica fisiologica, ineludibile e inscindibile, della fase adolescenziale. La tappa evolutiva della pubertà è considerata l’età della disobbedienza per eccellenza, in quanto momento assai importante e delicato per lo sviluppo psicologico e caratteriale dell’individuo in giovane età, ossia del soggetto in fase di crescita e di cambiamento, non solo sotto il profilo fisico-motorio e dimensionale, ma anche sul versante mentale, affettivo e morale. Proprio attraverso un atto di rifiuto e di negazione dell’autorità incarnata dal mondo adulto — genitoriale, insegnante, ecc. — l’adolescente compie un gesto vitale di autoaffermazioneindividuale per raggiungere un crescente grado di autonomia della propria personalità di fronte al mondo esterno. Senza tale processo di crisi e di negazione, di rigetto e di disobbedienza, vissuto in genere dal soggetto in età adolescenziale, non potrebbe attuarsi pienamente lo sviluppo di una personalità autonoma, libera e matura, non potrebbe cioè formarsi la coscienza dell’adulto, del libero cittadino. Inteso in tal senso, il disagio acquista un valore indubbiamente prezioso, altamente positivo, di segno liberatorio e creativo, nella misura in cui l’elemento critico concorre in modo determinante a promuovere nell’essere umano, un’intelligenza cosciente ed autonoma, una mente capace di formulare giudizi, opinioni e convinzioni proprie, originali e coerenti, requisito fondamentale per acquisire il pensiero critico, uno stato di effettiva cittadinanza che non sia sancito solo formalmente sulla carta della nostra Costituzione.

A partire dall’innegabile realtà che vede il disagio giovanile (e non solo) come una delle ripercussioni più emblematiche e altresì dissimulate della mancanza di punti di riferimento forti e virtuosi, l’insicurezza politica e sociale, la precarietà lavorativa e l’erosione del welfare, le priorità dovrebbero essere:
avviare una campagna di sensibilizzazione e di prevenzione seria che aiuti a non sottovalutare il problema delle dipendenze, da un lato, e di controinformazione, dall’altro, per abbattere lo stato di ignoranza che genera pregiudizi, paure ed eccessi di allarmismo sociale;
intraprendere una serie di politiche che investano sul territorio per fronteggiare l’emergenza sanitaria, a partire da scuole, consultori, presidi di pronto intervento.

*Nome di pura invenzione, su ispirazione di amici vicini e lontani.

**Sappiamo di chi stiamo parlando.

(Ancora Zerocalcare, sì, sto in fissa, embe’?!)

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