martedì 24 luglio 2018

Cage Free: il greenwashing su maxischermo


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Animalità

<..."L’animale non esiste” scrive uno dei pochissimi filosofi che abbia davvero provato a confrontarsi con l’animalità, Jacques Derrida. Non esiste perché non c’è una sola categoria che racchiuda tutti i viventi diversi dall’umano, dai virus alle balene, dalle muffe allo scimpanzé, dall’ameba all’elefante. L’animale non esiste, esiste questo animale, e poi quest’altro, e poi ancora quello. L’animale, al singolare, esiste solo nel desiderio impaurito del filosofo (l’animale è p r i v o di linguaggio, oppure della ragione, o del sorriso, e così via in una lista senza fine di mancanze), dell’uomo di religione (l’uomo – non la gallina o il ratto – è fatto a immagine e somiglianza di Dio), ma anche dello scienziato, che sa solo dirci che l’animale è più o meno come noi. Il punto non è stabilire quanto l’animale sia simile a noi (oggi la moda dice tantissimo, ieri molto poco, domani chissà), quanto piuttosto: vogliamo provare, per una volta, a guardare negli occhi (se li ha) questo vivente? La sfida dell’animalità è quella di provare a pensare forme di vita completamente diverse da quella umana, né inferiori né superiori, ma proprio altre, r a d i c a l m e n t e altre. Gli alieni sono sulla terra, ma non riusciamo a vederli, non abbiamo il coraggio di vederli. E’ come se pensassimo gli animali sempre e solo nelle gabbie dello zoo. L’unico animale che possiamo pensare è quello dietro le sbarre, o in una vaschetta di polistirolo. La filosofia di domani non avrà che un compito, finalmente, l’animalità...>
Felice C.


Cage Free: il greenwashing su maxischermo

Piccoli passi o disinformazione?
Piccoli passi per facili, piccole, non-vittorie?
Bello il maxi-schermo contro McDonald’s allestito a Time Square, ma a che serve se non si fornisce  una vera informazione? 
Certo, è più facile far credere alle persone che comprare uova da galline allevate a terra sia rivoluzionario.
È più facile far credere alle persone che ci sia qualcosa di utile e dignitoso nell’esultare ogni volta che una multinazionale dichiara di voler adottare una politica aziendale cage-free, poco importa se parallelamente devasta l’ambiente, sfrutta i propri dipendenti ecc.
L’associazione animalista promotrice di questa iniziativa è complice del processo di greenwashing (pulizia dell’immagine) condotto da multinazionali criminali come Nestlé, per fare un nome tra tanti.
A Nestlé, il cui curriculum è ormai noto a tutt*, tra esperienze nell’ambito del land grabbing e della sperimentazioni su viventi in generale, recentemente si è unita la multinazionale Kraft-Heinz, nell’ambito di una campagna per cui le aziende aderenti si impegnano a cessare la produzione di uova allevate in gabbia entro il 2025.
Sarebbe interessante conoscere il parere dei/delle dirett* interessat* che non solo non vedono mutare il proprio destino, condannat* comunque allo sfruttamento a vita, ma dovranno anche attendere 7 anni per poter muovere “liberamente” le ali mentre producono allo sfinimento contro ogni natura.
Tale campagna, che ricorda tanto le finte promesse in merito alla deforestazione per cui è previsto il blocco entro il 2020, quando ormai di verde saranno rimasti solo i loghi delle multinazionali, è promossa da Open Wing Alliance: coalizione di associazioni animaliste di cui fa parte anche Animal Equality.
Nei sui comunicati, invece di gioire per il promesso impegno di multinazionali come Kellogg’s, Mondelez, Rana, Barilla e Ferrero, perché non spiega che alle galline recluse cambia ben poco, se non nulla, tra la non-vita in una gabbia grande quanto loro stesse e l’essere allevate a terra, in capannoni talmente sovraffollati da potersi muovere a malapena, al punto da sviluppare cannibalismo tra di loro?
Perché l’associazione in questione, tra le pioniere del concetto di benessere animale, non spiega che questi grandi marchi si ripuliscono bellamente l’immagine per una pura operazione di marketing?
Perché finge di dimenticare tutti i motivi per cui andrebbero, ugualmente, boicottati?
Vittorie apparenti per ottenere facili consensi.
Quante volte, cercando di far riflettere su questi aspetti, ci si sente rispondere “almeno loro fanno qualcosa per gli animali”.
Fermatevi un attimo però e domandatevi cosa cambia realmente per gli animali, e non solo per loro.

Fonte: Earth Riot

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Dal 1970 al 2012 l’uomo ha determinato il calo del 58% dell’abbondanza delle popolazioni di vertebrati terrestri e marini (dati WWF).

Negli ultimi 4 decenni le popolazioni terrestri sono diminuite complessivamente del 38%, le specie di acqua dolce dell’81%, mentre l’indice ‘marino’ delle specie mostra per lo stesso periodo un calo complessivo del 36 per cento.Marco Lambertini, direttore generale di Wwf Internazionale ha dichiarato: “Il mondo selvaggio sta scomparendo a un ritmo senza precedenti e non stiamo parlando solo delle specie meravigliose che tutti amiamo, perché la biodiversità rappresenta la base stessa del buono stato di salute delle foreste, dei fiumi e degli oceani”.

Se scompariranno gli animali, iniziando dalle api, dovremmo iniziare a pensare che spariremo anche noi ma se per assurdo la terra si liberasse dell'uomo prima dell'estinzione degli animali non umani, forse sarebbe la salvezza per il pianeta terra.

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