mercoledì 18 luglio 2018

ECCO PERCHÉ... I #VEGANI STANNO ANTIPATICI!

L'immagine può contenere: 1 persona, testo

L'immagine può contenere: albero, spazio all'aperto e natura

L'Ombra

Esistono luoghi, maledettamente reali, dove il sole non arriva mai. I raggi non riescono a penetrare la barriera di buio profondo che essi trasmettono. Sono luoghi tristi, funerei. Invadono, con la loro terrificante sensazione di morte, la tua gia' vacillante resistenza alla vita, alla liberta', all'amore. Essi si chiamano in svariati modi: celle, cliniche, laboratori, mattatoi, stabulari, fabbriche. Assumono le sembianze di edifici innocui, silenziosi, mascherati dietro giardini, da parchi rigogliosi e fertili. Esternamente sono statici, a volte puliti, lucidi, altre volte tetri, asettici. Ma sempre paurosamente inespugnabili, invalicabili. Hanno recinti alti e resistenti. I loro nomi sono strani, richiamano la natura, i colori, le valli, oppure la salvezza, la cura, la soluzione. Fuori non si ode nulla. Sembrano vuoti, mai abitati da essere vivente, qualche piccolo ronzio ricorda che all'interno l'aria e' artificiale, ossigeno finto per la frescura dei carnefici. Ma solo alcuni locali hanno il diritto a tale ronzio, solo una piccola schifosa parte. Tutto il resto dell'edificio e' una fornace. La calura e' insopportabile, non da scampo. A una prima superficiale osservazione non ci si accorge di nulla, solo le piante dei giardini si piegano dolcemente alla brezza mattutina, ma basta avvicinarsi alle pareti del perimetro e concentrarsi attentamente e si comincia a sentire qualcosa. Inizialmente sembra un leggero rumore di fondo, come un passaggio di uno stormo di uccelli che si dirigono verso lidi più freschi. Poi, piano piano, si cominciano a udire altri suoni. Sono diversi e di varie tonalità. Ci sono quelli gravi, pesanti, rauchi che ti bloccano il fiato, quelli striduli, acuti, che spingono le loro note all'interno delle tue orecchie, fino a imprimere al tuo timpano una compressione tale che immediatamente riconosci. Cominci a sanguinare. Ti sono familiari, vigliaccamente familiari. Sono lamenti, urla strazianti, sono violenza, prepotenza, infame morte. Prigioni bianche, dipinte con la calce degli innocenti. Bunker resistenti alle bombe, ma non alle tue orecchie, non al tuo ignaro, fiducioso cervello che inconsapevolmente leggeva in quelle pareti una possibile cura. Una salvezza, a scapito di coloro che non possono uscire. I gemiti, i guaiti sono talmente tanti, incalcolabili, infiniti, che devi scappare il più lontano possibile. . Nessuna risposta. . Quando poi si e' a una distanza tale per cui l'edificio non riesci più a scorgerlo, ecco che l'ansia comincia a scendere. Così come il panico, fino a qualche secondo prima insostenibile. Questi luoghi sono intorno a noi. Sono nei centri cittadini come nelle periferie, in pianura come in montagna, in alta montagna. Ma sono i nomi che li uniscono tutti. Nomi semplici, che richiamano la pace. Devo concentrarmi, mi tremano le mani. Concentrati Olmo...concentrati. Ecco! si. Esistono altri luoghi dove il sole non riesce a penetrare, ma sono luoghi diversi. Sono le foreste che con i loro fusti alti celano al sole il loro cuore, sono i torrenti scavati nelle rocce, così in profondita' da non permettere alla luce il suo calore, sono le grotte, i fondali. E' vero, anche in queste realtà, il sole fa fatica ad arrivare, ma a differenza dei luoghi di prima dove la morte regna incontrastata, qui la vita e' immensa. Pullula in ogni angolo, si respira la vita, la si tocca, la si accarezza. Oggi sto percorrendo un ruscello che ha scavato nella roccia per decine di metri, alla base dove mi trovo e' quasi buio. Cerco la mia ombra ma non la trovo. Si sente solo il respiro dolce dell'acqua, l'eco delicato dei saltelli, piccole cascatelle del colore del turchese. Si, il turchese...Perdo il filo del discorso cazzo. Ho nelle orecchie, in fondo alle orecchie, quel suono martellante di lamenti ascoltato qualche ora prima. Non mi lascia scampo. Cerco di allontanarlo guardando il muschio attorno a me, tappeti meravigliosi morbidi come il velluto. Le piccole farfalle nere che si posano sulla mia maglia, curiose, mi avvolgono nel cammino. Ma lo sento lo stesso. Mi concentro allora sulle rocce umide che traspirano acqua dai loro polmoni ma, lo sento lo stesso. Guardo in alto, cerco il sole ma, lo sento lo stesso. Mi chino, bevo l'acqua gelida del torrente, acqua che mi blocca il respiro. Mi bagno la faccia, immergo il viso nell'acqua ma, lo sento lo stesso. Lo sentirò per giorni. Per giorni, maledetti. Maledetti...


ECCO PERCHÉ... I #VEGANI STANNO ANTIPATICI!

Ci vogliono le palle per prendere una decisione radicale come smettere di mangiare la carne.

I vegani l’hanno fatto.

E non per snobismo o autolesionismo, ma per non essere complici del più grande olocausto dei nostri tempi.

È una scelta eroica la loro, rivolta al bene altrui.

Chi di noi è disposto a privarsi di un piacere, come quello della tavola, per favorire un essere che nemmeno conosce?
E per giunta nemmeno umano? Sembra impossibile, ma qualcuno è disposto a farlo.

Io per esempio.

Di ciò ne sono estremamente orgoglioso.

Per il semplice motivo che la carne mi piaceva e mi piaceva tanto, ma il prezzo morale e salutare che dovevo sostenere era diventato insopportabile.

Non è stato facile sostenere questo cambiamento.
Dal giorno seguente ho dovuto dare spiegazioni a tutti in merito alla mia scelta.
Ancora più difficile però è stato cercare di convincere le persone care o vicine, che non ero impazzito, ma lo facevo per una giusta causa.
Non si tratta di fare del proselitismo spicciolo, ma di rendere partecipi gli “altri” sulle ragioni di questa virata.

La reticenza e la diffidenza di chi, quasi tutti anche quelli più sensibili, reputa assurda questa possibilità, sono talmente profonde in loro che ogni conversazione in merito diviene un processo inquisitorio.
Devo argomentare le ragioni che mi hanno portato a questo insalubre gesto.
Solamente chi ha sposato la mia stessa causa può sapere, quanto sia irritante doversi giustificare a ogni cena,
a ogni pranzo,
a ogni ricorrenza,
a ogni occasione.
Stiamo sfiorando il paradosso: ho deciso di non essere più complice di una carneficina,
di una mattanza,
di un orribile sistema secolare di tortura e di morte e devo essere io quello che deve rendere conto del proprio ripensamento.
È il colmo.

Immaginate un club di stupratori e violentatori che non accettano le dimissioni di un membro che ha deciso di smettere di ferire, offendere e far soffrire persone innocenti e soprattutto indifese.
Non posso sapere quanti di voi sono vegetariani, però so che la maggior parte di chi sta leggendo, oltre a mangiare carne guarda con disappunto e diffidenza il nuovo e strano movimento che sta occupando sempre più spazio.
Coloro che hanno smesso di mangiare cadaveri preoccupano il resto della popolazione, perché hanno compiuto una scelta incomprensibile o, peggio, inarrivabile.

Rinunciare al piacere del bolo intriso di carne che scende nella gola, abbandonare la meravigliosa sensazione procurata dai denti che trafiggono i tessuti muscolari è follia pura.
Eppure qualcuno c’è riuscito.

La curiosità è che essi, sono individui normalissimi, solo con un po’ più di coraggio.
Nonostante tutto,questa scelta li relegherà in un gruppo, in una sorta di setta, dalla quale non potranno più uscire.

Veniamo additati,
derisi,
osteggiati: “Volevo presentarti una mia amica, è una ragazza carina, peccato sia vegana” “Non so cosa sia preso a mia figlia, da un po’ di tempo ha smesso di mangiare la carne…speriamo le passi” . Effettivamente cenare con le verdure non è molto macho.

L’uomo, il vero uomo, a tavola, ce lo raffiguriamo intento ad azzannare una coscia di tacchino tenuta possentemente in mano, o tutt’al più, con le posate impugnate pronto a divorarsi una bistecca alla fiorentina alta non meno di tre dita.

La virilità passa anche dal cibo e se non vuoi rischiare di essere preso per una donnicciola, per un debole o per un finocchietto (non a caso) non cambiare idee.
Tutti i grandi del pensiero da Socrate a Benigni, hanno sottolineato, in un certo momento del loro passaggio, come sia più difficoltoso cambiare piuttosto che restare fermi.
Naturalmente tutti si prodigano per avallare questa tesi, che viene, un po’ per deferenza un po’ per convinzione, condivisa, commentata e soprattutto sottolineata con migliaia di “mi piace”. Difficilmente sentiamo qualcuno pronunciarsi in favore dell’immobilismo.

Eppure…eppure quando si tratta di scegliere tra la propria salute, la fine di una mattanza spietata, un regime alimentare insostenibile da una parte e continuare a far finta dall’altra, le persone, nella stragrande maggioranza dei casi non hanno dubbi.
" Io la carne la mangio solo una volta alla settimana”
"Ho bisogno delle proteine ”
" Mi spiace per gli animali, ma rinunciare alla ciccia, proprio non ce la faccio…”
" Io la carne la compro solo dal contadino”
queste e altre nefandezze sono le giustificazioni più utilizzate per sottrarsi dall’imbarazzo da parte di coloro che intravedono il dramma, ma preferiscono guardare altrove.

Le stesse persone amanti e spasimanti del loro cane per il quale sarebbero disposte tranquillamente a sacrificare la vita di un cristiano.
Ma quando si tratta di nutrirsi di altri animali, perdono improvvisamente tutto il compassionevole amore.

Non è colpa loro, ma della disinformazione che si è impossessata delle loro menti, veicolata da chi ha tutti gli interessi affinché venga salvaguardato lo status quo.
Sull’ultimo numero di “Focus” per esempio, il titolo di copertina alludeva a un fantomatico conflitto tra vegani e carnivori.
Come se fossero due categorie compatibili e confrontabili. Per quanto assurdo possa apparire, la scelta alimentare non è l’aspetto prioritario.

Ci sono miliardi, si avete letto bene, miliardi di animali, invisibili agli occhi del mondo che soffrono e muoiono in condizioni di crudeltà, ma peggio ancora la loro breve esistenza è una non-vita che l’uomo si arroga il diritto di rendere tale.

Chi ama, rispetta e difende gli animali non può essere accostato a chi se ne nutre.

Che senso avrebbe proporre il confronto “Infermieri versus assassini seriali, tu da che parte stai?” o “boia contro missionari, chi la spunterà?”. E’ ridicolo, pazzesco.
Anzi mi fa proprio incazzare che si voglia far passare questo messaggio fuorviante, grazie al quale entrambe le categorie assumono la loro legittimità. Non possiamo più relegare questa strage a una disputa gastronomica.

C’è una guerra la fuori.
E i vegani, sono gli unici disposti a combatterla in prima persona.

Sacrificando il loro tempo, le loro energie, i loro soldi e spesso la loro fedina penale per garantire un diritto a delle bestie delle quali sembra non fregarsene niente a nessuno.
Eccetto che a loro.
Encomiabili eroi disposti a qualsiasi sacrificio pur di raggiungere il loro obiettivo, perché “Se si vuole davvero cambiare qualcosa, bisogna cominciare a cambiare sé stessi, andare contro sé stessi fino in fondo. Il massimo impegno civile è l’auto-contestazione.



L'immagine può contenere: uccello, cielo e spazio all'aperto
Liberaction
 "E in natura la verità è sempre assai più bella di tutto ciò che i nostri poeti, gli unici autentici maghi, possono anche soltanto immaginare."

- Konrad Lorenz

Nessun commento: