venerdì 10 agosto 2018

NUDI COME… Benetton e la strumentalizzazione dell’antirazzismo


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Documentario: "THE CORPORATION" - La verità sulle multinazionali

“Manipolare i bambini è immorale? Molti me lo chiedono e a volte me lo chiedo anch’io. Ma questo è il mio lavoro!”.
Questa frase non proviene da un film horror/fantascientifico, ma dalla bocca di un dirigente di marketing per l’infanzia ripreso dalle telecamere di Jennifer Abbot e Mark Achbar, per il loro documentario “The Corporation”, girato nel 2003. 
E’ stato premiato dal pubblico dei "Sundance Festival", ma boicottato negli Stati Uniti. Sullo schermo sfilano alcune delle icone del movimento no global, da Noam Chomsky a Michael Moore, da Jeremy Rifkin a Vandana Shiva, alla Klein. 
Eppure “The Corporation” non è un manifesto politico. 
Altrettanto se non più illuminanti delle interviste ai critici delle multinazionali sono le paradossali «confessioni, di manager e dirigenti, guru finanziari, spie industriali e pubblicitari, il documentario analizza il potere che hanno le multinazionali nell’economia mondiale, dei loro profitti e dei danni che creano.

* Le corporation sono oggigiorno persone giuridiche che hanno l'obbligo di mettere la tutela dei loro azionisti, cioè la realizzazione di un profitto, al di sopra di ogni altro obiettivo. 
Per questo, esse non hanno alcun interesse a salvaguardare la natura o il benessere dei lavoratori: ad essere danneggiata dall'opera delle multinazionali, quindi, è la società. Il documentario spiega questo fenomeno e lo illustra con vari esempi, che comprendono, fra l'altro:

- Lo sfruttamento della manodopera, specialmente nei paesi centroamericani, portato alla luce dalle indagini del Comitato Nazionale Americano per il Lavoro;
- La sintetizzazione e la diffusione di sostanze chimiche pericolose per la salute, come il DDT e l'Agente Arancio, prodotto dalla Monsanto e usato in Vietnam dall'esercito americano;
- La somministrazione alle mucche di un ormone (l'rBGH della Monsanto, detto anche rBST o Posilac). Questa sostanza, considerata sicura dalla Food and Drug Administration (FDA), avrebbe dovuto aumentare la produzione di latte, ma invece ha provocato casi di mastite (infiammazioni delle mammelle) delle mucche, che a sua volta ha provocato l'infezione batterica del latte. Un programma di Fox News ne avrebbe dovuto parlare, ma la Monsanto, con l'appoggio della Fox stessa, l'ha censurato;
- L'inquinamento delle fabbriche e di allevamenti animali;
- La pubblicità rivolta ai giovani di oggi, più sofisticata e creata appositamente perché i bambini condizionino gli acquisti dei genitori. Le corporation fanno leva sulla loro vulnerabilità per vendere i propri prodotti e per creare un esercito di "piccoli consumatori" che hanno cieca fiducia nelle multinazionali;
- La diffusione di pubblicità occulta per introdurre un marchio nella vita quotidiana;
- Il processo condotto dalla General Electric e dal prof. Chakrabarty contro l'Ufficio brevetti americano, che aveva rifiutato di brevettare un batterio geneticamente modificato. Prima di questo processo non era possibile brevettare esseri viventi, ma dopo la vittoria della multinazionale, questa regola è stata modificata e ora il divieto vale solo per la specie umana;
- Le privatizzazioni dei beni pubblici, fra cui quella dei servizi idrici di una città boliviana (Cochabamba) che dava la possibilità a una multinazionale di distribuire l'acqua in cambio di un quarto del reddito dei cittadini, prevaricando, inoltre, i loro diritti. La popolazione si ribellò, ci furono degli scontri che provocarono numerosi feriti e un morto;
- La collusione fra le corporation e i regimi dittatoriali, specialmente fra l'IBM di New York e il Terzo Reich.

GUARDA IL DOCUMENTARIO:

"The Corporation" è un documentario canadese del 2003, diretto da Mark Achbar e Jennifer Abbott e tratto dall'omonimo libro di Joel Bakan. È stato distribuito in Italia dalla Fandango ed è commercializzato anche da Feltrinelli, nella collana Real Cinema. Il documentario analizza il potere che hanno le multinazionali (quelle che in America vengono chiamate corporations) nell'economia mondiale, dei loro profitti e dei danni che creano.


NUDI COME… Benetton e la strumentalizzazione dell’antirazzismo

Benetton ci riprova.
In concomitanza con il primo anniversario dell’assassinio di Santiago Maldonado, attivista per la liberazione della Terra ucciso dalla polizia nel corso di un’incursione nel Pu Lof en Resistencia de Cushamen(provincia di Chubut, Patagonia argentina), Oliviero Toscani firma una nuova opera di greenwashing per la multinazionale italiana.
In un delirio di ipocrisia e perbenismo, la nuova campagna pubblicitaria “antirazzista” promossa da Benetton scomoda anche San Francesco, invoca la madre Terra e riscrive il cantico delle creature attribuendogli quei connotati necessari alla multinazionale per riqualificare la propria immagine nel mondo, celando così a consumatori e consumatrici le ferite dei popoli perseguitati, accuratamente mascherati dietro volti sorridenti.
Ma come spesso accade quando multinazionali del calibro di Coca Cola, McDonald’s, Nestlé, di un’altra illustre italiana come Ferrero, anche Benetton offre nello slogan stesso la chiave per reinterpretare la campagna, raccontando, però, la realtà dei fatti.

NUDI COME… il corpo senza vita di Santiago gettato nel Rio Chubut dalla polizia e restituito a due mesi dalla sue scomparsa, ucciso da un morbo chiamato capitalismo che per l’occasione vestiva abiti Benetton.

NUDI COME… le comunità Mapuche della Patagonia argentina, perseguitate da decenni, strappate delle terre ancestrali all’inizio degli anni ’90, colonizzate da Benetton e convertite in allevamenti per la produzione di lana.

NUDI COME… i cavalli, le mucche e le pecore deportate sulle terre strappate ad altri viventi, schiavizzat* e ridotti a strumenti del capitale, oggetti funzionali agli introiti della multinazionale di turno.

NUDI COME… le oltre 1000 persone rimaste schiacciate dal crollo del Rana Plaza (Bangladesh) nel 2013, una fabbrica tessile, una di quelle prigioni capitaliste costruite sulla disperazione delle persone che, sottopagate e trattate alla pari di un ingranaggio, confezionano i capi di abbigliamento venduti poi in tutto il mondo.

Ma i fatti ormai si conoscono, da anni.
Campagne di questo tipo sono solo il sintomo della consapevolezza raggiunta dalle multinazionali, che si aggrappano periodicamente a strategie di marketing per impedire che il proprio regno cada in frantumi, sgretolato dall’esodo di consumatori e consumatrici.
Il problema non sono loro, le multinazionali.
Il problema è chi gli offre sostegno ridisegnandogli l’immagine, ignorando volutamente o meno quale sia la verità.
Il problema sono i media tradizionali che, nell’oceano di un giornalismo defunto, prestano spazio a non-notizie utili però ad offrire un’immagine non veritiera dei volti di queste aziende.
Il problema è rappresentato da chi di fronte all’evidenza continua a voltarsi dall’altra parte, pensando che esistano problemi più gravi, ancora convint* che vi siano vite di serie A e vite di serie B.

Fonte: Earth Riot

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LIBERACTION

Stanco di tutto ciò che viene dalle parole, parole non linguaggio,
Mi recai sull’isola innevata.
Non ha parole la natura selvaggia.
Le sue pagine non scritte si estendono in ogni direzione.
Mi imbatto nelle orme di un cerbiatto.
Linguaggio non parole.
(Tomas Tranströmer)

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