giovedì 6 settembre 2018

Greta Thunberg: La ragazza dagli occhi di pesca

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Perché preoccuparsi di imparare qualcosa a scuola se i politici non prestano attenzione ai fatti?

Affermazione di clashiana memoria che, 40 anni dopo la sua stesura, riporta alla mente il testo di Withe Riot: canzone con cui la punk band londinese raccontava l’Inghilterra di fine anni ’70, divisa tra chi aveva il coraggio di scendere nelle strade e lottare per il proprio futuro a discapito delle conseguenze, e chi invece sceglieva di farsi insegnare come vivere nella promessa di una libertà mistificata.
Greta Thunberg, 15 anni, da circa due settimane sta conducendo uno sciopero che ogni giorno la vede presidiare l’ingresso del palazzo del parlamento svedese, nel centro di Stoccolma, dove distribuisce materiale al fine di portare l’attenzione della gente sul problema del cambiamento climatico.


Lo sto facendo perché voi adulti cagate sul mio futuro!

L’attivista, che con il suo gesto ha già dimostrato molta più determinazione e consapevolezza di qualsiasi classe politica o deriva istituzionale al servizio del sistema, ha dichiarato che boicotterà la scuola e proseguirà nella protesta sino al giorno delle elezioni svedesi, il prossimo 9 settembre.
Quella trascorsa è stata l’estate più calda registrata in Svezia da 262 anni ad oggi, con incendi devastanti a caratterizzare tutta la stagione ed una conseguente siccità che mette a rischio di sopravvivenza numerosi viventi tra cui le renne, recentemente già avvistate sulle rive del mare.
Diversamente da politicanti e lobbisti, Greta è consapevole che l’asticella posta dalla Svezia in merito all’emissione zero di carbonio entro il 2045 (impegno preso nel 2015 in occasione della COP21), oltre ad essere poco credibile, rappresenta un provvedimento assunto con colpevole ritardo.
La protesta condotta da Greta apre a molteplici spunti di riflessione, non solo in merito al problema del cambiamento climatico, ma in relazione alle reazioni tenute da numeros* passant*.
Invece di rimanere piacevolmente colpiti dall’impegno preso dall’attivista, molte persone le hanno fatto notare che dovrebbe trovarsi a scuola, atteggiamento che mette a nudo tutti i limiti di una società addomesticata, preoccupata per il mantenimento delle regole imposte dal sistema, piuttosto che dei problemi causati dallo stesso.
Greta di tutta risposta, sfoggiando un’inglese impeccabile, mostra ai passanti i libri contenuti nel suo zaino facendo notare loro l’assurdo storico, di come i fatti non contino più nulla: “se i politici che pretendono di guidarci non ascoltano neanche gli scienziati e l’evidenza di ciò che accade, cosa dovrei imparare io a scuola?”.
Gli/le insegnanti della ragazza sono forse l’emblema dell’irrealtà ovattata costruita dal sistema attorno ad ogni individuo, spaccati tra la consapevolezza in quanto viventi dell’assoluta nobiltà e necessità di azioni come quella condotta da Greta, e il ruolo di insegnanti tristemente subordinati ad un sistema che impone di rammentare i doveri da assolvere secondo legge.
La stessa legge che in questi anni ha normalizzato deforestazioni ed opere di neo-colonialismo nel nome del “progresso”, criminalizzando invece chi si pone a difesa della Terra e del clima, e reprimendo ogni espressione di solidarietà, come probabilmente accadrà nel caso di Benjamin Wagner: l’unico insegnante di Greta ad averla affiancata nella lotta e che adesso nella migliore delle ipotesi perderà il lavoro.
Una realtà grottesca squarciata da una favola dei giorni nostri, che in un colpo solo rispolvera il significato di autodeterminazione e disobbedienza civile, rammentando la più limpida delle verità, tanto elementare quanto potente:


Non mi interessa se mi metto nei guai a scuola.
Credo che una persona possa fare la differenza.
Greta



Greta Thunberg: La ragazza dagli occhi di pesca

La notizia ormai ha fatto il giro del mondo. Una giovane ragazza di 15 anni sta facendo lo sciopero della fame. E’ entrata nella terza settimana. Perchè? In fondo è una ragazzina, cose ne può sapere della politica dei grandi sistemi, del riscaldamento della terra, degli algoritmi, delle decisioni dei governi. Niente. Eppure il suo esile corpo si è messo davanti all’ipocrisia, alle menzogne della comunità europea, alle barzellette dei trattati sul clima, alle idiozie dei soldatini che credono alle favole di natale. Sola contro tutti. 15 anni. E’ talmente determinata e nel giusto da far vergognare tutte quelle persone giovani e meno giovani che preferiscono passare tutte le serate della propria esistenza a bere birra e a raccontarsi di quanto è bello il mondo. E’ “solo” una ragazzina davanti al Parlamento di Stoccolma. Ma il suo gesto ha risvegliato le coscienze. Almeno in quegli individui non ancora del tutto lobotomizzati dal Sistema. Non risolverà nulla, è evidente. Ma quel corpo “nudo” davanti alle ingiustizie ne fa una ragazza rara. Non vuol dire essere giovani, vuol dire essere “contro”. Di fianco il suo zaino. Fa tenerezza e orgoglio vederla seduta per terra, mentre eserciti di giovani come lei giocano alla roulette dello schiavo felice.

Le hanno chiesto perchè:



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15 anni. E parla di morale. Di lotta politica.

Il suo schiaffo è di tale urto da far saltare le convenzioni e convinzioni dell’esercito dei creduloni. E’ malata, ha la sindrome di Asperger, eppure è seduta davanti ai palazzi che le stanno togliendo il futuro. Dovrebbe essere circondata da migliaia di ragazzi e ragazze come lei. Circondata da uomini e donne, adulti. Ma non se ne rammarica: . Greta, la ragazzina che non molla: < Tutti credono che possiamo risolvere le crisi ambientali senza sforzo, senza sacrificio, ma non è vero. Non mi interessa se mi metto nei guai a scuola perché credo che una sola persona possa fare la differenza>.



Sembrano le parole di Angela Davis. Di malcolm X. Talmente ingenua da crederle. Perché ha ragione. Per i politici rimane una ragazzina simpatica e altruista. Lo sanno che possono spazzarla via in un secondo. Ma lei è seduta. Seduta come faceva Mandela in carcere, in sciopero della fame, per avere condizioni migliori, non per sè, ma per tutti. L’ambiente, la nostra casa, viene normalmente considerato una noia mortale, un aspetto di poco conto, appannaggio degli ambientalisti dell’orso, della tartaruga. Il potere ha cose ben più serie da affrontare, tipo: la devastazione della terra. Fanno qualche assemblea, convegno, e poi la sera a ballare con il vestitino cucito dai bambini. Greta intanto è seduta per terra e il suo sputo è mille volte più importante degli sputi dei politici. In un mondo dove il 90 per cento degli abitanti è inchinato al mercato e al capitale, vedere una giovane donna seduta a non mangiare, mi da speranza. Non la speranza che il mondo possa cambiare (perchè la biglia ormai ha preso la strada della discesa verticale sul piano inclinato. L’accelerazione è irrefrenabile) ma quella che nel mondo, ancora nascono ragazze di quella tempra. Rara nelle moltitudini di soldatini ubbidienti. Imparerà, crescendo, cosa significa il sistema in cui nuotiamo disperati. Ma crescerà diversa. Crescerà ribelle. Greta Thunberg nella sua lucidità e determinazione ci riporta alle questioni politiche. La lotta al dominio e alle sue strutture. La sua è un ipotesi. Per molti è una “ragazzina ecologista da cartone animato”. Pensare che chi lo dice è schiavo dalla nascita, fa sorridere. Non ha telefono e questo, la dice lunga. Non ha ancora il sentimento del compromesso e mi auguro non lo impari mai. La politica è una rapina, una truffa ai danni degli abitanti di questo pianeta, e la piccola Greta lo ha capito: .



Greta riporta il senso di appartenenza alla terra, al rispetto chiaro, palese, indiscutibile, incontrovertibile. Senza lotta si è automi. E’ sola contro i giganti ma il suo sguardo è poesia.

E come disse Albert Camus:

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Non cambiare Greta…

Fonte: Frecce in Versi di Olmo Vallisnera


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