venerdì 21 settembre 2018

Le figlie della libellula

Further developments in the Hambach Forest

L'immagine può contenere: albero, pianta e spazio all'aperto

Morto attivista ad Hambach

Il volto feroce del capitalismo ha provocato la prima vittima ad Hambach.

E' morto il giornalista attivista freelance caduto da un albero, da un'altezza di 20 metri, mentre filmava la distruzione delle case. Dopo la morte del giornalista, gli ecologisti e i militanti chiedono l'immediata paralisi delle operazioni di polizia che intendono sfrattare la foresta di Hambach. Al momento c'è una veglia alla stazione di Aquisgrana.

(fonte: Revolución Real Ya)



Le figlie della libellula
Omaggio alla foresta di Hambach

Viviamo in un mondo sbagliato, lo sappiamo. Non c’è bisogno che qualcuno ci dica di osservare, il disastro ci sommerge ogni giorno. Nella foresta di Hambach, ad esempio, i compagni e le compagne stanno lottando “Senza senso”, perchè andare contro i leviatani della distruzione, dell’energia, non si può vincere. Ma lottano lo stesso. Sono folli? Si lo sono. Sono individui liberi, non possono farne a meno. La loro follia si chiama libertà. Libertà per tutt*. Le loro metodologie sono antiche. Si chiamano “mordi e fuggi” come facevano i partigiani e le partigiane. Sono partigian* dell’oggi. E allora cosa vogliamo fare? Dare solidarietà ai partigian* o ai fascisti dell’economia, della sostenibilità, della menzogna? E Hambach è solo un esempio, le lotte di liberazione degli animali e della terra sono a centinaia nel mondo. Tutte avranno lo stesso risultato, nel lungo periodo, la sconfitta, la caduta. E cosa è la sconfitta, la caduta? Se non una maniera per rialzarsi e continuare a correre contro i mulini a vento della violenza, della repressione, della segregazione. Non ci sono ricette per migliorare questo mondo, le grandi associazioni animaliste e ambientaliste fanno gli accordi con i mostri che tritano tutto, per ricevere un piatto freddo di lenticchie e intanto, i loro piccoli passi aumentano le motoseghe in tutto il mondo. Quindi? Questo fermerà i rivoltosi sul pianeta? No, non si sono fermati in passato e certo non si fermeranno oggi. Il mondo sta crollando, ne siamo consapevoli, almeno non sorridiamo a quelli che del disastro sono responsabili. Crolliamo con il pugno alzato. E’ il minimo che possiamo fare. E’ un piccolo gesto di fratellanza e sorellanza nei confronti di chi ci ha preceduto nella lotta.

Luigi Galleani disse:

“L’anarchico non guarda al successo, alla vittoria, alla competizione, non li riguardano. Lotta, perchè è giusto. E in qualsiasi lotta la perdita fa parte della vita. Non cambia idea perchè perde e tantomeno rinuncia alla lotta sucessiva. Il Sistema si autoalimenta per il popolo che non lotta, non perchè è invincibile. Il lavoro dell’anarchico è instillare nel popolo la rivolta, non a segmenti ma continua. Come un onda che si ritira e poi torna. Mi chiedete se vinceremo? Mi fate la domanda sbagliata!. Chiedetemi se lotteremo e io vi risponderò di si.”.

La terra è una discarica a cielo aperto e la distruzione non sta avvenendo, al ritmo della modernità, è già presente, da un secolo. Dipende cosa un* vuole fare della propria lotta o vita, che in alcuni casi è la stessa cosa. Sono pessimista? Si, certo. Lotto da pessimista, ma non potrei farne a meno, cosi come respiro, non potrei farne a meno. Louise Michel, quando era sulle barricate francesi, le chiesero di scendere e scappare, per salvarsi dalle cannonate, e lei rispose:

“Come posso smettere di respirare”.

E’ importante sapere perchè i resistenti di Hambach sono sugli alberi. Perchè non usano altri metodi di lotta. In qualche modo sono tutti figli e figlie della “Libellula”.

In quanti modi vengono chiamati i ragazzi di questa società malata, una società che attivamente spinge con brutalità ogni essere vivente costringendolo a vivere in una cella costruita su misura del corpo? In quanti modi vengono chiamate le ragazze di questo mondo che costringe alla sofferenza e alla servitù ogni granello di ribellione? In quanti modi vengono chiamati i ragazzi che estranei alla guerra tra i giganti della devastazione corrono veloci come il lampo in foreste impenetrabili? In quanti modi vengono chiamate le ragazze nate in un’epoca buia come la notte senza luna, etichettate come inutili sognatrici senza idee? Un sistema questo che vi chiama sempre allo stesso modo: terroristi, finte ecologiste, devastatori, delinquenti, immature, fannulloni, pericolose sovversive, stupidi. Basta riflettere un solo istante, liberi da costrizioni dogmatiche, liberi dall’influenza dei mezzi informativi chini al potere, liberi da educazioni familiari che legano al posto di tranciare, liberi come il vento, per capire che i terroristi sono coloro che terrorizzano con le bombe a grappolo, con i fucili, con i panzer, che i finti ecologisti sono coloro che inventando il copyright del green e del compatibile-sostenibile moltiplicano in complicità la macchina distruttrice, per capire che i devastatori sono coloro che inceneriscono le foreste, bucano le montagne, bruciano gli altri animali, per capire che i delinquenti sono coloro che siedono sorridenti sui troni costruiti dai carnefici, per capire che gli immaturi sono coloro che ancora convinti credono sia giusto vivere in un mondo fradicio di diseguaglianze, democratico e competitivo, per capire che i fannulloni sono quelli che respirano odio e ignoranza su piedistalli di cristallo lerci di menzogna, per capire che i pericolosi sovversivi sono coloro che con la violenza e la forza sovvertono il delicato equilibrio della terra, per capire che gli “stupidi” sono coloro che ancora credono alle verità della televisione.

In Canada due ragazze di 20 anni sono salite su un albero di 40 metri per salutare ancora una volta una piccola donna, una meravigliosa combattente morta nel 1997, Judi Bari, la prima donna a salire nel 1979 su una sequoia, a 50 metri, con una sola corda di canapa. Dopo di lei furono centinaia le ragazze a salire su alberi vertiginosi per salvare le foreste, una fra tutte Julia Hill, la leggendaria “farfalla”, che rimase 2 anni su una sequoia di 60 metri per impedirne l’abbattimento dal dicembre del 97, poco dopo la morte di Judi Bari, fino al dicembre del 99. La piccola Judi non è mai stata dimenticata. Judi “la libellula” (come venne soprannominata dal fronte di liberazione della terra) nonostante le intimidazioni continue, le minacce alla sua persona e all’attentato subito nel 1990 quando saltò per aria assieme al suo amico e attivista Darryl Cherney (le misero una bomba sotto il sedile della macchina in una calda mattina di maggio per fermarli nel loro attivismo radicale, salvi per un pelo rimasero feriti gravemente) non ha mai smesso di arrampicarsi fino al 1997 quando una terribile malattia le impedì di librarsi ancora. 40 anni di corde, di moschettoni, di determinazione nel salire alberi per salvarli. Come stanno facendo oggi, i fratelli e le sorelle di Hambach. La libellula si libra ancora.

In quanti modi vengono chiamati i ragazz* che lottano per la difesa della terra, degli altri animali e degli umani, in tanti modi, non ce nè uno corrispondente alla verità. Io non vi chiamo, vi saluto, e solidale e complice nei confronti di ogni lotta per la libertà, dico semplicemente:

Grazie Ragazz*

E ringrazio anche chi si sta attivando per Hambach tramite canali di informazione indipendente sparsi nel mondo. In Italia esiste “Earth Riot”, un canale indipendente che ogni giorno da informazioni precise e veritiere, lontani anni luce dall’informazione pilotata dalle grandi emittenti televisive e giornalistiche, si prodigano per sensibilizzare e far comprendere che cosa significa la lotta di Hambach. Ormai uno degli ultimi avamposti resistenti in europa.

E infine ringrazio la Libellula, che in quel lontano 1979, in una mattina gelida di novembre, da sola, cambiò per sempre la lotta ecologista. Nessuno ti ha dimenticato, nessuna, salendo a 30 metri, può dire di non amarti.

“Non si può seriamente occuparsi della distruzione della terra selvaggia senza rivolgersi, con determinazione e lotta, alla società che la distrugge” Judi Bari

Vola Libellula, vola ancora…




Winter & Jazzy – Il punto sui/sulle detenut* di Hambach

Probabilmente pensano di aver vinto, ma non possono vincere perché hanno bisogno della foresta quanto noi.
Non puoi vincere questa lotta perché ci sono così tante persone là fuori.
Non capisce che non stiamo combattendo per noi stessi, ma per tutti noi.

Parole che stanno facendo il giro del mondo, per qualche giorno censurate dalle autorità tedesche e rimosse dalla rete, come vorrebbe la più fedele tradizione fascista.
Un estratto del discorso tenuto da Winter, circondat* dalla polizia, a pochi istanti dal momento in cui è stat* sradicat* dall’albero che stava difendendo.
Domenica 16 settembre Winter e Jazzy, due comagn* anarchic*, sono stat* arrestat* dopo diverse ore di resistenza, incatent* in una della case sull’albero nell’area del villaggio Nord, uno dei primi ad essere attaccati dalla polizia nel corso delle operazioni di sgombero della foresta di Hambach.
I/le due attivist* il cui arresto porta a 5 il numero degli/delle hambacher attualmente in stato di reclusione, oltre ad UPIII in carcere dallo scorso marzo, sono stat* rinchius* nella prigione di Aquisgrana senza potersi relazionare con l’esterno e con i propri avvocati per i primi tre giorni di prigionia.
Winter e Jazzy al momento rischiano una condannat* a 6 mesi di carcere per resistenza all’arresto, ma pare che le autorità tedesche vogliano appesantire la pena sventolando una sentenza del tribunale regionale dell’alta corte di Stoccarda per cui è prevista la reclusione dei/delle resistenti che presidiano un’area “in attesa di una imminente operazione di polizia”.
Nella sua dichiarazione Winter, che come Jazzy non ha fornito alla polizia i propri dati personali, ha chiesto a solidali e vicini ai/alle detenuti di non presentarsi al processo, per tutelare le identità di chi lotta per la difesa di Hambach e la liberazione della Terra.
Questa è la situazione degli/delle attivist* trattenut* in carcere, ma dall’inizio delle operazioni di sgombero ad oggi decine di persone sono entrate ed uscite dalle prigioni di Aquisgrana e Colonia.
Anche giovedì 19 settembre, nonostante la tragica scomparsa del giornalista deceduto mente documentava la devastazione del villaggio di Beechtown, le autorità non hanno lesinato ad arrestare persone durante lo svolgimento delle veglie che sono andate avanti fino a tarda notte in diverse città tedesche.

· 21h



23:31 We go out for today. We don't really know what to say about this tragic day at the moment. We need to get some rest and calm down a bit. Take care of each other! #HambiBleibt #HambacherForest #HambacherForst



A final tweet 23:35 The #HambiBleibt legal team confirmed that more than 10 people are still detained. #HambacherForest #HambacherForst Info by @HambiChaos
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Un doveroso accenno va poi fatto ai collaborazionisti di turno.
Quelle associazioni ambientaliste, Greenpeace in testa, che in questi anni si è recata nella foresta col conta gocce non più del tempo necessario per scattare una foto con la presenza del proverbiale striscione, che nei giorni scorsi non hanno esitato a sedersi al tavolo a dialogare con la multinazionale energetica RWE, per raggiungere un accordo che non tiene conto della lotta e dei fatti in corso.

Fonte: abcrhineland (contatto diretto per reperire info su detenuti)

Fonte: Earth Riot

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