martedì 19 febbraio 2019

Pacifismo o passivismo? Steve Best - Liberazione totale, la rivoluzione del 21° secolo

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Forse i gatti sono qui per insegnarci questo: a vivere l’attimo in modo così completo, con un totale coinvolgimento, che lo faccia durare in eterno.
Jeffrey Moussaieff Masson


Pacifismo o passivismo? 
Steve Best - Liberazione totale, la rivoluzione del 21° secolo

La non-violenza è un’ideologia dominante tra i movimenti sociali contemporanei, ma forse nessuno ha mai usato la non violenza quanto le comunità vegan e per i diritti animali. […] Il presupposto è che non si possa raggiungere l’obiettivo di un mondo di pace senza mezzi pacifici, discorso inevitabilmente legato ai cliché come “violenza porta sempre violenza”, “occhio per occhio rende cieco il mondo intero” e “i fini non giustificano i mezzi”. Ognuno di questi cliché è incorniciato in una verità eterna e universale e i controesempi non vengono mai considerati per la sola ragione che esistono sconcertanti confutazioni a queste affermazioni raffazzonate.

Con questo il pacifismo diventa davvero, letteralmente, “passivismo”, una forma degenerata e indebolita del pacifismo la quale rimpiazza il coraggio con la paura e la presenza pubblica con il ritiro a vita privata. Il passivismo evita proteste di massa e la disobbedienza civile per evitare l’ostilità dell’opinione pubblica. Sostituire le proteste con “l’educazione” frammenta le folle in individui isolati, fugge dalla strada nelle case e abbandona gli spazi e i luoghi reali della città per rinchiudersi nel cyberspazio e in internet.

Così come i pacifisti vegan hanno alterato il termine e il movimento abolizionista nel suo significato si sono anche appropriati del concetto e della storia dell’azione diretta. Sebbene “l’azione diretta” rimandi a scontri di strada potenzialmente pericolosi, alla disobbedienza civile e all'opposizione agli oppressori, i pacifisti vegan hanno opportunisticamente ridefinito il concetto per indicare le scelte etiche individuali e il comportamento del consumatore basato sul boicottaggio dei “prodotti di origine animale”.

La “resistenza” dei passivisti vegan si manifesta in azioni politiche quali postare commenti e “mi piace” su facebook, scambiarsi ricette, cucinare torte per gli eventi, attrarre i neofiti attraverso i blog e aggressioni settarie ad altri vegani. Nel trasferire il focus dalle industrie e dai governi ai consumatori, da istituzioni ingiuste a false consapevolezze, il passivismo elude le critiche alle strutture di potere istituzionale e si concentra sui singoli consumatori la cui “domanda” – erroneamente separata dalla manipolazione dell’offerta” - viene individuata come la radice del problema.

Questo approccio scagiona le istituzioni capitaliste, i governi, le industrie di sfruttamento animale dal commettere crimini morali di primo ordine, come la macellazione di miliardi di innocenti, marketing ingannevole, condizioni sempre più degradanti della salute umana, distruzione di ecosistemi di ogni tipo. Nega la logica strutturale del capitale, ignora che l’offerta stimola la domanda e vanifica l’importanza di puntare alle industrie e allo Stato, anziché puntare solo sull'obiettivo amorfo di cambiare il comportamento del consumatore attraverso “l’educazione”. Perciò, secondo questo modello liberale, la “soluzione” non è il cambiamento istituzionale, la rivoluzione, bensì l’educazione del consumatore e il veganismo.

Non possiamo non notare la forte contraddizione di questi movimenti che citano Gandhi e King, ma al contempo non seguono mai i loro insegnamenti nella pratica, in quanto in realtà la disobbedienza civile non appartiene al loro lessico e alle loro strategie, come non appartiene loro la liberazione animale e la distruzione della proprietà, condannati come atti “violenti” e “terroristici”, termini non a caso presi in prestito direttamente dall'apparato industriale – statale e di sicurezza.



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"Il valore di una vita senziente non si misura nella sua utilità per gli altri, ma nel suo immenso, insostituibile valore dell'essere la vita che è" (Joanna Lucas)
La santificazione del Bene e del Divino è la negazione del sangue versato e dell'assassino commesso in suo nome
Non si celebra la Vita attraverso la Morte. La Morte è blasfemo insulto della Vita e negazione di ogni Rinascita.
Namastè.

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