sabato 21 settembre 2019

Sciopero globale per il clima: piazze di tutto il mondo gremite per il Global climate strike

Global climate strike

Non preghiamo per le devastazioni delle foreste, per lo scioglimento dei ghiacci, per il riscaldamento globale, per gli sconvolgimenti climatici, per le estinazioni di intere specie animali. Se il Pianeta agonizza, noi siamo i soli ed unici responsabili.

Sciopero globale per il clima: piazze di tutto il mondo gremite per il Global climate strike

Oggi è ufficialmente iniziato il Global climate strike, il secondo sciopero mondiale frutto del movimento Fridays For Future.

Una mobilitazione globale che per tutta la settimana vedrà coinvolte migliaia di persone in 150 Paesi nel mondo con scioperi, manifestazioni, iniziative ed eventi a sostegno dell’ambiente e contro i cambiamenti climatici.

Greta Thunberg guiderà le manifestazioni a New York, dove sono attesi oltre un milione di partecipanti, mentre già migliaia di persone sono già scese in piazza in Australia, India, Indonesia e Thailandia. Tra i manifestanti tantissimi studenti, giovani e giovanissimi che hannoa cuore il loro futuro e vogliono lottare per difenderlo.


Hundreds of thousands of protesters across the Asia Pacific have kicked off the start of a worldwide #ClimateStrike to call on their gov’ts to take urgent steps to tackle the climate crisis https://aje.io/8m8tf



“Foto incredibili dalla manifestazione in Australia per il #climatestrike. E’ ancora notte a New York, quindi per favore condividete quante più foto potete dei cortei che si muovono dall’Asia all’Europa e l’Africa”, ha scritto la giovane attivista svedese su Twitter.



Greta Thunberg
✔@GretaThunberg




Incredible pictures as Australia’s gathering for the #climatestrike
This is the huge crowd building up in Sydney.
Australia is setting the standard!
Its bedtime in New York...so please share as many pictures as you can as the strikes move across Asia to Europe and Africa!



Secondo le stime in Australia sono 300mila i manifestanti che stanno partecipando ai cortei, ma il numero è destinato a crescere di molto poiché considera solo sette delle 110 città in cui si sta svolgendo la mobilitazione.

I manifestanti chiedono ai governi e alle organizzazioni internazionali che l’ambiente venga messo al primo posto e che si adottino al più presto misure efficaci per rimediare agli effetti disastrosi del riscaldamento globale.

Le prime cose da fare secondo il movimento sono smettere di investire in combustibili fossili e iniziare a tutelare le foreste, come spiega la stessa Greta insieme al giornalista George Monbiot in un cortometraggio pubblicato ieri.




Tra i 150 Paesi che parteciperanno oggi al Global climate strike anche Giappone, Turchia, Filippine e Birmania.





Oltre ai cortei, la settimana di mobilitazione prevede numerosi eventi e iniziative: sit-in, concerti e assemblee saranno organizzati in oltre 2000 città nel mondo. A questo link la mappa con tutti gli appuntamenti previsti durante questi sette giorni dedicati al clima.

Chi non potrà partecipare agli eventi potrà aderire aggiungendo uno stickers alla propria immagine profilo sui Social Network, aggiungendo un banner al proprio sito e condividendo l’hashtag #ClimateStrike. Tutto il materiale è disponibile sul sito ufficiale a questo link.

Una mobilitazione enorme che terminerà il 27 settembre con una nuova manifestazione mondiale durante la quale anche gli italiani scenderanno in piazza.

Lo stesso giorno, Greta chiuderà il Global Climate Strike in Canada.

Fonte: GreenMe

allevamento intensivo

Allevamenti intensivi: ecco le 5 conseguenze più terribili per noi e per il pianeta

Ogni giorno vengono pubblicate nuove ricerche che dimostrano quanto gli allevamenti intensivi siano nocivi per il nostro pianeta, per gli animali e per la nostra salute.

Qui riportiamo cinque tra i macro dati recenti che descrivono nel modo più evidente l’entità del problema a livello globale e che dovrebbero portare a una seria riflessione sul consumo di carne, latte e uova da parte di tutti.
La quantità di cibo destinata agli animali


Le stime sulla superficie totale dei terreni agricoli usati per l’allevamento (pascolo e coltivazioni destinate al mangime) variano. Alcuni studi hanno calcolato che globalmente si parla di 2,5 miliardi di ettari, ovvero circa la metà di tutta la superficie agricola del mondo. Una ricerca precedente parla addirittura del 75%.

È giusto ricordare questo range quando qualcuno dice che per vivere di soli vegetali si userebbe molto più suolo di quello consumato per produrre carne, latte e uova. Soprattutto se si considera che in una dieta che includa anche questi alimenti, il loro apporto di calorie è solo del 18% e quello di proteine del 37%.

Per non parlare del cibo in più che potremmo produrre per tutta quella parte della popolazione mondiale che soffre di denutrizione.
Impatto sul suolo


Al dato precedente si collega questo: secondo la Fao il 26% delle terre emerse è destinato agli allevamenti, ai campi per produrre mangimi e agli impianti di trasformazione e confezionamento. Stiamo parlando di un quarto della superficie del pianeta non ricoperto dalle acque, pari all’estensione di Europa e Africa messe insieme.

Questo dato è odierno ed è già allarmante, ma lo è ancora di più se si considerano la crescita della domanda di carne e l’aumento della popolazione mondiale. Quanta altra terra siamo disposti a consumare per i prodotti di origine animale?
Animali in allevamento vs animali selvatici


Nel 2018 è stata pubblicata una ricerca aggiornata sulla biomassa del pianeta. Tra gli altri dati ne emerge uno davvero impressionante: quando si parla di mammiferi, il 60% di tutti quelli esistenti sono rappresentati da suini e bovini, il 36% da esseri umani e solo il 4% da animali selvatici. Anche quando si tratta di uccelli i dati sulla biomassa sono scioccanti: il 70% di tutti quelli presenti sul pianeta è rappresentato dal pollame allevato e solo il 30% da animali selvatici.

La distruzione degli habitat per ricavare pascoli o campi coltivati per il mangime sono tra le principali cause della riduzione della fauna originaria. Quanto siamo disposti a a far sì che la nostra alimentazione contribuisca alla sesta estinzione di massa sulla Terra?
Impatto sull’antibiotico resistenza


Il problema della resistenza ai farmaci è stato da tempo segnalato dalla medicina. Più vengono usati, più gli agenti patogeni si evolvono per resistergli, più diventa difficile per i ricercatori crearne di efficaci. Sono state lanciate molte campagne di comunicazione per limitare l’uso degli antibiotici, ma il problema è che la maggior parte viene utilizzata negli allevamenti intensivi.

Solo in Italia parliamo del 70% sul totale venduto. E proprio dagli animali si trasmettono agli umani molti dei virus letali che hanno riempito le pagine di cronaca degli ultimi anni. L’antibiotico resistenza è diventata una vera e propria priorità di sanità pubblica a livello mondiale.
Impatto sulle emissioni


Mettiamo per ultimo questo dato solo perché grazie anche all’attenzione sul tema dopo lo Sciopero Mondiale per il Futuro, tutti sappiamo di essere vicini a un punto di non ritorno rispetto al riscaldamento globale e alle conseguenze che ne deriverebbero.

Anche in questo caso la principale causa è la produzione di gas serra generata dalle attività umane, su cui la produzione di carne, latte e uova incide pesantemente. La Fao ha infatti stimato che il 18% delle emissioni è costituito dai gas derivanti dagli allevamenti intensivi, superando persino il settore dei trasporti (13,5%).
Una lista infinita

Quelli elencati sono solo una breve lista dei fenomeni più preoccupanti.

A quale ultima conseguenza può portare l’effetto combinato di tutti questi processi? Siamo ancora in tempo per non doverlo scoprire mai, la soluzione è alla portata di ognuno di noi.



Nessun commento: