domenica 26 giugno 2022

ERASMO DA ROTTERDAM. GLI UOMINI LA GUERRA GLI ANIMALI



La vera salute è la sintesi dell’armonia

tra la mente, serena, aperta alla conoscenza,

il corpo, attivo, libero da tossine

e lo spirito proteso verso il divino

Franco Libero Manco



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ERASMO DA ROTTERDAM.
GLI UOMINI LA GUERRA GLI ANIMALI


da Bailador redatto e diffuso da Paolo Ricci

Quale fu dunque questo malfatto? Ebbene non ebbero scrupolo a divorare i cadaveri degli animali, di lacerarne a morsi la carne esanime, di berne il sangue, di suggerirne gli umori, e di seppellirsi viscere nelle viscere, come dice Ovidio. L’atto apparve sì disumano alle nature più mansuete, ma s’impose grazie al bisogno e alla convenienza. (Anche in mezzo ai piaceri e ai godimenti l’evocazione del cadavere cominciò a incontrar gradimento. Ti seppelliscono la carne sotto una crosta, te la aromatizzano con spezie, te la decorano con un epitaffio: “Qui giace un cinghiale”, “qui è sepolto un orso”. Che cadaverici piaceri!). Si arrivò anche più in là. Dagli animali feroci si passò alle bestie innocue. Si cominciò dappertutto a infierire sulle pecore, animali senza frode né inganno. Sulla lepre, colpevole soltanto di essere saporita. Non si risparmiò il bue domestico, che aveva lungamente nutrito col suo lavoro l’ingrata famiglia; non ci si astenne da nessuna razza di uccello né di pesce; e la tirannide della gola arrivò al punto che nessun animale fu più in grado di sottrarsi alla caccia spietata dell’uomo, dovunque si mettesse al riparo. Un altro effetto ebbe la consuetudine: consentì di usare crudeltà contro ogni specie vivente, senza percepirla come tale purché ci si astenesse dal colpire l’uomo. Ma succede con il vizio come col mare: si può forse impedirgli di rompere, ma porgli un argine una volta che ha rotto non è in potere di nessuno. L’uno come l’altro, una volta dentro, non sottostà alla nostra volontà, ma è portato avanti dalla sua forza d’urto. Il tirocinio che abbiamo descritto fu un addestramento all’omicidio; fatto l’addestramento, fu un addestramento all’omicidio: fatto l’addestramento uno scatto d’ira indusse l’uomo a colpire il suo simile con un bastone, con un sasso, con un pugno (giacché ancora non si disponeva, suppongo di altre armi). E a forza di sterminare animali, s’era capito che anche sopprimere l’uomo non richiedeva un grande sforzo. Pitagora, quel gran savio, aveva senza dubbio previsto questo esito, quando con un espediente filosofico cercava di distogliere la moltitudine ignorante dall’uccidere animali. Egli intuiva che l’uomo abituato a versare, senza minima provocazione, il sangue d’una bestia innocua, non avrebbe esitato, in balia della collera e sotto lo stimolo della provocazione, a sopprimere il suo simile. Ancora un passo, e siamo alla guerra. Che cos’è la guerra? Un omicidio collettivo, di un gruppo; una forma di brigantaggio tanto più infame quanto più estesa. Ma questo genere di riflessioni muove a riso e a scherno di stolidi personaggi che stanno oggi al vertice: son farneticamenti da maestri di scuola, sentenziano, sentendosi al livello di Dio (e non sono neanche a livello d’uomo, se non perché hanno una faccia).

Oggi a Pisa il sole era rovente e l’aria afosa. Questo è il risultato di 2 ore di manifestazione. Non è un problema se mi sono scottata, o se forse mi sentirò male. Con una crema apposita alla calendula e un po’ di riposo passa tutto. Ma non posso fare altro che pensare cosa vivono e sentono sul proprio manto ogni giorno quei cavalli, sotto il sole a trainare le carrozze, mentre chi paga per farsi portare in giro è riparato da un ombrellone.
Provo a immaginare cosa possa significare avere il corpo invaso da briglie, sentirsi legati e con la vista limitata, con la bocca bloccata da un morso di ferro, con altri ferri inchiodati agli zoccoli che entrano in contatto con l’asfalto bollente.
Una tortura medievale, se venisse così conciato un essere umano.
In natura i cavalli vivono in branco. Percorrono le distanze che vogliono percorrere e decidono autonomamente cosa fare, se mangiare o bere, se riposare o interagire fra di loro. Sono creature intelligenti, sensibili, con un universo interiore di vitale dolcezza.
Mi rammarica sapere che i loro meravigliosi corpi siano ridotti a mezzi di trasporto, a durare fatica.
Mi rattrista sapere che ci siano persone così poco sensibili da vedere nella loro esistenza un motivo di lucro.
Mi sconforta assistere a scene di turisti egoisti che mettono il proprio corpo letteralmente sulla povera schiena del cavallo di turno, dando manforte alla loro subordinazione.
Mi fa rabbrividire che tutto questo sia ancora legale, permesso dalle istituzioni, perché ai miei occhi non è nient’altro che SCHIAVITÙ.
Perdonateci cavalli.
Perdonate le nostre anime dannate e devote al potere e ai soldi. Perdonateci per essere stati la peggiore specie con la quale potevate coesistere su questo pianeta.
Come ho detto oggi al megafono, non vi meritiamo. Non meritiamo di essere circondati da meraviglie come voi, perché ciascuna forma di vita ha ben presto subito violenza, imposizioni, morte.
Nella drammaticità di realizzare di quanto male siamo capaci, uno spiraglio di luce mi fa andare avanti in questo tunnel.
Noi esseri umani non siamo solo questo.
Non rimarremo imbrigliati per sempre nell’ingiusto stereotipo che vede la nostra specie in alto, con corona e scettro, e tutte le altre forme di vita schiacciate sotto.
Non durerà per sempre.
Libertà, per tutte le specie.

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