giovedì 27 febbraio 2025

I GRANDI E L’ASTINENZA DALLA CARNE


Il bene, il male, come possiamo riconoscerli?
Il bene è : Ama il prossimo tuo come te stesso,
non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te.
Il male è il contrario di tutto ciò e anche l’indifferenza per le disgrazie altrui.
(Margherita Hack)
By Agostino Degas



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I GRANDI E L’ASTINENZA DALLA CARNE

di Franco Libero Manco

L’importanza dell’astinenza della carne, considerata condizione imprescindibile per raggiungere le vette della spiritualità, è stata da sempre raccomandata dai grandi iniziati, mistici e santi di ogni tempo e paese. Questa regola di vita ha radici antichissime, parte dagli antichi Veda e arriva fino a noi attraverso il pensiero anche dei grandi filosofi (Pitagora, Empdocle, Talete, Teofrasto, Plutarco, Porfirio. Platone, Socrate, Ippocrate, Seneca, Orazio, Ovidio, Schopenhauer, Schweitzer, Leonardo da Vinci, Gandhi, Capitini ecc. Tale precetto viene messo in atto dall’Induismo, da Krishna, dalla tradizione Indiana, dai Brahmani, dal Buddismo, dallo Zoroastrismo, dal Taoismo, dallo Jainismo, anche da alcune frange dell’ Ebraismo, e successivamente anche dai santi Sufi dell’Islamismo, dagli antichi Egizi, dall’Orfismo, dai Misteri Eleusini, dagli Oracoli Caldei, dagli Stoici, dai Neoplatonici, da Ermete Trismegisto, da alcuni Padri della Chiesa cattolica d’Oriente e d’Occidente e quindi, sembra, anche dai primi cristiani, da molte sette spirituali e comunità religiose al tempo di Gesù, da molti Ordini monastici cristiani; lo stesso concetto viene riportato nei Vangeli apocrifi in particolare nel Vangelo Esseno della pace, nel Vangelo dei 12 apostoli, e soprattutto nelle Pergamene del Mar Morto rinvenute nel 1947 a Qumran una località dove visse la comunità degli Esseni.

Bisogna impegnarsi a coltivare la virtù, avere la forza di rinunciare a ciò che di materiale preclude lo sviluppo dei valori spirituali, dedicare più tempo alle cause giuste dando il proprio contributo per un mondo migliore, fare in modo che le nostre azioni o le nostre scelte non siano mai lesive per alcuno, cercando di non fare mai lo stesso errore; essere sempre onesti e leali disposti per primi a comportarsi nei confronti degli altri (compresi gli animali), come vorremmo che gli altri si comportassero con noi: solo in questo modo si espande la nostra coscienza, si amplia la nostra sfera morale, la sensibilità del nostro cuore, il senso della vera giustizia.

Occorre che ognuno impari ad essere artefice del proprio destino senza delegare ad altri la gestione della propria salute fisica, mentale, morale e spirituale. Occorre essere consapevoli che in ognuno vi sono gli strumenti necessari a guarire se stessi: nessuno come noi stessi conosce le vere cause che hanno determinato il nostro essere e la nostra malattia. Occorre essere liberi dentro ma soprattutto imparare a valorizzare la differenza formale delle cose, osservare il piccolo, il minuto, stupirsi della bellezza di un fiore, la perfezione di ogni essere vivente: questo è il modo più semplice e più efficace per sviluppare la sensibilità del cuore, il senso della condivisione, della compassione: le sole vere armi per rendere l’uomo più sensibile e giusto e quindi capace di acquisire una coscienza universalista che ci consente di porre le basi per un mondo di armonia. di pace, benessere e mettere in atto gli insegnamenti dei Grandi cui noi siamo gli eredi.

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A COLORO CHE VOGLIONO CONOSCERE GLI ASPETTI INNOVATIVI E RIVOLUZIONARI DELLA NUOVA VISIONE UNIVERSALISTA

(VEGAN, ANIMALISTA, AMBIENTALISTA, PACIFISTA) CONSIGLIO LA LETTURA DI QUESTO MIO ULTIMO TESTO “UNIVERSALISMO, SOLO FUTURO POSSIBHILE”

CHE SARA’ PRESENTATO IN SEDE AVA DOMENICA 9 MARZO, CON IL PROGRAMMA CHE INVIERO’ LA PROSSIMA SETTIMANA.

Penso che una delle ragioni per cui ammiriamo i gatti sia la loro abilità nel dimostrarsi superiori… Sembrano sempre avere successo, non importa che cosa stiano facendo – o fingendo di fare. Raramente vedrai un gatto sconfitto. E noi segretamente li ammiriamo.
☆~Barbara Webster~☆
Felines

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