domenica 10 agosto 2008

Estate in città nuovo racconto di Stefano Benni.


Nella foto: "Ahò co sto caldo, ce mancavano puro le ali". da ( http://blabla-sonia.blogspot.com/ ).
Oggi inizia un nuovo spassosissimo racconto di Stefano Benni, in due puntate, buon divertimento.
Estate in città di Stefano Benni prima parte.
Caldo, negozi chiusi, smog, non sono i peggiori nemici dell'estate in città. Sono in agguato insidie da cui non è facile difendersi. Eccone un elenco.
Il tossicopolare. Essere che ha sviluppato una dipendenza all'aria condizionata, tale da temere che un solo istante di esposizione al caldo possa incenerirlo. Obbliga i suoi colleghi di uffcio a vivere sottozero e indossare cappotti. Dopo il lavoro balza dentro la sua auto, riconoscibile dai ghiaccioli sul volante. Appena dentro casa, accende una bufera di climatizzatori che schianterebbe un esquimese. Non va al ristorante se non è sicuro di potersi sedere vicino al getto d'aria fredda, mangia solo mozzarella appena uscita dal freezer tagliandola col piccone. A volte lo si può trovare raggomitilato dentro il cassone dei gelati. Di notte costringe la moglie a dormire nel sacco a pelo sotto un cannone che spara neve artificiale. Si è liberato delle zanzare ma talvolta nel sonno viene morsicato da un tricheco. Il suo motto preferito è: "Che estate di merda, ci sono quaranta gradi e io ho sempre il raffreddore".
Il lavatore d'auto. Uomo in mutande che, in mezzo alla strada, ogni notte, lava la sua macchina in una pozza di schiuma e detersivo larga anche duecento metri. Inutile fargli notare che l'auto è più che pulita. Vi sorriderà tristemente e tornerà alla sua ossessione. Se volete farlo felice vomitategli sul parabrezza.
Il calabrone della notte. Alle tre di notte, quando dopo molti tantativi siete riusciti a prendere sonno, sotto la vostra finestra passa questo essere maligno, a bordo di un veicolo che emette un rumore senza paragoni nella scala cacofonica universale. E' qualcosa che sta tra una sega elettrica, una zanzara gigante e la colica di una formula uno. Il rumore inizia da chilometri di distanza e si spegne all'alba. Nessuno è mai riuscito a vedere chi sia il terribile calabrone della notte. Si favoleggia di un vecchietto su un minuscolo motorino. Blocchi stradali e agguati non hanno dato esito.
La sfilata. D'estate, la città è invasa da sciami di manifestazioni. Sui viali c'è la maratonina, sul lungomare il Festivalbar, nel chiostro cinquecentesco un dibattito sul premio Strega, durante il quale anche i sarcofaghi sbadigliano. Ma la peggior disgrazia è scoprire che la vostra passeggiata è bloccata da una sfilata. Modelle beccheggianti e ramboidi in bermuda hanno occupato la piazza davanti a un parterre di Vip rintronati. Non avvicinatevi, o dovrete subire il selvaggio assalto dei Dolci e dei Gabbani, molto più invadenti di un vù cumprà. Non contenti di aver invaso gli studi televisivi, sfilano in stazioni, scalinate, darsene, morgue, spacciando la ripetitività per scuola, le zip aperte per trasgressione, il griffaggio di profumi e accendini per creatività. Nessun angolo della città sfugge a questi ambulanti miliardari, telepresentati dal Pippone e dalla Pippona di turno in un ininterrotto spot ossequioso. Sono parate militari del banale elevato a potenza, scopiazzature di quadri e costumi antichi, versioni impellicciate e pralinate della sagra paesana e della processione del Santo, senza il miracolo di un attimo di spontaneità, e con la carica sexy di una polleria. Anche se Naomi divora chilometri come una marciatrice russa, e gli stilisti spendono miliardi di pubblicità e organizzano feste lussuose per trovare nuovi complici, il magazzino delle idee è vuoto. Se passate vicino a una sfilata, sfilate via.
Fine prima parte.
Pillola del giorno: La creazione
Dio disse:"Mò che ho fatto Cielo e Terra,
domani attacco luce e firmamento,
mercoledi fo er mare, doppo invento
farfalle e fiori pè la primavera.
Pè giovedi fo er sole, verso sera
fo li pianeti, er foco, l'acqua, er vento,
cosi se venerdi nun vado lento,
faccio sabato ingrese e bonasera!".
Fini defatti er sabbato abbonora.
"Mò" disse "vojo vedè chi protesta
dicenno che er signore nun lavora...
Ho sfacchinato quarant'ore... basta!
Domani ch'è domenica fo festa...
E prima de fà Adamo fo la Pasta!".
Aldo Fabrizi.

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