mercoledì 30 dicembre 2009

Il matriarcato e internet.

In alto: Immagine tratta dal blog http://morriganfury.splinder.com/


Un cinghiale si scontrò con un guidatore di Suv che andava a centocinquanta. L'animale ebbe la peggio. Il cinghiale invece se la cavò con una zampa rotta.
Stefano Benni (dal racconto Pane e Tempesta).





Comunicazione importante, l'amica Rosa Tiziana presenterà a Roma presso la libreria Brucalibro in via Nemorense, 39/B il giorno quattro gennaio prossimo dalle 17,30 il suo ultimo libro: I ladri di favole, Il libro, che si avvale delle belle e innocenti illustrazioni di Simona Meisser, racconta la storia di un paese, Solealto, che viene sconvolto da un evento ben più terribile di qualsiasi altro: il furto delle fiabe di tutto il mondo! Il furto, ad opera di una scaltra e sgangherata banda di ladri chiamati Gli Storti, ovvero la perdita della fantasia e dei colori che animano i sogni dei fanciulli e dunque la completezza degli equilibrati adulti del domani, sconvolge le corde private e sensibili dei bambini.
Prima_di_copertina_-_I_ladri_di_Favole_piccola

Un invito a chi si trova nella capitale a venire a conoscere di persona Tiziana, una donna che dice di sè: Imparo dagli errori degli altri...perché so di non poter vivere tanto a lungo da farli tutti io. Acquistate il libro, sarà un regalo graditissimo per i vostri ragazzi. Sarò presente anch'io per fare gli auguri di persona alle amiche che verranno, a tutte auguro un felice 2010.

Siamo giunti alla fine del vituperato, malsano e orribile 2009 ed è tempo di bilanci, dopo quattordici mesi dalla sua nascita questo blog ha raggiunto quota 62.000 visite, ma soprattutto ha raccolto oltre tremila blog Splinder di sole donne e ne pubblica periodicamente i post più interessanti (qualche blog al maschile è presente ma è un ristretto gruppo di amici...) vorrei spiegare il perchè di questa scelta, sono convinto che se il genere femminile si organizza superando invidie e reciproche incomprensioni, con l'ausilio della rete potrà modificare e sostituire il potere di noi maschi, e sarebbe salutare e conveniente anche per il nostro genere, se ci pensate, dacchè esiste il patriarcato e cioè da poco più di tremila anni questo pianeta è stato devastato da guerre uccisioni stupri e nefandezze varie perpretate dal genere maschile, basti pensare al genocidio della Santa Inquisizione (da parte di Santa Romana Chiesa...) che ha massacrato qualche milione di donne in cinque secoli (dal 1.100 D.C. al 1.600 D.C.) torturandole e depredandole dei loro saperi e dei loro beni, e nei secoli a venire la condizione delle donne non è che sia cambiata di molto, vedi i paesi mussulmani, la Cina, l'India e tutti quei paesi dove le donne sono tenute in condizioni disumane, anche nel Belpaese nonostante ci sia stata la rivoluzione del sessantotto le donne stentano ad avere un minimo di equità, anzi con l'avvento del Cavaliere le dignità delle donne viene calpestata sistematicamente in tutti i momenti della giornata, ripeto il ritorno al matriarcato sarebbe il vero toccasana per le nostre misere esistenze, perchè le donne hanno maggiore discernimento, nella gestione dell'economia domestica non hanno rivali (e l'economia di un paese, di una città, di un'intera nazione si può benissimo amministrare con gli stessi criteri di un'abitazione o di un condominio...) e soprattutto, ammettiamolo, hanno molta più materia grigia di noi maschietti, e, se ce ne fosse bisogno, un dato inconfutabile: Le donne sono più della metà del genere umano... ecco il perchè del gruppo di sole donne in rete, per il prossimo mese di febbraio stiamo organizzando una manifestazione in un piccolo centro alle porte di Roma, Faleria, dove verrà presentata ufficialmente una lista civica di sole donne ed il programma su fonti rinnovabili, bioedilizia, permacoltura, filiera corta, acqua pubblica ecc., si può partire da qui dai piccoli centri, nelle prossime settimane sarà mia cura illustrare questo percorso, già da adesso chiedo a tutte le amiche che seguono questo blog di partecipare a questo evento che durerà quindici giorni in contemporanea con il Carnevale, anche la scelta di questo periodo non è casuale, è l'unica vera festa laica del paese, allegra e ironica quanto basta..., per capire meglio questa filosofia vi invito a leggere l'articolo di una grande donna, una donna tedesca che ha dedicato la sua vita allo studio delle società matriarcali, Heide Göttner-Abendroth : liberamente tratto dal sito LIBERA UNIVERSITA' DELLE DONNE.

Definizione della società matriarcale

Daremo ora la definizione strutturale di “matriarcato”, il che significa che nessun criterio deve essere escluso perché la definizione sia valida. Presenterò i criteri della società matriarcale su tre livelli: il livello economico, il livello dei modelli sociali e il livello culturale.

A livello economico, i matriarcati sono spesso società agricole. Le tecnologie agricole che svilupparono andavano dalla semplice orticultura all’agricoltura con l’aratro (inizio dell’Età neolitica, circa nel 10.000 a.C.) fino ai grandi sistemi d’irrigazione delle prime culture urbane.

Contemporaneamente le forme sociali del matriarcato continuarono a diventare più differenziate nel corso dei millenni. La nascita del matriarcato è direttamente collegata allo sviluppo di queste nuove tecnologie.

I beni sono distribuiti secondo un sistema che corrisponde alle linee di discendenza e ai modelli di matrimonio. Questo sistema impedisce che i beni siano accumulati da una specifica persona o da un gruppo specifico. In questo modo, i principi di equità sono consapevolmente mantenuti e la società è ugualitaria e non accumulativa. Da un punto di vista politico, i matriarcati sono società di perfetta mutualità. Ogni vantaggio o svantaggio che riguarda l’acquisizione di beni è mediato da regole sociali. Per esempio nelle feste dei villaggi, i clan più abbienti sono obbligati a invitare tutti gli abitanti. Organizzano il banchetto, nel quale distribuiscono ricchezze per guadagnare onore. Perciò, a livello economico definisco i matriarcati società di reciprocità.

A livello sociale, i matriarcati sono basati sull’unione di clan estesi. La gente vive insieme in grandi clan, che sono formati secondo principi di matrilinearità; la discendenza, per esempio, è riconosciuta esclusivamente in linea femminile. Il nome del clan e tutti i titoli delle posizioni sociali e politiche derivano dalla linea materna. Tale matriclan consiste come minimo di tre generazioni di donne: la madre del clan, le sue figlie, le sue nipoti e gli uomini in linea diretta di parentela con loro. Generalmente, il matriclan vive nella grande casa del clan, che alloggia dalle 10 alle 100 persone, a seconda della grandezza e dello stile architettonico. Le donne ci vivono permanentemente, perché le figlie e le nipoti, quando si sposano, non lasciano mai la casa del clan della madre. Viene detta matrilocalità.

La cosa più importante è che le donne dispongono pienamente dei beni del clan, soprattutto per quel che riguarda le fonti di sostentamento: campi e cibo. Quest’aspetto caratteristico, unito alla matrilinearità e alla matrilocalità, garantisce alle donne una tale posizione di forza che le società vengono definite “matriarcali”. (Gli antropologi non fanno distinzione tra società solamente matrilineari e società chiaramente matriarcali. Ciò continua a produrre grande confusione.)

Questi matriclan, con le loro case del clan sul territorio del clan, sono gruppi di autosostentamento. Come si relaziona la gente di questi gruppi di autosostentamento con gli altri clan del villaggio? La relazione è l’effetto dei modelli di matrimonio, soprattutto del sistema di mutuo matrimonio tra due clan. Il mutuo matrimonio tra due clan non è un matrimonio individuale, ma comunitario che lega in matrimonio delle comunità. Ad esempio, i giovani della casa del clan A sposano le giovani della casa del clan B, e i giovani della casa del clan B sposano le giovani della casa del clan A. Questo è detto mutuo matrimonio tra due clan del villaggio matriarcale. Lo stesso avviene tra coppie fisse di altre case del clan, per esempio le case C con D, E con F. Grazie a ulteriori modelli di matrimonio, alla fine in un villaggio o in una città matriarcale tutti sono legati gli uni agli altri per nascita o per matrimonio. Per questo chiamo i matriarcati società di discendenza in linea femminile.

I giovani maschi che hanno lasciato la casa della madre dopo il matrimonio, non devono andare molto lontano. In realtà, alla sera si recano nella casa vicina, dove vivono le mogli e ritornano la mattina molto presto, all’alba. Questa forma di matrimonio, detto visiting marriage, contempla solo la notte. Significa anche che gli uomini dei matriarcati non hanno diritto di vivere nella casa delle mogli. La loro casa è la casa del clan della madre. Lì prendono parte al lavoro nei campi e negli orti e anche alle decisioni del clan. Lì sono i loro diritti e doveri.

In questo sistema di clan, un uomo matriarcale non considera suoi i bambini della moglie, dato che non condividono lo stesso nome del clan. Sono in relazione di parentela solo con la donna del clan di cui portano il nome. Tuttavia, un uomo matriarcale è in stretta relazione di parentela con i bambini di sua sorella: le sue e i suoi nipoti. La paternità biologica non è conosciuta o non ha nessuna importanza. Non è un valore sociale. Gli uomini nel matriarcato si prendono cura dei nipoti, maschi e femmine, in una sorta di paternità sociale.

Perfino il processo che porta alle decisioni politiche è organizzato secondo le linee di discendenza matriarcale. Gli uomini e le donne si radunano in assemblea nella casa del clan, dove vengono discussi gli affari domestici. Non è escluso nessun membro della casa. Dopo molte discussioni la decisione è presa sul consenso. Lo stesso succede per il villaggio: se si devono discutere questioni che riguardano l’intero villaggio, i delegati di ogni casa del clan si radunano nell’assemblea del villaggio. I delegati sono sia le donne più anziane del clan (le matriarche) o i fratelli e i figli che hanno eletto come rappresentanti del clan. Nessuna decisione che concerne il villaggio può essere presa senza il consenso di tutti i clan. Questo significa che i delegati che discutono le questioni non sono poi coloro che prendono le decisioni. Non è in questa assemblea che si fa la politica del villaggio, perché la funzione dei delegati è unicamente quella di portare dei pareri. Se nell’assemblea si vede che non c’è accordo, i delegati tornano a discutere ancora le questioni nelle rispettive case dei clan.

In questo modo, il consenso nel villaggio si raggiunge passo dopo passo.

La gente che vive in una data regione prende le decisioni nello stesso modo: i delegati di ogni villaggio si incontrano per discutere quali decisioni prendere per le loro comunità. Anche qui la funzione dei delegati è quella di ambasciatori. In tali circostanze solitamente sono gli uomini ad essere eletti nei villaggi, poiché le madri dei clan non lasciano la loro casa e i loro paesi. Al contrario di quanto asseriscono erroneamente gli etnologici, questi uomini non sono i “capi” e di fatto non decidono. Tutti i villaggi e tutte le case del clan del villaggio sono coinvolti nel processo di decisione, fino a che non si raggiunge il consenso a livello regionale. E’ per questo che dal punto di vista politico, definisco i matriarcati società egualitarie o società di consenso. I modelli politici non permettono che venga accumulato il potere politico. E’ esattamente in questo senso che sono libere dal dominio: non hanno classi di dominatori e né classi sfruttate, non conoscono per esempio la costrizione dei corpi, necessaria per affermare il dominio. Per questo chiamo i matriarcati società egualitarie basate sul consenso.

A livello culturale, queste società non sono caratterizzate da “riti di fertilità”. Questa semplificazione distorce il fatto che queste culture hanno un sistema religioso complesso. La concezione fondamentale che le popolazioni matriarcali hanno del cosmo e della vita, credenza che esprimono in molti riti, miti e tradizioni spirituali, si basa sulla fede nella rinascita. Non è l’idea astratta della trasmigrazione delle anime, come appare in epoche più recenti nell’Induismo e nel Buddismo, ma l’idea della rinascita in senso molto concreto: tutti i membri di un clan rinasceranno, da una donna del loro clan, nella casa del clan, nel loro villaggio di origine. Ogni defunto ritornerà direttamente, come bambino nello stesso clan. Le donne sono molte rispettate nelle società matriarcali perché garantiscono la rinascita; rinnovano e prolungano la vita del clan. Questa concezione sta alla base della visione matriarcale della vita. Le popolazioni matriarcali hanno adottato questo concetto dal mondo naturale in cui vivono: in natura, la crescita, la fioritura, la decadenza e il ritorno della vegetazione hanno luogo ogni anno. Le popolazioni matriarcali sono convinte che ogni pianta che avvizzisce in autunno rinasce l’estate dopo. Perciò la terra è la Grande Madre che garantisce rinascita e nutrimento a tutti gli esseri.

... Leggi tutto


Per un ulteriore approfondimento in materia di matriarcato vi invito a visionare il video di Jacopo Fo molto esauriente:



Un'altra grande donna è Miss Kappa, durante il recente terremoto in Abruzzo ha perso tutto, casa e negozio di antiquariato al centro de L'Aquila, denuncia quotidianamente i soprusi e gli abusi ai quali vengono sottoposti i cittadini colptiti da questa immane tragedia, nell'indifferenza di tutti i media:

Di spazzatura e di doni

Dando per scontato che in uno Stato nel quale si pagano le tasse è un diritto avere dei servizi, facciamo un esempio. Vi ammalate ed avete bisogno di cure. Andate, quindi, dal vostro medico di base. Se questi vi cura a dovere, immagino che non vi sentiate in obbligo di chinare il capo e ringraziare per aver fatto ciò per cui è pagato. E continuo ad immaginare che non riteniate voi stessi fortunati per aver usufruito del servizio pubblico. Se il medico, a vostro ed altrui giudizio, si è comportato male e vi ha imposto cure che non ritenete idonee al vostro stato di salute, siete nel pieno diritto di denunciarlo. Continuiamo. Se vostro figlio va a scuola, immagino che non vi sentiate così tanto riconoscenti allo Stato italiano da accettare a capo chino, come grazia piovuta dal cielo, ogni comportamento che ritenete errato da parte del corpo insegnante ed ausiliario. Mi domando se vi piacerebbe sentirvi dire " di cosa ti lamenti? pensa ai poveri bimbi africani che non hanno scuole!"Ancora: quando vedete i camion portare via la spazzatura dai cassonetti che avete contribuito a riempire,immagino non vi sentiate incondizionatamente riconoscenti ai netturbini che svolgono un lavoro che voi pagate con le vostre tasse. Potrei continuare con altri paradigmi, ma mi fermo qui, poiché immagino abbiate capito dove voglio arrivare.
... Continua

Lidia Ravera non ha bisogno di presentazioni, una donna che si è sempre battuta per i diritti delle donne, da qualche settimana cura una rubrica molto ironica sul quotidiano L'Unità:

Disparità

Sta per chiudersi un anno in cui la «par condicio» fra donne e uomini è stata applicata, praticamente, soltanto ai semafori: «L’hai voluta la parità e allora muovi il culo, troia!» (9/5/2009, Viale Trastevere, in occasione di una legittima femminile attesa del verde, a Roma si passa col giallo, la “troia” guidava una solida Volvo, l’ominide una smart). Nei restanti territori del vivere ha trionfato la disparità. Quella di sempre. Cioè meno soldi, meno potere, meno onori, più oneri, più botte, più responsabilità. Quella di moda, messa in luce dall’harem del premier. Cioè le ragazze sono il trastullo degli uomini, le donne sono ragazze scadute. È un ritorno al passato remoto, come il busto e i bigodini. Per il 2010 propongo un revival «vintage»: gonne a fiori, capelli in disordine, tette libere, allegrie incazzate. Tutte insieme, appassionatamente. Per farci rispettare.


Azzurra è un'amica appena conosciuta, ha un senso dell'umorismo molto spiccato, in questo post suggerisce il:


Manuale per la scelta accurata dell'uomo-oggetto.

Si sa, la vita sessuale di una donna è messa sempre in secondo piano rispetto a quella sovra-esaltata dell'uomo. Si parla di diverse esigenze fisiologiche, di un approccio femminile per lo più mentale, che ci esula dal considerare l'essere maschile come un pisello con dietro un piccolo ometto attaccato... Delle convinzioni altrui poco mi importa, ma se anche voi pensate che la carne è carne e, che quando scatta l'ora X e parte l'ormone, anche la donna abbia pieno diritto di dare il via alle danze, siete sulla pagina giusta. Vorrei quindi permettermi di stilare una piccola guida, in cui illustro quali sono i punti cardine per trovarsi, in maniera ingegnosa, un simpatico amico da letto, con il quale trascorrere piacevoli momenti di disimpegno, nell'attesa di trovare la persona che ci faccia perdere la testa.

Motto del post: Cerchi l'uomo giusto?? Intanto divertiti con quello sbagliato!

Avere una buona affinità sessuale con una persona non è cosa comune. L'essere considerati dei grandi amatori è molto relativo a seconda del partner cui ci si rapporta, ma ci sono, seppur rari casi, in cui la bravura e la "predisposizione all'altruismo" siano decisamente inopinabili! Stabilire un buon feeling implica complicità, disponibilità, e non di meno, attrazione fisica.


L'uomo oggetto all-inclusive :
- non contempla figure enigmatiche e congetture mentali. Non ci interessa sapere cosa ne pensa, su cosa e perchè: per l'appunto, è per noi solo uno strumento..
- deve essere pronto a soddisfare ogni tua irrefrenabile libidine..
- se della categoria "riciclato" (su consiglio del già descritto pelli revival) non hai nemmeno l'imbarazzo delle prive volte poichè, essendo già comprovato, sai bene cosa aspettarti e dove insistere per migliorare le performance.

Per scegliere un partner "oggetto" fatto su misura, è necessario considerare una serie di variabili che, dosate opportunamente, renderanno discreta e salutare la tua ora di spensieratezza.
In primis, va accuratamente scelto il soggetto con il quale sollazzarsi.

... Continua


Ancora donne dotate di un incantevole senso dell'umorismo,
Cuordiscarogna racconta il suo Natale:

Happy Christmas Geghe, Happy Christmas Sara

Prologo

E anche quest’anno, Dio nolente, è finito quel periodo mefitico in cui vige l’usanza di scambiarsi doni e gentilezze, circondati da calde e allegre luci.

A conferma del fatto che posseggo una personalità gradevole e per nulla sociopatica stavolta la vigilia è stata trascorsa a frantumarsi gli ovociti in mistica solitudine con Geghe.

Non provando più le soddisfazioni di un tempo nell’accendere un fuoco o nel trascorrere la notte in questura, la logica evoluzione del mio modus sub-vivendi quest’anno si è avvalsa di quella scomoda compagna di tanti affezionati o saltuari bevitori: la sbronza. Che poi sostituendo la B con la T è anche la sintesi della mia vita.

Corollario del Prologo

L’ultimo cane ospite di casa_1971 si è ripreso. Fin troppo. Non avendo ricevuto l’onore di un nome al suo arrivo (eravamo tutti certi della sua precoce dipartita) la scellerata attualmente è convinta di chiamarsi Vieni Qui. Ad ogni modo si è ambientata perfettamente e ha dato sfoggio di alcune patologie mentali canine che la collocano in pole position nel branco di randagi.
... Continua

Un'altra donna incantevole appena conosciuta, dalla Sardegna Simona Tilocca, racconta delle sue avventure da insegnante, professione encomiabile ma fra le più dileggiate dai nostri pseudo-politici:

Non c'è di che.

Mi corre proprio l'obbligo di ringraziare.
E' già del tempo che ne ho voglia.
Da quando un bassetto rissoso e tricotico, come spesso sono i bassetti (come aveva ragione De Andrè), ha individuato in una categoria specifica le sue personali streghe.
Sarà che non ne avevo idea, ed è per questo che ci son rimasta male, ma non avevo proprio idea che la colpa fosse nostra. Mia.
La colpa del baratro sul quale, con una sorta di romantica attrazione del vuoto, la nazione si gingilla.
Siamo stati noi. Gli statali.
Gli insegnanti.
Insomma, quindici anni a fare i conti della serva con lo stipendio, a portarti il lavoro a casa, a lavorare sui libri e i fogli fino a notte quando ti lacrimano gli occhi perchè prima hai anche un pò vissuto la tua vita, a giostrare tra adulti e adolescenti che, in un'altra vita, non avresti nemmeno considerato del tuo stesso pianeta, a cercare di vendere la cultura accolta come fosse pesce guasto rimasto sui banconi al mercato, e tu che quelle idee le avevi amate così tanto appassiontamente, e poi scopro che la colpa è mia.
Però poi cosa fai, cadi sul qualunquismo e incolpi lo Stato, Dio, il Re?
Nonnò.
Io voglio ringraziare i miei colleghi. Grazie a tutti quelli che ho incontrato, a quelli che incontrerò e a quelli che non incontrerò mai, tutti quelli che in un modo o nell'altro hanno offerto argomenti allo gnomo.
... Continua

Anche Lia Celi non ha bisogno di presentazioni, storica collaboratrice della indimenticabile e rimpianta rivista "Cuore", descrive le previsioni per il prossimo anno, uno spasso, da leggere preferibilmente in compagnia:

2010, un nano vissuto pericolosamente! Previsioni psicolabili per guardare al futuro comodamente sedati (prima parte)


GENNAIO
Paura durante il messaggio di San Silvestro del capo dello Stato: uno psicolabile si introduce nello studio di Napolitano mentre loda lo spirito civile e il coraggio del popolo italiano. «E poi il pazzo sarei io,» sghignazza lo squilibrato, mentre I corazzieri lo trascinano via. La gente guarda al balcone di Piazza San Pietro in cerca di una parola di speranza, ma ci trova solo Benedetto XVI. Come ogni anno, il pontefice affida l’Italia alla Madonna, ma la Vergine ne ha le palle piene di assistere gratis un paese di anziani rincoglioniti e litigiosi, e pretende un contratto regolare con contributi e tutto. La crisi economica è così grave che l’Epifania, invece delle feste, si porta via le calze. Ma la politica ha un’altra priorità: cambiare il clima d’odio sfociato nell’aggressione a Berlusconi con uno che sfoci nell’aggressione a Di Pietro. Pd incerto sul da farsi: porgere la mano al premier o porgergli direttamente il culo, come propone D’Alema? Cronaca, niente rimborso per i passeggeri intrappolati per ore sui treni gelati nei giorni prima di Natale: in compenso riceveranno tutti il Rimb Orso, un simpatico peluche-gadget con la faccia di Mauro Moretti, ad di Trenitalia, che ti mostra il dito medio...

Superata la pandemia di influenza suina, così denominata perché ha fatto ingrassare come porci i boss delle aziende farmaceutiche. Esteri, dopo il Nobel per la pace, Obama riceve a sorpresa quello per la fisica: «Di scienza non sa una mazza, - si legge nella motivazione – ma ha un fisico da urlo».

FEBBRAIO
Nuova ondata di gelo: fa così freddo che a Roma i trans montano le catene alle tette e in Abruzzo la terra non solo trema, ma fa anche “brrr”. Strade ancora bloccate a Milano, mancano i mezzi spargisale: qualcuno si è fregato le quattro saliere in dotazione al Comune. In mancanza di spazzaneve, per spazzare le strade la Protezione civile precetta la nazionale italiana di curling, in partenza per le Olimpiadi invernali di Vancouver. Decine i convogli ferroviari dispersi nella neve, Trenitalia attiva appositi treni San Bernardo, riconoscibili dalla botte di brandy sulla motrice. Per fortuna in politica è pieno disgelo: Berlusconi, cresciuto di dieci punti di sutura nei sondaggi, propone all’opposizione riforme condivise, preferibilmente divise da maggiordomo. Festa degli innamorati, dilagano le crisi di coppia: è l’effetto dell’iniziativa di Bersani «Regala una tessera Pd per San Valentino». Sanremo, grazie ai brani in dialetto gli italiani ritrovano le loro radici: difatti già dalla prima serata l’audience sprofonda sottoterra. Uno psicolabile con doppia cittadinanza italo-svizzera irrompe sul palco per cantare uno sgangherato inno all’Italia: agli infermieri della Neuro dichiarerà di chiamarsi Emanuele Filiberto di Savoia e di essere regolarmente iscritto alla gara canora. Carnevale di Viareggio, risate a valanga per il carro allegorico dedicato a Ignazio La Russa; imbarazzo alla scoperta che in realtà si tratta del ministro della Difesa, che assiste alla sfilata sulla sua decappottabile.

... Continua

Per finire un altro grande esponente dell'umorismo nostrano, Stefano Benni, descrive i tipici personaggi da ultimo dell'anno (dai racconti di Benni, libro spassosissimo con copertina rossa in alto a destra nel blog, da stampare e regalare agli amici..., se non lo avete già fatto correte in libreria ad acquistare l'ultima opera di questo grande autore: "Pane e Tempesta", bellissimo!):

Capodanno. Di Stefano Benni

In quanti modi, piacevoli e no, si può passare il trentun dicembre? Ecco un breve elenco di coloro che non esiterei a definire gli ardimentosi eroi del capodanno.

Il Solitario. Il Solitario, una settimana prima della notte fatidica, viene colto dalla sindrome di San Silvestro, uno strano miscuglio di spleen, misantropia e odio per le ricorrenze. Dichiara agli amici che non parteciperà a questo rito noioso e sempre uguale, e che per lui Capodanno è una notte come tutte le altre. A tutti coloro che gli chiedono "cosa fai il trentuno" risponde con omelie ed invettive.
Questo stato di orgogliosa autonomia dal clima di festa dura fino alle nove della sera fatidica. A questo punto il Solitario viene colto da pensieri tristissimi. Spia alla finestra i festosi preparativi di tutti, e i primi petardi gli feriscono il cuore come stilettate. Lascia il frugale pasto e il libro con cui aveva preventivato di passare la serata e parte in macchina, senza orologio, sperando di non pensarci più. Ma tutto gli ricorda la sua solitudine. Frotte d'auto con gente vestita da sera lo sorpassano, comitive armate di bottiglie di champagne lo salutano, botti gli esplodono intorno. Ed egli si rende conto che la città si è riempita di giganteschi orologi luminosi. alle dieci e mezza la sua tracotanza si è trasformata in una resa dolorosa, e farebbe qualsiasi cosa per brindare con un essere umano.
Davanti a lui ci sono alcune ultime, disperate soluzioni: a) telefonare agli amici appena snobbati; b) comprare una bottiglia di moscato e passare il capodanno col casellante dell'autostrada, fingendosi un camionista; c) entrare in un bar con una bottiglia di champagne e gridare "è nato mio figlio, offro da bere a tutti"; d) entrare in un ristorante, fingendo di aspettare qualcuno, poi alle undici e cinquantasei scoppiare a piangere gridando "Quella maledetta senza cuore mi ha lasciato solo, me lo aveva giurato e invece non è venuta", dopodichè sperare nella pietà dei presenti; e) telefonare a una compagna di scuola brutta e mondanissima, da lui respinta trent'anni fa e dirle che improvvisamente ha capito di amarla follemente, e che vuole correre a casa sua a dirglielo; f) andare a casa di Gazzoli, come il noiosissimo Capodanno scorso, durante il quale il Solitario aveva giurato agli amici: "Se mi vedete un'altra volta a casa di Gazzoli, sputatemi in faccia".
Tutte queste ipotesi si rivelano impraticabili. Gli amici sono già usciti, al casello c'è sciopero, nel bar si è ammessi solo su prenotazione perchè c'è un cenone di ottantasei portate con anguille al posto dei grissini. Il ristorante è guardato a vista da buttafuori che hanno già respinto decine di Solitari disperati. Al vecchio numero della compagna di scuola risponde un ristorante cinese che ripete "è tutto plenotato". Da Gazzoli c'è la segreteria con Jingle Bells. Non resta che una soluzione. Alle undici e mezzo il solitario sterza l'auto contro il guard-rail. A mezzanotte trascorrerà il Capodanno con una gamba ingessata, insieme al medico di turno e a un'infermiera sorridente, con due gocce di Chardonnay nella flebo. " E pensare che stavo andando a una bellissima festa in campagna" - dice. "Anche noi" gli rispondono dai letti vicini sette Solitari ingessati, alzando i calici.

L'ansioso. Per lui il problema del Capodanno nasce ai primi di ottobre. Da quel momento, egli comincerà a organizzare la serata, massacrando gli amici, consultando orari, prenotando ristoranti, e comprando un arsenale di fuochi artificiali. Per stare tranquillo, si farà firmare un impegno scritto dagli organizzatori di almeno sei feste, tutte a orari diversi. La settimana prima di Capodanno, l'Ansioso viene evitato come la peste. E' agitato perchè per problemi di approvvigionamento gli è saltata la festa delle tre e mezzo, e inoltre c'è un problema di neve per raggiungere una baita sul Cervino. Ma tutto si aggiusta con l'acquisto di tremila pizzette e di un gatto delle nevi. Anzi, il trentuno pomeriggio, egli riceve numerose telefonate di amici dell'ultima ora, che vengono smistati in varie feste della regione. Vestito di tutto punto e con quattro megatoni di botti nel cofano, l'Ansioso parte in macchina. Ha appuntamento alle dieci con una comitiva di amici in camper per andare a un ristorante dove si farà mezzanotte per poi andare a una festa al mare da cui alle tre si prenderà un treno speciale per andare alla festa nella baita in montagna da cui si scenderà in slitta fino all'autostrada dove un pullman riporterà tutti in città per prendere il cappuccino e concludere la nottata a casa di Gazzoli. Tutto procede bene, a parte la deflagrazione di un petardo che gli incendia metà macchina, ma il nostro eroe riesce a giungere al ristorante alle undici e mezzo, e qua inizia a mangiare in piedi tenendo i collegamenti via cellulare con vari gruppi sparsi e con la baita del Cervino. Ma alle undici e cinquanta lo stress degli ultimi giorni si scarica in una violenta colica renale.
Imbottito di antidolorifici, viene scaricato dagli amici irriconoscenti al Pronto soccorso, dove il medico, mentre lo palpa, fa esplodere il petardo che teneva in tasca. Medicato d'urgenza, brinderà nel letto vicino al Solitario.

L'Esotico. Costui non può passare un Capodanno normale, ma deve organizzarne
uno da raccontare agli amici. In un castello della Loira, su un catamarano in mare, in una miniera abbandonata in sardegna. Leggendario un Capodanno su una chiatta ancorata sul Po, con disancoramento e risveglio a mezzogiorno a Spalato. Quest'anno è stato scelto il Capodanno in Cappadocia, in un monastero in cima ad una roccia. Ci saranno canti di monaci, cibi tipici, e pernottamento in ceste matrimoniali sospese sul baratro. E' obbligatorio un saio scuro, e possibilmente il cilicio. Si parte da Malpensa alle dieci. Alle dieci e mezzo, appare subito la scritta, "volo annullato". La comitiva passerà il Capodanno in piazza, sotto la neve, masticando panettone e noccioline seduta sui gradini. Alle tre, tutti da Gazzoli.

Gli Innamorati. Per tutto dicembre si sono fatti un giuramento: Capodanno solo tra loro, cenetta intima, e notte erotica. Lei si esibirà in uno strip e lui cucinerà il tacchino alle noci. Lui prepara la casa con ogni cura, compra candele rosse e lenzuola di seta, e prepara una vasca da bagno con petali di rosa. Lei acquista un completino di pizzo sexy da un milione e si allena per lo strip con le musiche più eccitanti per lui: Joe Cocker e la sigla della Domenica Sportiva. Agli amici che chiedono cosa faranno a Capodanno, rispondono "chissà, non abbiamo ancora deciso", e si scambiano un sorrisino complice. Alle dieci, tutto è pronto. Lui ha preparato la cena con l'aiuto del ricettario, il tacchino farcito è ottimamente riuscito anche se forse avrebbe fatto meglio a togliere le noci dal guscio. Arriva lei, con un vestito rosso mozzafiato. Lui ha una violenta erezione che rischia di concludere la serata già alle dieci e un quarto. Lei gli resiste. La cenetta trascorre tra deliziosi lazzi, guardando la televisione e commentando com'è piacevole questa loro intimità. Ma alle undici e mezzo suonano alla porta. E' una brigata di cinquanta persone che grida "sorpresa! Sapevamo che non avevate una festa dove andare, ma non passerete la serata da soli, se no a che cosa servono gli amici?". L'allegra brigata invade la casa, vengono cucinati cotechini surgelati e lanciati petardi dal terrazzo. La vasca ai petali rosa, scambiata per una grande sangria, viene interamente bevuta e tutta la serata risuona di rutti profumati. Qualcuno scopre il completo di pizzo sexy. Lui, ubriaco, è costretto a esibirsi sul tavolo in giarrettiere, lei è inseguita per i corridoi da tutti i maschi presenti. Alle quattro vanno tutti da Gazzoli. Dopodichè, finalmente soli, ma stremati, i due Innamorati si danno un casto bacio e si addormentano.

Gazzoli: Gazzoli non ne vuole sapere di organizzare la festa di Capodanno, ma ha una casa grande, una cantina piena di vini, e soprattutto è molto mite e non sa dire di no. Si calcola che, in vent'anni, abbia ospitato diecimila persone, offerto mezzo milione di bottiglie, pulito cento ettari di vomito e mai, dico mai, cuccato una volta. I danni alla casa ammontano, ogni volta, a svariati milioni. Gazzoli è assicurato, ma la polizza gli scade sempre a mezzanotte del trentuno.
Fine.

I ritardi dei treni in questi giorni sono diventati insostenibili, Vauro racconta l'odissea di tre eminenti figure:

24 dicembre 2009




Gli immancabili auguri di Altan:

... E quelli di PV64:

Fine anno!

http://www.unavignettadipv.it/public/blog/upload/Fine%20anno%20Low.jpg

Ebbene si... non mi sottraggo nemmeno io dall'augurarvi uno
strepitoso Capodanno e un altrettanto splendido e spumeggiante 2010 :D :D


Dalla rivista Mamma le nuove iniziative del ministro per le pari opportunità:

Pulpito delle pari opportunità
Dubbi grammaticali
Pacesco

Dubbi grammaticali



Pillola del giorno: Un'altra grande donna, Sabina Guzzanti, imita il "lider" massimo:

Nessun commento: