![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjkNTLvpjNkYndfoqYq0xTkjnG2arEyVPaXfshgNNjS4e7RFebRPUvEk-cEutfZHwBMiUxFb17Zs4HR2UrI9c3r4YC0iboYRs6lzyP_KstVehWjM02q2DzTTjPSDdWvguDoGBa83Ah5pzBT/s400/oror1.jpg)
Massimo Bucchi.
Da Byoblu le mafie ed il web.
Allarme mafia in rete, anche i blogger presi di mira dalla criminalità organizzata, articolo di Byoblu che denuncia questo ennesimo attacco all'informazione libera:
Le mafie alzano il tiro sul web
Si fa presto a dire “Bravo, continua così!”. Click. Commento postato. Fine. Diverso è metterci la faccia. Metterci la faccia significa spesso metterci anche e soprattutto il culo. Perché il web è una guerra all’incontrario.
Quando il re dichiara guerra a uno stato confinante, raduna i suoi generali e comanda loro di portare i soldati in guerra. Lui osserva, con comodo, dalla sua posizione privilegiata, e prende decisioni opportune. Eventualmente, alla fine è l’ultimo a cadere. Talvolta gli si riservano condizioni privilegiate.
Quando un blogger dichiara guerra al sistema, viceversa, sono i soldati che radunano lui, lo mandano avanti, osservano dalla loro posizione privilegiata e comandano. Fai questo. Fai quello. Bravo. Così non va. Sei un grande. Fai schifo... Eventualmente cadesse, morto un blogger se ne fa un altro. Loro, i soldati, se ne stanno col telecomando in mano a dissertare sulle migliori strategie belliche. Se gli italiani della televisione sono un popolo di allenatori, gli italiani della rete sono un popolo di consulenti politici e di professionisti dell’antisistema.
Poi succede che un giorno fai uno scoop, scopri qualcosa che non dovresti scoprire, e provi una strana sensazione: hai paura. Hai paura perché alle tue spalle non c’è Bettino Craxi, non c’è Eugenio Scalfari, non c’è la massoneria, non ci sono la P3, lo stato pontificio, Zorro, Zio Paperone né la Cavalleria Rusticana. Dietro al culo non hai niente e nessuno, nonostante il tiro al piattello di chi ti vuole servo di quello o di quest’altro. Se ti vengono a prendere, è la volta buona che non ti trovano più.
I 33 minatori intrappolati nella miniera cilena, danno lo spunto a Massimo Mazzucco per evidenziare lo stato di sudditanza imposto al popolo cileno da parte delle multinazionali americane:
La terra è ricca, ma il popolo no.
Quando ho letto che “I minatori intrappolati nella miniera cilena forse saranno a casa prima di Natale” ho pensato che fosse una battuta. Poi mi sono informato meglio, e ho saputo che era invece la semplice verità. Ci sono 33 minatori, intrappolati dal 5 agosto a 600 metri di profondità nella miniera di San Esteban, nel nord del Cile, che attenderanno almeno tre mesi prima di essere riportati in superficie. Per diversi giorni, dopo che è avvenuto il crollo della galleria principale della miniera, non si è saputo nulla dei 33 minatori intrappolati al suo interno. Un primo tentativo di utilizzare un canale di aerazione per raggiungerli è fallito, quando anche questo canale è crollato su se stesso. Si sapeva che esiste nella miniera una specie di rifugio d’emergenza, situato poco più in basso del livello del crollo, che contiene provviste di cibo e acqua per un paio di giorni, ma nessuno sapeva se i minatori intrappolati fossero riusciti a raggiungerlo in tempo. Inoltre, i giorni passavano, e si cominciava a temere che, anche se lo avessero raggiunto, a quel punto sarebbero comunque rimasti senza cibo e senza acqua. Quando ormai le speranze di trovarli vivi si erano ridotte al minimo, è giunto un segnale attraverso una sonda che era stata indirizzata con successo nelle vicinanze del rifugio: i 33 minatori erano ancora tutti vivi, e stavano bene. Il foro della sonda è stato subito allargato, … … in modo da fargli giungere acqua, cibo e medicinali di prima necessità. In seguito sono state calate micro-telecamere e microfoni, finchè è stata stabilita una normale via di comunicazione. I minatori hanno così raccontato di essere riusciti a raggiungere il rifugio dopo il crollo, e di essere sopravvissuti bevendo l’acqua dei radiatori delle ruspe. Ora dovranno aspettare che il foro venga progressivamente allargato, fino alle dimensioni delle spalle di un uomo, per potervi calare un cestello che li riporti in superficie, uno per uno. Sembra inconcepibile, ma pare che per allargare questo foro fino alle dimensioni necessarie, senza correre il rischio di provocare un nuovo crollo, ci vorranno almeno tre mesi. Questi 33 uomini hanno quindi cominciato ad organizzare la loro vita, rinchiusi in uno spazio di circa 60 metri quadrati, per riuscire ad arrivare al momento della liberazione senza impazzire. La situazione naturalmente ha scatenato una nuova ondata di emozioni collettive, in un paese che ha appena vissuto la pesante tragedia del terremoto. Naturalmente i politici hanno cavalcato la tigre, facendo a turno davanti ai microfoni che collegano i minatori con la superficie per lanciare slogan impregnati di nazionalismo, del tipo “il cuore di tutti i cileni in questo momento batte con voi”. Tale è stato l’effetto, fra i minatori intrappolati, che durante una visita del presidente Piñera questi si sono messi addirittura a cantare l’inno nazionale. Potere della demagogia. Nel frattempo nessuno riflette sulla realtà che ha portato quei minatori ad un soffio dalla morte, dopo averne sepolti a centinaia nel passato: ci sono mediamente 34 morti ogni anno nelle miniere cilene. Da oltre un secolo il Cile è il primo esportatore mondiale di rame, un metallo che ha visto aumentare progressivamente il suo valore con l’arrivo e con la diffusione in tutto il mondo dell’elettricità. Naturalmente, gli americani furono rapidi ad investire nelle miniere cilene, e nel periodo anteguerra arrivarono a controllare tutti i maggiori giacimenti del territorio. Intorno ad ogni miniera avevano creato una specie di “città-stato”, con scuole, abitazioni e servizi sanitari per i minatori, che così potevano vivere e lavorare sul posto. Dopo la guerra naquero i primi sentimenti nazionalisti, e dal 1955 al 1969 ebbe luogo la prima fase della cosiddetta “cileizzazione del rame”, che consisteva nella progressiva acquisizione da parte del governo cileno delle quote di proprietà delle miniere. Ma molti erano insoddisfatti, e la promessa di una rapida e completa nazionalizzazione fu uno degli elementi che portò Salvador Allende alla sua vittoria elettorale, nel 1970. Una volta diventato presidente, Allende tenne fede alle sue promesse: non solo nazionalizzò tutte le miniere, togliendole alle multinazionali americane, ma decise che il Cile non gli avrebbe rimborsato un solo dollaro, perchè in passato gli americani “avevano guadagnato più del valore ufficiale delle miniere”. Questo naturalmente non rese felice Nixon, che già aveva mal digerito la vittoria elettorale del nuovo presidente "socialista", e ora cominciava a temere un effetto-domino in tutto il Sudamerica. (In quel periodo, l'unico vero alleato degli USA in Sudamerica era il Brasile). “Se continua così – disse Nixon a Kissinger – dovremo farlo appendere”. (1) Tre anni dopo la giunta militare appoggiata dalla CIA, e guidata dal fantoccio Pinochet, depose e uccise Salvador Allende. Nonostante questo, non è più stato possibile riprendere il controllo delle miniere cilene da parte degli americani: un sentimento troppo radicato lega ormai la popolazione alla produzione di quel metallo che in passato è stato addirittura definito “il salario del Cile”. Ma sempre di salario si tratta, appunto. Gli americani infatti hanno trovato un altro modo per tenere comunque sotto controllo la produzione di rame, senza mai permettere al Cile di diventare un paese all’altezza della sua ricchezza mineraria: il mercato. Grazia alla possibilità di influenzare pesantemente i mercati mondiali, il prezzo del rame è sempre stato mantenuto al ribasso, arrivando addirittura ad obbligare i cileni a produrlo in perdita: nel 1993 il rame si vendeva a 73 centesimi per libbra, mentre produrlo costava 75. (2) Chissà perchè, queste operazioni industriali vanno in profitto solo se i proprietari sono gli americani. |
A L'Aquila la terra ha ripreso a tremare, Miss Kappa redige un bilancio parziale della situazione nella quale si trovano ad oggi migliaia di cittadini terremotati:
Parto
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEijW2V-vLzQoyIbEcnc3uLOhssPTPrOUuM2fUHQvzRVNDEHLIyZL1_KdPw7xwB7ymJNaQVLV8157F_4V6cGseL8wJcQM1KBNB4keIC6KBzdgZVH_hFooRKEgQrv8R8hhoaG-M3kmzxKJWbz/s200/ischia-sant-angelo-06.jpg)
... Continua
I soldi alle forze dell'ordine e alla magistratura affinché possano contrastare la criminalità organizzata sono sempre di meno, mancano addirittura anche per la benzina delle auto di servizio, il ministro della giustizia informato delle loro condizioni precarie ha deciso di stanziare una somma adeguata alle esigenze, Jacopo Fo ne racconta i particolari:
Alfano, i soldi e la ‘ndrangheta
Ieri sera ho fatto un salto sulla sedia ascoltando il Tg di Rai News24 (e diciamolo che quello di Corradino Mineo è di gran lunga il miglior Tg oggi in Italia!!!). Ho pensato che la giornalista avesse sbagliato a leggere affermando che il ministro della Giustizia Angelino Alfano, dopo l’attentato e le lettere minatorie contro i giudici di Reggio Calabria ha deciso uno stanziamento straordinario di 45.000 euro lordi (quarantacinquemila). Oggi ho verificato sulle agenzie di stampa e ho appurato che la giornalista non si era sbagliata. Sono proprio 45.000 euro. LORDI!La procura di Reggio Calabria sta conducendo una battaglia dura contro la ‘ndrangheta, i risultati si vedono. Tanto che questa organizzazione criminale, che ha un fatturato stimato intorno ai 45 miliardi euro, è evidentemente in difficoltà e intenzionata a mettere in atto ritorsioni contro giudici e forze dell’ordine. E non è che Alfano non lo capisca, infatti dice: “…In considerazione dell’innalzamento dell’esposizione a rischio dell’incolumità dei magistrati che operano negli uffici giudiziari reggini“, ci si impegna a “fronteggiare, in tempi brevissimi, le richieste per il potenziamento dei mezzi, delle risorse e del personale di questi uffici“… “Si provvederà a uno stanziamento aggiuntivo di fondi per il personale, che ammonta a circa 30.000 euro lordi; mentre per il potenziamento dei mezzi sarà prevista una rimodulazione delle risorse di quasi 15.000 euro“.
Direi un intervento a dir poco risibile. Quel QUASI 15.000 euro fa tenerezza. A 15.000 non ci arrivavano proprio.
Ma questo nuovo, lauto finanziamento non può certo scalfire la situazione drammatica dei tribunali calabresi che sono a corto di tutto. Alfano nel gennaio 2010 ha deciso di mandare 6 rinforzi. La delibera approvata all’unanimità dal Consiglio Superiore della Magistratura, il 3 febbraio 2010, ci dice che a quella data i posti vacanti erano ancora 81.
Qualcuno dirà: “Ha fatto quel che poteva.”
Ma non è così. Maroni, ha fatto qualche cosina di più sostanzioso, mandando 121 agenti a gennaio. Alfano solo 6.
... Continua
La cementificazione del Bel Paese continua imperterrita in ogni piccola o grande città, si aprono nuovi ipermercati e si costruiscono nuovi insediamenti urbani, la denincia di Domenico Finiguerra:
La Repubblica Italiana è fondata sul cemento
La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.Così recita l’art. 9 della nostra bella Costituzione. Queste 13 parole assegnano un dovere molto preciso ai governanti che dal dopoguerra si misurano, a tutti i livelli amministrativi, con la gestione del territorio italiano che, per le sue qualità, richiede delicatezza e moderazione.
Tutelare. Un verbo appartenente alla categoria dei premonitori. Sicuramente dettato da uno stato di preoccupazione. Perché tutelare sta ad indicare la necessità di adottare precauzioni per difendere o salvaguardare beni, diritti o altro, così da proteggersi da persone o cose. Ed infatti, c’era proprio di che preoccuparsi.
Preoccuparsi del dilagare di un altro principio sancito da un articolo non formale ma sostanziale: La Repubblica Italiana è fondata sul cemento.
Si assiste da decenni a piani regolatori che in ogni comune hanno previsto espansioni al di fuori delle mura. Centri storici abbandonati e che crollano letteralmente a pezzi. Insediamenti residenziali e commerciali che sommati uno all’altro hanno creato delle città continue, conurbazioni enormi e periferie grigie, anonime e indistinte. Outlet con sconti da capogiro e cittadelle del divertimento che offrono, in zona tangenziale, la bella vita! E poi le infrastrutture, soprattutto quelle autostradali e a scorrimento veloce (veloci sulla carta, perché in realtà sono sempre intasate di lavoratori/consumatori in cerca della via d’accesso alla bella vita), raccordi, rotonde, complanari. Nastri di asfalto la cui costruzione porta con se la trasformazione di veri dipinti. Si parte con cerimonie di posa della prima pietra in aperta campagna, con grano e papaveri sullo sfondo; si termina con inaugurazioni (quando ci si arriva) in paesaggi artificiali, scatoloni prefabbricati e insegne luminose con palmette a luce intermittente.
E’ forse questa, la tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione, voluta dai tanto amati e idolatrati padri costituenti? Fertili pianure agricole, romantiche coste marine, affascinanti pendenze montane e armoniose curve collinari, quotidianamente sottoposte alla minaccia, all’attacco e all’invasione di betoniere, trivelle e ruspe? In Liguria, terminata la terra ferma, hanno iniziato a costruire nel mare. La Padania, che qualcuno immagina come una terra celtica attraversata dal Divino Po, è in realtà una megalopoli che da Torino arriva a Venezia quasi senza soluzione di continuità. La Campania non è più Felix. Il teodolite (quell’attrezzo tipo cannocchiale usato da ingegneri e geometri ai bordi delle provinciali per i rilievi topografici) è il segno premonitore dell’imminente colata di cemento che può verificarsi ovunque e senza nessuno scrupolo, nei posti più impensabili o protetti, in prossimità di un sito archeologico, in piena oasi naturale, a ridosso di un borgo medievale.
... Continua
Da Happysummer una lettera in burocratese di un divorziato alla richiesta di alimenti da parte della ex moglie:
Spett.le Signora Giulia,
in riscontro alla vs nota del 01-07-10 assunta al protocollo n. 13579, pari data, con all'oggetto: LAMENTELE, ci si pregia risponderLe che lo scrivente provvede ad erogare il contributo mensile, cosi' come sancito dal foro competente, giusta sentenza n. 24680, art. 23456, c. 1, l. 3, del 6-04-08, finalizzato al sostentamento della comune prole, ammontante ad €. 600,00 (seicento/00).
Si precisa che non sono malauguratamente previsti incrementi finanziari a quanto succitato e ci rincresce notificarLe che eventuali istanze rivolte al raggiungimento di modifiche saranno destinate a rimanere inevase.
Si reitera altresi' che indagini tendenti all'accertamento contabile-patrimoniale del sottoscritto non sono conformi a quanto prescritto dalla legge in materia di Privacy (cfr Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196).
Si evidenzia che la somma stanziata e regolarmente erogata non prevede comparazioni temporanee con l'indice dell'inflazione e, pertanto, si invita la S.V. a provvedere ad una più proficua e più responsabile gestione finanziaria per il raggiungimento ottimale degli obiettivi prefissati.... Continua
Alidada è un'insegnante, da domani riparte nella sua missione, nonostante la Gelmini ed i problemi della scuola pubblica:
Ebbene sì, domani riparto. Ehi, guardate che vi sento, lo so che qualcuno sta dicendo: "era l'ora!", Sì, ma io potrei rispondere seccamente: "Era anche l'ora di andare in pensione!... Embè...!"
Qualche anno fa, in questa occasione di rientro a scuola feci un bel post con una immagine colorata, con tanti fiori, ad indicare i ragazzi, diversi tra loro e tutti uguali per i loro diritti.
Era un post così bello che tutti corsero a commentarlo sorridendo... sì, e tutti vissero felici e contenti .
Ma quella è un'altra storia e ora è tutto diverso.
I ragazzi non mi sembrano più così diversi tra loro perchè sono diventati talmente tanti che tra quelle pareti scalcinate delle aule sembrano quasi una specie di blob informe, .
Ho perso il filo del discorso... E poi.. che si diceva? Mannaggia alla vecchiaia!
Ah, certo, si parlava dei loro diritti: il diritto al rispetto, quello ad imparare.. ad essere formati come cittadini di domani... Diritti che adesso sono diventati tutti opinabili e sui cui si stanno versando fiumi d'inchiostro sui giornali.
Io non so da che parte sta la ragione e da che parte sia il torto, perchè la Gelmini parla di "qualità" e di un sacco di altre cose belle che riguardano il settore scuola, invece i docenti parlano al contrario e qualcuno da quanto è arrabbiato nemmeno mangia più e si è messo a fare lo sciopero della fame...
Figuratevi che ho visto anche qualche prof che si è messo in vendita su e-bay! . Dice: "Vendesi docente che nessuno usa più!".
Cronaca nera
Mi ha bloccata.
Non ci credo. No.
Ma il parcheggio è vuoto.
No. No. No.
... Continua
Dal blog di Bdbsblogedblu l'allegra sfilata di pennuti:
:-)
Parliamo di satira in questo disastrato paese, Alessandro Robecchi:
... Continua
E a proposito di satira Michele Serra racconta le prossime mosse del Cavaliere ed i prossimi amici:
Burinamba e gli altri amici del Cavaliere
Juri Burishenko Ex direttore di gulag, dopo la caduta dell'Urss si è intestato tutto il metano della Siberia e ha comperato il Liverpool, la Lamborghini e tutte le fabbriche di reggipetti europee. Presidente della minuscola Repubblica di Interstitzja, è riuscito a non farla inserire negli atlanti geografici e grazie a questo stratagemma può violare qualunque convenzione internazionale. Berlusconi gli ha già fatto visita un paio di volte per trattare l'acquisto di gas naturale e del famoso corpo di ballo femminile "356-55567009", che prende il nome dal numero di telefono di un call-center. In cambio gli ha promesso l'isola di Capri. Burishenko, per la sua visita romana, promette di fare impallidire Gheddafi: arriverà su una triremi, preceduta da ruspe che scaveranno un canale fino ai Fori Imperiali. Il corteo di orsi ammaestrati e l'esibizione dei dirigibili acrobatici non dovrebbe comportare pericolo per la popolazione perché Burischenko ha promesso alle autorità italiane di non far guidare i dirigibili agli orsi ammaestrati, come avviene nel suo paese.
Al Burin L'emiro dell'Omhein ha cento mogli, quasi tutte consenzienti, e si è laureato a pieni voti a Barkeley il giorno dopo avere comperato l'università. Nella sua squadra di calcio, lo Sporting Omhein, giocano alcuni tra i più grandi campioni di tutti i tempi, impagliati. Berlusconi lo ha invitato per firmare un trattato commerciale che prevede la costruzione di un Ponte sul Mar Rosso e l'apertura di un Politecnico nell'oasi di Bigba. Per il suo arrivo a Roma, Al Burin prevede un corteo di mille limousine d'oro, alimentate a champagne, lanciando dai finestrini stoviglie di porcellana. Prenderà alloggio al Colosseo: il governo
italiano sta già provvedendo a far rimettere i serramenti.
... Continua
Le illusioni di Orofiorentino:
Dopo la pausa estiva, carrellata di opere di Vauro sulla situazione politica italiana:
Sul processo breve e le dichiarazioni del Papa il pacato commento di Enteroclisma:
UN BISOGNO VERAMENTE ... URGENTE !!!
... PURCHE' CREDIATE
Pillola del giorno: A proposito di lezioni di sesso, i consigli di Maddalena Balsamo
Nessun commento:
Posta un commento