Charlotte Whitton.
Una giornata storica domenica tredici febbraio, in 280 piazze in Italia e nel mondo centinaia di migliaia di donne hanno manifestato contro lo sfruttamento del corpo femminile e per costringere il piccolo premier a dimettersi, partecipazione oltre ogni più ottimistica previsione, solo a Roma a piazza del Popolo oltre un milione di persone, e poi Milano, Torino, Napoli, Bari, Palermo e tantissime altre città tanti slogan ironici e divertenti ed un unico grande e imperioso invito: Dimettiti! "Se non ora quando!".
Da La repubblica la giornata a Roma:
Tutti i colori della dignità
Il "basta" delle donne in piazza
Partecipazione oltre ogni attesa, molti giovani, in piazza del Popolo a Roma anche tantissimi uomini. Una marea di sciarpe bianche e nessun simbolo politico come chiesto dalle organizzatrici. A unire tutti l'idea di una dignità che non si può più dimenticare di pretendere di KATIA RICCARDI ROMA - Non c'erano mimose in piazza. Non un solo ramoscello. Ma tappeti rossi che indicavano la strada verso piazza del Popolo. Dove non sventolavano i colori dei partiti, gli arcobaleni della pace e non ondeggiavano stemmi. Ma idee, passeggini, tacchi e scarpe basse, palloncini e rose. Qualche sciarpa bianca, il colore che è l'insieme di tutti i colori. E che è stato scelto per la giornata di oggi. Una giornata per dire se non ora quando. Per dire basta alla logica del bunga bunga. Per dire sì alla dignità delle donne.
Le donne non sono arrivate per far festa, ma per mostrare i loro volti, per ascoltare interventi di altre donne, nella speranza che qualcuno le guardi, e poi si faccia da parte. Con dignità, per la loro stessa dignità. E sono arrivate a migliaia, casalinghe e studentesse, professioniste e mamme, nonne, precarie, mogli, molte, moltissime, erano anziane. Sedute vicine, con le borse in mano, composte sotto la fontana, sulle scalinate, sedute, in ordine per una giornata importante, lunga e per molte, un'esperienza nuova. Oggi la piazza era delle donne. Non bacchettoni, né moralisti "radical chic", ha sottolineato la leader della Cgil Susanna Camusso riferendosi al ministro Maria Stella Gelmini che così aveva definito le persone che avrebbero manifestato oggi.
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Immense Donne
…e quando pensi che ormai non ci sia più speranza,
che non ci sia più nulla da fare,
che questo Paese sia morto,
arrivano Loro,
le DONNE.
I M M E N S E.
Tante donne raccontano le loro esperienze, Lidia Ravera da Piazza del Popolo:
Il sorriso minaccioso
delle donne
Il palco gestito con precisione tecnica e sobrietà. L’attenzione. Il sorriso minaccioso delle donne. Il sorriso mesto degli uomini. Quelli che erano lì, a smarcarsi dalle barzellette di regime. Stavo davanti-davanti, appoggiata alle transenne che dividevano la zona palco dal catino della piazza. Immancabili, in zona palco, le donne della politica, accerchiate come sempre dai giornalisti. Livia Turco, la Melandri. Chissà perché non possono mai stare in mezzo agli altri, in mezzo alle altre, le professioniste della politica…. Anche Michele Mirabella era in zona palco, con tre ragazzine che se lo ridacchiavano, con i microfoni che si protendevano verso di lui. Chissà a che titolo era lì. Chissà che cosa aveva da dire. Ho pensato: a chi basta esserci e basta, fra i famosi? A chi basta esserci, ascoltare. Battere le mani. Eppure è questo il bello della partecipazione. Essere numero. Essere in mezzo a tutti. Fondersi. Sentirsi contemporaneamente forti perché migliaia e ininfluenti perché unità. Eravamo tante, davvero.
A dire la nostra differenza (bellissimo il discorso della Bocchetti: gli uomini non sanno fare a meno del potere, sono seduti sulla loro fortuna, sono seduti sulla loro poltrona). A dire la nostra volontà di ripulire questo paese dalla feccia. A dire che feccia sono Berlusconi e i suoi cinici sostenitori ( che cosa non si fa per uno stipendio, un privilegio, una poltrona!), non la ragazzetta che usa l’unico potere concesso alle donne, quello di far godere un uomo.
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In piazza per le donne,
ma anche per gli uomini
Ho troppi motivi per scendere in piazza domenica 13. Mi si sta creando un ingorgo mentale. Provo a procedere con ordine: stanchezza, nausea, rifiuto di questa subcultura sessista e decrepita, il berlusconismo da bunga-bunga, che, da mesi, ci rimanda, ossessivamente, un modello scadente di relazione. L’uomo che paga, promette, regala. Le regazze carine che si offrono, si prestano, chiedono, ricattano. L’urgenza di dire “basta”. Se non ora, quando? Ora, appunto. Subito.
Ma non c’è solo la nausea. Mandare via Berlusconi: è una precondizione per ricominciare a parlare di politica, di economia, di welfare, di cultura. Di debito pubblico. Di infrastrutture. Di scuola. Di Tutto. Quindi certo, sì, mandarlo via. E poi, mandarlo via noi, noi donne. Tutte in piazza. Moltissime piazze e moltissime donne. Farci vedere, anche questo è urgente. Far vedere quanto siamo diverse dal modello gradito dal premier, ma soprattutto quanto siamo diverse tra noi. Quanto siamo persone, non funzioni, non cose. Persone. E le persone sono diverse fra loro.
Per le donne-persone, questo governo non ha fatto niente. Sono ammortizzatori sociali, martiri della crisi. Del taglio dei servizi, dell’indifferenza verso drammi come la disoccupazione giovanile, l’invecchiamento della popolazione. Le Donne-persone, sono costrette al lavoro di cura, per coprire le carenze dello Stato… Perché Berlusconi se ne infischia, deve organizzarsi le camionate di carne fresca per la soirée, deve difendersi dalla legge… E intanto le Donne non entrano nella classe dirigente politica o ci entrano selezionate per avvenenza e disponibilità. Anche questo deve finire. Deve finire perché mette in stallo la meritocrazia. E la meritocrazia è la base della democrazia.
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Da Angela Vitaliano:
Raccontatemi la vostra eroica normalità
Pensavo a mia nonna, Arcangela, che ha cresciuto cinque figli, vedova, in tempo di guerra e fascismo. Lei che dai fascisti non accetto’ mai nemmeno l’elemosina.
Pensavo a mia zia, Elena, che al mattino presto, quando era ancora quasi notte, camminava al lavoro. Chilometri nella penombra, con le camionette di soldati che passavano.
Pensavo a mia madre, Maria Pia, che non ha mai fatto una vacanza ma che, fra le prime cose, quando eravamo bambini, a me e mio fratello, ci ha insegnato a sedere composti.
Pensavo alle mie cugine Clara e Annamaria, che hanno macinato chilometri come treni, in quell’incubo chiamato “precariato della scuola”, senza nemmeno perdere la passione per il proprio lavoro.
Pensavo ad Anna, bella come il sole, che voleva fare la modella e che Lele voleva fra le sue “ragazze”. Ma lei ha detto no, perché “tutti sanno cosa succede in quei giri“.
Pensavo a Caterina che lavorava in televisione, dietro le quinte, e che un giorno disse al suo capo, che le “chiedeva di fare sesso con un suo amico” al quale lei piaceva, che era incinta e lui le rispose “non vedo il problema“.
Pensavo a Rosa, alla quale Caterina chiese aiuto, perché sapeva che avrebbe perso il suo lavoro, che le rispose “tutte abbiamo pagato i nostri prezzi, però poi possiamo guadagnare cifre che altrove nessuno ci darebbe“.
Pensavo a Manuela, laureata a pieni voti, che quasi ogni giorno mi racconta dei suoi sogni e della grande fatica per provare a realizzarli e del profondo sconforto che l’assale e che, cerco, nel mio piccolo, di arginare.
Pensavo ad Antonella, elettrice di Berlusconi, che è mia amica, preparata, intelligente, brillante e seria e che per questo, come tutte, fatica maledettamente a trovare un lavoro.
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Due donne che vivono a Londra ed esprimono il loro parere sul nostro paese, Simonetta Agnello Homby:
Voglio dire sono italiana senza dovermi più vergognare
Alcuni mesi fa, a Londra, in un’intervista, mi fu chiesto cosa pensassi dell’ultima di Berlusconi: aveva intercesso presso la questura a favore di una ragazzina marocchina accusata di furto. Pensai che il premier avesse sentito la notizia alla radio – un’immigrata che ruba per fame, vittimizzata dalla polizia (da avvocato dei minori conosco bene quel tipo di “razzismo istituzionale”) – e d’impulso si fosse mobilitato per lei. “L’intervento a favore di un’emigrante islamica è un bel gesto,” dissi. Quando andai in Sicilia fui rimproverata da amici e parenti per le incaute parole: la ragazzina che avevo immaginato povera e indifesa era Ruby. Vivo all’estero da quarant’anni. Ho trasmesso ai miei figli un’orgogliosa appartenenza alla Sicilia e all’Italia. Mille volte ho difeso il mio paese dalle critiche degli stranieri, sostenendo che abbiamo sani princìpi morali e che la corruzione e il clientelismo diminuiranno- ci vuole tempo.
Ora non posso più. Non soltanto Berlusconi ha corroso il senso etico degli italiani, ma ha inflitto a noi donne un’ulteriore umiliazione: ci ha strappato la dignità. Questo settantenne dal volto rifatto non lesina commenti offensivi sull’aspetto fisico delle deputate dell’opposizione, e sceglie candidate e ministre giovani e belle; ostenta la propria debordante sessualità e tratta le donne (e ne parla) come oggetti di piacere, colmandole di regali in proporzione al grado di soddisfazione che ne ottiene. Agli incontri internazionali si comporta da cafone e imbarazza gli statisti con battute a sfondo sessuale. Le sue capacità comunicative da intrattenitore condite con una accattivante volgarità macchiettistica, l’imprevedibilità del comportamento, la schiacciante superiorità dei media da lui controllati e l’assenza di un’opposizione compatta hanno mantenuto alta la sua popolarità permettendogli di offrire agli elettori una pruriginosa telenovela sulle gesta del maschio italiano che non si arrende alla vecchiaia e si gode giovani voluttuose.
Da Francesca Romana Ammaturo:
Non è un paese per donne
di Francesca Romana Ammaturo*
Ho 25 anni, faccio il dottorato in sociologia a Londra e mi occupo di diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender: esattamente il tipo di tema di cui piace discutere nel nostro “bel” paese richiamando polpettoni biblici, una visione manichea e punitiva della sessualità, nonché un sacro senso del ridicolo. Mi piacerebbe parlarne per dire quanto umiliante sia diventato esser cittadina di un paese apertamente omofobo, sessista, mediocre e mal governato, ma sono piuttosto altre riflessioni che mi spingono a scrivere.
L’altro giorno ero in palestra, la televisione nella sala attrezzi sintonizzata sul canale della Bbc per bambini. Alla conduttrice della trasmissione, una ragazza giovane e carina, manca un braccio. Sono disabile anche io e la mia prima reazione è “caspita come sono avanti questi inglesi”, partendo dal presupposto che la scelta sia stata fatta senza pietà né compassione verso la presentatrice in questione, ma per merito. Un commento superficiale che però lascia spazio ad una riflessione più profonda che riguarda la dignità di noi donne, la dignità di quella ragazza dal sorriso pulito, il vergognoso onere imposto sui nostri corpi, sulla nostra felicità e sul nostro futuro.
Le squallide vicende di questi giorni, la sfrenata esibizione della mercificazione del corpo fatta, fosse anche nella migliore delle ipotesi, senza “retribuzione” nei palazzi del potere, stride fortemente con quella immagine della Bbc, con quella normalità e bellezza tipica di un mondo imperfetto come il nostro, un mondo in cui la debolezza fa parte della vita e in cui non tutti possono – e soprattutto vogliono – aspirare a fare le miss, letterine e altri vari soprammobili di carne per trasmissioni televisive.
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Da Chiara di Notte il racconto della Città invisibile:
Senza uomini
Ci sono quelli che agiscono solo per dividerci, e nel conflitto, poi, ci sguazzano. Sono uomini cattivi, anche se a vederli sembrano l’opposto, ed e’ proprio sull’immagine ingannevole con la quale si presentano che basano la loro strategia convinti che sia connaturata una rivalita’ femminile che nessuna donna riesce a reprimere. Cosi’, sapendola gestire questa rivalita’, possono arrivare, appoggiandosi un po’ qua e un po’ la’, una volta all’una e una volta all’altra, secondo le circostanze e le convenienze, ad inserirsi nelle contese da loro stessi create, in modo da poter assumere un ruolo dominante o quanto meno per indebolirci. Questi sono gli uomini peggiori.
Poi, ci sono quelli che si credono i galli nel pollaio. Costoro non accettano che le pollastrelle possano avere un cervello autonomo ed indipendente, e che decidano tranquillamente del loro destino facendo a meno di ogni presenza maschile. E’ un concetto, quello della donna non incatenata ad un uomo, che non riescono proprio a sopportare. Si riconoscono subito per i loro atteggiamenti da tacchini gonfiati, da uomini che non devono chiedere mai, ma che anche non concedono mai. Sono abituati a non attendere il loro turno, qualunque sia la fila che ci sia da fare. Eppure, nella citta’ invisibile, fare la fila e’ necessario. E’ una questione di domanda e di offerta, ed anche di qualita’ del prodotto. Questi sono gli uomini piu’ fastidiosi.
Altre testimonianze dalle piazze, da BStevens:
SE NON ORA, QUANDO?
In barba a chi diceva che non era un raduno necessario. Era un gesto urgente, invece.
Come ha detto sul palco Assunta Sarlo: “(…) e c’è preziosa, la nostra indignazione, se è antidoto alla stanchezza di un Paese fermo che mortifica le donne (e gli uomini) che lo abitano”. La piazza - questa piazza delle facce, delle risate, degli ombrelli e dei colori - ci ha dato forza, una forza condivisa e larga. Se non ora, quando? Domani. Che dobbiamo andare avanti.
in metropolitana.
"mi sa che tuo fratellino ha molto sonno. ha gli occhi grandi e lucidi"
"sì, ha dormito poco oggi... state andando in manifestazione?"
"certo! siamo donne!"
"anche noi ci stiamo andando, ma siamo soprattutto maschi. di donna abbiamo solo la mamma"
"poveretta..."
fuori dalla metropolitana.
"hai visto quanta gente? impressionante"
"sai cosa mi fa arrabbiare da morire?"
"un sacco di cose, sei un iracondo facinoroso attaccabrighe"
"adesso, dico. sai cosa mi fa infuriare adesso?"
"cosa?"
"che si dica che questa è una manifestazione per le donne e delle donne. cosa vuol dire? non è un problema solo delle donne questo. è un problema di interesse generale, mica solo delle donne. come quando si manfesta per i diritti degli immigrati. non manifestano solo gli extracomunitari. che nervi che nervi che nervi!"
"piove a dirotto. mettetevi i cappucci"
"meno male che abbiamo portato il preservativo per il passeggino del microbbit..."
"cos'è il preservativo?"
"state vicini!"
"bellusconi no! bellusconi no! bellusconi no! pelché nessuno sta ullando 'bellusconi no!'? bellusconi no! bellusconi no!"
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Le ultime notizie sul fronte abruzzese, un'altra donna che combatte da quasi due anni a L'Aquila, Miss Kappa:
Adesso basta!
Ancora donne che raccontano il loro tredici febbraio, Phoebe1976:
Sì, c'ero anch'io.
Insomma ieri c’ero anch’io.
Non a casa mia, ma in trasferta. Ma c’ero anch’io.
E se è vero che c’ho pensato parecchio prima di partecipare, è anche vero che non me ne sono affatto pentita e da brava corruttrice di menti minorenni e non mi sono fatta anche accompagnare degnamente. Ma è tipico della donne riflettere bene prima di far qualcosa, mettere tutti i “però” e “ma” al posto giusto. Centrare la propria opinione.
E alla fine andare lo stesso, perché del buono c’è e anche del giusto.
Sì, c’ero anch’io.
Anche se io sono sempre reticente a partecipare a queste cose, le trovo spesso retoriche.
Ma c’è male nella retorica, giunti a questo punto? E’ il male più grande?
Sì, c’ero anch’io.
Anche se penso che donne debbano lottare ed unirsi tutti i giorni, senza guardarsi in cagnesco e scannarsi per un nonnulla. Anche se penso che, oltre al governo Berlusconi, ci siano altri mille e mille motivi per far sentire la nostra voce.
Sì, c’ero anch’io.
Perché francamente il mio sdegno ha superato livelli di guardia.
Perché un mio ipotetico figlio non può nascere e vivere in questo mondo schifoso, dove la lacca per capelli conta più delle sinapsi. Voglio che abbia rispetto delle istituzioni e della legalità, che studi educazione civica con la certezza che la legge è legge.
E Pyperita:
Immagine SapphireKat
TG1: Tempo di saldi, migliaia di donne si sono ritrovate in Piazza del Popolo a Roma, approfittando della bella giornata di sole, per non farsi sfuggire le ultime occasioni.
TG4: Per contenere tutte le donne in partenza per Arcore non bastano più taxi e auto blu, quindi è stato approntato un punto di raccolta in Piazza del Popolo. Quasi un milione pronte a sentirsi “regine per una notte”.TG5: migliaia di donne si sono ritrovate in Piazza del Popolo per festeggiare San Valentino. Una nota di costume: anche il cane di Alfonso Signorini, dopo aver fiutato a lungo, ha trovato l’anima gemella.
E ancora un'altra donna, Lia Celi ed il suo umorismo travolgente:
Giuliano Ferrara, ieri pro-life, oggi pro-stituzione.
Lampedusa, 1500 extracomunitari nel campo di calcio. Ma l'Inter oggi non gioca a Torino?
Genova, mendicare spiccioli davanti a chiese e ospedali è vietato. E soprattutto inutile.
Non sogno un paese in cui una ragazza non sia libera di darla a un tycoon televisivo per fare carriera. Sogno un paese in cui una ragazza sia libera di darla a un tycoon televisivo senza darla contemporaneamente anche al presidente del Consiglio.
Berlusconi: «In Italia clima da Ddr». Verissimo: i media sono l'altoparlante del governo, l'opposizione non esiste e l'economia è allo sfascio.
Napoli, cinque minorenni abusano di una bambina. Finalmente i giovani si stanno riavvicinando alla politica.
Ferrara promuove un'assise anti-puritani a Milano presso il teatro Dal Verme. Il Teatro Dal Porco era già occupato.
Il Vaticano: «La confessione su iPhone non è valida». I peccati si possono cancellare solo tramite iTunes.
Con il nuovo federalismo fiscale fortissimamente voluto dalla Lega sono allo studio delle nuove imposte, Michele Serra ne parla in anteprima:
E ora, un bel dazio comunale
Il federalismo costruito con una cascata di imposte locali apre la strada alla fantasia degli amministratori. Si prevedono tariffe doganali tra Lecco e Treviglio e una tassa sbrisolona per la tutela della lingua cimbra
Quando il federalismo fiscale, dopo un agile iter di legge durato diciannove anni, sarà finalmente in vigore, anche i Comuni potranno finalmente imporre nuove imposte. Vediamo le principali.
Imu Qual è la differenza tra l'Ici, che era appena stata abolita, e l'Imu? Lo ha spiegato, con la consueta chiarezza, il ministro Tremonti: "L'Ici era una tassa comunale sulla casa, l'Imu invece è un'imposta comunale sulla casa". L'Imu (acronimo di Ici Mutata) servirà ai sindaci per pagarsi il viaggio a Roma, dove mettersi in coda con la mano tesa davanti al ministero delle Finanze per chiedere soldi per gli stipendi dei dipendenti comunali.
Tassa di soggiorno Perché tassare solo le abitazioni, e non anche gli abitanti? Entra in vigore una nuova tassa di soggiorno. Per garantirne l'equità, sarà proporzionale all'ingombro di ogni cittadino, che deve consegnare al geometra comunale una planigrafia dettagliata del proprio corpo, con numero di scarpe, giro-vita, peso e altezza. Su suggerimento del presidente del Consiglio, le tette saranno considerate superficie accessoria.
Tassa sui rifiuti È stato approvato un emendamento dell'onorevole Bragagnon (Lega Nord) secondo il quale non è corretto che la tassa sui rifiuti venga pagata in blocco nel solo Comune di residenza, sottraendo risorse ad altri Comuni che quei rifiuti hanno contribuito a produrre. Per dimostrare la validità della sua tesi, Bragagnon ha rovesciato sul tavolo della commissione Finanze il suo sacchetto della pattumiera, contenente croste di fontina valdostana, gusci di vongole adriatiche, un femore intero di chianina, torsoli di mela del Trentino e due preservativi cinesi. D'ora in poi ogni famiglia dovrà radunare i rifiuti a seconda della provenienza, pesarli, compilare l'apposito modulo ("Autocertificazione dei rifiuti federali") pagando in proporzione a ciascuna località d'origine una quota dell'imposta oppure, a scelta, riportando ogni rifiuto nel cassonetto della città di provenienza.
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La RAI vuole imporre il contraddittorio nei programmi delle reti pubbliche, Alessandro Robecchi fornisce alcuni suggerimenti:
Evviva la biodiversità nella tv pubblica
Bisogna guardare con gioia alla proposta della maggioranza in commissione di vigilanza Rai, non siamo forse noi sostenitori della biodiversità? Perfetto! Ora, se un dirigente Rai ha in ufficio un ficus dovrà mettere anche una palma nana. Se a un talk show c’è Lele Mora dovrà esserci, per bilanciare, anche un essere umano; se c’è Berlusconi ci vorrà una persona perbene. Per bilanciare Belpietro ci vorranno almeno tre ospiti in buona fede, se c’è Sgarbi bisognerà invitare una botte di valium. Al Tg1 per bilanciare Minzolini si potrebbe affiancargli il panda nano dello zoo di Nanchino, che ha maggiore senso della notizia. Nessun regolamento è perfetto, non facciamoci illusioni: non esiste in natura un organismo vivente, dall’ameba al rinoceronte, che possa bilanciare Ghedini. E nel caso fosse ospite Giuliano Ferrara chi gli si potrebbe affiancare? Forse solo Giuliano Ferrara potrebbe essere all’altezza del contraddittorio: avremmo così un grasso signore sudato che sostiene il libertinismo e l’autodeterminazione della donna (nel darla a Silvio a pagamento) che litiga con un grasso signore sudato che nega l’autodeterminazione della donna in caso di aborto e fecondazione assistita. Poi, per bilanciare i due Ferrara, chiameremo i caschi blu. Più complessa la questione della satira: se c’è uno di sinistra che fa ridere (mettiamo Crozza) ci vorrà uno di destra che fa ridere (mettiamo Cicchitto). Se in una gag si prende in giro, poniamo, la Santanché, come bilanciare? Si potrebbe prendere in giro il chirurgo della Santanché, l’unico chirurgo antiestetico del pianeta. Come vedete si prepara un superlavoro per i dirigenti della tivù pubblica.
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Immagini dalle amiche blogger, Cuore562:
Da Oro Fiorentino:
Da Irenegj:
Da Viola62:
Da DINA ART:
Le ultime opere del maestro della satira Vauro:
E quelle dell'artista Enteroclisma:
SAN ... O RODOLFO VALENTINO ( A PAGAMENTO, OVVIAMENTE ) ??
VALIDA ALTERNATIVA
Pillola del giorno: Maurizio Crozza a Ballarò
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