domenica 20 marzo 2011

Italia in guerra contro la Libia!

In alto: Immagine tratta dal blog http://unaltradonna.wordpress.com/


Siamo su un treno che va a trecento chilometri all'ora, non sappiamo dove ci sta portando e, soprattutto, ci siamo accorti che non c'è il macchinista.
Carlo Rubbia.


Non disertate il referendum sul nucleare! firmate e fate firmare la petizione di Greenpeace!


Italia in guerra contro la Libia!

E cosi' adesso siamo in guerra, il nostro paese si è unito alla banda di petrolieri, mercanti di armi, banchieri e multinazionali che metteranno a ferro e fuoco un paese sovrano come la Libia, un paese che fino all'altro ieri era nostro partner commerciale e il piccolo premier aveva baciato le mani al sanguinario dittatore Gheddafi, i vari Sarkozy, Obama, che avevano appoggiato e fatto affari per anni con questo signore, come già successo in Iraq con Saddam adesso cercheranno di impossersarsi del petrolio del terzo produttore mondiale dell'oro nero, le conseguenze saranno devastanti, siamo a meno di cento chilometri dalla Libia dotata di armi micidiali, armi fornite da noi e dalla Francia, si prevede che questa guerra sarà lunga e saranno sacrificati migliaia di civili, soprattutto donne e bambini, una follia allucinante, sul fronte orientale la drammaticità del nucleare comincia a lambire la capitale del Giappone, tracce di radiazioni sono state trovate nell'acqua, nel latte e nelle verdure circolanti a Tokio, si prevede un esodo di proporzioni incalcolabili, dal paese del sol levante fino ai confini di casa nostra un panorama incandescente, una prima analisi sulla guerra in Libia da parte di Antonio Padellaro:

Tragedia e operetta
Che avrà pensato Sarkozy, cosa avranno pensato i leader europei riuniti a Parigi quando è arrivato Silvio Berlusconi? Che stavano stringendo la mano al premier di un grande Paese la cui presenza è fondamentale nella coalizione che cerca di cacciare Gheddafi? Oppure nelle loro teste l’immagine di quel signore tirato a lucido col sorriso finto resta difficile da separare da quella doppia, ridicola espressione che da mesi lo insegue e ci insegue nel mondo: bunga bunga?

Non è una domanda per deridere chi ha già fatto tutto per diventare uno zimbello. Ma è questo il punto che ci riguarda. Perché, mentre si scatena un conflitto dalle conseguenze imprevedibili per l’Italia che, a un tiro di Scud dalla Libia, mette a disposizione basi, aerei e la propria incolumità territoriale, il prestigio di chi ci rappresenta ha un peso enorme sulle decisioni da prendere e sugli interessi nazionali da difendere.

Perché, di questa guerra dichiarata troppo tardi, troppe cose ci sfuggono ancora. L’emergenza umanitaria, impedire cioè la vendetta del sanguinario raìs sui civili che hanno creduto nel riscatto di una rivoluzione, è un’eccellente ragione per far decollare i caccia e scatenare le truppe di terra. Ma l’aver atteso che gli avamposti del Colonnello arrivassero alla periferia di Bengasi prima di muoversi con l’operazione “Odissea all’alba” è solo il frutto dell’eterna indecisione delle democrazie, già tragicamente sperimentata con le dittature del secolo scorso? O, invece, nasconde strategie più complesse, legate alla supremazia che ogni vincitore rivendica nella Libia post-Gheddafi (terzo paese più ricco di petrolio al mondo, non dimentichiamolo mai)?
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E ancora da L'Aria che tira:

L’Italia ha già perso la sua guerra di Libia

Dopo aver celebrato in sordina il Centocinquantenario dell’Unità, il Governo italiano ha scelto d’aggiungere ai festeggiamenti uno strascico molto particolare: una guerra in Libia. Un conflitto che sa tanto di amarcord: la Libia la conquistò Giolitti nel 1911, la “pacificò” Mussolini nel primo dopoguerra, e fu il principale fronte italiano durante la Seconda Guerra Mondiale. Questa volta, però, le motivazioni sono molto diverse.
Sgombriamo subito il campo da ogni dubbio: solo uno sprovveduto potrebbe pensare che l’imminente attacco di alcuni paesi della NATO alla Libia sia davvero motivato da preoccupazioni “umanitarie”. Gheddafi, certo, è un dittatore inclemente coi suoi avversari. Ma non è più feroce di molti suoi omologhi dei paesi arabi, alcuni già scalzati dal potere (Ben Alì e Mubarak), altri ancora in sella ed anzi intenti a soffiare sul fuoco della guerra (gli autocrati della Penisola Arabica).....
L’asserzione dell’ex vice-ambasciatore libico all’ONU, passato coi ribelli, secondo cui sarebbe in atto un «genocidio», rappresenta un’evidente boutade. È possibile ed anzi probabile che Gheddafi abbia represso le prime manifestazioni contro di lui (come fatto da tutti gli altri governanti arabi), ma l’idea che abbia impiegato bombardamenti aerei (!) per disperdere cortei pacifici è tanto incredibile che quasi sarebbe superflua la smentita dei militari russi (che hanno monitorato gli eventi dai loro satelliti-spia).
Non è stato necessario molto tempo perché dalle proteste pacifiche si passasse all’insurrezione armata, ed a quel punto è divenuto impossibile parlare di “repressione delle manifestazioni”. Anche se i giornalisti occidentali, ancora per alcuni giorni, hanno continuato a chiamare “manifestanti pacifici” gli uomini che stavano prendendo il controllo di città ed intere regioni, e che loro stessi mostravano armati di fucili, artiglieria e carri armati (consegnati da reparti dell’Esercito che hanno defezionato e forse anche da patroni esterni). Da allora Gheddafi ha sicuramente fatto ricorso ad aerei contro i ribelli, ma i pur numerosi giornalisti embedded nelle fila della rivolta non sono riusciti a documentare attacchi sui civili. La stessa storia delle “fosse comuni”, che si pretendeva suffragata da un’unica foto che mostrava quattro o cinque tombe aperte su un riconoscibile cimitero di Tripoli, è stata presto accantonata per la sua scarsa credibilità.
La guerra civile tra i ribelli ed il governo di Tripoli, che prosegue – a quanto ne sappiamo – ben poco feroce, giacché i morti giornalieri si contano sulle dita di una o al massimo due mani, stava volgendo rapidamente a conclusione. Il problema è che a vincere era, agli occhi d’alcuni paesi atlantici, la “parte sbagliata”. La storia – in Krajina, in Kosovo, persino in Iràq – ci ha insegnato che, generalmente, gl’interventi militari esterni fanno più vittime di quelle provocate dai veri o presunti “massacri” che si vorrebbero fermare. In Krajina, ad esempio, i bombardamenti “umanitari” della NATO permisero ai Croati d’espellere un quarto di milione di serbi: una delle più riuscite operazioni di “pulizia etnica” mai praticate in Europa, almeno negli ultimi decenni.
Le motivazioni reali dell’intervento, dunque, sono strategiche e geopolitiche: l’umanitarismo è pure pretesto. In questo sito si può leggere molto sulle reali motivazioni della Francia, degli USA e della Gran Bretagna (vedasi, ad esempio: Intervista a Jacques Borde; Libia: Golpe e Geopolitica di A. Lattanzio; La crisi libica e i suoi sciacalli di S.A. Puttini). Motivazioni, del resto, facilmente immaginabili. Qui ci sofferemo invece sulle scelte prese dal Governo italiano.
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Da Piergiorgio Odifreddi:

Voltafaccia all’italiana

E’ significativo e appropriato che, nel momento delle celebrazioni dell’Unità d’Italia, gli italiani, o almeno i rappresentanti istituzionali da loro liberamente eletti, soffino sulle candeline della torta confermando una delle nostre doti più caratteristiche: la capacità di fare i peggiori voltafaccia a cuor sereno, adducendo le motivazioni più false.

Il più vergognoso di questi voltafaccia è forse quello nei confronti di Gheddafi e della Libia. Un anno fa abbiamo dovuto assistere all’accoglienza da terzo mondo riservata al colonnello, col quale Berlusconi aveva addirittura firmato un trattato d’amicizia fra i popoli libico e italico. Durante lo scoppio della crisi, silenzio. E ora siamo pronti non solo ad assistere silenti all’invasione del paese, ma a parteciparvi attivamente, fornendo basi e truppe.

Forse che Gheddafi è diverso oggi, da com’era un anno fa? Ovviamente no. Il voltafaccia ha motivazioni molto terra terra, benchè il ministro della Difesa abbia coraggiosamente assicurato che nelle operazioni i nostri non metteranno piede sull’ex paese amico. Queste motivazioni sono che gli Stati Uniti e la Francia hanno deciso di intervenire, e c’è il rischio che ci sostituiscano nello sfruttamento commerciale del paese.

Naturalmente, le motivazioni di Obama e Sarkozy non sono molto più elevate. In fondo, presiedono entrambi paesi che sono ancora letteralmente coloniali: nel senso di possedere letterali colonie, che vanno da Puerto Rico alla Nuova Caledonia. E si tratta di paesi che hanno sempre avuto interessi in generale nel Nord Africa, e in particolare in Libia: ad esempio, il primo intervento armato che gli Stati Uniti effettuarono al di fuori del continente americano fu appunto un bombardamento su Tripoli, nel … 1804!

Ma restiamo ai nostri voltafaccia. Un altro è seguìto agli incidenti nucleari causati dal terremoto del Giappone. Mentre tutto il mondo faceva un esame di coscienza e meditava sull’energia atomica, il governo italiano continuava a dichiarare imperterrito che avrebbe mantenuto in vita il programma di costruzione delle centrali nucleari. Salvo accorgersi che la cosa poteva danneggiarlo dal punto di vista elettorale, come si è lasciata scappare “fuori onda” l’ineffabile ministro per l’Ambiente. E allora, marcia indietro, senza nessun problema.

Naturalmente, non possiamo dimenticare che è proprio grazie a questa nostra dote naturale che siamo risultati i veri vincitori della Seconda Guerra Mondiale. Gli unici, cioè, che sono sempre stati dalla parte dei vincitori, per tutto il conflitto: prima con l’asse, e poi con gli alleati. All’epoca si diceva che eravamo il doppio di quanti sembravamo, cioè 90 milioni: 45 milioni di fascisti prima della guerra, e 45 milioni di antifascisti dopo.

D’altronde, a proposito di fascisti, cos’altro era il Concordato del 1929, se non un altro storico voltafaccia? Personale, dell’ateo Mussolini. E nazionale, dell’Italia risorgimentale che aveva sconfitto lo Stato Pontificio ed era sorta sulle sue ceneri. Per 68 anni, dal 1861 al 1929, appunto, quell’Italia era rimasta laica e libera, e da un giorno all’altro si era ritrovata clericale e coatta.

Eppure, nelle celebrazioni di questi giorni quell’Italia è assente. Perchè dovunque, in prima fila tra le autorità alle cerimonie, si vedono vescovi e cardinali. Quando non avviene il contrario, e ad essere in prima fila sono invece le autorità alle celebrazioni religiose. Addirittura, il 17 marzo, alla solenne messa celebrata dal Segretario di Stato e conclusa con il canto del Te Deum: che i preti, naturalmente, hanno ragione a cantare, per ringraziare Dio di aver reso così malleabili e generosi i governanti italiani.

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E da Gennaro Carotenuto:

Bengasi, nonostante l’ONU, è sola




Chi avrebbe la legittimità di bombardare Tripoli? Nicolas Sarkozy, cha appena poche settimane fa offriva truppe francesi al dittatore tunisino Ben Alì per soffocare (nel sangue) la protesta? Silvio “baciamo le mani” Berlusconi, che fino a ieri proclamava il massacratore di migranti Muammar Gheddafi “campione della libertà”? Non è l’unica domanda da porsi sui fatti libici ma non è una domanda pleonastica. L’Occidente continua ad autolegittimarsi come gendarme del mondo senza averne la dignità, né per il passato né per il presente. Quelle astensioni pesanti, Brasile, India, la stessa Germania, che è di gran lunga il paese occidentale più avanti nel pensare se stesso in un mondo multipolare, oltre a quelle di Cina e Russia, testimoniano il disagio persistente verso paesi che pretendono di essere arbitri in partite dove sono innanzitutto giocatori.

L’argomento principale di quanti difendono i bombardamenti che stanno per piovere su Tripoli è l’urgenza. L’urgenza di salvare vite umane. Chi può negarsi? Peccato che era urgente salvare vite umane anche 15 giorni fa ma chissà perché all’epoca le condizioni non erano date. Peccato che la cosa più ovvia da fare per salvare i militanti di una ribellione armata sconfitta sarebbe negoziarne l’uscita con un enorme ponte aereo e dare a tutti lo status di rifugiati politici (orrore!). Improvvisamente invece è urgente bombardare e son già tutti lì schierati nei tg i generaloni della lobby della guerra: ci riammanniscono per l’ennesima volta il piattino di bombardamenti chirurgici, missili intelligenti e di interventi umanitari col calunnioso corollario che i grilli parlanti che criticano l’intervento sarebbero amici di Gheddafi come ieri erano amici di Saddam Hussein o di Slobodan Milosevic o del Mullah Omar o Osama Bin Laden.

La realtà (giova sempre ricordarlo) è che non sono i “pacifisti” ad essere amici di Gheddafi. Sono i Berlusconi e i David Cameron a far affari con il dittatore e ad avergli appaltato per anni il massacro dei migranti. E’ Sarkozy che voleva massacrare i manifestanti a Tunisi e che oggi gioca la sua partita a Bengasi. Era Donald Rumsfeld a stringere la mano a Saddam Hussein. Erano i servizi statunitensi e pakistani a foraggiare i talebani in Afghanistan prima che il gioco sfuggisse loro di mano.

La realtà è che caschiamo sempre negli stessi errori nel considerare autorevoli questi signori, generali con le mostrine piene di stelle, analisti, pseudo-esperti di temi strategici, urlatori politici, in genere prezzolati (per il caso statunitense Cfr. D. Barstow, Behind TV Analysts, Pentagon’s Hidden Hand, “The New York Times”, 20 aprile 2008, per l’Italia, O. Bergamini, La democrazia della stampa. Storia del giornalismo, Roma-Bari, Laterza, 2006, pp. 281-285 o il mio Giornalismo partecipativo. Storia critica dell’informazione al tempo di Internet, pp. 62-71). Non sono autorevoli ma infestano qualunque dibattito reso impari dalla censura o dalla marginalizzazione delle voci di chi sull’uso della forza è critico. Perché il TG1 non invita Alex Zanotelli o Angelo del Boca, sicuramente il massimo esperto di Libia in Italia?

La disparità del dibattito non priva di senso la domanda: perché sarebbe urgente bombardare oggi mentre 15 giorni fa non lo era? Ma la risposta è: per l’insipienza, l’ignoranza e il razzismo di chi oggi vuol bombardare. Sono gli stessi che fin dall’inizio hanno temuto più le rivolte popolari mediorientali che i regimi che quelle rivolte avevano provocato. Era a loro che stavano bene i Gheddafi, i Mubarak, i Ben Alì e gli altri regimi repressivi nel golfo persico. “Speriamo che Mubarak continui a governare per molti anni ancora con lungimiranza e saggezza come ha sempre fatto” scrisse Franco Frattini sulla sua pagina Facebook, una dichiarazione così inopportuna che avrebbe dovuto decretarne la sua fine politica su due piedi. Intanto Gheddafi nell’ultimo decennio, senza muoversi di un centimetro, era passato dall’essere un terrorista e una canaglia all’essere un “campione della libertà” “da non disturbare” (Silvio dixit) mentre reprimeva duramente quella stessa rivolta che oggi vogliamo salvare.

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L'immane tragedia nucleare in Giappone continua con le nefaste conseguenze sulla popolazione inerme colpita da un disastro inimmaginabile, il dodici giugno si terrà il referendum sul nucleare, per l'acqua pubblica e contro il legittimo impedimento, non andate al mare quel giorno ma aderite in massa per neutralizzare ancora una volta questa follia, tanti articoli contro il nucleare in questi giorni, da Guido Viale:

L'Apocalisse è già qui

collassociviltdi Guido Viale

Apocalisse significa rivelazione. Che cosa ci rivela l'apocalisse scatenata dal maremoto che ha colpito la costa nordorientale del Giappone? Non o non solo - come sostengono più o meno tutti i media ufficiali - che la sicurezza (totale) non è mai raggiungibile e che anche la tecnologia, l'infrastruttura e l'organizzazione di un paese moderno ed efficiente non bastano a contenere i danni provocati dall'infinita potenza di una natura che si risveglia. Il fatto è, invece, che tecnologia, infrastrutture e organizzazione a volte - e per lo più - moltiplicano quei danni, com'è successo in Giappone, dove la cattiva gestione di una, o molte, centrali nucleari si è andata ad aggiungere ai danni dello tsunami.

Non è stato lo tsunami a frustrare anche le migliori intenzioni di governanti, manager, amministratori e comunicatori: l'apocalisse li ha trovati intenti a mentire spudoratamente su tutto, di ora in ora; cercando di nascondere a pezzi e bocconi un disastro che di ora in ora la realtà si incarica di svelare. È un'intera classe dirigente, non solo del nostro paese, ma dell'Europa, del Giappone, del mondo, che l'apocalisse coglie in flagrante mendacio, insegnandoci a non fidarci mai di nessuno di loro.

Solo per fare un esempio, e il più "leggero": Angela Merkel corre ai ripari fermando tre, poi sette, poi forse nove centrali nucleari che solo fino a tre giorni fa aveva imposto di mantenere in funzione per altri vent'anni. Ma non erano nelle stesse condizioni di oggi anche tre giorni fa? E dunque: c'era da fidarsi allora? E c'è da fidarsi adesso?

Per chi non ha la possibilità o la voglia di sviluppare un pensiero critico e si lascia educare dai media, sono gli scienziati e i tecnici a poterci e doverci guidare lungo la frontiera dello sviluppo. I risultati di quella guida sono ora lì davanti ai nostri occhi.

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Da Marco Cedolin:

Nucleare: le scorie saranno la peggiore catastrofe

Marco Cedolin

Quella nucleare si è rivelata fin dal momento della sua scoperta come una fonte energetica tanto innovativa quanto pericolosa e scarsamente “competitiva” dal punto di vista economico. Nonostante questi presupposti e la manifesta impossibilità da parte del mondo scientifico di valutare concretamente le ricadute di un’applicazione su larga scala degli impianti nucleari, sia in termini di effetti sulla salute umana, sia in termini di conseguenze sull’ambiente, molte nazioni nel corso della seconda metà del novecento hanno investito sul nucleare una quantità sempre più ingente di risorse.
Questo atteggiamento, apparentemente insensato, trova in parte la propria spiegazione nel fatto che l’antieconomicità e la ferale pericolosità dell’energia nucleare sono in larga misura determinate da un unico elemento “di disturbo” che è costituito dalle scorie radioattive, essendo stati fino ad oggi gli incidenti alle centrali presentati come rarissime fatalità.
La gestione delle scorie nucleari rappresenta infatti il vero tallone d’Achille dell’atomo, in assenza del quale l’energia prodotta tramite l’uranio potrebbe essere economicamente assimilata a quella prodotta utilizzando altre fonti quali il petrolio, il gas naturale o il carbone.
La reale complessità dei problemi legati alle scorie radioattive è stata fino ad oggi misconosciuta tanto dai governi quanto dagli esperti, nel palese tentativo di accreditare come economicamente convenienti e sostanzialmente sicuri gli impegnativi programmi energetici basati sul nucleare. Parimenti a quello delle scorie anche il problema della sicurezza degli impianti è stato minimizzato, nonostante le terribili conseguenze degli incidenti che sono stati resi pubblici (di molti non se ne è mai avuta notizia) Chernobyl su tutti, abbiano messo in luce la dimensione di estrema pericolosità della scelta nucleare. Almeno fino a questi ultimi giorni, quando la catastrofe di Fukushima sembra avere costretto il mondo intero ad aprire gli occhi.....

Proprio l’incidente di Chernobyl unitamente alla manifesta impossibilità di nascondere a tempo indeterminato le problematiche legate alle scorie radioattive hanno determinato a partire dalla fine degli anni 80 una diminuzione degli investimenti nell’ambito del nucleare, soprattutto da parte dei paesi tecnologicamente più avanzati. In Italia il referendum del 1987 decretò la rinuncia definitiva a produrre energia tramite l’uranio, ma anche nazioni che traggono dal nucleare una cospicua fetta del proprio fabbisogno energetico come Stati Uniti e Germania stanno dimostrando di credere sempre meno nel nucleare, non avendo messo in cantiere nell’ultimo decennio progetti finalizzati alla costruzione di nuove centrali che sostituiscano quelle prossime alla chiusura.
Questa linea di tendenza improntata ad un certo disimpegno nei confronti del nucleare è però stata messa seriamente in discussione recentemente dall'amministrazione Obama che prima del disastro giapponese aveva manifestato l'intenzione di tornare ad investire sull'atomo, così come da altri governi, compreso quello italiano, che tornano a guardare alle centrali atomiche come ad un obiettivo per il futuro.

Secondo i dati della World Nuclear Association aggiornati al 2004, attualmente nel mondo sono operative 439 centrali nucleari che producono circa il 16% dell’elettricità consumata sul pianeta, corrispondenti a circa il 7% dell’energia.
Negli Stati Uniti gli impianti nucleari in attività sono 103, in Francia 59, in Giappone 54, in Russia 31, nel Regno Unito 23, in Sud Korea 20, in Canada e in Germania 17, in Ucraina 15, in India 14, in Svezia 11, in Spagna e in Cina 9, in Belgio 7, in Slovacchia, nella Repubblica Ceca e Taiwan 6, in Svizzera 5.
Oltre alla quantità degli impianti presenti sui vari territori è interessante notare quale importanza il nucleare rivesta sulla produzione energetica dei singoli paesi. La Francia (prima fra tutti con l’eccezione della Lituania la cui unica centrale nucleare produce l’80% dell’energia consumata) copre tramite l’atomo il 78% dell’intero fabbisogno energetico nazionale, la Slovacchia il 57%, il Belgio il 55%, la Svezia il 50%, l’Ucraina il 46%, la Svizzera, la Slovenia e la Sud Korea il 40%, la Bulgaria il 38%, l’Armenia il 35%, l’Ungheria il 33%, la Repubblica Ceca il 31%, la Germania il 28%, la Finlandia il 27%, il Giappone il 25%, la Spagna e il Regno Unito il 24%, gli Stati Uniti il 20%, la Russia il 17%, il Canada il 12,5% e l’India appena il 3,3%.
La Francia insieme alla Lituania è l’unico paese ad avere basato sul nucleare tutto il proprio programma energetico, fino al punto di produrre tramite l’uranio oltre i tre quarti del proprio fabbisogno energetico. Altre nazioni, in maggioranza di piccole dimensioni, come Slovacchia, Belgio, Svezia, Ucraina, Svizzera, Slovenia, Sud Korea, hanno investito sull’atomo in maniera rilevante e traggono dal nucleare circa la metà dei propri consumi energetici. Alcune fra le nazioni più grandi, come Germania, Giappone, Spagna, Regno Unito, Russia, Stati Uniti, pur possedendo un’ingente presenza di centrali nucleari, traggono dall’atomo solamente il 20,/25% del loro fabbisogno energetico. Per molte altre nazioni come Argentina, Brasile, Cina, India, Messico, Olanda, Pakistan, Romania, l’incidenza della produzione di energia nucleare sulla globalità dei propri consumi è scarsamente rilevante e non arriva a raggiungere il 10%.
Se interpretiamo questi dati alla luce di quelli concernenti le nuove centrali nucleari in costruzione e in progetto nei singoli paesi possiamo renderci conto di come alcune nazioni economicamente emergenti o comunque in fase di forte sviluppo manifestino una grande propensione ad investire sull’atomo, mentre la maggior parte dei paesi tecnologicamente avanzati, con l’esclusione del Giappone e del Canada, si mostri refrattaria ad impegnarsi in nuovi investimenti nell’ambito del nucleare.
In Cina le nuove centrali atomiche in costruzione o in progetto sono 29, in India 33, in Giappone 14, in Russia 13, in Sud Korea 8, in Canada e in Iran 5, in Romania 4, in Turchia 3, in Indonesia, nella Repubblica Ceca, in Vietnam, in Slovacchia 2.
Gli Stati Uniti (prima delle parole di Bush all’ultimo G8) avevano in costruzione un solo reattore nucleare, pur essendo prevista entro pochi anni la chiusura di alcuni impianti giunti alla fine del proprio ciclo di vita. La Germania e il Regno Unito non hanno centrali nucleari né in costruzione né in progetto, anche se molti impianti verranno dimessi nel corso del prossimo decennio, così come la Spagna, la Svezia, la Svizzera, il Belgio, l’Olanda e la Slovenia.
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Da Blogeko:

Crepata? Fukushima, la piscina è un incubo peggiore dei tre reattori in fusione

Nonostante la parziale fusione del nocciolo iniziata in tre reattori, alla centrale nucleare giapponese di Fukushima Daiichi il maggior pericolo viene dal combustibile esausto ma ancora radioattivo, che già due volte si è incendiato. Un incubo ancora peggiore di tre reattori in fusione: è tutto dire.

Gli americani ritengono che intense emissioni di radioattività provengano dalla piscina annessa al reattore numero 4, in cui il combustibile esausto è stoccato per essere raffreddato. Ritengono anche che si sia crepata: altrimenti non si spiegherebbe perchè non contiene più acqua. Impossibile accertare la situazione, impossibile avvicinarsi a causa delle radiazioni troppo elevate. Le crepe aprirebbero gravissimi scenari mai considerati prima, e con soluzioni tutte da inventare.

Gli altri aggiornamenti dalla centrale nucleare ridotta a un cumulo di macerie dopo il terremoto e lo tsunami: i giapponesi ammettono che l’unica possibilità per evitare un ancor più massiccio rilascio di radioattività sia sigillare i reattori impazziti dentro un sarcofago di cemento. Come a Chernobyl.

Sono arrivati i rinforzi: i migliori esperti dell‘Iaea (l’agenzia per l’energia atomica dell’Onu) hanno preso il controllo della situazione. Il Giappone sta fronteggiando anche le conseguenze di terremoto e tsunami, ma una cosa del genere – un’implicita accusa di incapacità alle autorità nazionali – non si era mai vista.

Da quando la centrale ha cominciato a funzionare, si sono accumulate vicino ai reattori 11.125 barre di combustibile usato, che complessivamente contengono una quantità di materiale radioattivo quattro volte maggiore rispetto a quella ora presente all’interno di tutti e sei i reattori della centrale.

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I dubbi su un terremoto provocato? da ECPlanet:

Terremoto in Giappone: un sisma artificiale?


Sisma in GiapponeIl terremoto di magnitudo 8,9 che ha colpito il Giappone ha provocato lo spostamento dell'asse terrestre di circa 10 centimetri.

Secondo il geofisico della Nasa Richard Gross l'evento ha provocato un incremento della rotazione terrestre cagionando un accorciamento di 1,6 microsecondi della durata del giorno (un microsecondo corrisponde a un milionesimo di secondo).

Lista degli eventi sismici che hanno causato uno spostamento dell'asse terrestre:

- terremoto di Sumatra del 2004: spostamento dell'asse di 7 centimetri lineari e di 2 millesimi di secondo d'arco angolari;

- terremoto del Cile: spostamento dell'asse di circa 8-12 centimetri;

- terremoto del Giappone: spostamento dell'asse di circa 9-11 centimetri.

Ora cerchiamo di individuare le cause che potrebbero aver scatenato questo grande evento tellurico, che i media ufficiali attribuiscono alla fatalità. Va detto che il Giappone è stato l'unico paese al mondo che ha iniziato ufficialmente un serio programma di sperimentazione dell'energia fredda, l'energia pulita a costo zero che permetterebbe di 'licenziare' i petrolieri e di smantellare tutte le centrali atomiche.

Sorge subito questa domanda: «ai poteri forti che manipolano il cartello petrolifero, il cartello bancario e gli altri cartelli correlati, ha fatto piacere sapere che il Giappone stava portando avanti un programma di studio con lo scopo di perfezionale l'energia fredda?»

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E ancora da Mamma:

la truffa dei costi del nucleare

- la truffa dei costi del nucleare -

Siamo obbligati a prepararci per il referendum “nucleare sì, nucleare no” e, se si vuole fare una campagna efficace, non bisogna mettersi in mano ai cosiddetti esperti, ma bisogna battere solo su quei punti dove i nuclearisti non sono in grado di dare risposte.
Sulla questione “sicurezza”, malgrado la catastrofe giapponese, possono sempre dire che le moderne centrali, quelle di terza generazione, sono supersicure, ed è impossibile smentirli.

-Sulla questione economica, dove si afferma che il nucleare è competitivo, bisogna pretendere che nel bilancio che fissa il costo del kilowatt prodotto dall’atomo, si comprenda il costo dello smantellamento delle centrali (dopo 40 anni di servizio), il costo dello stoccaggio delle scorie e il costo della custodia per varie migliaia di anni dei siti che ospiteranno questi rifiuti speciali.
Senza queste voci parlare di costi competitivi è una truffa.

-Per quanto riguarda la barzelletta che il nucleare ci dà una parziale indipendenza energetica, ciò è palesemente falso, in quanto il combustibile (l’uranio) proviene da paesi stranieri, è scarso, è soggetto ad esaurimento, il suo prezzo è in continuo aumento. Tutto ciò crea una totale dipendenza, come è oggi per il petrolio e il gas, mentre per le rinnovabili il sole e il vento sono gratis, e a disposizione per qualche miliardo di anni.

-Dobbiamo pretendere di conoscere quale compagnia di assicurazione nazionale o internazionale è disposta ad assicurare questi impianti, cosa assai difficile, ma nel caso si trovasse un istituto disposto, quale sarebbe l’importo, che andrebbe sommato al costo del kilowatt.

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E da Libera Cittadinanza:

BISOGNA FERMARE IL GOVERNO CON IL REFERENDUM E CON LE PROSSIME ELEZIONI AMMINISTRATIVE !

NUCLEARE PERICOLOSO:

1) sono centinaia i piccoli incidenti e le fuoriuscite minori che hanno reso la vita molto difficile agli abitanti delle zone vicine: neoplasie, mutazioni genetiche, aborti, inquinamento acque di falda e cibo.

2) rischi di incidenti su grandi aree del mondo

3) Le centrali nucleari che si vorrebbero costruire in Italia (il tipo Epr) sarebbero a rischio di esplosione, secondo documenti confidenziali di fonte Edf pubblicati sul sito www.sortirdunucleaire.org

4) rischi per le emissioni delle scorie radioattive

5) rischi per le aree delle centrali che restano contaminate per tempi lunghissimi

6) ogni centrale "divora" ogni anno trenta tonnellate di uranio arricchito, materiale radioattivo pericoloso che deve essere trasportato

7) La costruzione di centrali nucleari in Italia ci esporrà a diventare un obiettivo terroristico

8) Una centrale nucleare utilizza enormi quantità d’acqua, compromettendo l’equilibrio idrogeologico della zona ed esponendo le falde acquifere a rischi

9) l’Italia è un territorio sismico, con degrado idrogeologico, inadatta alla costruzione di centrali nucleari

10) Il nucleare civile fa, spesso, da traino al nucleare militare.

NUCLEARE COSTOSO:

1) L'elettricita' da nucleare costera' il 20 per cento in piu' di quella prodotta dalle centrali tradizionali, cosi' che dovremo incentivare il nucleare aumentando la bolletta elettrica

2) Le centrali nucleari non risolvono il nostro problema petrolio, che continueremo a importare perchè l'elettricità è solo un quinto dei nostri consumi energetici

3) l’energia nucleare in bolletta è più cara di gas e carbone

4) il nucleare ci renderà dipendenti dall'uranio, il cui prezzo e' decuplicato

5) Per i costi occorre considerare anche lo smaltimento delle scorie e lo smantellamento di fine esercizio della centrale, che pagheranno comunque i cittadini

6) Nuovi reattori già in fase di costruzione stanno subendo enormi ritardi e importanti lievitazioni dei prezzi

7) la crisi economica e le politiche di risparmio e di efficienza energetica stanno configurando una futura crescita moderata dei consumi elettrici.

8) le centrali nucleari richiedono una sorveglianza “h 24” militare molto costosa perchè obiettivi terroristici molto sensibili

9) La Francia continua a svendere il suo surplus oltre che all’Italia e alla Germania, anche all’Inghilterra, salvo poi essere costretta a importare nelle ore di punta

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Tu chiamale se vuoi radiazioni



Sulle celebrazioni del centocinquanta anni dell'unità d'Italia alcune considerazioni di Lucio Garofalo:

Indiani d'America e Briganti meridionali

Nel quadro delle celebrazioni dei 150 anni dell’unità d’Italia, che mi procurano un senso di fastidio e di insofferenza, ripropongo questo articolo che ho scritto tre anni fa pensando ad un parallelismo storico tra il genocidio dei Pellerossa e il massacro del Sud Italia.

Indiani d'America e Briganti meridionali

Non c’è dubbio che nel campo delle interpretazioni storiografiche è opportuno evitare atteggiamenti troppo faziosi, dogmatici o apologetici per adottare un approccio possibilmente problematico verso le questioni e i processi storici. Francamente questo spirito libero non c’è nel clima di esaltazione retorica dei 150 anni dell’unità d’Italia.

Con questo articolo so di andare controcorrente per tentare di recuperare la memoria di due esperienze storiche che sono state letteralmente cancellate dalla storiografia ufficiale. Mi riferisco al destino parallelo degli Indiani d’America e di coloro che sono definiti i “Pellerossa” del Sud Italia: i briganti e i contadini del Regno delle Due Sicilie.

Partiamo dai nativi americani. Dopo la scoperta del Nuovo Mondo da parte di Cristoforo Colombo nel 1492, cominciarono a giungere i primi coloni europei. All’epoca il continente nordamericano era popolato da circa un milione di Pellerossa raggruppati in 400 tribù. Quando i coloni bianchi penetrarono nelle sterminate praterie abitate dai Pellerossa, iniziarono una caccia spietata ai bisonti, il cui numero calò rapidamente causando un rischio di estinzione. In tal modo i cacciatori bianchi contribuirono allo sterminio dei nativi che non potevano vivere senza questi animali da cui ricavavano cibo, pellicce e altro ancora.

Ma la strage degli Indiani fu opera soprattutto dell’esercito yankee che per espandersi all'interno del Nord America cacciò ingiustamente i nativi dalle loro terre compiendo veri e propri massacri senza risparmiare donne e bambini.
I Pellerossa furono annientati attraverso un sanguinoso genocidio. Oggi i Pellerossa non costituiscono più una nazione essendo stati espropriati non solo della terra che abitavano, ma anche della memoria e dell’identità culturale. Infatti, una parte di essi si è pienamente integrata nella società bianca, mentre una parte minoritaria vive reclusa in alcune centinaia di riserve sparse nel territorio statunitense e in quello canadese.

Un destino simile, benché in momenti e con dinamiche differenti, associa i Pellerossa e i Meridionali d'Italia. Questi furono chiamati “Briganti”, furono trucidati, torturati, incarcerati, umiliati. Si contarono 266mila morti e quasi 500mila condannati. Uomini, donne, bambini, anziani subirono la stessa sorte. Processi manovrati o assenti, esecuzioni sommarie, confische dei beni. Ma noi Meridionali eravamo cittadini di uno Stato assai ricco.

Il piccolo regno dei Savoia era fortemente indebitato con Francia e Inghilterra, per cui doveva rimpinguare le proprie finanze. Il governo sabaudo, guidato dallo scaltro e cinico Camillo Benso conte di Cavour, progettò la più grande rapina della storia moderna: cominciò a denigrare il popolo Meridionale per poi asservirlo invadendone il territorio: il Regno delle Due Sicilie, uno Stato civile e pacifico. Nessuno giunse in nostro soccorso. Solo alcuni fedeli mercenari Svizzeri rimasero a combattere sugli spalti di Gaeta fino alla capitolazione. I vincitori furono spietati. Imposero tasse elevatissime, rastrellarono gli uomini per il servizio di leva obbligatoria (che era già facoltativo nel Regno delle Due Sicilie), si comportarono vigliaccamente verso la popolazione e verso il regolare ma disciolto esercito borbonico, per cui molti insorsero.

Ebbe così inizio la rivolta dei Meridionali. Le leggi repressive furono simili a quelle emanate contro i Pellerossa. Le bande di briganti che lottavano per la loro terra avevano un pizzico di dignità e ideali, combattevano un nemico invasore grazie anche al sostegno delle masse contadine, tradite e ingannate dalle false promesse concesse da Garibaldi.

Contrariamente ad altre interpretazioni storiche non intendo equiparare il Brigantaggio meridionale alla Resistenza antifascista del 1943-45. Anzitutto per la semplice ragione che nel primo caso si è trattato di una vile aggressione militare, di una sanguinosa guerra di conquista coloniale che ha avuto una durata molto più lunga della guerra di liberazione condotta dai partigiani: un intero decennio che va dal 1860 al 1870.

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Le ultime notizie da L'Aquila, da Trentotto Secondi:

Le onde emotive





Emotivamente parlando, sono distrutta. Basta passeggiare per la mia città diroccata per sentirsi mancare. Manca l’aria, mancano i suoni, manca la gente. Ma peggio, manca un progetto, mancano le gru, mancano i muratori, mancano i soldi. Ma non ci arrendiamo: ciascuno a suo modo, non molla. Perché siamo legati alla nostra città, ma non solo.
Si fa un gran parlare in questi giorni delle “onde emotive” che sarebbero foriere di decisioni sbagliate; ma come? Se non fosse che sento ogni giorno un sentimento forte di speranza che si annoda con l’impotenza, la delusione, l’ansia, ma anche con un’attrazione quasi magnetica, non so, forse sarei andata via o, peggio, sarei in casa, come se nulla fosse successo.
L’onda emotiva porta con sé il desiderio di tante persone di essere più attive, ma soprattutto più consapevoli.
Emotivamente il Giappone è stato per tanti esattamente come un maremoto, che ha scosso anche i meno attenti, le persone più rigide, quelle tutte di un pezzo. Un popolo lontano di cui si sottolinea la compostezza, ma del quale, in realtà, si sono viste lacrime, occhi vuoti e macerie di certezza.
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L'alta tecnologia del nostro paese ci assicurerà centrali nucleari ultrasicure, come descritto da Alessandra Daniele:

Apocalypse Nano



Le centrali nucleari italiane saranno sicurissime. Noi italiani siamo precisi e organizzati, non casinisti come i giapponesi. Come sempre, i nostri appalti saranno limpidi come il cristallo, i nostri cantieri totalmente in regola, le nostre assunzioni basate sul più rigido criterio meritocratico, i nostri controlli rigorosi ed imparziali. Costruiremo centrali tecnicamente all'avanguardia, nel rispetto dell'ambiente e del territorio.

Le scorie saranno smaltite in modo corretto e tempestivo, com'è sempre accaduto per ogni tipo di rifiuto urbano.
E poi l'Italia non è zona sismica. Quello dell'Aquila è stato un attentato islamico. Quello di Foligno un cedimento strutturale. Quello in Irpinia non è mai esistito, fu solo un complotto dei magistrati per diffamare la classe politica locale. I morti del Friuli furono vittime della feroce repressione comunista statalista, perché chiedevano il Federalismo. Le loro case vennero distrutte per rappresaglia, e per cancellare il Sole delle Alpi dipinto su ogni facciata. Il Belice non è in Italia. E' nel maghreb, e fu devastato dalle lotte fra le tribù locali.

Nessun reale terremoto, o frana, o inondazione, o bradisismo, sono mai stati registrati in Italia. L'eruzione del Vesuvio che si credeva avesse seppellito Pompei fu in realtà solo frutto dell'immaginazione d'uno scrittore di fantascienza dell'epoca, tale Plinio il Cazzaro, che l'attribuì a un tentativo d'invasione aliena.

A un'attenta ispezione del ministro Bondi le presunte mummie di Pompei si sono rivelate falsi made in China per abbindolare i turisti. Il governo ne ha quindi ordinato la rimozione, insieme a tutte le altre rovine locali. In quel sito sorgerà presto una nuova discarica, assolutamente sicura ed ecologica quanto una centrale nucleare.

Da decenni la propaganda comunista cerca di spaventarci, di farci credere che massicce dosi di radiazioni potrebbero danneggiare la nostra salute, mentre tutti i più recenti e imparziali studi medici dimostrano il contrario. Le radiazioni facilitano la diuresi, e aiutano la naturale regolarità, eliminando il senso di gonfiore. Rinforzano la radice del capello, e con le loro micoparticelle di uranio riparano lo smalto dando sollievo ai denti sensibili.

Purtroppo molti italiani sono ancora vittime della disinformazione comunista, e in particolare della bufala di Chernobyl, organizzata con l'aiuto del regime sovietico, che arrivò a distruggere un'intera città russa al solo scopo di falsare il risultato del referendum italiano sul nucleare, e ottenne anche di danneggiare la nostra economia, bloccando il commercio di verdure a foglia larga.
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Dopo la telefonata in questura del piccolo premier per il rilascio di Ruby, un'altra ragazza è stata fermata a Milano, il racconto di Sconfini:

Stavolta non ha chiamato nessuno


palazzogiustiziaSembra incredibile, ma è successo davvero! Kathryn Emily Andrews, una ragazza inglese di 25 anni è stata arrestata per ubriachezza molesta a Milano. "Sono la figlia del ministro inglese" si è difesa con gli agenti accorsi per portarla in Questura.

Scusa vecchia ormai, devono aver pensato i due uomini in divisa. Ci hanno fatto una risata su e poi l'hanno accompagnata per gli accertamenti del caso. Controllando la sua patente e contattando l'ambasciata inglese gli increduli funzionari hanno potuto verificare che Kathryn era veramente la figlia del ministro inglese!

Per qualche minuto si attende la telefonata di qualche puttaniere, qualche corruttore, qualche evasore che scagioni la ragazza e la affidi nelle mani di qualche pappone o qualche mignotta. Invece niente. Accertata l'identità la 25enne è stata denunciata per minaccia e resistenza a pubblico ufficiale, rifiuto di fornire documenti e ubriachezza.

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Gli amici del nostro presidente del consiglio sono sempre meno, l'ultima dipartita da parte del dittatore libico assottiglia in maniera preoccupante la rosa dei veri sostenitori internazionali del Cavaliere, Lia Celi li elenca:

Beh, a Berlusconi rimarrano questi


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Via Gheddafi, Ben Alì, Mubarak: tutta la prima fila degli amici internazionali di Silvio Berlusconi è stata spazzata via dai giovani in rivolta. Non sarà facile sostituirli. Se c'è qualcosa che al mondo non manca, sono i dittatori con pochi scrupoli; ma quelli con così pochi scrupoli da diventare partner del nostro premier si contano sulle dita di una mano. Ecco i leader mondiali che, da semplici alleati, verranno presto promossi dal Cavaliere a «veri amici».

KWASA LXXVIII
Re del Mambaziland, sta guidando il suo popolo nella delicata transizione dalla monarchia assoluta al dispotismo megalomane. Il Paese sarebbe ricco di materie prime, ma da anni il ferro, l'oro e i diamanti estratti con fatica dai mambazilandesi vengono interamente requisiti per la costruzione di una gigantesca limousine per l'harem di Kwasa. A innescare il feeling con Berlusconi, la lettura casuale di un articolo del «Giornale» intitolato «Il Cavaliere si è mangiato i suoi avversari», ma quel che più unisce Kwasa al nostro premier è la passione per le belle donne: nella sua prima visita in Mambaziland Berlusconi ha potuto assistere alla Danza delle Orchidee, rito ancestrale in cui le vergini danzano nude davanti al re, che sceglie la più bella come sposa e la più incompetente come Ministro per l'Istruzione.

Inoltre Kwasa ha autorizzato il presidente del Consiglio ad attribuirgli tutte le nipoti che vuole: con più di seimila fra mogli e concubine, statisticamente è probabile che ci prenda. «Un grande sovrano che mi deve eterna riconoscenza», ha riferito Berlusconi al suo ritorno: «Gli ho spiegato finalmente cosa significano quelle lettere dopo il suo nome».

SGOZZIK TAMERLANOV
Autocrate dello staterello caucasico dell'Egoistan (capitale Masakranda) unisce lo spirito filantropico di un capo mongolo all'apertura mentale di un quadro locale del Pcus, carica che rivestiva fino all'agosto 1991, quando scoprì un giacimento di petrolio sotto la sede del partito. Da allora si è autonominato Gran Khan dell'Orda di Greggio, erede della mitica Orda d'Oro. Ma sarebbe ingiusto accusare Tamerlanov di usare il petrolio per ricattare l'Occidente: allo scopo sono più efficaci le bombe nucleari ereditate dall'Urss. Il premier ha già incontrato Tamerlanov, con cui ha siglato un vantaggioso trattato: dall'Egoistan partirà un oleodotto per l'Italia e da Modena un acetodotto verso l'Egoistan. «Il miglior accordo mai firmato nel parcheggio di un autogrill», ha commentato Berlusconi, incurante del fatto che il paese asiatico è stato recentemente espulso per indegnità dalla lista degli stati-canaglia e inserito nella lista degli stati-figlidimignotta. Infondate secondo il Cavaliere anche le voci secondo cui Tamerlanov avrebbe inviato a Mosca le donne-kamikaze responsabili degli ultimi gravissimi attentati: «Erano un regalo per il nostro amico Vladimir,» spiega «so per esperienza che apprezza le pupe esplosive».

DOKTOR VON SCHUTZ-STAFFELN
Più noto col diminutivo Von SS, l'anziano medico tedesco è il leader di Adolfa, un'isoletta caraibica da lui acquistata nel 1945 a poche miglia da Antigua (si tratta in realtà della ex isola Barbuda, da lui accuratamente rasata, a parte un paio di inconfodibili baffetti a spazzolino). Qui, grazie ad alcune misteriose provette portate dalla Germania, fondò la discussa Mein Fuehrer Samenbank, la prima banca del seme offshore per chi desidera figli con le sembianze di Hess o di Goering; ma pare che per ora gli unici risultati ottenuti siano dei piccoli sosia di Calderoli e di Boso. Diventato suo vicino di isola, Berlusconi volle incontrare Von SS per chiedergli dove aveva comprato quei cactus a forma di svastica, e se ne avevano anche a forma di scudetto del Milan. Nonostante le trattative in corso per commercializzare in Italia bizzarri paralumi d'antiquariato realizzati in Polonia, il feeling fra il Cavaliere e il dottore non è idilliaco: «Non sopporto che a poche miglia dal mio buen retiro ci sia il covo di un fanatico paranoico dal passato imbarazzante», avrebbe confidato Von SS agli intimi.

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Le nuove misure del governo in tema nucleare rivelate da Michele Serra:

Gli inconvenienti dell'energia pulita

Le autorità giudicano strumentali le polemiche sulla pericolosità di una centrale atomica in zona sismica: "Se uno cade dal balcone mentre precipita si preoccupa di avere il cancro?"

Una centrale nucleare francese
Una centrale nucleare francese

L'allarme nucleare in Giappone sta suscitando un profondo ripensamento nelle politiche energetiche di tutto il mondo. Anche il governo Berlusconi ha allo studio una serie di misure, la più urgente delle quali è la separazione delle carriere tra centrali atomiche e centrali elettriche. Ma vediamo gli altri provvedimenti.

Accordi con la Francia. Che fare delle otto centrali usate acquistate dai francesi? Montate su ruote e momentaneamente parcheggiate alla dogana del Frejus, attendono il loro destino. Al notevole costo economico, si aggiunge l'inestimabile valore storico: le aveva progettate De Gaulle in persona e il sistema di avviamento a manovella, ancora efficientissimo, strappa sorrisi di ammirazione ai visitatori. Sul grande piazzale del Frejus le centrali francesi, con i caratteristici lucernai in stile parigino e l'anziana concierge che chiacchiera volentieri con i giornalisti in visita, sono diventati un'attrazione per i turisti e un luogo di riparo per i camionisti in attesa, che all'ombra di quei giganteschi camini giocano a tressette.

Nucleare domestico. Poiché a grandi centrali corrispondono grandi incidenti, il Cnen suggerisce di minimizzare gli impatti grazie al nucleare domestico, una nuova tecnologia che affida a ogni famiglia la gestione di una centrale casalinga, comodamente collocabile in cucina o sul balcone. Una sola barretta di uranio, da ritirare in portineria, garantisce energia per un anno e potrà essere facilmente smaltita nell'apposito sacchetto di calcestruzzo per le scorie nucleari. Unico accorgimento: i membri della famiglia devono indossare giorno e notte lo speciale scafandro protettivo, abituandosi a muoversi per casa con cautela per non fracassare i mobili, e sopportando l'inevitabile rumore prodotto al piano superiore dai vicini che camminano con le pesanti scarpe di piombo in dotazione. La spettacolare fosforescenza dei palazzi è un fenomeno collaterale che piacerà molto ai bambini.
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Le immagini delle amiche blogger, da Oro Fiorentino:


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Da Solesenzanuvole:



D
a Cuore562:
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Da CuorediVento:

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Da DalfusodiTaiwan:

Fratelli d'Italia...


Le ultime opere del maestro della satira Vauro sulle nostre miserie nazionali:













Da Enteroclisma:

IL TAPPABUCHI

Silvio si reca dal dentista per rimettersi (?) un dente.
Esce con un cerotto sulla guancia, grande come un campo da tennis.
Eppure il dentista assicura di non averlo bucato ... da che mondo è mondo, i denti si curano aprendo la bocca, non la guancia.
Ora il cerottone è scomparso ... ma dove lo avrà messo Silvio ??

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Pillola del giorno: Crozza a Ballarò appello contro il nucleare




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