domenica 6 marzo 2011

ZeitGeist il movimento globale per una vera alternativa

In alto: Immagine tratta dal blog http://thefrenchmouse.blogspot.com/


I moscerini di sesso maschile hanno una vista acutissima. Gli è indispensabile per fare l'amore.
Gaspare Morgione.



ZeitGeist il movimento globale per una vera alternativa

Il Movimento ZeitGeist nasce nel 2009, non è un movimento politico. Non riconosce nazioni, governi, razze, religioni, credenze o classi. La visione del Movimento considera queste distinzioni false e superate, fattori lontani dall’essere positivi per una vera crescita dell’umanità. La loro base è nel potere della divisione e stratificazione, non nell’unità e uguaglianza, che ci siamo prefissati come obiettivo. Mentre è importante capire che tutto nella vita comporta una progressione naturale, dobbiamo riconoscere la realtà che la specie umana ha l’abilità di rallentare drasticamente o paralizzare il progresso, attraverso strutture sociali che sono anacronistiche, dogmatiche e quindi non in linea con la natura stessa. Il mondo che possiamo vedere oggi, pieno di guerre, corruzione, elitarismo, inquinamento, povertà, malattie epidemiche, abusi dei diritti dell’uomo, disuguaglianza e crimine è il risultato di questa paralisi. Federico Pistorno è il coordinatore del Movimento ZeitGeist Italia, ha rilasciato questa intervista al giornale albanese Gazetaonline sulle finalità e gli obiettivi del Movimento:

Ridefinire la nostra Cultura e lo Spirito del Tempo.
Intervista a Federico Pistono - coordinatore del Movimento Zeitgeist Italia.

L’architettura culturale della società odierna è diventata quella di una società paradossalmente malata e stravolta nei suoi più intimi valori etici. Lo squilibrio in cui siamo immersi sia a livello individuale che a livello collettivo si avverte nella corsa verso l’acquisizione e il controllo del profitto economico, la competizione per creare scarsità di risorse e la stratificazione della società. Ma nelle evolute Teorie dei Sistemi è la Cultura la chiave di interazione su cui l’esistenza passata, presente e futura delle società trova ragione di essere, di condivisione e continuità.
Da troppo tempo la Cultura non riveste che il ruolo di fattore di richiamo per la costituzione di un pensiero omogeneo di massa. In molte occasioni la politica si appropria delle accezioni correnti di ”Cultura” e ne fa un uso banale e strumentale: ne discende un impoverimento della qualità del discorso civile, politico, intergenerazionale, delle possibilità critiche dei giovani e del futuro delle nuove generazioni. Se oggi, erroneamente il concetto di ‘Cultura’ si lega a quello di ‘Impresa’ così come ‘Capitale’ viene associato ad ‘Umano’, forse i nostri figli non avranno della Cultura, dell’Uomo e della Vita la stessa idea e quel briciolo di rispetto che abbiamo ancora noi. Con il Movimento Zeitgeist vogliamo restituire alla Cultura il valore ideale, e al di sopra di ogni tentazione umana, che gli era proprio in origine.

Brunilda Ternova: Federico, vorrei iniziare questa intervista con una semplice domanda: Cos’è il Movimento Zeitgeist, come è nato e come si è sviluppato?
Federico Pistono: Il Movimento nasce nel 2009 da una creazione artistica del regista statunitense Peter Joseph, con l’uscita del suo film Zeitgeist: Addendum, ma ha presto assunto un respiro internazionale e decentralizzato. Si tratta di un movimento sociale non-profit, che mira ad un cambio di valori su scala globale. Lo scopo è elevare lo Zeitgeist (spirito del tempo), appunto, lo spirito culturale delle società, ad un livello più umano e sano, in modo che sia basato sulle risorse della Terra, sulle nostre conoscenze scientifiche e tecnologiche, e sulla liberazione delle persone, che possano finalmente realizzare il loro potenziale, nel rispetto della natura.
In appena un anno di vita, il Movimento Zeitgeist ha raggiunto mezzo milione di iscritti in tutto il mondo, ha prodotto due film, diversi libri e decine di conferenze. Ci sono centinaia di gruppi di attivisti sparsi in 100 paesi in tutto il mondo, che traducono il materiale in più di 30 lingue, organizzano conferenze, proiezioni, discussioni, creano podcast, articoli, musica, arte. Tutto distribuito gratuitamente in rete tramite Creative Commons, tutto fatto da volontari. Esiste un progetto chiamato “Zeitgeist Media Project” (http://zeitgeistmediaproject.com/), dedicato agli artisti, che creano render 3D di progetti di città del futuro, pezzi musicali, dipinti, video originali e remix, storie e molto altro ancora.

Brunilda Ternova: Peter Joseph - oltre ad essere il fondatore del Movimento Zeitgeist - ha scritto, diretto, prodotto, e realizzato tre importanti documentari: Zeitgeist The Movie nel 2007, Zeitgeist Addendum nel 2008, Zeitgeist Moving Forward nel 2011. Vogliamo spiegare al lettore albanese di cosa trattano questi documentari?

Federico Pistono: Zeitgeist The Movie originariamente non era un film, ma era parte di uno spettacolo che consisteva in un evento multimediale vaudevilliano con musica, strumenti dal vivo e video. L’evento fu tenuto per 6 notti a New York e poi, senza alcun interesse per un rilascio professionale o una produzione specifica, “gettato” su Internet. Il lavoro non fu mai concepito come film o documentario in senso tradizionale, ma come un’espressione creativa, provocatoria ed emozionalmente stimolante, piena di contorni artistici e di gesta pesantemente stilizzate. Tuttavia, una volta online, ha iniziato a generarsi un inaspettato e spropositato interesse. In pochi mesi ha raggiunto più di 100 milioni di visite. Di colpo lo spettacolo “Zeitgeist” diventò Zeitgeist The Movie, il documentario più visto nella storia di Internet.
Nel frattempo Peter viene contattato da Jacque Fresco. Il discorso è più o meno andato così: “Molto interessante, ma non fai altro che metter in luce problemi. Piuttosto, sei interessato a trovare soluzioni?”. Con Zeitgeist Addendum nasce veramente l’idea della società sostenibile attraverso il saggio uso della scienza e il cambiamento dei valori su scala globale. Era nato un movimento, mondiale, pacifico, razionale, umano e inarrestabile.
La serie dei film di Zeitgeist, nonostante sia stata un’ispirazione per il movimento con il quale condivide il termine “Zeitgeist”, non è da confondere con i contenuti e le visioni di quest’ultimo. Il Movimento Zeitgeist è sostanzialmente un movimento sociale e di sostenibilità, le relazioni con il contenuto della serie di film non hanno consistenza. Mentre i film si stanno sempre di più muovendo verso la promozione del movimento, sono ancora un’analisi intellettuale/artistica, quindi non sono da considerare una base del Movimento stesso.
Zeitgeist Moving Forward è un lavoro di documentazione integrale che illustra la necessità di una transizione oltre l'attuale paradigma monetario che governa l'intera società mondiale. In questo film hanno partecipato esperti nel campo della sanità pubblica, dell'antropologia, della neurobiologia, dell'economia, dell'energia, della tecnologia, delle scienze sociali e in altri campi rilevanti che riguardano il funzionamento della società e la cultura. I temi centrali sono il comportamento umano, l'economia monetaria e le scienze applicate. Se li uniamo si crea un modello per la comprensione del paradigma sociale attuale e perché è fondamentale uscirne fuori. L'applicazione di un nuovo approccio sociale, radicale, ma pratico, basato su conoscenze avanzate, risolverebbe i gravi problemi sociali che il mondo affronta oggi.

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Il futuro del pianeta sarà senza petrolio, di questo bisognerà tenerne conto nei prossimi anni, come vivremo quando questa pestifera fonte non rinnovabile non sarà più reperibile? Cesare Pasini tenta di dare qualche risposta a questo inquietante quesito:

ALTERNATIVE ALLA GUERRA - Il terrorismo si vince più con l'intelligenza che con la forza
Dato che la produzione di petrolio non può più aumentare, i tagli agli sprechi di energia stanno diventando la condizione perchè possano continuare a diffondersi in tutto il mondo, e in particolare nei paesi emergenti, il benessere, lo sviluppo e la democrazia.

Ma i risparmi di energia nell'autotrazione, nella produzione elettrica e nel riscaldamento di edifici, oltre che necessari per ridurre i costi e rilanciare l'economia, sono anche la migliore strategia per allentare le tensioni in Medio Oriente, per mettere fuori gioco il terrorismo, e per prevenire nuove guerre per il controllo dei pozzi di petrolio.

Infine la riduzione dei consumi è necessaria per ridurre l'impatto ambientale.

E dato che persino un modesto sito come quello dell'Ecofantascienza è in grado di dimostrare che le tecnologie adatte non mancano, l'obiettivo di un sostanziale incremento dell'efficienza energetica deve diventare una priorità assoluta.

Il petrolio è la causa di molti mali che affliggono l'umanità, a cominciare dalle guerre per arrivare all'inquinamento del pianeta. Sul petrolio si basa tutta l'economia dei paesi industrializzati, sia come fonte di energia che per la fabbricazione di moltissimi prodotti. Dal petrolio si ricavano la benzina e il gasolio, che serve per produrre energia elettrica. Ma col petrolio si fabbricano anche molti materiali come le plastiche di cui, per esempio, è fatto il computer su cui sto lavorando.

Non solo. Anche la plastica che avvolge i cavi elettrici…tutti i cavi elettrici hanno una guaina di plastica, e di cavi ce ne sono milioni di chilometri ovunque sulla terra. Solo questo dato dovrebbe far meditare. L'economia occidentale è fortemente dipendente dal petrolio. Sia la sua industria sia tutt'intera la sua società. Esistono ormai pochi prodotti che si possano dire “oil free”, in cui il processo di costruzione, elaborazione e/o assemblaggio non richieda un certo quantitativo di petrolio, fosse anche solo per l'imballaggio.

Da quando ci svegliamo la mattina, fino a quando torniamo a letto il nostro cammino è circondato dal petrolio e dai suoi sottoprodotti. Forse non ci facciamo più caso, ma questa è la realtà. Anche là dove sembra che tutto sia naturale e biologico troveremo il petrolio, magari sotto forma di energia elettrica equivalente, ma comunque sempre presente.

Immersi nel petrolio fino ai capelli come siamo, noi occidentali, riusciremo a immaginarci senza? E' urgente per noi uscire da questo stato di dipendenza assurda che ci porta a fare scelte di guerra di sapore feudale, quando i signori della guerra combattevano per la conquista di un territorio e per le sue risorse. Oggi, con le nuove tecnologie e la nostra cultura civile basate sul diritto, ha ancora senso pensare di “conquistarci” il petrolio? Ha ancora senso investire così tanto denaro in armamenti, anzichè investirne anche solo una parte in tecnologie alternative che ci permetterebbero di uscire da questa situazione di dipendenza? Ha senso tutto questo? O conviene a qualcuno la guerra?

Sulla convenienza della guerra per qualcuno, vorrei che ognuno si fermasse a pensare. Mentre io invece passo a pormi un'altra questione: conviene ancora a noi usare il petrolio? E parlo da un punto di vista puramente economico. Per averlo stiamo combattendo in più parti del mondo. Combattiamo vere e proprie guerre in alcuni posti, mentre in altri partecipiamo più o meno apertamente ai conflitti interetnici che si scatenano per accapparrarsi il petrolio. I nostri economisti calcolano il prezzo che stiamo pagando come civiltà occidentale per riuscire ad avere la sicurezza sui nostri approvvigionamenti? Questa volta mi riferisco sia ai costi militari sia ai costi in vite umane.

Ma allora che prezzo ha il petrolio? “Solo” 70 dollari il barile? Non credo. E' un po' come per l'ambiente: nessuno ne calcola i costi effettivi quando si tratta di formare il prezzo di un prodotto. Tanto l'ambiente è di tutti, che alla fine dei conti vuol dire di nessuno. Se avete finito di pensare a chi conviene la guerra, vorrei porvi un'altra domanda: qual è il miglior modo per sbaragliare il terrorismo? La guerra o uscire dalla dipendenza del petrolio? E cosa costa meno: la guerra o uscire dal petrolio?

Facili risposte per chi ha seguito il ragionamento ed ha una minima sensibilità ambientale.

Lo scopo dichiarato delle guerre del golfo è combattere il terrorismo, promuovere la democrazia in una regione in cui di democrazia ce n'è ben poca, e garantirsi la possibilità di continuare a comprare quel petrolio di cui oggi come oggi non possiamo fare a meno.
Ora, è vero che sono stati abbattuti i regimi tirannici dei talebani e di Saddam Hussein, e che molte basi del terrorismo sono state distrutte. Però questi stessi interventi militari stanno ottenendo anche risultati esattamente opposti. Infatti, insieme all'aumento della domanda dei paesi emergenti, stanno spingendo verso l'alto i prezzi degli idrocarburi, cosa che rende i paesi industrializzati sempre più dipendenti e di conseguenza accresce l'importanza strategica del Medio Oriente. Il costo sempre più alto dell'energia, che si aggiunge alle spese militari, penalizza i paesi consumatori a partire da Europa e Stati Uniti, mentre aumenta le entrate proprio dei regimi che diffondono il fondamentalismo islamico e finanziano più o meno apertamente il terrorismo. Davvero un bel modo di fare i propri interessi, combattere il terrorismo e rafforzare la democrazia!
Se davvero queste guerre sono necessarie, non si vede perchè si debba regalare un tale vantaggio ai terroristi e ai loro finanziatori. La logica vorrebbe che venga messo altrettanto impegno nel ridurre la nostra dipendenza strategica e nell'evitare di regalare vantaggi ai nemici contro cui si combatte.
In realtà, se avessimo fatto qualcosa di efficace per sostituire le importazioni di petrolio con risparmi e produzioni alternative, forse le guerre si sarebbero potute persino evitare. Ci saremmo liberati del ricatto dell'interruzione delle forniture di energia. L'importanza strategica del medio Oriente sarebbe venuta meno, e con essa anche la necessità di intraprendere delle guerre.
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Il futuro è anche sapere come saranno le nostre abitazioni, un ottimo suggerimento viene dal blog Il Cambiamento con la spiegazione di come sono fatte le case di paglia e la convenienza a costruirle:

Case di paglia, intervista a Maurizio Macrì e Stefania Mancuso

Nate in Nebraska ai primi del '900, le case di paglia sono state riscoperte e rilanciate negli Stati Uniti durante gli anni '80 sul filone dell'edilizia ecologica. Anche in Italia c'è chi si occupa di questa tecnica. Per saperne di più abbiamo intervistato gli architetti torinesi Maurizio Macrì e Stefania Mancuso, da tempo impegnati nella costruzione di edifici di paglia.


Gli architetti Maurizio Macrì e Stefania Mancuso progettano da anni case di paglia (Foto Macrì&Mancuso)

Maurizio Macrì e Stefania Mancuso sono due architetti torinesi, cofondatori della neonata associazione Edilpaglia e collaboratori della mostra sulla Casa EcoLogica, per cui hanno curato il percorso informativo dedicato.

Si sono appassionati al tema fin dall’università, dove sono partiti dagli involucri innovativi ipertecnologici per poi innamorarsi delle costruzioni in paglia. Precursori di questa tecnica, ancora semisconosciuta in Italia (l’unica esperienza italiana era al centro Panta Rei) si sono formati in Svizzera e in Francia, hanno raccolto materiale in varie lingue facendosi conoscere da tutti i professori di architettura e da metà di quelli di agraria. Ora, dopo anni, le case le progettano loro.

Non è certo una tradizione italiana, dove e come nasce la pratica delle case di paglia?

La pratica come la conosciamo oggi nasce in Nebraska come scelta dettata dalla necessità dei pionieri ai primi del '900 (la prima costruzione documentata risale al 1896) di crearsi ricoveri temporanei con i materiali immediatamente disponibili: pochissimo legno, grandi campi, territori sabbiosi, clima secco. Una volta introdotta la macchina imballatrice si sono trovati davanti a dei grossi mattoni e hanno inventato quella che ancora oggi si chiama 'tecnica Nebraska'. Case che ad oggi dopo un centinaio di anni sono ancora in piedi e in buono stato.

Il tema è stato riscoperto negli Stati Uniti negli anni ’80 sul filone dell’edilizia ecologica, rilanciato con tecniche ed accorgimenti costruttivi più moderni, che ne consentissero l’applicabilità anche in climi umidi, tanto che ora ne esistono diversi esempi anche in ambienti umidi e piovosi come l'Inghilterra.

Quando e dove si possono costruire (clima, latitudine, caratteristiche territorio...)?

L’acqua è nemica della paglia. Detto questo, con una buona progettazione ed alcuni accorgimenti costruttivi si può costruire in qualsiasi clima, latitudine, territorio. La questione dell’acqua va gestita per tutto l’iter progettuale, ma se ci riescono in Inghilterra... Quello dell’umidità - sia quella proveniente dall’esterno sia la condensa dovuta al vapore che si forma all’interno - è un problema che riguarda tutte le costruzioni, ma quando si ha a che fare con materiali organici/naturali questo si manifesta in maniera più evidente.

Maurizio Macrì Stefania Mancuso
Maurizio Macrì e Stefania Mancuso sono due architetti torinesi, cofondatori della neonata associazione Edilpaglia e collaboratori della mostra sulla Casa EcoLogica

La costruzione in paglia si associa ad una specifica tipologia di casa? In altre parole, è una scelta che ci lega ad una forma finale particolare?

La tecnica si sposa con qualsiasi tipologia di casa, anche tradizionale. È un sistema costruttivo che necessita di accorgimenti che dipendono dal luogo e dal clima.

La questione è semplice: quanto alle scelte architettoniche a sud posso ridurre lo sporto dei tetti fino ad arrivare, con i dovuti accorgimenti, alle coperture piane. Qui a nord la protezione delle murature assumerà maggiore importanza, ma questo vale per tutte le tipologie costruttive. Il vero limite risiede in noi progettisti che spesso ignoriamo il territorio su cui dovrà sorgere la costruzione.

In teoria puoi usare la paglia in due modi:

Il metodo Nebraska, o Load Bearing, impiega le balle di paglia impilate a giunti sfalsati, come i mattoni nella muratura, a costituire la struttura portante. Tra le balle di paglia vengono inseriti degli elementi che conferiscono maggiore stabilità alla struttura: paletti, spesso di nocciolo, che fungono da elementi di connessione ed assumono il ruolo che ha la malta nelle costruzioni in laterizio. Ha limiti per l’ampiezza delle aperture e la lunghezza dei muri e per il numero dei piani, al massimo 2 salvo eccezioni. In provincia di Bolzano esiste una casa a 3 piani costruita con jumbo balle. Ma in Italia non si può più usare questo metodo dal 2008 in seguito all'approvazione delle 'nuove norme tecniche per le costruzioni'.

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L'agricoltura del futuro si chiama Permacultura, la progettazione e la gestione ecosostenibile e integrata degli insediamenti umani e produttivi nel territorio agro-ambientale, una tecnica ideata e sviluppata da Masanobu Fukuoka, in Italia uno dei massimi sostenitori di questa tecnica è Antonio De Falco definito il contadino contemporaneo, in questo video spiega come utilizzare questa tecnica innovativa per coltivare in armonia con la terra e la natura:



In Libia si sta consumando una carneficina, ma bisogna chiedersi anche le cause della sollevazione popolare del popolo libico, una lettura attinente alla realtà ce la racconta Disinformazione:

Le rivoluzioni franco-britanniche
“Il Nord-Africa è in fiamme, un’escalation di rivolte trasformatesi ben presto in guerre civili. Questa è la guerra del Mediterraneo, volta a tracciare le nuove sfere di influenza energetiche e sottrarre ogni controllo all’Italia“. Questo quanto dichiarato da Michele Altamura, direttore dell’Osservatorio Italiano, secondo il quale sono ormai evidenti le manipolazioni delle campagne di disinformazione e dei falsi giustizialismi, volti a creare le “false rivoluzioni colorate” e così delle nuove false capitali islamiche. Un grande ruolo è ora svolto da Internet e dai social-network che rivelano così un volto molto pericolo, ossia di strumento per la creazione di assembramenti e riunioni di protesta, così come per il coordinamento delle grandi masse. In gioco vi sono gli interessi dei giganti petroliferi degli antichi colonizzatori franco-britannici dell’Africa, che con Total, Chevron, Exxon, Shell e BP hanno tracciato i propri imperi energetici, decidendo ora la destituzione di quei Governi che loro stessi hanno contribuito a creare. L’Italia, con i suoi piccoli giganti, è ora costretta ad arretrare sempre di più, vedendosi quasi costretta a lasciare Tripoli e la lunga serie di cooperazioni economiche sottoscritte con Gheddafi, mentre da sola dovrà affrontare l’ondata dei rifugiati che premono sulle coste di Lampedusa.


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Tali eventi non potranno non avere un’eco anche nei Balcani, dove i Governi dalla stabilità già precaria rischiano di essere bersaglio di manifestazioni incendiarie, viste le implicazioni etnico-religiose sempre in gioco. Si ingrossano così i forum e i blog che fomentano odio, malcontenti, scontri, utilizzando ogni banale pretesto per accendere le micce degli scontri. Dall’aumento dei prezzi al congelamento delle pensioni, dalla costruzione di una Chiesa all’espropriazione di un terreno.

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Dopo gli ultimi scandali sessuali che hanno coinvolto il piccolo premier e nonostante le grandi manifestazioni di protesta, il Cavaliere si ostina a rimanere abbarbicato alla poltrona, ci stiamo rimbambendo? L'analisi su questo paese da Francesco Lamendola:

Forse ormai soltanto un esorcista potrebbe liberarci dall’incantesimo maligno


Crediamo che nessuno possa mettere in dubbio il fatto che il popolo italiano sia formato da persone mediamente intelligenti.
Persino gli stranieri più prevenuti contro l’Italia lo riconoscono di buon grado, anche se nutrono qualche dubbio sul modo in cui tale intelligenza viene esercitata, ai limiti - cioè - della furbizia, finendo per diventare l’esatto contrario di se stessa.
Analogamente, crediamo vi siano pochi dubbi sul fatto che gli Italiani, considerati in generale, sono persone dotate di un eccellente buon gusto: sanno vestirsi bene, meglio di qualunque altro popolo al mondo; apprezzano le cose belle, detestano quelle brutte.

Non ci si faccia ingannare dalle apparenze: sì, il nuovo ricco si costruisce la sua brutta villetta con piscina sulle pendici della collina, in barba all’estetica e ai vincoli paesaggistici; ma si tratta pur sempre di una minoranza di persone, tanto ricche sul piano economico, quanto povere e meschine sul piano culturale ed umano.

Ma la capacità di arredare bene una casa, di scegliere dei bei quadri, di apprezzare una buona musica, così come un buon pranzo (non ce ne vogliano i musicofili per l’accostamento sacrilego, ma in fondo non arbitrario), sono una dote naturale dell’Italiano medio.

Per quel che riguarda il senso morale e l’etica pubblica, poi, non c’è motivo di pensare che, fra gli Italiani, siano meno sviluppati che presso qualsiasi altro grande popolo dell’Europa: sempre parlando in generale, ossia delle persone comuni, e non di categorie specifiche, come, ad esempio della casta politica dominante.

È probabile che anche un Tedesco, un Inglese o uno Scandinavo finirebbero per tentare di evadere le tasse, se fossero alle prese con un fisco ottuso e rapace come il nostro; per gettare le immondizie direttamente sulla strada, se fossero in balia di un servizio per lo smaltimento dei rifiuti, come quello che esiste a Napoli; per guidare l’automobile in maniera tanto indisciplinata, se dovessero giocare d’astuzia con gli Autovelox posti ovunque in agguato, a tradimento, solamente per consentire alle pubbliche amministrazioni di fare cassa con poca fatica.

Bisogna avere l’eterna, piagnucolosa mania di auto-denigrazione che affligge tanti pseudo-intellettuali, per pensare che gli Italiani, come popolo, siano peggiori di ogni altro e che si meritino di subire eternamente tutte le disgrazie possibili, senza alcuna speranza di redenzione, per espiare non si sa quale peccato originale.

Dunque: gli Italiani sono un popolo che spicca per intelligenza, per buon gusto e amore delle cose belle; e che non occupa gli ultimi posti quanto a onestà, lealtà, senso etico, nonostante ciò che la vulgata auto-denigratoria dice e ripete continuamente.
Ma allora, qualcuno sarà mai in grado di spiegare quale incantesimo maligno si è impossessato di loro, dei loro cuori, delle loro menti, del loro senso etico, fino al punto di renderli non solo ciechi di fronte allo spettacolo osceno di un presidente del Consiglio che si comporta come fa Silvio Berlusconi, ma addirittura divertiti ed entusiasti delle sue imprese, delle sue prodezze, delle sue intollerabili performances mediatiche?

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L'appello di Femminismo a Sud per la ricorrenza dell'otto marzo la giornata delle donne:

L’otto marzo ridotto a festa degli uteri patriottici!

Già ne avevamo parlato qui. Il primo appello per l’otto marzo del comitato SNOQ era una chiamata alla riproduzione di massa, un decidere di lottare non per conquistare più diritti, magari rivendicare la propria libertà di scelta, ma una giornata in cui ricordare alle donne che la loro prima ed unica preoccupazione deve essere servire la patria facendo figli.

Quest’appello non fa niente di più che essere confermato da un altro (accompagnato dall’invito a indossare un brutto fiocco rosa) dall’eloquente titolo Rimettiamo al mondo l’Italia. Se l’altro appello mi aveva fatto preoccupare, devo dire che questo mi inquieta, invece.
Sotto, l’appello, e un commento.

RIMETTIAMO AL MONDO L’ITALIA
il titolo già parla da solo. Perché di nuovo il richiamo alla maternità?

L’Italia non è un paese per donne e noi vogliamo che lo sia. Nell’anno in cui si celebra il 150esimo dell’Unità d’Italia, diamo ancora più valore all’8 marzo, giornata nata più di un secolo fa per onorare le lavoratrici di tutto il mondo, diventata nel tempo festa delle donne e oggi occasione di rinascita per il nostro Paese.
Se nell’altro appello il richiamo al patriottismo si faceva attendere da un incipit, questa volta l’ha proprio sostituito.

Vogliamo un’Italia capace di stare nel mondo, in modo aperto e solidale con tutti i popoli, soprattutto con quelli che lottano per la libertà come ora quelli del Nord Africa. Vogliamo che l’8 marzo sia, come il 13 febbraio, il giorno di tutte.
Ecco, prima correzione (mai fare l’errore di considerare definitivo un appello di SNOQ). Ora è diventato il giorno di tutte, senza nazionalità, il che non può che far piacere.

Delle donne che lavorano stabilmente fuori e dentro casa, di quelle che cercano lavoro e non lo trovano, delle lavoratrici costrette al lavoro nero, delle licenziate, delle precarie, delle tante che hanno lasciato lontano le loro famiglie per occuparsi delle nostre, e delle donne ridotte in schiavitù. In Italia è diffusa una precarietà che non è solo di lavoro ma di vita. Coinvolge un numero crescente di donne e uomini.
Seconda correzione: specifica sugli uomini che prima non c’era, il che, di nuovo non può che far piacere.

Per tutti è un’ipoteca pesante sul futuro, ma la precarietà che pesa sulle giovani donne condiziona l’intera comunità nazionale e le sue prospettive. In Italia avere figli, una famiglia, è da tempo diventato un lusso. Noi vogliamo che per tutte e tutti esista la libertà di scegliere se e quando diventare genitori.
Richiamo alla patria, di nuovo, e alla possibilità di farsi una famiglia (quando si usa l’espressione “giovani donne” sento sempre puzza di marcio). Faccio notare da brava maestrina, l’aggiunta del “se..diventare genitori”. Un contentino.

Perché si possa scegliere è necessario: Congedo di maternità obbligatorio e indennità di maternità. Congedo obbligatorio di paternità. Norme che impediscano il licenziamento “preventivo”: niente più dimissioni in bianco.

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L'utilizzo del corpo delle donne fatto dai pubblicitari è una squallida e deleteria attività, la denuncia di Donne Pensanti in questo video:


Ancora sulle donne e sulla pubblicità sessista, i commenti di Arguzia:

Il sessismo non è un problema

Un'altra esilarante uscita di Toscani, il genio, il provocatore, quello che fotografa fiche da conciare al vegetale e che -come dice un'amica grafica- "è un vecchio uomo che ha perso la propria creatività e quindi usa la vagina senza una ragione".

L'intervista è delirante e spacciarla per una "provocazione" è quantomeno esagerato, visto che il tenore della stessa è di una volgarità e misoginia che nemmeno nei peggiori bar: "tutte troie, mi fate schifo. Avete le ascelle pelose, il culo basso e le gambe corte".
Pare lo sfogo di uno di quei vecchi arrabbiati con la vita che si sta inesorabilmente allontanando e c'è da chiedersi cosa mai abbiano fatto le donne a Toscani (oltre a farlo arricchire) per averlo fatto diventare tanto astioso.

Parlando di queste cose su facebook ho constatato una volta di più che il sessismo e le discriminazioni di genere non sono un problema per la stragrande maggioranza delle persone, anche per quelle che riconoscevo come simili a me.

So per certo che se Toscani avesse detto "gli ebrei sono tutti usurai, i negri puzzano e i rumeni sono tutti ubriachi stupratori", decine e decine di persone avrebbero gridato allo scandalo, al razzismo, al nazismo. Avrebbero tirato fuori l'olocausto, la segregazione razziale e il razzismo più becero.

Per le donne no. Le donne si possono insultare.

Non è considerato un problema leggere parole come "le donne sono tutte troie": è solo la provocazione di un genio della comunicazione.

Qualcuno è arrivato a dirmi che "in qualche modo" con quelle parole Toscani stesse parlando della condizione femminile e che sono io che voglio vederci il marcio, perché a dire che le donne sono tutte troie pelose col culo basso è stato "un pubblicitario e non un politico", come se il mestiere che uno fa potesse giustificare il sessismo e gli insulti misogini. Insomma, se a dirti che sei una puttana è un pubblicitario va bene, mica sta in Parlamento, no? Solo che io mi incazzo anche se me lo dice il mio vicino di semaforo e non mi è mai capitato di chiedere "scusi, lei che mi ha detto bocchinara perché non le piace come guido, mi dice cortesemente che lavoro fa?"

Ovviamente l'argomento più gettonato è il grande classico: "è pieno di mignotte ed è colpa loro se le donne sono discriminate".

Cito: "se oggi manca il rispetto per voi donne è colpa di quelle vostre illustri colleghe che per soldi se farebbero fa tutto.... e non funziona solo nelle alti classi sociali pure in quelle medie... te pensi davvero che prendi una de quelle femministe accanite je dai 5 000 000 di euro e quella se fa bandiera della donna moderna rifiutandosi??? è la competizione tra di voi che vi fotte.... non l uomo.... " (ovviamente "una di quelle femministe accanite" si riferisce alle compagne di
Femminismo A Sud)

Incapaci e soprattutto poco interessati a vedere quello che c'è dietro, è ben più comodo dare la colpa alle "zoccole" che si "farebbero fare tutto" anche per uno stipendio da commessa piuttosto che interrogarsi sui modi di comunicazione e sulla società in cui viviamo.
E ovviamente io non ragiono col mio cervello, sono ottenebrata dal femminismo e non sono capace di vedere quante troie ci sono in giro.
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Di Donne in Quota:

Dal calendario agli autobus

OGGETTO: Pubblicità Dinamica Materassi Pirelli

pirelli

Dal calendario agli autobus della città e provincia

Calendario Pirelli, sinonimo di foto d’autore e erotismo, può piacere o non piacere. Un calendario si può comprare e non comprare. Si può scegliere. L’autobus per andare a lavorare no, per andare a scuola no.

Non condividiamo quindi la scelta di trasportare lo stile del Calendario Pirelli agli autobus pubblici. Non ci importa se le foto sono d’autore, belle e levigate, resta il fatto che i corpi di donna sempre più nudi vengono accompagnati più o meno volgarmente a campagne pubblicitarie.

Cioè per vendere prodotti. Per competere sul mercato e realizzare profitto, il corpo della donna è trattato come merce di scambio in troppe pubblicità. Quando vediamo una campagna pubblicitaria in cui è esposto un corpo di donna nudo o, in altre occasioni i suoi pezzi, per vendere prodotti ci chiediamo e chiediamo a creativi e pubblicitari: perchè usare l’immagine di un corpo di donna nudo? Per una questione artistica? per una questione estetica? o perchè si presume che il corpo di donna, oggetto di desiderio, seduca e inducendo desiderio di possesso, produca un acquisto d’impulso, a prescindere dal valore e dalle caratteristiche del prodotto commerciale. In qualche misura il corpo della donna in tali posture e occasioni, sarebbe l’unica motivazione all’acquisto, poiché come merce acquistata se ne potrà fare quello che si vuole.

Condividiamo le parole del Presidente di Pubblicità Progresso Alberto Contri .”…..Fare il pubblicitario con classe, buon gusto e professionalità è ben altra cosa rispetto a comunicatori improvvisati che ricorrono a questi miserabili trucchetti.”

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E da Un'altra Donna:

La cultura è per sempre?

Guardate questa pubblicità su una rivista femminile di inizio anni ’80. Si può discutere sul prodotto pubblicizzato, e si può arricciare il naso al look datato: ma una cosa è certa, fino ad un certo punto la cultura è stata un VALORE condiviso. Tanto da utilizzarla in pubblicità associandola alla seduzione, e senza neanche bisogno di sbottonare il secondo bottone della camicetta.

Da quando la cultura ha perso valore?

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E ancora sulle miserie di casa nostra e sui politici che nel mondo si sono dimessi, da Non leggere questo blog:

Si è dimesso.

Oh, c'è da mettersi le mani nei capelli: sapeste quanti Politici nel mondo non rispettano il volere popolare! Vengono seguiti, votati, eletti, e poi, al primo intoppo, che fanno? ... si dimettono. Ma è modo di fare questo?

1995, Svezia. Si dimette il Viceministro Mona Sahlin: "Sì , è vero, ho usato la carta di credito fornitami dallo Stato per fare acquisti personali. Ho comprato pannolini e cioccolato per i miei figli. Ma questo errore non è stato il frutto di disonestà, ma solo di disorganizzazione ... Per fare il leader devi avere la fiducia della gente. E ora io non so se l' ho ancora".

1998, Usa. Sexgate, il Presidente degli Stati Uniti
Bill Clinton mente sui suoi cittadini per i rapporti intrattenuti con Monica Lewinsky: i suoi avversari gli scagliano contro la procedura d'impeachment, portandolo ad un passo dal baratro. Le accuse: "falsa dichiarazione giurata" e "intralcio alla giustizia".

1999, Germania. L'unificatore delle due Germanie ed ex Cancelliere
Helmut Kohl si scusa in diretta televisiva con l'intero Paese, ammettendo di aver ricevuto fondi neri dal suo partito. Dopo 50 anni di carriera - e di grandi successi - Kohl si ritrova in ginocchio.

2002, Usa. Festeggiamenti per i cento anni del senatore Storm Thurmond, quello del "
Tutte le leggi di Washington e le baionette dell'esercito non basteranno a far entrare i negri nelle nostre case". L'allora leader dei repubblicani al senato, Trent Lott, durante le celebrazioni pronuncia questa frase: "Se anche il resto del paese lo avesse votato come facemmo noi del Mississippi, non avremmo avuto tanti problemi in tutti questi anni". In rete scoppia il dissenso, Lott è costretto a dimettersi.

2005, Francia. Si dimette il Ministro dell'Economia
Hervé Gaymard, fedelissimo di Chirac: lo Stato pagava 14 mila euro al mese per concedergli gratis un lussuoso appartamento nel centro di Parigi. Dirà l'ex Ministro: "Sono consapevole di aver agito in modo maldestro e di aver commesso un serio errore di valutazione".
... Continua

E da Pyperita:





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Da Gommosa la descrizione della Femme fatale:


Non ho un paio di nike.
Neanche adidas. Nè puma.
Va bene confesso, non ho alcun paio di scarpe che si possano in qualche modo allacciare (scarpe, allacciare... che metaforona) alla parola sport. Nè alla parola ginnastica. O peggio ancora palestra.
Non ho una tuta.
Qualche felpa sì. Ok qualche è esagerato. Diciamo due, va bene?
E' che non mi si addicono.
Nè la tuta, nè lo sport, nè le scarpe da ginnastica.
Io adesso lo so, che mi state guardando come a dire "eccallà abbiamo trovato un'altra confettina rosa".
Ma vorrei smentire con tutte le mie forze, vorrei gridare al mondo il mio disappunto.
Io non ci sto.
No. No. Rosa confetto a me non mi ci chiamate ok? Tutto sono, fuorchè Rosa. Mi chiamo Gommy io, mica Rosa.
Però a parte il mio profondo odio verso questo colore femminile, ed anche maschile, sappi
uomo che passi di qui che aborro le cravatte rosa. Che uomo sei? Cravatta rosa? Fossi nu poc fimminiell?
Ho sempre pensato che la stonatura fra me e l'abbigliamento atletico dipendesse dal mio viso.
Non ho il viso sportivo.
Avete presente quei visi elastici, belli tonici, color bronzo lampadato?
Ecco io sono bianchiccia, la mia pelle è tutto fuorchè tonica, la mia fronte è corrugata e concentrata.
Necessito di trucco. Molto trucco. Kili e kili di stucco veneziano che coprono gli inganni del tempo e dell'antitonicità.
E necessito di scarpe col tacco. Molto tacco che mi dia un tono, che mi sollevi i glutei, o che mi sollevi in generale perchè rischio di essere calpestata dai passanti.
... Continua

Lia Celi racconta gli ultimi avvenimenti dalla Libia:

Meglio dei Pokèmon: i figli di Gheddafi!

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Mentre sul leader beduino la tenda sta per calare definitivamente, i suoi numerosi rampolli si preparano a spartirsi la sua eredità più ingombrante: un colossale guardaroba di divise pacchiane che solo di naftalina costa milioni l'anno. Alcuni dei Gheddafi jr. sono già noti alle cronache italiane, ma i più interessanti sono ancora tutti da scoprire. Conosciamoli meglio!

MIRAMMAR GHEDDAFI
Nato dalla relazione fra Muammar e l'animatrice di un Club Mediterranée, sostiene che il futuro della Jamahiriya libica sia il turismo balneare: ormai è arrivata all'ultima spiaggia. La formula all-inclusive sarebbe superata: Mirammar ha realizzato i resort all-reclusive, pittoreschi bunker affondati nella sabbia, circondati di filo spinato, in cui il villeggiante può abbandonarsi all'ozio più completo, anche perché se fa un passo fuori si becca una mitragliata...

Ma scegliere il personale fra gli orgogliosi beduini del deserto non è stata una buona idea: sono così orgogliosi che se il turista gli chiede di rifargli il letto, lo sgozzano seduta stante. Mirammar ha appena inaugurato una serie di piscine all'aperto, erroneamente scambiate dai media per fosse comuni: «Macché cadaveri,» ha spiegato, «erano solo bagnanti che facevano il morto».

MONAMUR GHEDDAFI
Figlio del Colonnello e una ballerina del Crazy Horse, ha una solida fama di tombeur: le donne non riescono a dirgli di no perché è ricco, fascinoso e soprattutto perché le imbavaglia. Da vent'anni corre dietro a tutte le sottane d'Europa, come dimostrano le sue numerose love story con Guardie scozzesi, Evzones greci e monsignori cattolici. Tra i suoi flirt, Stefania di Monaco, che lo lasciò dopo aver scoperto che, malgrado l'aspetto, non era un domatore di leoni psicopatico, e Carla Bruni, alla quale ispirò la tenerissima ballata Cochon, ne me touche pas ou j'appelle la police. E' accertato che Monamur voleva la mano di Camilla Parker Bowles, ma non era una proposta di matrimonio; convinto che la donna gli avesse rubato i bagagli all'aeroporto, le augurava la pena islamica per i ladri.

MUAMMARCORD GHEDDAFI
Frutto dal matrimonio tra il Rais e la cassiera di un cineclub di Derna, fin da ragazzo ha il culto di Federico Fellini: è convinto che il maestro riminese in realtà fosse libico purosangue, e che tutti i suoi film, a dispetto delle apparenze, siano ambientati a Giarabub. In onore del suo mito, Muammarcord indossa sempre un cappello nero a larghe falde e una sciarpa bianca, e il suo passatempo preferito consiste nel radunare inermi cittadini sulla spiaggia, vestirli da clown e obbligarli con voce in falsetto a camminare in tondo suonando la tromba, oppure immergere giunoniche attrici in fontane di petrolio (l'acqua è razionata). Spera di aprire il suo paese all'Occidente per poter importare le tettone e le culone felliniane di cui la Libia per ora è sprovvista. L'Italia punta molto su di lui: è l'unico che potrebbe sbarazzarci per sempre di Sandra Milo.

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Da Alessandro Robecchi le ultime iniziative della Ministra Brambilla:

Welfare - Uffici PdL, citofonare Silvio

Il logo è elementare, la scritta è azzurra: “Il Pdl al servizio degli italiani”, che suona come una terribile minaccia. E ci si avvicina parecchio. In attesa di mettere le mani sui talk-show televisivi e sul Corriere della Sera, ecco l’allegra brigata del barzellettiere nazionale a una nuova sfida, questa volta coadiuvato dal ministro del disastro del Turismo Brambilla. Obiettivo: aprire un “ufficio del Pdl” in ogni comune italiano (dunque più di ottomila uffici) per aiutare gli italiani. A fare cosa? A fare la denuncia dei redditi, a trovare lavoro, ad aiutare i pensionati con la forma del Patronato, a gestire i rapporti con l’Inps e l’Inail, a districarsi nelle pratiche per l’assunzione della colf, o della badante (no minorenni), eccetera eccetera. Insomma, un surrogato dei Caf, degli uffici di consulenza sindacale, e pure dei consultori, se è vero – come si legge nel sito dedicato all’iniziativa – che gli uffici del Pdl forniranno anche “orientamento sulle norme in materia di interruzione della gravidanza”. Diciamolo, farsi compilare la dichiarazione dei redditi da Berlusconi è come chiedere una consulenza matrimoniale a Barbablù, ma l’obiettivo dichiarato è “radicarsi sul territorio”, cioè aprire un ufficio in ogni paese.
Più che il territorio la sensazione è che si vogliano controllare gli abitanti: le loro dichiarazioni dei redditi, i loro rapporti di lavoro, il loro uso dei servizi sociali (quelli che ancora esistono). Insomma, dopo anni e anni di mantra ossessivo e “liberale” sullo “stato occhiuto” che tutto vede e tutto controlla, ecco la vigilanza privata made in Silvio: un partito politico che rivela la sua ambizione di schedature di massa. Va detto che alcune possibili mansioni di detti “uffici Pdl” potranno usufruire di una consolidata esperienza. Per esempio quando si occuperanno (sempre dal sito) di “consulenze su proprietà e affitto” della casa. Oppure quando il più grande venditore di pubblicità del Paese, tra cui le sue, le più ingannevoli, promette di fornire consulenze a “difesa e tutela del consumatore”. Certo, la presenza della signora Brambilla in qualsivoglia iniziativa è garanzia di fallimento, basti vedere i successi della sua azione al comando del Turismo nazionale. Però si sa, gli italiani sono pazienti e ottimisti, e qualcosa potrebbe anche funzionare. Ad esempio le consulenze sulla casa potrebbero far tesoro delle esperienze del Premier: piani regolatori cambiati con uno schioccar di dita, speculazioni, ma anche affitti in cambio-merce come in via Olgettina a Milano.
... Continua

Le immagini delle amiche blogger, da Oro Fiorentino:


Da Keishia:



Da Rosemary3:



Da Cuore562:



123friendster.com


Dal maestro della satira Vauro i commenti sugli ultimi avvenimenti:







Da Enteroclisma:

LE FATICHE DI SILVIO

Il povero Silvio si sfoga.
Le sue leggi vengono sistematicamente silurate dalle forze del male.
Impossibile rubare ai poveri per dare ai ricchi ... anche impossessarsi della vita vegetativa per consegnarla ai preti è un incubo ... e che si fa così in una dittatura ??
Quando mai si è visto un duce sottostare alla legge ??

IL VALORE DEL SILENZIO

Dopo una brevissima pausa Silvio riprende i suoi discorsi stravaganti.
Bersaglio questa volta sono gli insegnanti e la scuola ... elementi sovversivi che dispensano sapere e pensiero, tutte cose che con lui hanno poco a che fare.


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