domenica 10 aprile 2011

Giappone, nuovo sisma nuova emergenza nucleare

In alto: Immagine tratta dal blog http://orofiorentino.splinder.com/


La vera libertà di stampa è dire alla gente ciò che la gente non vorrebbe sentirsi dire.
George Orwell.


Giappone, nuovo sisma nuova emergenza nucleare

E' di tre morti e centinaia di feriti il bilancio della scossa di magnitudo 7.4 che giovedì 7 aprile ha colpito il Paese. Altri tre impianti nucleari senza elettricità, governo in fibrillazione per l'impianto di Onagawa (prefettura di Miyagi). E a Tokyo torna la paura. L'emergenza nucleare si fa sempre più apocalittica, a Fukushima i reattori sono ancora fuori controllo, le micidiali radiazioni sprigionate dalle centrali danneggiate dal devastante terremoto del marzo scorso continuano a fuoriuscire, sono presenti nell'atmosfera: Plutonio-239, Stronzio89-90-91, Uranio-233, Molibdeno-99, Kripto-88, Cesio-134-136-137, Zirconio-95 e altri radionuclidi, per capire le apocalittiche devastazioni che si stanno verificando in queste settimane sul territorio, sui prodotti agricoli, nel mare, e nell'ambiente con nefaste conseguenze sugli esseri umani e gli animali è utile informarsi, dal sito Disinformazione alcune importanti notizie:


Radiazioni e decontaminazione

Le centrali atomiche sono fabbriche pericolosissime che producono atomi radioattivi - di solito dall’Uranio e dal Torio - e grandi quantità di calore.
Un impianto nucleare, usa il calore generato dalla decomposizione radioattiva per far bollire l’acqua, i cui vapori serviranno a mettere in moto delle turbine e produrre energia elettrica. Si tratta del modo più costoso, rischioso, assurdo e ignorante per produrre energia!
Se l’assorbimento del calore, per un qualsiasi motivo, viene meno, le barre di uranio si surriscaldano e possono esplodere o fondere, esattamente quello che è accaduto a Chernobyl e ultimamente nella centrale di Fukushima in Giappone.

L’immenso spreco di acqua
Una piccola centrale da 1000 MWatt (1 GWatt) ha bisogno di 1.800.000 litri di acqua ogni minuto, cioè 30.000 litri al secondo, circa un terzo della portata del nostro Po, solo per raffreddare i reattori.
Questo è il motivo per cui le centrali vengono costruite vicino a fonti di acqua fresca: mari, laghi e fiumi.
In Francia, il 40% di TUTTA l’acqua consumata in un solo anno viene usata per raffreddare i propri reattori nucleari!

Nonostante lo spreco incredibile di acqua, a livello ufficiale si propaganda esclusivamente il basso costo per kilowatt di energia prodotta dal nucleare, nessuno calcola i costi e i danni irreparabili ed irreversibili all’ambiente e agli esseri umani delle emissioni radioattive. Se infatti si considerassero i danni all’ecosistema e le malattie indotte dalle radiazioni (leucemie, tumori, malformazioni, sterilità, impotenza, ecc.) l’energia nucleare risulterebbe essere antieconomica, antiecologica e antiumana!
A 25 anni di distanza da quel sabato 26 aprile 1986, giorno dell’incidente accaduto alla centrale di Chernobyl in Bielorussia, si continuano ancora oggi a contare i morti, anche se il loro numero rimane un mistero!
L’Onu, irriverentemente, parla di 65 morti e forse 4000 presunti, mentre Greenpeace denuncia almeno 200.000 sicuri e circa 6 milioni di morti nei prossimi decenni. La triste e amara realtà è che oggi stiamo ancora pagandone le conseguenze.

Il terremoto in Giappone
La realtà giapponese è forse anche più grave: un reattore è andato in fusione producendo un inquinamento radioattivo pesantissimo. Le notizie sono frammentarie, e come sempre, non sapremo mai con esattezza l’entità dei danni e soprattutto dei rischi per gli esseri umani.
Certamente il fallout radioattivo, cioè la ricaduta delle particelle radioattive non riguarderà il Sol Levante, ma l’intero pianeta. Grazie alla circolazione di venti che distribuiscono gli inquinanti in tutta l’atmosfera, grazie alle correnti atmosferiche, oceaniche, le circolazioni idriche sotterranee, le alghe, pesci, uccelli, ecc. la radioattivià giungerà nel continente americano prima ed europeo poi.

Nonostante le rassicuranti parole degli esperti, dei testimonial pubblicitari, dei noti oncologi televisivi, dei governi e naturamente dei loro mentori (lobbies dell’energia e del cemento) le centrali atomiche sono pericolosissime.
Ricordiamo Chernobyl e pochi altri, ma secondo il Sipri, l’Istituto svedese per le ricerche pacifiche) dal 1945 fino al 1986 gli incidenti nucleari seri sono stati 160.[1] Secondo il Chemical and Engineering News, fino al 1977 gli incidenti nucleari statunitensi si aggiravano intorno ai 10.000![2]

L’attuale disastro ambientale del Giappone è solo l’ultimo in ordine cronologico e sembrerebbe molto più grave di quello avvenuto 25 anni fa.
La d.ssa Helen Caldicott, ex fisico dell’Università di Harvard e super esperta nucleare, ha descritto il disastro di Fukushima come una “catastrofe assoluta”, parecchie volte peggiore di quella di Chernobyl, anche perché la centrale giapponese contiene 30 volte le radiazioni di quella russa. Continua la d.ssa Caldicott denunciando che “Il mondo ora sta pagando - e pagherà comunque vada la crisi di Fukushima. Un prezzo salato per l’arroganza e l’avidità che hanno alimentato la loro voglia di costruire sempre più reattori. Facendola bere a politici ingenui, spingendo sui media, e portando una gran parte del pubblico a pensare che il nucleare sia una soluzione ‘verde e pulita’ per il problema del riscaldamento globale, l’industria nucleare ha costruito strutture in modo improprio, con poco o nessun riguardo per le norme di sicurezza, e lo hanno fatto spesso con il nulla osta delle autorità di governo”.[3]

Cosa si può fare per ridurre i rischi di eventuali contaminazioni radioattive?
Per proteggersi e difendersi da qualche cosa è importante comprendere e conoscere il nemico.
E’ doveroso a questo punto ricordare che non molto si può fare contro le subdole e penetranti radiazioni nucleari, ma certamente ridurne i danni è assai importante.
Altra cosa estremamente utile è in questo periodo, non farsi prendere dal panico e dalla paura, perché tali emozioni giocano un ruolo deleterio bloccando e paralizzando le coscienze.

Cos’è la radioattività
La radioattività è una violenta espulsione di microscopici ammassi di energia o particelle elettriche da parte di nuclei non stabili che si trasformano in altri emettendo particelle. Le particelle espulse si dicono ionizzanti perché rendono instabili le strutture di altri atomi, in cui si imbattono.
La ionizzazione può interessare l’aria, l’acqua, le pareti di una casa, la macchina e anche un organismo vivente come l’uomo e l’animale.

I radionuclidi
Si dicono radionuclidi o radioisotopi tutti quegli atomi che emettono radiazioni Alfa, Beta e Gamma.
Sono sempre presenti nell’atmosfera intorno alle centrali nucleari o dopo una esplosione atomica.
... Continua

E sulle ultime scosse di terremoto in Giappone le notizie sulle centrali nucleari danneggiate da GreenReport:

Giappone: disastro infinito. Il terremoto manda in tilt la centrale nucleare di Onagawa

Problemi anche a Higashidori e nell’ l’impianto di ritrattamento di combustibile nucleare di Rokkasho

Problemi anche a Higashidori e nell' l'impianto di ritrattamento di combustibile nucleare di Rokkasho

LIVORNO. Il potente terremoto che ha colpito il nord-est del Giappone nella notte di giovedì ha fatto almeno 2 vittime e 132 feriti. Quattro case sono state distrutte nella prefettura di Miyagi e 3 sono bruciate nelle prefetture di Miyagi e Iwate. Ma i danni più grossi il nuovo sisma li ha fatti nuovamente al nucleare giapponese, quello che veniva definito solo un mese fa il più sicuro del mondo e a prova di terremoto. Oggi alle 11,59 ore del Giappone la Tohoku Electric Power Company ha detto che le scosse hanno prodotto lo sversamento di acqua sul pavimento di tutti e tre i reattori della sua centrale nucleare di Onagawa, nella prefettura di Miyagi. La quantità di acqua sversata sarebbe stata di 3,8 litri al massimo. Ma la Tohoku ha trovato perdite di acqua in 5 punti dell'impianto, anche all'interno degli edifici che ospitano i reattori nucleari.
La società ha aggiunto che nell'edificio della turbina del reattore 3 sono stati danneggiati i blowout panels, i dispositivi progettati per controllare la pressione all'interno degli edifici.

Gli sversamenti si vanno ad aggiungere all'abbattimento di 3 delle 4 linee di alimentazione elettrica esterna della centrale nucleare di Onagawa. Secondo la Tohoku «L'impianto mantiene la sua capacità di raffreddamento con la rimanente power line» e spiega che «Prosegue i suoi sforzi per determinare l'entità dei danni causati dal recente terremoto. Ma nessun cambiamento è stato ancora visto nei dintorni dell'impianto per quanto riguarda i livelli di radiazione.

La Japan's nuclear agency conferma che il terremoto che ha colpito oggi il nord-est del Giappone ha disabilitato «tutte tranne una le linee esterne di alimentazione nella centrale nucleare di Onagawa nella prefettura di Miyagi». Secondo la Nuclear and industrial safety agency del Giappone (NIsa) «2 delle 3 linee di alimentazione non sono più disponibili e l'impianto sta utilizzando l'unica linea ancora in funzione per raffreddare i reattori nucleari». A quanto pare almeno uno dei sistemi di raffreddamento delle 3 piscine del combustibile esaurito era stato disabilitato, ma sembra sia stato ripristinato».

... Continua

Le informazioni che ci arrivano dal Giappone sono frammentarie e filtrate dalle grandi multinazionali del nucleare le quali hanno tutto l'interesse a non far conoscere la verità sul dramma che si è abbattuto nel paese del sol levante, l'appello de Il Cambiamento:

Nucleare: un appello per il Giappone e per l'umanità

Tra le tante morti provocate dal nucleare, una è quella dell'informazione. Lanciamo un appello alle autorità giapponesi affinché venga evacuata la popolazione maggiormente a rischio intorno alla centrale nucleare di Fukushima e gli organi istituzionali forniscano a tutti i Paesi indicazioni precise sulla prevenzione medica dalle radiazioni. In gioco c'è il futuro del Giappone e forse dell'umanità intera.

di Paolo Ermani - 7 Aprile 2011

contaminazione fukushima
"Le notizie non sono quelle rassicuranti che ci vogliono propinare. Siamo a una tragedia simile se non maggiore di quella di Chernobyl"

Ci appelliamo alle autorità giapponesi, al popolo giapponese: avviate immediatamente l'evacuazione della popolazione in un raggio di almeno 50 chilometri dalla centrale di Fukushima e iniziate a prevedere piani di evacuazione anche oltre i 50 chilometri dalla centrale.

Qualsiasi paese dia il suo contributo scientifico, tecnico ed organizzativo per cercare di risolvere una situazione drammatica.

I tecnici, gli esperti, i burocrati, i politici non sanno bene cosa fare e si contraddicono continuamente ma ogni ora, ogni minuto che passa sono in pericolo migliaia di vite umane.

Basta giocare con la morte, basta barare per salvare un ridicolo orgoglio nazionale o gli azionisti e i loro sporchi soldi, in gioco c'è il futuro del Giappone e forse dell'umanità intera.

Sperano di farla franca perché le radiazioni non si vedono, non sempre uccidono all'istante e sono pochi gli organismi indipendenti in grado di fare misurazioni e controlli.

Ma andando a ricavare informazioni non dai media tradizionali foraggiati da politici e grandi fornitori di elettricità che nonostante la catastofe ancora sperano di ingozzarsi con i soldi del nucleare, le notizie non sono quelle rassicuranti che ci vogliono propinare. Siamo ad una tragedia simile se non maggiore di quella di Chernobyl.

Si avviino nei vari paesi interventi di prevenzione per contrastare la radioattività già arrivata e ancora in arrivo. Sono balle autentiche quelle che dicono che le radiazioni sono innocue, che non fanno nulla.

Altro che "Influenza A" planetaria inventata per ingrassare le case farmaceutiche, qui si tratta davvero di qualcosa di molto grave e caso mai proprio su questo bisogna mobilitarsi sanitariamente.

... Continua

Ancora sul disastro a Fukushima, dal blog Blogeko:


Il disastro di Fukushima causerà 200.000 casi di cancro in cinquant’anni


Il fallout proveniente dalla centrale nucleare di Fukushima, fuori controllo dall’11 marzo, ha innescato una sorta di macabra lotteria che distribuirà fra la gente un numero imprecisato di casi di cancro.

Per primo ha azzardato una stima Chris Busby, esperto di salute e radiazioni, che ha utilizzato il modello di rischio messo a punto dall’European Committee on Radiation Risk.

Risultato: poco meno di 200.000 casi di cancro nei prossimi 50 anni fra i circa tre milioni di persone che vivono a meno di 100 chilometri dalla centrale; moltissimi casi sarebbero evitabili trasferendo subito la popolazione altrove.

Il documento è dei primi di aprile, sulla base dei dati disponibili fino a fine marzo. A Fukushima però le cose (e i rilasci di radioattività) probabilmente andranno per le lunghe: il Governo giapponese ha ammesso che ci vorranno mesi per riportare sotto controllo la centrale.

L’European Committee on Radiation Risk è un gruppo informale fondato dai Verdi presso il Parlamento europeo. Sento già levarsi alti clamori: ma è di parte! E’ una stima gonfiata! Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità il disastro di Chernobyl provocò solo 4.000 vittime fra la popolazione, come è possibile che in Giappone ne siano attesi così tanti? Eccetera eccetera.

... Continua

E ancora da Voglio Scendere:

Apocalisse Fukushima - Centrale fuori controllo

Da Fukushima continuano ad arrivare notizie discordanti. La Tepco fornisce dati, poi li smentisce. Ne abbiamo parlato con il docente di Fisica, Angelo Baracca

Fukushima è fuori controllo?

Credo proprio di sì, qui il problema è che ci dicono molto poco, e quello che ci dicono è contraddittorio. Credo che anche loro, in parte, non sappiano cosa sia successo realmente e cosa fare. Ci danno notizie confuse, mi sembrano in stato di confusione, una confusione che si mescola, però, con degli interessi precisi, con dei calcoli sulle conseguenze, sul futuro e su tutta un'industria marcia sin dalle fondamenta qual è il nucleare. Un'industria che non fornisce le informazioni, ogni volta che c'è un incidente. Anche nel passato hanno sempre sminuito, sdrammatizzato, dicendo "non è successo nulla". Su Fukushima c'è un misto di parziali ammissioni, notizie contraddittorie. Per esempio la notizia di qualche giorno fa che avevano trovato plutonio in vari punti non è mai più stata confermata ed è di una gravità eccezionale perché il plutonio è nel nocciolo del reattore 3, con il combustibile misto che era in funzione, quindi è soggetto all'incidente nella piscina del combustibile esaurito del reattore 4, che desta moltissime preoccupazioni. Però la notizia non è mica stata confermata, come si fa a valutare le cose se le informazioni sono così reticenti, parziali, manovrate. Credo veramente che la situazione sia fuori controllo, ci sono anche valutazioni contraddittorie, chi dice che l'incidente a questo punto è più grave addirittura di Chernobyl. Io non so dire questo, ma sicuramente la gravità dell'incidente è enorme, è colossale, è epocale, è un'apocalisse.

Se questa storia del plutonio fosse vera aggraverebbe il quadro già grave?

Sarebbe di una gravità eccezionale. Il plutonio è un elemento artificiale, non esiste in natura. E' uno degli elementi più pericolosi. Il plutonio è il più pesante di tutti, è più pesante dell'uranio. Se entra nelle catene alimentari, se inquina il terreno, l'acqua, è un agente spaventoso per le conseguenze che può avere.

Quale può essere lo scenario più catastrofico per Fukushima?

Questa è una buona domanda. bisognerebbe sapere cosa succede lì dentro. Qui bisogna capire se la fusione dei noccioli c'è stata. Di uno l'hanno ammesso, parlando di fusione parziale. L'avevo letto anche per il reattore 1, addirittura il 70% del nocciolo fuso, ma sono notizie che non vengono confermate, quindi capire cosa sia il peggio lì è difficile. E' tutto un disastro, non esiste un meglio, è tutto peggio. Poi la catastrofe può essere peggiore o meno peggio, ma parlare di peggio e di meglio è difficile. Qui il plutonio, al di là delle conseguenze drammatiche sulla salute, se si sparge nell'ambiente entra nelle catene alimentari. Anche la storia dell'acqua che ci hanno detto che buttavano sui reattori non è chiara. L'acqua non va dentro i reattori, per farla entrare dentro ci vogliono delle pompe. Se la buttavano dall'alto non si capisce a cosa servisse. Poi la storia dell'acqua radioattiva. Dicono che hanno tappato questa falla, ma da dove veniva questa acqua? Una crepa, ma da cosa? Quei reattori hanno un circuito primario di raffreddamento che è direttamente in contatto con l'esterno perché vanno direttamente in turbina a differenza di altri reattori, quindi se ci sono state fuoriuscite di acqua radioattiva vuole dire che si può essere rotto questo circuito di raffreddamento, quindi i noccioli sarebbero scoperti, a contatto con l'esterno. Non si capisce più nulla.

Perché c'è chi parla di esplosioni e bagliori al reattore uno, che in realtà ora dovrebbe essere spento?

... Continua


Un altro grande disastro nucleare avvenne venticinque anni addietro a Cernobyl, ancora adesso tutta l'area è spopolata e ci sono tracce di contaminazione, dal sito di Greenpeace:

Latte e funghi contaminati in Ucraina, a 25 anni da Cernoby

A 25 anni di distanza dal disastro di Cernobyl, una nuova ricerca condotta in Ucraina dai nostri esperti di radiazioni rileva alti livelli di contaminazione radioattiva in molti alimenti di base, come latte e funghi.

Cibo contaminato in Ucraina, a 25 anni dall'incidente di Cernobyl.

Lo scorso marzo la nostra squadra ha raccolto e analizzato 114 campioni di prodotti alimentari nelle aree di Rivnenska Oblast e Zhytomyrska Oblast e, per confronto, in varie località nell’area di Kiev. I campioni sono stati acquistati nei mercati locali oppure ottenuti dai contadini.

In un villaggio della regione di Rivnenska, abbiamo trovato concentrazioni di Cesio-137 che nel 93% dei campioni di latte analizzati eccedono di un fattore compreso tra 1.2 e 16.3 volte i livelli previsti per i bambini in Ucraina.

Dopo venticinque anni, l’attenzione del mondo si è spostata altrove ma la contaminazione non scompare dall’oggi al domani. In Ucraina, 18.000 chilometri quadrati di terreni agricoli sono stati contaminati in seguito all’esplosione di Cernobyl e si stima che il 40% dei boschi, pari a una superficie di 35.000 km2 , siano contaminati. Negli anni successivi all’incidente, il governo ucraino ha condotto analisi sui prodotti alimentari delle aree contaminate. Tuttavia, da due anni questo monitoraggio è stato interrotto, impedendo così la creazione di un’importante serie storica di dati.

I risultati delle analisi di Greenpeace, invece, confermano l’urgenza di proseguire con una valutazione approfondita e scientificamente fondata della contaminazione radioattiva dei terreni destinati all’agricoltura e al pascolo nelle aree colpite del territorio ucraino.
... Continua

Sul nucleare anche il commento di Beppe Grillo:

Sindrome cinese

Fukushima_acqua_radioattiva.jpg
Il tentativo di chiudere la crepa del reattore 2 di Fukushima è fallito. La Tepco sta sversando nell'Oceano Pacifico migliaia di tonnellate di acqua radioattiva. La situazione è fuori controllo e la catastrofe non è più solo giapponese, ma mondiale. Se il nocciolo del reattore (o più noccioli di più reattori?) penetrerà nel terreno si potrà verificare la cosiddetta "sindrome cinese" con un'esplosione al contatto con le falde acquifere sottostanti e l'emissione nell'aria di sostanze radioattive che potranno contaminare gran parte del pianeta. I media riportano le notizie della possibile catastrofe senza dargli alcun risalto. Per sapere della fine del pianeta Terra dovremo stampare un giornale su Marte.
"Fukushima, iodio radioattivo in mare 7,5 milioni di volte superiore alla norma. Il cesio-137, invece, è di 1,1 milioni di volte superiore ai limiti consentiti." silvanetta* .
... Continua


E ancora da Disinformazione:

Entro il 2050 l'uranio sarà esaurito

Non basterebbe uno scaffale di libri per mettere sul tavolo le ragioni pro e contro il nucleare. Questo articolo si limita ad informare riguardo ad un singolo aspetto, quello dell'uranio. E del suo possibile esaurimento entro i prossimi quarant'anni.

Il governo dice che le centrali saranno pronte entro il 2020. Quello che nessuno dice è che per allora l'uranio potrebbe essere sulla via dell'esaurimento. Lo scorso ottobre l'analista Adam Schatzker, del gruppo finanziario RBC Capital Markets, ha affermato che le previsioni sulle estrazioni di uranio registreranno dei deficit a partire dal 2012-13, con un conseguente aumento del suo costo sul mercato1. Un deficit destinato a crescere negli anni a seguire. Solo in questo primo scorcio di 2011, ad esempio, il prezzo è aumentato già del 32% rispetto all'anno prima2.
A determinare la scarsità dell'elemento, a parere di Schatzker, sarà l'impennata della domanda nel mondo e soprattutto della Cina. Lo scorso luglio Pechino ha annunciato l'intenzione di costruire 60 nuove centrali entro il 20203, che andrebbero ad aggiungersi a quelle già esistenti. Secondo la World Nuclear Association, se il progetto andrà in portò la potenza nucleare cinese toccherà quota 85.000 megawatt, circa nove volte quella attuale. Ma ogni centrale necessita di 400 tonnellate di uranio all'anno, il che porterà ad un picco delle importazioni, e quindi dei prezzi. Solo nel 2010 la Cina ha importato 17.136 tonnellate di uranio, il triplo rispetto al 2009. Come al solito, sono i grandi numeri di Pechino a spostare gli equilibri del resto del mondo.
A ciò va aggiunta la fine dello smantellamento dell'arsenale atomico russo entro il 2013, che ridurrà l'uranio a portata di mano in circolazione. Si calcola che lo smantellamento delle testate fornisca circa un terzo (20-25.000 tonnellate) del fabbisogno di uranio su scala globale. L'esaurimento di questa fonte, di conseguenza, peserà non poco sulle quotazioni di mercato dell'uranio da estrazione.

Oggi nel mondo sono operativi 441 reattori nucleari in 30 paesi, per una capacità totale di oltre 376 gigawatt, i quali necessitano ogni anno di 69.000 tonnellate di uranio. Attualmente, 59 nuovi reattori sono in costruzione; altri 493 (tra cui i quattro che dovrebbero sorgere ne Belpaese) sono stati proposti o pianificati e altri 84 progetti, infine, sono in fase studio. Se tutti questi progetti dovessero essere implementati, secondo l'Agenzia Internazionale dell'Energia Atomica (IAEA) la produzione di energia dovuta al nucleare toccherà quota 807 gigawatt4.
Nel 2007 l 'Uranium Resources, Production and Demand, nota come Red Book, che viene pubblicata ogni due anni in collaborazione da IAEA e NEA, le agenzie per l'energia nucleare rispettivamente dell'Onu e dell'Ocse, contabilizzava circa 5,5 milioni di tonnellate di uranio nelle riserve accertate e quasi il doppio (10,5) in quelle ancora da scoprire. Sufficienti per foraggiare le centrali per oltre 100 anni5. Il successivo rapporto del 2009 rivedeva le cifre al rialzo. Stime in realtà ottimistiche. Va escluso dal computo l'uranio presente in mare (tre parti per miliardo, per un ammontare di 4-5 miliardi di tonnellate totali) e quello situato a rilevante profondità, il cui costo sarebbe esorbitante rispetto ai ricavi finali.
Ai ritmi attuali le riserve di uranio effettivamente utilizzabili potrebbero già essersi esaurite entro il 2050. Lo sostiene Yogi Goswami condirettore del Clean Energy Research Centre dell'Università della Florida, in un'intervista al quotidiano Decchan Cronichle dello scorso settembre5.
I giacimenti di uranio accertati sul pianeta sono stimati in 4-5 milioni di tonnellate. Un consumo di 69.000 tonnellate annue li esaurirà in 42 anni. O forse la metà, se come sembra il numero delle centrali raddoppierà entro i prossimi venti. Con la conseguenza che quando tutti i reattori saranno pronti non ci sarà più combustibile per alimentarli.
... Continua

Sul nucleare e le fonti energetiche rinnovabili il punto di vista de Il Cambiamento:

Basta con le fonti energetiche! Avanti con efficienza e risparmio

Nucleare, rinnovabili, combustibili fossili. Che senso ha parlare di fonti energetiche quando basterebbe intervenire sugli sprechi, non soltanto per rendere inutile la costruzione di nuove centrali ma anche per permettere la riduzione di quelle attualmente esistenti?

energia
Chi parla di fonti dà per scontato che il consumo energetico crescerà all'infinito

Ancora oggi a distanza di tanti anni, sono stupefatto di come si continui a parlare di fonti energetiche e che il dibattito si concentri pressoché esclusivamente sul fatto che sia meglio utilizzare il nucleare e le fonti fossili o le energie rinnovabili.

In mezzo a tutto questo c'è un mare che però ben poco viene navigato.

La mia formazione professionale acquisita alla fine degli anni ottanta in Germania presso l'Energie und Umweltzentrum - Centro per l'Energia e l'Ambiente, mi ha permesso di impostare il discorso in maniera che ritengo assai razionale e sensata e che può risolvere adeguatamente il problema.

Ha senso prendere in considerazione le rinnovabili solo in un'ottica di efficienza e risparmio, altrimenti la situazione non si migliora di molto, anzi paradossalmente parlare solo di rinnovabili quindi solo di fonti energetiche, può fare il gioco di chi vuole nucleare, gas, carbone e petrolio.

Ciò perché chi parla di fonti dà per scontato che il consumo energetico crescerà all'infinito e un consumo energetico che cresce all'infinito giustificherà sempre il bisogno di fonti fossili e nucleare, almeno fino al loro esaurimento o fino alla scomparsa della vita umana sulla terra a causa dell'effetto serra o dei disastri delle centrali nucleari.

Da un punto di vista energetico siamo di fronte a sprechi colossali e stiamo ancora a dibattere se un fotovoltaico ha un rendimento x o y oppure conviene più del nucleare?

spegnere luce
Non esiste nessuna forma di educazione al risparmio per gli utenti

Mi capita spesso di fare interventi in enti pubblici, scuole, università, luoghi di aggregazione, sale congressi, etc. La maggior parte delle volte faccio notare alla platea che gli infissi sono del Pleistocene, i vetri sono singoli, le finestre aperte e i termosifoni, questi invece del Neozoico, regolarmente accesi. Poi spifferi ovunque, nessuna coibentazione, nessun intervento di riduzione dei consumi idrici, termici ed elettrici, nessun sistema di contabilizzazione e monitoraggio, computer e ogni apparecchiatura da ufficio possibile lasciati accesi giorno e notte, stand by mai disinseriti, stufette elettriche portate da casa in aggiunta al riscaldamento già esistente, luci lasciate accese anche la notte, caldaie inefficienti, tubi di distribuzione non isolati termicamente, nessuna forma di educazione al risparmio per gli utenti e l'elenco può continuare interminabile.

... Continua

La Decrescita può favorire l'occupazione ed il miglioramento del tenore di vita di milioni di persone, da Maurizio Pallante:

Decrescita e occupazione

Maurizio Pallante
Una delle obbiezioni che più di frequente viene avanzata alla decrescita è che provocherebbe una diminuzione dell’occupazione. A maggior ragione in questo periodo in cui le economie dei paesi industrializzati stanno attraversando una crisi da cui non sanno come uscire. Questa obbiezione non regge alla prova dei fatti, mentre invece può essere vero il contrario, che cioè la decrescita, se correttamente intesa e guidata, consenta, probabilmente è l’unico modo per consentire, un aumento dell’occupazione e un superamento della crisi con l’apertura non solo di un nuovo ciclo economico, ma di una fase storica più avanzata di quella che abbiamo vissuto dalla fine della seconda guerra mondiale.....


Prima di entrare nel merito è utile chiarire che cos’è la decrescita perché molti associano a questa parola un’idea negativa di regresso, diminuzione del benessere, ristrettezze economiche. Questa interpretazione si fonda sulla convinzione che l’indicatore della crescita, il prodotto interno lordo, misuri la quantità dei beni che vengono prodotti e dei servizi che vengono forniti da un sistema economico e produttivo nel corso di un anno. Se così fosse, l’incremento del prodotto interno lordo misurerebbe l’aumento del benessere, la decrescita la sua diminuzione. In realtà il prodotto interno lordo è un indicatore monetario e, come tale, può misurare solo il valore economico degli oggetti e dei servizi che vengono scambiati con denaro. Ovvero, delle merci. Ma non tutte le merci, non tutti gli oggetti e i servizi che si scambiano con denaro, sono beni: rispondono cioè a un bisogno e fanno aumentare il benessere. Per sgombrare il campo da trite e ritrite considerazioni psicologiche sulla potenziale illimitatezza della propensione al consumo, i bisogni a cui si fa riferimento non sono soggettivi, ma oggettivi. Un edificio mal costruito, che consuma 20 metri cubi di gas al metro quadrato all’anno per il riscaldamento, fa crescere il prodotto interno lordo più di un edificio ben costruito che ne consuma 5, ma 15 metri cubi su 20, i tre quarti del gas utilizzato, sono una merce che, tra l’altro, si paga sempre più cara, non sono però un bene perché non servono a scaldare l’edificio. Non rispondono a nessun bisogno, non hanno nessuna utilità, provocano anzi un danno perché contribuiscono ad aggravare inutilmente l’effetto serra. La decrescita non è una diminuzione del prodotto interno lordo tout court, ma una riduzione guidata della produzione e del consumo di merci che non sono beni, ossia degli sprechi. Per ridurre la produzione di merci che non sono beni occorrono tecnologie più avanzate di quelle attualmente in uso. Da ciò deriva la necessità di creare occupazione in attività professionalmente più evolute e oggettivamente utili, perché non solo riducono il consumo di risorse che stanno diventando sempre più rare, si pensi in particolare alle fonti fossili, ma anche gli effetti negativi sugli ambienti che inevitabilmente ne derivano sia in fase di prelievo, sia in fase di utilizzazione. Di conseguenza, la decrescita non ha niente a che vedere con la recessione. Tra la decrescita e la recessione c’è un rapporto analogo a quello tra chi mangia meno di quanto vorrebbe perché ha deciso di fare una dieta per stare meglio e chi è costretto a farlo perché non ha abbastanza da mangiare.

Queste precisazioni consentono di argomentare tre tesi che apparentemente sembrano paradossali, ma in realtà forniscono gli strumenti per impostare una politica economica e industriale in grado di creare occupazione e riavviare il ciclo economico. La prima è che la crescita da almeno trent’anni non crea occupazione. La seconda è che le politiche economiche tradizionali, finalizzate a superare la crisi e a rilanciare la crescita sostenendo la domanda attraverso la spesa pubblica e la riduzione delle tasse, stanno dimostrando di non essere più in grado di farlo. La terza è che la decrescita guidata della produzione di merci che non sono beni è l’unico modo di creare occupazione in questa fase nei paesi industrializzati. Che cioè il superamento della crisi economica si può realizzare solo sviluppando le tecnologie che consentono di attenuare la crisi ambientale aumentando l’efficienza con cui si usano le risorse, riducendone il consumo e, di conseguenza, gli impatti ambientali che generano.

L’affermazione che la crescita economica sia indispensabile per far crescere l’occupazione viene ripetuta come un mantra benché, a differenza del mantra, non abbia lo scopo di liberare la mente dalla realtà illusoria, ma di avvilupparla in una illusione irreale, priva di riscontri empirici e di fondamenti teorici. Dal 1960 al 1998 in Italia il prodotto interno lordo a prezzi costanti si è più che triplicato, passando da 423.828 a 1.416.055 miliardi di lire (valori a prezzi 1990), la popolazione è cresciuta da 48.967.000 a 57.040.000 abitanti, con un incremento del 16,5 per cento, ma il numero degli occupati è rimasto costantemente intorno ai 20 milioni (erano 20.330.000 nel 1960 e 20.435.000 nel 1998). Una crescita così rilevante non solo non ha fatto crescere l’occupazione in valori assoluti, ma l’ha fatta diminuire in percentuale, dal 41,5 al 35,8 per cento della popolazione. Si è limitata a ridistribuirla tra i tre settori produttivi, spostandola dapprima dall’agricoltura all’industria e ai servizi, poi, a partire dagli anni settanta del secolo scorso, anche dall’industria ai servizi.
Se dalla constatazione dei dati si passa alla ricerca delle cause, non è difficile capire che in un sistema economico fondato sulla crescita della produzione di merci indipendentemente da valutazioni qualitative della loro utilità, il mercato impone che le aziende accrescano la loro competitività (secondo mantra rovesciato) investendo in tecnologie labour saving per aumentare la produttività (terzo mantra della serie), che tradotto in italiano significa: produrre sempre di più con sempre meno addetti. Cosa che a livello aziendale può risultare vantaggiosa, ma a livello macroeconomico comporta simultaneamente una diminuzione della domanda e una crescita dell’offerta. Un problema non di poco conto che, se non ci si nasconde dietro il risibile alibi di imputare un carattere prevalentemente finanziario alla crisi o alle cause che l’hanno generata, è la causa reale della crisi economica, produttiva e occupazionale che stiamo vivendo.
... Continua

A proposito di fonti rinnovabili poche persone sono informate che dal 1992 tutti noi paghiamo una tassa supplementare sulle nostre bollette, questa tassa che era destinata a finanziare lo sviluppo delle fonti alternative al petrolio è stata invece dirottata sugli inceneritori, dal blog Il Corrosivo:

Inceneritori spa. Quando il cittadino è costretto a sovvenzionare il proprio avvelenamento

Marco Cedolin

Anche analizzandola dal punto di vista esclusivamente economico la pratica dell’incenerimento dei rifiuti si rivela assolutamente disastrosa, a tal punto che se in Italia gli inceneritori non fossero pesantemente sovvenzionati attraverso il denaro dei cittadini, la loro costruzione e gestione non avrebbe economicamente alcun senso. Negli Stati Uniti che possono essere considerati il paese dove nacque l’incenerimento, già nel 1993 il Wall Street Journal definiva l’uso degli inceneritori per smaltire i rifiuti urbani come un vero disastro per le amministrazioni pubbliche e per i contribuenti.
Mentre l’Italia continua a praticare investimenti colossali nella costruzione di nuovi impianti d’incenerimento, proponendo i forni inceneritori come l’unica e più moderna risorsa indispensabile per gestire il problema dello smaltimento dei rifiuti, la maggior parte degli altri Paesi hanno smesso da tempo di considerare quella dell’incenerimento come una strada sulla quale occorre investire e si stanno orientando in direzioni opposte che privilegiano la raccolta differenziata, il riciclaggio ed il riutilizzo. Perfino le nazioni storicamente più propense ad incenerire i rifiuti, come gli stati Uniti ed il Giappone, da anni non stanno più costruendo nuovi inceneritori ed hanno iniziato a demolire quelli vecchi. In Svezia la costruzione degli inceneritori è stata abbandonata a favore della raccolta differenziata dei rifiuti, mentre 62 paesi nel mondo già aderiscono all’Alleanza globale contro gli inceneritori (GAIA)......
Solamente in Italia i forni inceneritori, qualora contemplino il recupero energetico, sono impropriamente definiti termovalorizzatori al fine di accreditarli presso l’opinione pubblica di una falsa immagine positiva che invece non posseggono. In realtà gli inceneritori non valorizzano un bel nulla, anzi contribuiscono a dissipare l’energia, distruggendo i materiali riciclabili presenti nei rifiuti, recuperando solo un decimo dell’energia in essi contenuta, mentre tramite il riciclaggio potrebbe esserne recuperata oltre il 50%.
L’Italia è l’unico stato europeo che finanzia l’incenerimento dei rifiuti, equiparandoli di fatto alle fonti rinnovabili, incentivando in questo modo la produzione di rifiuti, anziché la loro riduzione come prevede la normativa europea. Nessun altro stato in Europa ha scelto una strada di questo genere, mentre al contrario alcuni stati come Germania, Austria, Belgio e Danimarca impongono ai gestori d’inceneritori il pagamento di una tassa per ogni tonnellata di rifiuti bruciati, disincentivando in questo modo l’incenerimento dei rifiuti e la loro produzione.

Gli incentivi statali all’incenerimento: la truffa dei Cip6
Dal 1992 i cittadini italiani finanziano la disastrosa pratica dell’incenerimento dei rifiuti, le centrali termoelettriche e le produzioni di gas e carbone da residui di raffineria, in maniera coattiva attraverso il pagamento delle proprie bollette energetiche. Tutto ciò in virtù di una delibera (la numero 6) del Comitato Interministeriale Prezzi (CIP) che nel 1992 stabilì una maggiorazione di circa il 7% del prezzo dell’elettricità pagato dai consumatori finali. Tale contributo, denominato componente tariffaria A3, avrebbe dovuto essere utilizzato per promuovere le fonti energetiche rinnovabili (solare ed eolico su tutte) orientando verso di esse l’interesse delle aziende produttrici di energia. Nella formulazione della norma accanto all’espressione “energie rinnovabili” fu però aggiunta l’estensione “o assimilate” senza che nessuno si sia mai premurato di fissare precisi criteri per stabilire quali fonti energetiche potessero essere assimilate a quelle rinnovabili.
Le conseguenze di una normativa priva di chiarezza, costruita volutamente per favorire gli interessi dei grandi produttori di energia, dei petrolieri e delle municipalizzate e multiutility a capitale pubblico/privato che si spartiscono il business dell’incenerimento, sono state fino ad oggi semplicemente disastrose.
Dal momento dell’introduzione dei Cip6 fino al 2003 i consumatori italiani hanno pagato attraverso le bollette dell’energia circa 30 miliardi di euro. Il 92% di questa enorme cifra è stato utilizzato per finanziare impianti inquinanti come inceneritori e centrali a fonti fossili, mentre solamente l’8% è stato destinato a sostenere quegli impianti che realmente utilizzano le fonti rinnovabili pulite1.
Dal 2003 ad oggi ai consumatori italiani sono stati sottratti per mezzo dei contributi Cip6 ulteriori 14 miliardi di euro, l’80% dei quali hanno continuato a finanziare gli impianti inquinanti, mentre alle fonti rinnovabili è rimasto meno del 20%. L’istituzione dei Cip6 si è perciò rivelata una vera e propria truffa ai danni dei consumatori, avendo determinato fino ad oggi l’esborso di circa 44 miliardi di euro, sottratti alle famiglie italiane nella misura di circa 60 euro l’anno di aggravio, accampando il nobile proposito di favorire lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili pulite, mentre in realtà la stragrande maggioranza di questi contributi sono stati utilizzati per finanziare le centrali a fonti fossili (nonostante i grandi petrolieri già accumulassero enormi profitti) e la pratica dell’incenerimento dei rifiuti che altrimenti sarebbe risultata economicamente insostenibile.
... Continua

Continua la guerra in Libia, i bombardamenti da parte degli alleati Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia con l'appoggio del nostro paese stanno devastando un intero paese causando migliaia di morti, il resoconto di Marco Cedolin:

La democrazia all'uranio impoverito

Marco Cedolin

Nel novero degli “aiuti umanitari” dispensati a pioggia in quei paesi dove una parte del popolo vuole conquistare la "democrazia e la libertà" certificate dall'occidente, ma occorre un aiutino e magari qualche bastonata per convincere l'altra parte di popolo che non è dello stesso avviso, riguardo alla bontà di una scelta tanto improvvida, l'uranio impoverito non manca mai, quasi si trattasse del toccasana democratico per antonomasia.
Abbiamo (si abbiamo, perchè l'Italia in queste operazioni è sempre presente) distribuito uranio impoverito nella ex Jugoslavia, in Afghanistan, in Iraq, senza mai lesinare nelle dosi e senza alcuna parsimonia. Ed oggi stiamo dispensandolo in Libia, con la stessa generosità, affinchè non si possa dire che facciamo dei distinguo di etnia o di razza.
L'uranio impoverito non è propriamente un toccasana per la salute dei malcapitati che ne vengono a contatto.
Nonostante, come alcuni lettori amici del nucleare hanno fatto notare, si tratti di un materiale usato anche in attrezzature non belliche come i satelliti, gli elicotteri, gli aerei civili e le barche a vela da competizione (le scorie radioattive si devono pur riciclare e se si riciclano gratis meglio ancora) è proprio in campo bellico che esso trova la collocazione più consona e viene maggiormente utilizzato.....


Quando i missili, i razzi, le granate ed i proiettili all'uranio impoverito giacciono inerti, i loro effetti sulla salute umana di chi li avvicina non sono estremamente elevati, trattandosi semplicemente di un modesto aumento della dose di radioattività assorbita dal corpo umano, così come potrebbe avvenire con un'intercapedine di amianto presente all'interno della paratia di un vagone ferroviario in ottimo stato di conservazione. Un certo grado di rischio esiste comunque, dal momento che anche una sola fibra amiantifera o dosi minimali di radiottività possono indurre lo svilupparsi di patologie tumorali in soggetti particolarmente predisposti, ma rimane bassa la probabilità di mettere a repentaglio gravemente la salute dei più.
... Continua

Fra le tante inanerrabili conseguenze della carneficina in atto in Libia vi è anche l'esodo di migliaia di persone le quali cercano di fuggire dalle devastazioni e dagli efferati omicidi dei cosiddetti liberatori, soprattutto donne e bambini, cercano di riparare lungo le nostre coste e naturalmente il nostro governo sta facendo di tutto per rimpatriarli, il commento di Erri De Luca:



A due anni dal terremoto in Abruzzo la ricostruzione non è mai iniziata, dal blog di Sabina Guzzanti la testimonianza di un cittadino aquilano:

ricevo e pubblico un altra testimonianza a ridosso del 6 aprile dopo aver ascoltato chiodi (pres reg Abruzzo) sciorinare dati che per le info che risultano a me o sono falsi o sono molto “interpretati”.

Due anni. Abbiamo smesso di contare i giorni, le settimane, i mesi ed ora siamo agli anni. Inizia il terzo.

Il 6 aprile sarà triste, sarà sommesso, sarà doloroso. 309 vittime.

A raccontare l’anno appena trascorso si fa presto, basta leggere uno degli ultimi report della Struttura per la Gestione dell’ Emergenza: quasi 38000 persone non abitano la propria casa. Oppure si può venire a L’Aquila o in qualsiasi altro centro del cratere sismico, di notte: lì dove c’era la vita, è ancora tutto buio.

Chi l’avrebbe mai detto! Due anni! Son pochi o tanti?

Sono giusti, in realtà, per sapere qualcosa del nostro destino, un cronoprogramma, un’idea di città,… Certezze o, almeno, speranze.

Vaghiamo, invece, e resistiamo, incapaci ad andar via.

Descrivere come stiamo è difficile, perché viviamo in una cornice tutta nostra, che esportare è solo illusorio. Insomma, siamo un insieme di persone del tutto peculiare, al punto che sarebbe interessante farne uno studio sociologico.

Questo insieme di persone convive con transenne e militari, da due anni. Al punto che non ci si fa più caso. Una città diroccata, la nostra città; zona rossa, invalicabile, tanto che ai varchi ci sono i militari. Da due anni. A guardia del nulla. E le zone permesse vengono chiuse. All’una di notte, per riaprire l’indomani.

All’interno di questo insieme ci sono svariati sottoinsiemi, ciascuno sottoposto a vessazioni irraccontabili. Gli abitanti dei progetti C.A.S.E. , per esempio (tralasciando il fatto che ancora non sono noti i criteri con i quali si è avuto accesso alle nuove abitazioni), non sono liberi di assentarsi (insieme o anche singolarmente) dall’alloggio per più di tre mesi, pena la revoca dell’alloggio. E se la famiglia cambia, anche per un lutto improvviso, immediatamente si viene trasferiti. La libera interpretazione delle ordinanze commissariali ha fatto sì che un altro sottoinsieme si è visto revocare il piccolo contributo mensile di autonoma sistemazione perché si è osato cambiare residenza, all’interno del cratere sismico, badate bene! O c’è chi, dopo aver abitato in una piccola parte della propria casa inagibile (classificazione E) con l’ottenimento della parziale agibilità, ora, dovendo sgomberare l’appartamento per poter finalmente iniziare i lavori di ripristino, non sa dove andare. E che dire degli eredi di case inagibili? Avranno il contributo per la ristrutturazione solo se il proprio caro è venuto a mancare entro una certa data, altrimenti nulla. E l’assurdo accanimento nei confronti di chi sta ancora in albergo fuori città? E vogliamo anche metterci chi ha casa agibile all’interno delle zone rosse? O gli orfani del terremoto, senza più famiglia, figli senza più niente per ripartire.

... Continua

Sul fenomeno immigrazione e sui nostri emigrati oltreoceano il commento di Phoebe1976:

Xenofobia for dummies

In questi giorni di sbarchi, di clandestini, di forti conflitti su chi se li prende questiio no, io nofuori dalle palle mi è capitato tra le mani un libro che pare fatto apposta.
Si tratta di un libercolo piccino, di quelli che sanno di etnico e che pubblica solo E/O: Divorzio all’islamica a viale Marconi di Amara Lakhous. Lo scrittore, celebre per Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio è uno scrittore algerino che vive e lavora a Roma e che si è occupato dei problemi della prima generazione di immigrati che sono nati in Italia e per questo spaccati tra due mondi.
A parte la storia su cui non mi va di dare anticipazioni e che è irrilevante ai fini della mia riflessione, quel che mi è piaciuto del libro è il suo dare uno sguardo diverso sulla comunità dei migranti. Uno sguardo da dentro, sulle problematiche che non sono solo quelle strettamente legate alla sopravvivenza, ma anche all’incontro dei mondi, alle tradizioni, alle differenze che poi non son così tante e spesso basate sull’ipocrisia.

Leggo questo libro e mi immagino gli emigranti dell’inizio del secolo, che partivano dall’Italia con la valigia di cartone e dopo viaggio massacranti venivano stipati come bestie ad Ellis Island in attesa di essere valutati, misurati e controllati come pecore prima del macello. E poi, una volta entrati finivano ghettizzati, triturati e derisi. Molti ce l’hanno fatta, lottando con le unghie e con i denti. Prendendo a testate la vita, con caparbietà. Ma altri no.
Retorica? Sì, forse, ma anche no. Forse è solo memoria.

Eh, ma noi lì ci andavamo per lavorare, mica a fare i delinquenti!!!
E certo, infatti la mafia s’è importata da sola negli States non si sa con quale metodo!

... Continua


La ministra Garfagna ha dichiarato che ama Mezzaroma... Da EllenD:

La Carfagna ama Mezzaroma.


maf1


Dire che Bocchino si è fatto da sè, è un'offesa?


Le miserie di casa nostra raccontate dalla penna al vetriolo di Alassandro Robecchi:


Umoristi - Domenico Scilipoti, l’immenso

Bene, bravo, bis! Una cosa è certa: finché avremo un governo retto e sostenuto da una stampella politica come quella dei Responsabili di Domenico Scilipoti saremo certi di due cose: il nostro buonumore e la considerazione del mondo, sempre più divertito al cospetto della tragedia di un paese ridicolo. Diciamolo: Scilipoti e i suoi Responsabili, corsi in aiuto del barzellettiere di Arcore non deludono mai. Prima il simbolo, uno ying e yang tricolore perché, dice l’immenso Scilipoti, bisogna pensare anche ai valori olistici. E ora il programma. Un denso articolato politico in sedici punti elaborato probabilmente in lunghe notti insonni. Poi, l’illuminazione: la scoperta del “copia e incolla” sulla tastiera del computer. E’ così che nel Manifesto del Movimento di Responsabilità Nazionale sono finiti brandelli del “Manifesto degli intellettuali fascisti”, quello scritto da Giovanni Gentile nel 1925.
Ecco un divertente controllo incrociato. Scrivono i Responsabili di Scilipoti (Italia, 2011): "Responsabilità Nazionale è il movimento recente ed antico dello spirito italiano, internamente connesso alla storia della Nazione Italiana". Scriveva Gentile per i fascisti (Italia, 1925): “Il fascismo è un movimento recente ed antico dello spirito italiano, intimamente connesso alla storia della Nazione Italiana”. Ne volete ancora? Ecco! Scilipoti (2011): “…coinvolgere l’individuo a un’idea in cui esso possa trovare la sua ragione di vita, la sua libertà, il suo futuro e ogni suo diritto". Gentile: “un’idea in cui l’individuo possa trovare la sua ragione di vita, la sua libertà e ogni suo diritto”. Vado avanti? Voilà! Scilipoti (2011): “Responsabilità di Patria è la riconsacrazione delle tradizioni e degli istituti che sono la costanza della civiltà”. Gentile (1925): “Codesta patria è pure riconsacrazione delle tradizioni e degli istituti che sono la costanza della civiltà”. E si potrebbe continuare: il “copia e incolla” non tradisce mai.
... Continua

Il processo al Cavaliere per concussione e prostituzione minorile è iniziato il 6 aprile e subito rinviato, la cronaca da parte di Lia Celi:

Processo Ruby, le Olgettine ricusano l'aula: «Non c'è il palo del bunga bunga»

olge2.jpg
Intercettate, vilipese, e infine sottoposte a udienze tritacarne: che ne sarà delle Olgettine dopo il processo Ruby? Il ministero dell’Interno sta sondando la disponibilità delle Regioni ad ospitarne un certo numero, in appositi centri di raccolta. Intanto leassociazioni per la protezione degli animali, dall’Enpa alla Lav, si mobilitano per assicurare a tutte una sorte decorosa: «Non sappiamo nemmeno quante sono con esattezza,» osserva un esperto, «ne spuntano di nuove ogni giorno. Si potrebbe dire che le Olgettine si riproducono per partenogenesi, se “parthenos” non significasse “vergine”». Urge dunque un censimento, ma siccome il conteggio diretto è impossibile (si somigliano tutte, come i pinguini) si dovrà ricorrere a quello indiretto, basato sulla stima in base alla quantità di deiezioni lasciate da Ruby e compagne nelle aule del Tribunale di Milano: mozziconi di sigaretta, impronte di rossetto, autoreggenti bucate, unghie di silicone spezzate. Successivamente si dovrà pensare a un loro impiego dignitoso, e, benché paia impossibile, utile per la società. Sono già state suggerite alcune soluzioni.

OPZIONE FUKUSHIMA MON AMOUR
La Tepco, azienda che gestisce le centrali nucleari giapponesi, ha avanzato un’offerta per aggiudicarsi un cospicuo lotto di Olgettine da impiegare come cavie per saggiare la radioattività emessa dalla centrale lesionata di Fukushima.

«Le intercapedini di silicone di cui tutte le soubrettes sono abbondantemente imbottite le proteggono dalle radiazioni più pericolose,» spiega il responsabile per la sicurezza della Tepco. «Del resto, per creature che sono stati per mesi a contatto intimo con Silvio Berlusconi, una vecchia scoria tossica della Prima Repubblica che contamina da decenni un intero Paese, il contatto con innocenti particelle radioattive è del tutto innocuo». Pare che l’iniziativa nipponica incuriosisca non poco le Minetti girls: «In Giappone hanno un re attore? E' simpatico come Emanuele Filiberto, il principe ballerino?»

OPZIONE MOLL FLANDERS
Ripopolare angoli desertici delle colonie britanniche, sull'esempio dell’intraprendente eroina di Defoe: questa potrebbe essere la soluzione giusta per Barbara Guerra e compagne. Dopo aver visto in Internet le foto delle Olgettine, i rudi coloni solitari sparsi nelle zone più selvagge dell’Australia si sono fatti avanti con proposte serie, dalla convivenza al matrimonio. «Le prostitute russe sono troppo delicate,» scrive Ken MacManus, un pioniere della regione nord «qui nel bush ci vogliono donne dure, col pelo sullo stomaco, che non hanno schifo di niente. Come le gemelle De Vivo: per un gioiellino cafone scuoierebbero vivo un cucciolo di koala con la limetta da unghie». Altri però temono che l’introduzione delle Olgettine si riveli per l’Australia una piaga peggiore dell’arrivo dei conigli. «Sono roditrici voracissime,» avverte un colono, «gioielli, macchine, appartamenti, il loro appetito è insaziabile». L’uomo, per difendere le sue proprietà da eventuali attacchi, ha già costruito una trappola: una profonda buca mimetizzata con rami e foglie con sopra un cartello «Casting per la “Pupa e il Secchione”».

... Continua


Le immagini delle amiche blogger, da Oro Fiorentino:



Da RosaRossa_3:


Da Kamasa54:

il mare dilata la mia libertà


... Continua

Da Terezita:

SENZ'attenuanti

Foto di Max Sauco
... Continua

Dal maestro della satira Vauro le ultime opere sul nostro disastrato paese:





Da Enteroclisma:

PRO...CESSO

Spunta fuori il processo lungo ... lunghissimo ...
grande confusione nel casino delle libertà

NUOVI PERSONAGGI NELL'UNIVERSO

Nuovi personaggi appaiono nello sconfinato universo mangosiano.
Il potente telescopo ... ooops ... chiedo scusa ... telescopio "Poople" individua un nuovo astro.
A differenza degli altri, non è un corpo celeste, ma marrone.
E' un pianeta maleodorante, pieno di disonestà e corruzione, regno di ladri, imbroglioni e pedofili.
Insomma ... un pianeta di Meardh !!!


Presidente di Meardh è Merduska, losco individuo, falso ed imbroglione.
E' a capo di un governo - anch'esso di Meardh - altrettanto corrotto quanto incapace.
I suoi membri sono fantocci ( di Meardh ) al soldo di Merduska.
Da lui ricevono soldi a palate e solo per questo lo sostengono nel suo governo di Meardh.
In pratica si vendono per i soldi di Meardh.


continua ...

Da Altan:

http://data.kataweb.it/kpmimages/kpm3/eol/eol2-extra/2011/04/06/jpg_2148533.jpg
Pillola del giorno: Maurizio Crozza ultima puntata di Ballarò




Nessun commento: