lunedì 14 novembre 2011

Ciao ciao Berlusconi, ma non è il momento di festeggiare

In alto: Immagine tratta dal blog http://ladyelly2008.splinder.com/


Prima dell'arrivo dei nostri fratelli bianchi,e del loro tentativo di trasformarci in uomini civilizzati,noi indiani non avevamo prigioni.
E di conseguenza non avevamo nemmeno delinquenti:senza prigioni non possono esserci delinquenti.
Non avevamo serrature o chiavi:quindi non c'erano ladri. Se qualcuno diventava così povero da non avere un cavallo,una tenda o una coperta,gli venivano dati in dono.Eravamo così incivili da non dare valore alla proprietà privata.
Desideravamo possedere cose solo per poterle donare.
Non conoscevamo nessun tipo di denaro,così non usavamo nessun parametro per calcolare il valore di una persona.Non avevamo leggi scritte,nè avvocati,nè politici,così non ci potevamo imbrogliare l'uno con l'altro.
Prima dell'arrivo dei bianchi eravamo conciati male e non riesco a capire come potevamo cavarcela senza tutte quelle cose fondamentali che ,come ci dicono sono alla base di una società civile.
Cervo Zoppo capo Sioux.



Ciao ciao Berlusconi, ma non è il momento di festeggiare

Sabato 12 novembre per l’Italia è stato un grande giorno. Non tanto per le dimissioni di B., ma per la modalità della protesta che ha consentito veramente di mettere la parola “fine” a questa epoca, come nel '48 è finita l'epoca del Mascellone... Dopo questa giornata, il Cavaliere non avrà più la forza di ripresentarsi. E questa è la più bella notizia. Per questo sarà giusto segnare sui nostri calendari la data del 12 novembre come la nuova festa di liberazione. Delle dimissioni del nostro amato ex premier e del futuro del paese ne parliamo più avanti in questo post, adesso un ringraziamento, da OCSA:

SERATA BENEFIT PER 'LE BAMBINE': GRAZIE!

Scriviamo un breve pensiero, un ringraziamento per quella che, a nostro parere, è stata una splendida serata. Realizzarla non è stato facile, era stata pianificata da tempo per sabato 19 novembre. I recenti fatti accaduti a Green Hill e il conseguente corteo nazionale fissato per la stessa data ci hanno forzato a 'prendere il rischio' di anticiparla a sabato 12, non avendo altre date disponibili. Ci siamo ritrovati a poco più di una settimana dall'evento con tutto da organizzare per bene e da promuovere.

Alla fine è uscita fuori una serata molto importante, coinvolgente e realizzata grazie al contributo di chiunque: da chi ha partecipato e sostenuto attivamente cenando e dando un'offerta per il progetto 'Le Bambine', a chi ha collaborato in maniera pratica cucinando, servendo ai tavoli e fornendo tutto l'aiuto necessario per una bella realizzazione dell'evento. Un ringraziamento particolare va anche a ragazzi/e del progetto PossibilMENTE che ci hanno permesso di realizzare tutto ciò nella loro sede e ad Antonio e Laura, responsabili del Parco Faunistico di Piano dell'Abatino, che con i loro interventi sulle attività della struttura e sulla vita degli animali che vi sono ospitati, hanno reso la serata ancora più piena di significato.

Ci sentiamo di affermare con quasi assoluta certezza che nei prossimi mesi replicheremo un evento informativo riguardante il Parco, probabilmente in una formula diversa. Pensiamo che parlare di ciò che accade agli animali, del modo in cui vengono recuperati e di come operano posti come la struttura situata a Piano dell'Abatino, sia fondamentale soprattutto per chiunque si definisca 'attivista' o persona sensibile alla 'questione animale'. Spesso si tende quasi a spersonalizzare gli animali, a non dare forma reale a tantissimi esseri senzienti, individui con una vita sociale come la nostra, che esistono come chiunque di noi, non solo nei video, nelle immagini o nei cartelloni esposti in strada, ma nella realtà.

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A proposito di alimentazione naturale e sfruttamento degli animali, AgireOra segnala alcuni spot pubblicitari sugli allevamenti intensivi e su come cibarsi in maniera sana e consapevole, da vedere e divulgare:



Passiamo adesso al giorno della liberazione dell'Italia dal Cavaliere e ai futuri possibili scenari che ci aspettano, qui di seguito una serie di articoli sull'argomento, da Il Cambiamento:

Ciao ciao Berlusconi, ma non è il momento di festeggiare

Berlusconi e Monti
Berlusconi e Monti, il passato ed il futuro dell'Italia, il primo responsabile di uno dei capitoli più bui del nostro paese, il secondo emissario di forze internazionali che mirano a depredarlo delle proprie risorse

Certo, dopo 17 anni ce lo saremmo immaginati in un altro modo. Non mancano le feste e i caroselli, le grida di giubilio per le strade, le piazze gremite di gente e di bandiere. Ma la sensazione di fondo è quella di una gioia che non riesce ad esplodere. Quello che con ogni probabilità è l'addio definitivo di Silvio Berlusconi alla politica merita oggi giusto un melanconico brindisi, un'alzata di calici alla fine di un'era buia del nostro paese, con la felicità uccisa sul nascere dalla mancanza di prospettive future confortanti.

Immagino che qualcosa di simile possano averlo provato i popoli libici o iracheni, quando hanno festeggiato la fine di una dittatura salutando al tempo stesso l'avvento di un'altra, forse persino peggiore. Già, perché se un Saddam e, ancor più, un Gheddafi erano figli della storia e della cultura del proprio paese, frutti degeneri del proprio albero, la dittatura avventizia ne era del tutto estranea, e somigliava piuttosto ad un'invasione.

Similmente, Silvio Berlusconi appartiene alla nostra storia. Al lato peggiore della nostra storia, fatta di mafia e di logge massoniche, di corruzione, di inganno delle masse, di populismo di comodo. Ma ogni tratto della sua figura e ogni aspetto della sua controversa parabola personale e politica è riconducibile alle fila delle vicende italiane.

Dai finanziamenti ottenuti dalla Banca Rasini - la principale banca usata dalla mafia nel nord Italia per il riciclaggio di denaro sporco, che aveva come clienti Totò Riina, Bernardo Provenzano, Pippo Calò - per avviare la sua carriera d'imprenditore nel campo dell'edilizia, nel 1961, alle pressioni su politici e ministri, qualche anno più tardi, per ottenere il cambio di alcune rotte aeree dell'aeroporto di Linate, che a causa dei decibel eccessivi rendevano difficili da vendere gli stabili di Milano 2.

Per non parlare dell'amicizia con Craxi, sotto la cui ala protettiva nasce e cresce la figura politica di Berlusconi. Fu Craxi, nel 1984 ad evitare con una prima legge ad personam la chiusura delle reti Mediaset, ree di aver infranto il monopolio delle tv di stato. Berlusconi ebbe poi a ringraziare con una letterina inviata all'allora primo ministro – che inizia con “Caro Bettino grazie di cuore per quello che hai fatto” - ed una tangente di 21 miliardi di lire, passati attraverso la società All Iberian.

Fra i mille processi che caratterizzano la parabola di Berlusconi spiccano quello che riguarda le stragi del 1992-93 e quello per mafia. Nel primo gli inquirenti hanno a lungo indagato sulla sua presenza fra i mandanti a volto coperto della morte dei magistrati Falcone e Borsellino, nel '92, e delle stragi di Firenze, Roma e Milano, l'anno successivo. Nel secondo Berlusconi è stato indagato per concorso esterno in associazione mafiosa e riciclaggio di denaro sporco, ma nel 1998 l'indagine è stata archiviata per scadenza dei termini massimi concessi, nonostante i numerosi indizi sui rapporti di Berlusconi e Dell'Utri con uomini di Cosa nostra e la condanna del secondo a nove anni per concorso esterno in associazione mafiosa.

E poi gli innumerevoli processi per corruzione, ed una carriera politica costellata da leggi ad personam e disprezzo per gli avversari politici e – soprattutto – per la volontà popolare (quest'ultimo mal celato da un finto populismo, sgretolatosi in fretta non appena i suoi interessi si sono allontanati da quelli del suo elettorato).

Insomma, il nome di Berlusconi spunta in molte delle vicende più oscure della nostra storia, compresa quella della loggia massonica P2 di Licio Gelli; egli annovera fra i membri del suo entourage rinomati mafiosi, faccendieri, massoni. Per questi motivi avrebbe avuto un sapore diverso se a porre fine al suo percorso politico fosse stata una sollevazione popolare, un movimento intestino, piuttosto che una tempesta finanziaria internazionale, sorretta e convogliata sul nostro paese da poteri che hanno le proprie origini altrove. E se a prendere il suo posto fosse stato un soggetto democraticamente eletto, magari figlio della cultura legalista, pacifista e ambientalista che da anni si oppone all'ex presidente del consiglio.

Invece, se andiamo ad analizzare la figura che si prospetta come leader dell'instaurando governo tecnico, il grido di gioia per la fine dell'era Berlusconi rischia di morire in gola, sul nascere. Mario Monti è un emissario diretto di quelle forze ultraliberali che premono sui governi nazionali per imporre altre ondate di privatizzazioni e deregolamentazioni, facendole passare come ricette anticrisi. È la figura scelta per perpetuare il furto di democrazia, diritti e beni materiali ai danni del nostro paese, il dottore che ci farà ingerire l'amara pillola, propinandocela come medicina.

Il meccanismo è noto, ed è illustrato con chiarezza nel documentario “Shock Economy” curato da Naomi Klein. La giornalista e scrittrice canadese spiega come il sistema capitalistico neoliberista, nato dalle teorie dell'economista Milton Friedman in opposizione politiche keynesiane, utilizza gli stati di shock emotivo per imporre alle popolazioni misure che altrimenti non sarebbero disposti ad accettare. Gli shock possono essere provocati da catastrofi naturali, guerre, crisi economiche. In ciascuno di questi casi il risultato non cambia. È avvenuto in Cile con il regime di Pinochet, amico e seguace di Friedman, si è ripetuto ad Haiti dopo lo Tsunami – tutte le spiagge sono state privatizzate – e avviene nelle recenti guerre in Iraq, Afghanistan e Libia.

“Stiamo assistendo ad un trasferimento di beni di dimensioni incommensurabili – spiega la Klein nel documentario – dalle mani pubbliche, dei governi (soldi presi dalla gente comune, sotto forma di imposte), nelle mani delle persone e delle imprese più ricche del mondo, tralasciando di dire che sono le stesse persone e imprese che creano questa crisi”. E tutto ciò avviene proprio attraverso la “Dottrina dello shock”, ovvero “ il sistematico saccheggio della sfera pubblica dopo un disastro”.

Mario Monti ha tutte le caratteristiche per essere il nostro “Dottore dello shock”. Si è formato negli Usa, dove ha conseguito una laurea a Yale ed è cresciuto sotto l'influenza di Zbigniew Brzezinski, influentissimo politologo statunitense alla base di molte delle decisioni strategiche nella politica estera americana degli ultimi quarant'anni.

Dopo essere stato rettore e presidente della Bocconi, è diventato, a partire dal 2005, international advisor della Goldman Sachs, la più potente banca d’affari americana, che condiziona mercati e governi. Per dare un'idea dell'influenza della Golman Sachs sulle politiche mondiali, basta citare le parole del trader indipendente Alessio Rastani e riportate da un interessante articolo del Fatto Quotidiano: “i governi non governano il mondo, Goldman Sachs governa il mondo”.

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E sempre da Il Cambiamento il resoconto dei festeggiamenti a Roma:

Roma in festa, Berlusconi si dimette. "Io ero là e ve lo voglio raccontare"

Cade il Governo Berlusconi. In molti si chiedono cosa accadrà ora, quali le prospettive, le conseguenze politiche ed economiche, le alternative. Ma in tutto questo, non dobbiamo dimenticare le emozioni, i pensieri e le riflessioni di chi questa giornata l'ha vissuta. Da spettatore o spettatrice consapevole di una Roma apparentemente risvegliata.

La città mi è sembrata 'impazzita', un'euforia strana  pullulava per le strade
"La città mi è sembrata 'impazzita', un'euforia strana pullulava per le strade".

Quanto segue è il resoconto di una calda giornata di novembre. So bene che "caduto un Berlusconi, se n'è fatto presto un altro". E che Monti, o Dini, o le elezioni, potrebbero portarci in una situazione persino peggiore di quella vissuta fino ad'ora. Ma in questo articolo voglio raccontare quanto ho vissuto oggi. Emozioni, pensieri, sensazioni di una donna proiettata nel cuore di un momento.

12 Novembre 2011. Si è definitivamente (?) conclusa l'era che ha visto come protagonista della scena politica italiana Silvio Berlusconi. Mentre scrivo sono state annunciate le dimissioni ufficiali dell'ormai ex premier e solo in pochissimi canali televisivi si discute di ciò che è accaduto, su quello che è stato e quello che sarà. Il resto delle reti, piuttosto che informare il popolo, preferisce 'custodire' il proprio palinsesto raccontando storie strappalacrime da un lato e dall'altro canticchiando qualche bella canzonetta.

Generalmente non mi capita di uscire con la macchina fotografica, stamattina, però, ho consapevolmente deciso di portarla con me, completamente ignara di ciò che avrei vissuto.

Ieri, 11-11-11, in molti avevano annunciato una ipotetica fine del mondo, non si sa poi in base a quale teoria o premonizione. Naturalmente non è successo niente del genere, anzi. Ho letto da più parti di un diffuso senso di consapevolezza che, in ogni angolo del pianeta, ha generato una corsa all'organizzazione di eventi ed incontri di meditazione e assemblee pacifiche e creative per celebrare questo giorno come un momento di grande risveglio.

Proprio all'indomani di questo giorno in Italia è 'caduto il governo'. Finalmente direbbero alcuni. Per tante volte in molti ci avevano creduto rimanendo delusi a causa degli 'Scilipoti di turno'. Che lo stesso Berlusconi abbia consapevolizzato che non aveva più senso andare avanti così? Può darsi. Sta di fatti che si apre una nuova pagina politica, in realtà non solo politica. Un momento di risveglio, si spera. Un autunno caldo, non solo per le temperature quasi estive come oggi a Roma, ma anche per gli eventi che stanno coinvolgendo ogni angolo di mondo, e in questo momento in prima persona noi italiani.

È stata proprio la ricerca di qualche 'gusto' autunnale a farmi imbattere con la folla stanziata di fronte Montecitorio
"È stata proprio la ricerca di qualche 'gusto' autunnale a farmi imbattere con la folla stanziata di fronte Montecitorio". Foto di Salvina Elisa Cutuli

È stata proprio la ricerca di qualche 'gusto' autunnale a farmi imbattere con la folla stanziata di fronte Montecitorio, sede della camera dei deputati, oggi pomeriggio a Roma. Intenta a sbucciare le appena comprate caldarroste non riuscivo a spiegarmi il perché di tanta gente. Dopo qualche secondo 'sono ritornata in me' e il mistero si è svelato da solo. Tutta quella gente aspettava la fine. Chi esultava e chi si faceva intervistare per gridare al mondo la propria disperazione, chi fotografava – anche io l'ho fatto! – e chi aspettava silenziosamente e semplicemente qualche cenno proveniente dal 'quel' palazzo. Erano le 17.30, cominciava ad imbrunire e a calare un po' la temperatura. La folla, invece, aumentava sempre di più e con essa un fermento pacifico, un desiderio di cambiamento e di rinnovamento.

È stata un'emozione forte. Le stanze ai vari piani del palazzo erano illuminate, in alcune di esse si vedevano degli uomini al telefono che guardavano in basso, verso la piazza, fuori da quelle stanza dove si stava decidendo il futuro dell'Italia.

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E ancora da Megachip:

Il governo di Mariomonterminator

mariomonterminator

E così, dai e dai, è rispuntata l’ipotesi del governo-Monti. Una soluzione alla Greca. È così che lavora il Potere. L'Europa sta diventando la fotocopia in B/N del governo USA, pieno di persone di Wall Street. Ma almeno negli USA ci sono i variopinti colori del potere. Qui c’è ormai solo il grigiore del volgo disperso. Evviva, dopo anni di attacchi, di fatto mai politici ma a base di “conflitti d’interesse” (perché quelli che stanno arrivando non ne avranno, vero?), e soprattutto di mignotte (e chi è colpa del suo mal ...), dopo questa fiera battaglia di civiltà, le truppe straniere ci stanno liberando da Berlusconi.

E il premio sperato, promesso a quei forti,

sarebbe, o delusi, rivolger le sorti,

d'un volgo straniero por fine al dolor ?


Siamo ad una congiuntura drammatica. O si crea un ampio fronte sociale di resistenza o il futuro del Paese, cioè di tutti noi, sarà quello della sopravvivenza negli atri muscosi, nei fori cadenti, nei boschi e nelle arse fucine stridenti (quelle che rimarranno in piedi). Tutti quanti bagnati di servo sudor.

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Da Megachip Alta finanza e fine della politica:

Monti, alta finanza, fine della politica


fatdollardi Gaetano Colonna - clarissa.it.
Con nota di Pino Cabras in coda all'articolo.

L'attuale crisi economica ha la sua origine nella speculazione che nel corso degli anni Novanta e nei primi anni del nuovo secolo, grazie alla creazione dal nulla di moneta e a nuovi strumenti di scommessa sul valore futuro di titoli e materie prime (futures, bond, derivati, ecc., nel complesso stimati prudenzialmente in oltre 500.000 miliardi di dollari, più di 10 volte il PIL mondiale), ha consentito straordinari profitti alle grandi società multi-nazionali dell'alta finanza, determinando una "moltiplicazione del debito" a carattere di massa, mai conosciuto in precedenza nella storia mondiale.

Quando la crisi è esplosa, tra l'estate del 2007 e l'autunno del 2008, il governo statunitense in primo luogo e, su sua spinta, l'Unione Europea, hanno fornito uno straordinario sostegno finanziario alle principali società finanziarie, dopo il crollo di alcune di esse (14 settembre 2008, fallimento della Lehman's Brothers): migliaia di miliardi di dollari sono stati rastrellati sui mercati dei capitali per supportare le istituzioni finanziarie, in tal modo assicurando impunità ed immunità al mondo della finanza speculativa, evitando che la grande bolla dei "titoli tossici" esplodesse, rivelando l'inconsistenza in termini reali degli asset dichiarati dalle maggiori istituzioni finanziarie.
Oltre a riversare le perdite delle grandi banche sulla collettività, nel momento in cui la crisi globale del sistema produttivo statunitense fa dell'economia Usa il grande malato mondiale, la strategia della presidenza Obama ha gettato sull'Europa, che tentava di bilanciare il sostegno all'alta finanza con la conservazione dell'economia sociale di mercato di impronta mitteleuropea, la responsabilità del cosiddetto "debito sovrano" mondiale, nonostante spesso in Europa, come nel caso italiano, il debito pubblico, segno distintivo di un'inefficienza derivante dai condizionamenti della partitocrazia, si accompagna in realtà a economie vitali e dinamiche, assai meno schiave del debito di quelle anglo-sassoni.
La crisi finanziaria di Wall Street si è così trasformata, nel corso del 2011, in un vero e proprio attacco al sistema politico-economico dell'Unione Europea, spinto ad arroccarsi intorno alla difesa della moneta unica, in quanto privo di una qualsivoglia proposta alternativa: la Grecia, un'economia drogata dall'ingresso del Paese nell'euro, ha così rappresentato il tallone d'Achille dell'Unione, occasione ideale per la leadership europea imperniata su Germania e Francia di allinearsi fedelmente alla politica nordamericana di supporto alla finanza internazionale, senza riuscire ad elaborare strategie diverse da quelle che un tempo si chiamavano del Washington consensus, dimostratesi perdenti negli anni Novanta, come insegnano oggi il caso Argentina ed il caso Islanda.
Sulla Grecia e poi sull'Italia, i Paesi mediterranei nei quali lo Stato nazionale moderno è storicamente debole e soggetto al condizionamento dei poteri forti, si è quindi concentrato l'attacco della speculazione finanziaria nel corso dell'estate 2011, grazie ad un'accurata regia delle società di rating (che, controllate dai maggiori fondi di investimento internazionali, hanno sostenuto le società della speculazione anche quando prossime al fallimento) e dei maggiori gruppi finanziari: assumere il controllo di questi Paesi diventa ora strategico, affinché il salvataggio della finanza speculativa sostenuto dalla moneta europea non travolga economie come quella francese e tedesca, crisi che potrebbe suscitare una reazione europea contro le scelte degli Usa.
Proprio quando, come suo ultimo atto alla guida del Financial Stability Board, Mario Draghi stilava la lista delle Global Sistemically Important Financial Institutions (G-Sifi), le 29 banche a livello mondiale, fra le quali undici banche europee, too big to fail ("troppo grandi per fallire"), i due anelli politicamente più deboli dell'Unione Europea, Grecia e Italia, vengono posti sotto il controllo delle istituzioni comunitarie, del FMI e della stessa amministrazione americana (si vedano gli arroganti moniti del ministro statunitense dell'economia Timothy Geithner, in occasione della sua inusuale partecipazione al vertice Eurogruppo dell'11 settembre, su invito di una compiacente Polonia).
Poi, dinanzi al rischio di reazioni e resistenze "politiche" nei due Paesi (il referendum in Grecia di Papandreu; i tentativi di guadagnare tempo di un Berlusconi sbeffeggiato dai partner comunitari), si arriva allo straordinario, all'inedito, alla diretta imposizione di candidati "tecnici", premier espressione degli interessi finanziari internazionali, quali apertamente sono Mario Monti e Lucas Papadimos.
Si tratta di un'imposizione che colpisce alla radice i principi essenziali insieme della sovranità politica (come teorizzata a partire dal Seicento) e della democrazia rappresentativa (come organizzata a partire dal XIX secolo): abbiamo infatti per la prima volta l'ascesa di capi di governo non espressi né dalle istituzioni parlamentari né dalla stessa Nazione, una manifestazione realmente nuova dell'arcanum imperii, nella quale a un "colpo di stato" si somma un "colpo allo Stato", nel senso che in questa maniera si annienta istituzionalmente il cuore giuridico dello Stato-nazione moderno, senza alcun bisogno di una rivoluzione alla 1789 e alla 1917, vale a dire come la intendevamo finora - a dimostrazione della fine della politica.
Non colpisce che si sia finalmente arrivati a mostrare che il re democratico "è nudo" dinanzi al potere patologicamente acquisito, nel corso del XX secolo, dal capitalismo finanziario internazionalizzato. Non sorprende nemmeno che il mondo dei grandi interessi economici, di orientamento sia massonico che cattolico, plauda oggi all'ipotesi Monti in Italia. Da questo punto di vista, si tratta di un passaggio storico importantissimo, certo, ma solamente perché dà agli attori mascherati della storia italiana la tranquillità di poter scoprire finalmente il loro gioco che quasi ininterrottamente dura da centocinquant'anni.
Ma quello che è veramente utile, è bene dirlo con estrema chiarezza, è che la sinistra italiana, sostenendo Mario Monti, ha finalmente concluso il percorso su cui è stata abilmente portata per mano, nel corso di meno di un secolo: dalla scelta di servire gli alleati anglo-americani nel '43-45, all'adesione alla Nato con Berlinguer, al supporto alle azioni di polizia internazionale anglo-sassone (Balcani, Iraq, Afghanistan, Libia), all'omaggio di D'Alema alla City londinese, finalmente al sostegno all'uomo di Goldman Sachs, della Trilateral, dell'Aspen Institute, del Gruppo Bilderberg. Chi oggi in Italia si identifica ancora con la sinistra italiana, non potrà dunque più fingere di sapere chi sono i veri padroni e chi sono i loro servi.
Questo ci fa sperare che da ora in poi si possa finalmente tornare a parlare con consapevole spregiudicatezza del ruolo dello Stato, dell'organizzazione dell'economia, del significato della libertà. Solo da qui può partire il cambiamento ed il rinnovamento dell'Italia e dell'Europa.


Nota di Pino Cabras.

L'articolo di Colonna unisce molto bene i punti del disegno politico e finanziario che negli ultimi anni - all'interno delle ramificate dinamiche della crisi globale - ha portato al drammatico precipitare delle crisi italiana e greca, con implicazioni enormi dal punto di vista costituzionale, che avranno conseguenze gravi e durature.

Meno convincente, tuttavia, e a tratti sbagliato, appare il giudizio sulla sinistra italiana, le cui relazioni con la stabile presenza anglosassone nelle vicende politiche nazionali non possono essere certo ridotte a una sorta di coerente percorso di asservimento. Nel 1943-45 era in corso una guerra spietata e globale, che in Italia aveva una declinazione stratificata e complessa di guerra civile, di guerra economica e di classe, nonché di guerra di liberazione, e in cui si intrecciavano le strategie delle potenze in guerra. Le classi dirigenti di quei tempi di ferro e di fuoco valutavano i rapporti di forza in modo molto pragmatico. L'alleanza che legava provvisoriamente le potenze anglosassoni e l'Unione Sovietica si rifletteva certamente in guardinghi compromessi e si sporcava le mani in termini di intelligence, diplomazia, rapporti politici, scambi economici. Il che è ben altra cosa che imputare tutto ciò alle sinistre italiane in termini di "scelta di servire gli alleati anglo-americani", laddove il regime che aveva portato l'Italia in guerra fino al punto di non ritorno sceglieva, eccome, di "servire" subalternamente la Germania di Hitler.

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Da Piergiorgio Odifreddi Mario Monti santo subito:

Odifreddi: Mario Monti santo subito?

di Piergiorgio Odifreddi, da Repubblica.it

L’articolo 59 della Costituzione della nostra povera Repubblica stabilisce che il Presidente della Repubblica possa nominare cinque Senatori a vita che abbiano “illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario”.

I primi due, nominati da Luigi Einaudi nel 1949, furono il matematico Guido Castelnuovo e il direttore d’orchestra Arturo Toscanini (che rifiutò). Einaudi continuò poi nel modo in cui era partito, scegliendo negli anni uno scultore (Pietro Canonica), uno storico (Gaetano De Sanctis), un economista (Pasquale Jannaccone), un poeta (Trilussa), un archeologo (Umberto Zanotti Bianco) e un politico (don Luigi Sturzo).

Quest’ultima nomina fu l’inizio dello snaturamento dell’istituzione. Nei decenni successivi, dei 25 senatori nominati dai vari presidenti della Repubblica, 15 sono stati politici: da Leone a Nenni, da Fanfani a Spadolini, da Andreotti a Taviani, da Colombo a Napolitano. Tutti accomunati soltanto dall’altissimo merito di avere maturato il diritto all’usucapione perpetua di un seggio parlamentare, per averne occupato uno già sufficientemente a lungo.

Fra i rimanenti dieci, ben tre sono state le nomine per altissimi meriti automobilistici (Vittorio Valletta, Gianni Agnelli e Sergio Pininfarina). E solo quattro quelle che in qualche modo si possono ricondurre alla lettera della Costituzione: due premi Nobel (Eugenio Montale per la letteratura e Rita Levi Montalcini per la medicina), un attore-commediante (Eduardo De Filippo) e un poeta (Mario Luzi).

Oggi Napolitano ha effettuato la sua prima nomina, continuando nell’andazzo dei suoi predecessori. Dimenticando che in Italia abbiamo almeno un premio Nobel della letteratura (Dario Fo) e due di fisica (Carlo Rubbia e Riccardo Giacconi), oltre a una medaglia Fields di matematica (Enrico Bombieri) , un intellettuale come Umberto Eco, un architetto come Renzo Piano, un direttore d’orchestra come Riccardo Muti o un attore come Roberto Benigni, il presidente della Repubblica ha nominato l’economista Mario Monti.

L’altissimo merito di quest’ultimo è di essere stato commissario europeo con deleghe economiche, dal 1994 al 1999 per nomina del primo governo Berlusconi, e dal 1999 al 2004 per nomina del primo governo D’Alema. Oltre che di essere stato presidente della famigerata Commissione Trilaterale, una specie di massoneria ultraliberista statunitense, europea e nipponica ispirata da David Rockefeller e Henry Kissinger.

Ci voleva un ex sedicente comunista dell’area migliorista, per formalizzare attraverso la persona di Monti il ruolo extraparlamentare dell’economia liberista che sta condizionando l’Europa intera attraverso le politiche della Banca Centrale (oggi presieduta da Mario Draghi, ex collega di Monti come consulente della Goldman Sachs), del Fondo Monetario Internazionale e delle borse.
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Ma chi è questo Mario Monti, osannato da tutti?, da Beppe Grillo:

Ma chi è questo Monti

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"Ma chi è questo Monti? Fuori finalmente Berlusconi, si presenta un non eletto diventato improvvisamente senatore, un tecnocrate che alcuni vorrebbero far durare anni, con i soliti noti del Pdl, del Pd che gli sta dietro le spalle. Nomi impresentabili come Gianni Letta, Lamberto Dini e centinaia di altri che hanno ancora la faccia di proporsi dopo essere stati partecipi di questo scempio. Ma stiamo scherzando? Questo governo tecnico deve avere i giorni contati solo per esprimere una nuova legge elettorale e poi si va subito subito alle urne per scegliersi i propri rappresentanti. Oggi, da un'Italia profondamente cambiata ed attenta, ci aspettiamo ben altro del soliti circo barnum che scimmiotta tutte le sere in una tv imbalsamata. Ci aspettiamo una rivoluzione democratica, quella che ci è stata impedita nelle piazze ma che c'è stata nei nostri cuori vedendo questo mercimonio della nostra democrazia e dei nostri valori.
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Che futuro ci aspetta? Alcune considerazioni, da Byoblu:

Dovete restare in apnea


La comprensione chiara e generale del disegno complessivo che muove le cose del mondo, sia detto chiaramente, è fuori dalla portata di tutti noi. Forse anche di quegli stessi che si trovano, per meriti o per logiche aristocratiche, ai vertici della società globale. Del resto i rapporti tra i singoli individui – e quindi tra i gruppi di cui fanno parte – sono governati dalla matematica del caos, dalla teoria delle rete o, se volete, dall’effetto del famoso battito d’ali di farfalla.
Detto questo, vi sono certamente delle spinte che tengono a riorganizzare il tessuto sociale per favorire l’ascesa di alcuni interessi a discapito di altri. Quando questi stimoli si organizzano in maniera trasparente e condivisa parliamo di politica. Quando si organizzano lontano dai riflettori, realizzano un sistema dentro al sistema che genera interrogativi e proietta ombre talvolta inquietanti. Su questo, perlomeno, mi pare non ci si possa dividere. Lo stesso Zbigniew Brzezinski, membro fondatore della Commissione Trilaterale su mandato di David Rockefeller, del Gruppo Bilderberg nonché consigliere per la sicurezza nazionale durante il mandato presidenziale di Jimmy Carter, nel 2007 diceva:

“Certamente in qualsiasi sistema politico ci sono accordi che si stringono al tavolo e accordi che si stringono sotto al tavolo. Se parliamo delle organizzazioni che hai menzionato, in realtà sono tutte sopra al tavolo. Sappiamo chi sono. Sappiamo cosa fanno. Probabilmente in molti casi esageriamo la loro influenza. Ma, cosa più importante, operano con trasparenza. Chiunque voglia sapere cosa fa il Consiglio sulle Relazioni Estere (Cfr) può facilmente scoprirlo.”
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Pare che con la nomina di Mario Monti a capo del governo si sia operato un golpe nel nostro paese, è quello che si afferma in questo articolo di Stampa Libera:


I golpisti finanziari che hanno terminato la nostra democrazia dopo 63 anni di vita sono stati condotti al Palazzo italiano da Mario Draghi e dal Group of Thirty. Ad attenderli dentro il Palazzo vi era Giorgio Napolitano, da 35 anni uomo di punta in Italia del Council on Foreign Relations degli USA e amico delle loro multinazionali, come da lui stesso dichiarato molti anni or sono su Business Week.

Si consideri quanto segue:

1) La sovranità legislativa italiana, quella economica ed esecutiva, già compromesse dai Trattati europei e dall’Euro (si legga Il Più Grande Crimine 2011), sono state terminate del tutto. Ciò è evidente persino nei titoli del Corriere di questi giorni, non c’è bisogno di leggere Barnard o altri. 2) Le misure di austerità – si legga la rapina della pubblica ricchezza e del futuro di milioni di famiglie italiane attraverso un collasso pilotato dell’economia che tali misure portano senza dubbio – non hanno ora più ostacoli, e sono espressione del volere di poteri finanziari non eletti dagli italiani. Il Parlamento non ha avuto voce in capitolo, ha dovuto obbedire di corsa, cioè è stato esautorato di fatto da forze straniere. 3) Saranno decenni di sofferenze e lacrime e sangue per i cittadini, un impoverimento mai visto dal 1948 e tanti morti anzi tempo a causa della demolizione dei servizi. I punti 1, 2 e 3 formano i contenuti sufficienti per un’accusa di alto tradimento della patria da parte di Mario Draghi e di Giorgio Napolitano, che devono essere incriminati e arrestati. Se pensate che questa sia retorica di un esagitato, si legga la letteratura economica americana sulla crisi dell’Eurozona per fugare ogni dubbio, e si visiti l’Irlanda o la Grecia, vittime prima di noi di questi golpisti. Questo è un colpo di Stato.

Mario Draghi è membro del Group of Thirty (GOT), dove la sua presenza segna il più scandaloso conflitto d’interessi della storia italiana, alla luce del disastro democratico che stiamo vivendo (prendano nota i demenziali travagliati dipietrosi che per anni sono corsi dietro al conflitto d’interessi del presunto ladro di polli e hanno ignorato quello dei veri ladri planetari). Il lavoro dell’eccellente Corporate Europe Observatory ha denunciato il GOT e ciò che vi accade. Fondato nel 1978, è una lobby dove impunemente i grandi banchieri si mischiano a pubblici funzionari di altissimo livello. Ecco i principali membri: Jacob A. Frenkel, di Jp Morgan Chase – Gerald Corrigan, Managing Director del Goldman Sachs Group – Jacques de Larosière, Presidente del Gruppo UE sulle risposte alla crisi finanziaria – William C. Dudley, ex Goldman Sachs oggi alla Federal Reserve di NY – Mervyn King, governatore della Banca Centrale d’Inghilterra – Lawrence Summers, ex ministro del Tesoro USA, oggi al Bilderberg Group – Jean-Claude Trichet, uno dei padri dell’Euro, ex governatore della BCE – David Walker Senior Advisor, Morgan Stanley International – Zhou Xiaochuan, governatore Banca Centrale Cinese – John Heimann, Istituto per la Stabilità Finanziaria – Shijuro Ogata, Vice Presidente, Commissione Trilaterale – inoltre vi sono passati Tommaso Padoa-Schioppa (ex Min. Finanze) e Timothy Geithner (attuale Min. Finanza USA). Ripeto: Draghi ne è membro oggi.

Cioè, in esso si mischiano i lobbisti della finanza bancaria più criminosa della Storia e i pubblici controllori delle medesime banche.

Mario Draghi arriva alla BCE fra il 31 ottobre e il primo novembre. Il colpo di Stato finanziario contro l’Italia si svolge nella settimana successiva, il governo eletto ne è spazzato via. Mario Draghi poteva fermare la mano degli speculatori golpisti semplicemente ordinando alla BCE di acquistare in massa i titoli di Stato italiani. Infatti tale acquisto avrebbe, per la legge basilare che li regola, abbassato drasticamente i tassi d’interesse di quei titoli, il cui schizzare in alto a livelli insostenibili stava portando l’Italia alla caduta nelle mani degli investitori golpisti. Essi sarebbero stati fermati, resi inermi di fronte al fatto che la BCE poteva senza problemi mantenere a un livello basso costante i tassi sui nostri titoli di Stato. Ma Mario Draghi siede alla BCE e non fa nulla. Non siate ingannati dalla giustificazione standard offerta per questo rifiuto di acquistare titoli italiani da parte della BCE. Vi diranno che le è proibito per statuto, ma non è vero: infatti clausole come la SMP Bond Purchases lo permettono, e anche le regole sulla stabilità finanziaria del trattato d Maastricht, come scritto di recente da Marshall Auerback e da altri. Draghi poteva agire, eccome.

Risultato: il golpe. Da ora le elite finanziarie sono col loro aguzzino Mario Monti al governo a Palazzo Chigi. Fine della democrazia italiana fondata nel 1948. Comandano i mercati, non il Parlamento.

Tutto ciò è stato ampiamente discusso da Mario Draghi con i suoi camerati al Group of Thirty, secondo un copione che trapelava da anni sulle pagine della stampa finanziaria anglosassone. Silvio Berlusconi era stato avvistato più volte dell’esistenza di quel copione: “L’Italia ha problemi gravissimi, ha bisogno di una iniezione di libero mercato con riforme economiche neoliberali… fra cui ridurre le tasse, tagli all’impiego pubblico e alle pensioni, rafforzare il settore dei servizi privati, e rendere più facili i licenziamenti”, cioè esattamente quello che sta accadendo in queste ore nelle riforme che il golpe ci ha imposto, facendosi beffe, come già detto, del Parlamento non più sovrano. La prescrizione in corsivo è del Neoliberista fanatico Alberto Alesina nell’Aprile del 2006. Lo stessa anno in cui Draghi prendeva il comando della Banca d’Italia, dopo aver lasciato la banca d’investimento più criminosa del mondo, Goldman Sachs, in cui resse una posizione di comando nel settore Europa proprio mentre la Goldman aiutava la Grecia a truccare i propri conti pubblici nel 2002. Draghi mentì negando di essere stato in carica a Golman Sachs nei mesi della truffa, ma fu smascherato dalle audizioni del Senato USA, nientemeno.

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Siamo tutti schiavi del denaro, l'articolo del professor Giacinto Auriti di qualche anno addietro è illuminante:

La schiavitù monetaria: una mostruosità storica nata nel 1694 con la Banca dInghilterra
Di Giacinto Auriti

Goethe affermava che «nessuno è più schiavo di chi si ritiene libero senza esserlo». Questo principio è particolarmente valido per il sistema monetario vigente. Il cittadino si illude di essere proprietario dei soldi che ha in tasca, mentre ne è debitore. La banca, infatti, emette la moneta solo prestandola, sicché la moneta circola gravata di debito. Il segno della schiavitù monetaria è data dal fatto che la proprietà nasce nelle mani della banca o, per meglio dire, del banchiere che emette prestando e prestare è prerogativa del proprietario. La moneta, invece, deve nascere di proprietà del cittadino perché è lui che, accettandola, ne crea il valore; tanto è vero che, se si mette un governatore a stampare moneta in un isola deserta, il valore non nasce perché, mancando la collettività, viene meno la possibilità stessa della volontà collettiva che causa questo valore. Come ogni unità di misura (e la moneta è la misura del valore) anche la moneta è una convenzione.

Quando la moneta era d’oro chi trovava una pepita se ne appropriava senza addebitarsi verso la miniera. Oggi al posto della miniera c’è la Banca Centrale, al posto della pepita un pezzo di carta, al posto della proprietà il debito.

Non si può comprendere come sia stata possibile questa mostruosità storica (nata nel 1694 con la Banca d’Inghilterra e con l’emissione della sterlina) se non si muove dalla definizione della moneta strumento (sterco) del demonio. La verità di questa definizione è stata avvertita anche da San Francesco d’Assisi quando vietava ai padri questuanti di ricevere oboli in moneta. Noi ora ne dimostreremo la piena fondatezza sulla base delle stesse parole di Satana che stanno nel Vangelo.

Satana, nel Vangelo, parla tre volte. Dopo il digiuno di Cristo nel deserto, Satana Gli dice: «Tramuta le pietre in pane». Per lo più queste parole sono interpretate nel senso di considerarle come tentazione in quanto Cristo era affamato e mangiare pane sarebbe stato motivo della tentazione. Questa interpretazione non è accettabile perché la tentazione è sempre relativa ad un peccato e mangiare pane dopo quaranta giorni di digiuno è moralmente ineccepibile. Dunque la giustificazione delle parole di Satana va intesa diversamente e chi ci dice come interpretare le parole di Satana è proprio Cristo quando, rispondendo a Satana, afferma (Matteo 4,4): «Sta scritto, non di solo pane vive luomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio». Ciò che sorprende in questa frase di Gesù è la novità della proposta, mai considerata dai teorici dell’interpretazione, di dedurre il significato delle parole non dalla loro espressione letterale, ma dalla bocca che le pronuncia. Quelle parole erano uscite dalla bocca di Satana; sicché per interpretarle esattamente va considerata l’ipotesi, peraltro assurda, che Cristo avesse accettato l’invito di Satana e trasformato le pietre in pane. In tal caso avrebbe potuto ben dire a Cristo: «Tu puoi mangiare pane per mio merito perché io Ti ho dato il consiglio di trasformare le pietre in pane». Quindi Cristo sarebbe stato trasformato da padrone a debitore del Suo pane.

A ben guardare questa ipotesi si verifica puntualmente nell’emissione della moneta nominale. Quando la Banca Centrale emette moneta prestandola, induce la collettività a crearne il valore accettandola, ma contestualmente la espropria ed indebita di altrettanto, esattamente come Satana avrebbe fatto se Cristo avesse accettato l’invito di trasformare la pietra in pane. Se si mette al posto della pietra la carta, ed al posto del pane l’oro, al posto di Satana la banca, si riscontrano nella emissione della Sterlina oro-carta e di tutte le successive monete nominali, tutte le caratteristiche della tentazione di Satana.

Con la costituzione della Banca d’Inghilterra e del sistema delle Banche Centrali, tutti i popoli del mondo sono stati trasformati da proprietari in debitori ineluttabilmente insolventi del proprio denaro. La banca, infatti, prestando il dovuto all’atto dell’emissione, carica il costo del denaro del 200%. L’umanità è così precipitata in una condizione inferiore a quella della bestia. La bestia, infatti, non ha la proprietà, ma nemmeno il debito. È gran tempo ormai che si comprenda che tutti possono prestare denaro tranne chi lo emette. Con la moneta debito l’umanità è stata talmente degradata che non a caso si è verificato il fenomeno del «suicidio da insolvenza» come malattia sociale che non ha precedenti nella storia. Ciò conferma la Profezia di Fatima: «I vivi invidieranno i morti». Non si possono valutare esattamente le tentazioni di Satana se non le si considerano nel loro contesto globale. Particolarmente significativa, in questo senso, è la terza tentazione (Matteo 4, 8-9): «… Gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro magnificenza, poi disse a Gesù: tutto questo io Ti darò. Se Ti prostri e mi adori». Adorare prostrati significa mettere Satana sull’altare al posto di Dio. Ciò spiega perché gli adoratori di Satana contestano fondamentalmente e necessariamente l’Eucarestia Cattolica.

La circostanza che il Protestantesimo si sia basato sulla contestazione dell’Eucarestia Cattolica ed abbia promosso la costituzione delle Banche Centrali come promotrici della moneta-debito parla da sè. Non a caso il parlamento inglese approva nel 1673 il Test Act: l’editto con cui viene dichiarata illegittima l’Eucarestia Cattolica e la Transustanziazione. Non a caso nel 1694 viene fondata la Banca d’Inghilterra che emette la sterlina sulla regola di trasformare il simbolo di costo nullo in moneta, inaugurando l’era dell’oro-carta. Non a caso nasce la subordinazione del potere religioso a quello politico quando il re d’Inghilterra diventa anche capo della religione protestante anglicana sovvertendo l’ordine gerarchico del Sacro Romano Impero per cui l’autorità politica era autonoma ed eticamente subordinata alla sovranità religiosa. Non a caso quando il Protestantesimo entra in Europa continentale non fonda una chiesa, ma una banca: la Banca Protestante il cui presidente, il Neker, diventa consigliere di Luigi XIV. Non a caso tutte le monarchie cattoliche della vecchia Europa si disintegrano perché si indebitano senza contropartita verso i banchieri per la moneta satanica da questi emessa a costo nullo e che gli stessi re avrebbero potuto emettere gratuitamente per proprio conto senza indebitarsi.
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A proposito di schiavitù monetaria e debiti, il debito della Madonna, dal blog di Beppe Grillo:

Il debito della Madonna - Domenico De Simone



Intervista a Domenico De Simone, controeconomista.

"Il denaro viene creato sul debito, non esiste un denaro fisico. Un tempo, c’erano le monete d’oro, era una merce, si scambiava e si facevano i rapporti con le altre merci. Oggi il denaro bancario rappresenta circa l’11% della massa monetaria, i titoli del debito pubblico il 13% della stessa massa e i derivati il 75%. Sono tutti strumenti creati sul debito di qualcuno che generano una massa tale di interessi, che superano ormai il Pil che ogni anno il mondo riesce a produrre."


Il meccanismo perverso degli interessi (espandi | comprimi)
Saluto e ringrazio gli amici del blog di Beppe Grillo, sono Domenico De Simone, un controeconomista, dizione alquanto impervia, ma facilmente comprensibile visti gli esiti dell’economia e del pensiero degli economisti sulla società civile. Ho scritto un libro che si intitola “Crac il tracollo economico dell’Italia” in cui racconto la storia della crisi finanziaria, l’origine di questa crisi finanziaria e le ragioni che ci hanno portato fino a questo punto, ma anche qual è l’unica soluzione. La crisi è essenzialmente una crisi del debito, il problema vero è il problema del debito e della logica che porta a questo debito, logica semplice, quella dell’avidità, della prevaricazione, sopraffazione che ci portiamo appresso da qualche millennio e dalla quale dobbiamo necessariamente uscire. Questi strumenti finanziari sono strumenti micidiali. Warren Buffet definisce i derivati, strumenti di distruzione di massa, distruzione di ricchezza. Warren Buffet è il titolare e il gestore di uno dei più ricchi e famosi hedge found del mondo.
È il meccanismo perverso degli interessi che porta a questa situazione. Racconto una storia, che mi raccontò Margaret Kennedy, coordinatrice di un circuito di monete complementari locali tedesco, di grande importanza, e la storia è questa: “In Paradiso, intorno a Natale l’anno scorso, la Madonna si ricorda all’improvviso, stiamo preparando per i festeggiamenti, per la nascita di Gesù e si ricorda all’improvviso che aveva contratto un debito non pagato. Quando era nato Gesù, si era fatta prestare una somma, che equivale a un centesimo di oggi, per comprare il pannolino che in tutte le rappresentazioni della natività, copre le pudenda di Nostro Signore. Non è possibile, c’è la crisi finanziaria, c’è la crisi della Palestina, c’è la guerra, non è possibile che sulla Madonna gravi una macchia così. Ha contratto un debito e non l’ha pagato e allora prende la carta di credito e il libretto degli assegni e si informa in Vaticano, chi fossero i discendenti di quel banchiere che gli aveva prestato quella somma. La Madonna sapete che ha molti risparmi perché anche se le apparizioni hanno dei costi perché Medjugorje, Lourdes, hanno dei costi notevoli, però le offerte votive sono notevolissime e ha dei considerevoli risparmi, scende, va da questi banchieri e gli dice: 2010 anni fa ho contratto un debito, quanto è che vi devo ridare? Questi verificano. Guardano i conti, ah sì Madonna un centesimo, adesso le presentiamo il conto non si preoccupi, dopo un po’ si presentano con un conticino, la Madonna legge e dice: "Eh la Madonna che conto!" Quando chiedo: “Che idea avete di quanto possa diventare un centesimo di Euro al tasso ragionevolissimo del 4% all’anno, capitalizzazione annuale in 2010 anni?", la maggior parte delle persone mi rispondono: “Un milione,cinquemila Euro, un miliardo”. Sappiate che è una somma talmente enorme, un numero che non è dicibile, se non con un’annotazione scientifica. Tradotto in un’immagine a 25 dollari al grammo di oro, viene fuori un numero di tonnellate d’oro anch’esso particolarmente grande, però dato che conosciamo il peso della Terra, tradotto in palle d’oro, ciascuna del peso dellaTterra, ne vengono fuori 1.444 palle d’oro, ciascuna del peso della Terra, per ripagare gli interessi su un pannolino che è costato un centesimo di Euro!
Tradotto in pianeti equivalente alla Terra, dato che sappiamo quanto oro c’è sulla Terra, servono circa 700 galassie. La Madonna si preoccupava di dover andare dal Padre Eterno e dirgli: “Devi fare 700 galassie per pagare quel debituccio che ho dimenticato", “Eh la Madonna!”, disse il Padre Eterno di fronte a tanta follia!”

I politici sono i camerieri dei banchieri (espandi | comprimi)
Obietterete che rispetto alla vita umana, questo calcolo non ha molto senso, perché i debiti si pagano in 20/30/40/50 anni rispetto alla vita di ciascuna persona. Rispetto alla vita di una società, il discorso è più complesso. Stiamo parlando di un meccanismo che genera interessi nel complesso del capitale utilizzato e gestito da privati verso la collettività e 2.000 anni nella storia di una società o di una civiltà sono veramente pochi. La perversione è quindi il meccanismo con il quale il denaro viene creato, perché dovete sapere che il denaro viene creato sul debito, non c’è un denaro fisico come un tempo, c’erano le monete d’oro, era una merce e si scambiava e si facevano i rapporti con tutte quante le altre merci. Il denaro cartaceo che peraltro adesso somma sì e no l’1% di tutta la massa monetaria, il danaro bancario rappresenta circa l’11% della massa monetaria, i titoli del debito pubblico che rappresentano circa il 13% della massa monetaria e ancora di più i derivati che rappresentano il 75% della massa monetaria. Sto parlando del mondo intero, sono tutti strumenti di debito che vengono creati sul debito di qualcuno che generano una massa tale di interessi, che superano ormai il Pil che ogni anno il mondo riesce a produrre.
Per darvi un’idea delle cifre, il totale della massa finanziaria, degli strumenti finanziari, quindi della massa monetaria totale del mondo di queste quattro categorie, somma a circa un po’ di più di 800 mila miliardi di dollari. Il Pil del mondo somma a circa 62 mila miliardi di dollari. Il nostro lavoro giustifica l’emissione di quel denaro, ma chi lo emette, senza fare nulla, si appropria del nostro lavoro attraverso il meccanismo degli interessi e attraverso un meccanismo tale per cui la gente non è messa in condizioni di poter restituire il proprio debito, perché appena c’è un momentino di crisi, si hanno subito le crisi di debito, manca il denaro e manca per l’ovvia ragione che nessuno si indebita più, quindi la massa monetaria creata sul debito, si riduce.
La morale è che aumentano i fallimenti, anche chi lavora duramente, non è in grado di restituire i propri debiti. Molti si trovano in questa condizione drammatica, i “valori” crollano, i prezzi delle cose soprattutto cadono e si hanno le crisi come questa, che è strutturale ed è probabilmente l’ultima crisi di questo folle circo Barnum che è il capitalismo finanziario.
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E sui festeggiamenti per la caduta del Cavaliere il simpatico articolo di Alessandro Robecchi:

Meno dieci… nove… otto… Racconta come festeggerai la fine del Puzzone!

Un grande concorso per tutti i frequentatori di questo piccolo sito. Dite come festeggerete l’addio al governo del signor Silvio Berlusconi. Champagne a go-go nei ristoranti pieni della penisola? Spogliarelli in piazza? Une cena romantica con il vostro compagno? Sesso estremo? Parata militare con lo scolapasta in testa? E’ il momernto per dimostrare la creatività del popolo italiano, finalmente il popolo della libertà, liberato dal peggior ciarlatano che abbia mai calcato la scena politica. Festeggiare vendendo azioni Mediaset, per chi ce le ha, è già un gesto molto diffuso, basta vedere il grafico di quando Ferrara ha parlato di dimissioni e l’impennata del titolo quando Silvio ha smentito: anche nell’ora suprema è riuscito a fare dei soldi. In ogni caso è bene che affluiscano qui tutte le proposte di festeggiamento. Un corteò a suon di clacson come quando si vincono in mondiali? Perché no? La pacifica invasione della Mondadori? Sarebbe un’idea. Naturalmente sono ben accetti anche suggerimenti per il festeggiamento privato, che so, cospargersi di Nutella, mangiare dodici bigné, fare il trenino per casa con trombette e cappellini confezionati con le pagione di Panorama… Qualunque festeggiamento adotterete, naturalmente, tenere a portata di mano carta e penna, servono a prendere i nomi di quelli che dicono: "Io non l’ho mai conosciuto". Nelle prossime ore saranno migliaia. Coraggio, dunque, dite come festeggerete lo storico evento.
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Ancora di Alessandro Robecchi Los funerales del Pequeno Grande:

Los funerales del Pequeño Grande (da Arcore a Macondo)

Cari tutti. A gennaio di quest’anno (2011) è uscito su Micromega un mio raccontino che prendeva spunto da uno dei più bei racconti mai scritti da Gabriel Garcia Marquez, Los funerales de la Mamà Grande (1962). L’idea era di rendere omaggio al grande Gabo e al tempo stesso di immaginare i funerali del nostro piccolo disastro nazionale, quello che se ne va in questi giorni nel modo più umiliante possibile. Berlusconi era il Pequeño Grande, e il suo popolo in gramaglie lo salutava. Mi è venuto in mente in questi giorni, ovvio. A funerale avvenuto, eccolo. Prendetelo come un regalino. Buona lettura

“….Ora che è impossibile passare da Macondo a causa delle bottiglie vuote,
dei mozziconi di sigarette, degli ossi spolpati, degli stracci,
degli escrementi lasciati dalla folla che ha partecipato ai funerali,
ora è giunto il momento di accostare uno sgabello alla porta di strada
e cominciare a raccontare dal principio i particolari di questa perturbazione nazionale,
prima di dar tempo agli storici di arrivare”.
(Gabiel Garcia Marquez,
Los funerales de la Mamà Grande)

Passò sulla Naciòn come una febbre, come un brivido, come un fremito di incredulità che faceva spalancare le bocche e sgranare gli occhi e battere le palme delle mani sulle cosce. Cosce forti di contadini dell’altiplano, di montanari secessionisti della Cordillera, commozione di pie donne, lacrime trattenute delle commesse, frenate appena in tempo che non si sciogliesse il mascara, non ancora.
Passò negli studi degli avvocati che ebbero un moto di stizza delusa, sulle scrivanie dei giudici che imprecarono compostamente, nelle case di amici di sempre, di nemici di sempre, compresi i finti amici e i finti nemici che per decenni, ma sembravano secoli, lo avevano tenuto a galla. Passò come un vento attraverso i ripetitori e i satelliti e i digitali terrestri e i telegiornali amicissimi e le sit-com e arrivò nel più sperduto angolo della Selva e nel più recondito corridoio del più lontano palazzo del potere, immenso e ramificato com’era. Passò come una scossa elettrica nei consigli di amministrazione e nei listini di Borsa, nelle alcove vaporose delle professioniste, nei camerini del Gabibbo. Passò come un ratto veloce e mesto la notizia che non si poteva credere: che il Pequeño Grande era alla fine dei suoi giorni e che dì li a poco tutto si sarebbe concluso, le esequie, i funerali, le condoglianze, il lutto e la disperazione della Naciòn che tanto aveva voluto somigliargli e che ora gli era sorella, figlia, madre, la Patria sua, del Pequeño Grande, sulla cui bandiera era stata messa la scritta “Proprietad Privada” ma in lettere dorate e con il carattere tipografico dei titoli di Dallas.

Che l’ora era giunta si sentiva dai toni, dalle parole, dalle inquadrature, dalle musiche di sottofondo, dalla mestizia dei toni e degli accenti, dalle dichiarazioni dei dipendenti e dei sodali, dallo smarrimento dei sedicenti nemici che già prima della dipartita sentivano pieno il dolore di quell’imminente mancanza, santoni condomblé come don Maximo De Alema, o letterati finissimi come Wòlter De la Veltrona y Vocaciòn Majoritaria.
Nella disperazione e nel disincanto, tutti fremevano per lo stupore, perché nessuno pensava sarebbe successo, il terribile trapasso, prima dei centovent’anni di vita che il Pequeño Grande, secondo i suoi medici e i suoi preti avrebbe – come ci avevano detto per anni – senz’altro raggiunto. Tutti sapevano, tutti erano avvisati, avvertiti a reti unificate. Ma tutti sapevano anche che non era tempo, non ancora.

Prima, c’era il tempo del testamento, dei lasciti, delle eredità. E così dalla Pampa e dall’Altiplano, dalla Cordillera e dalla Selva arrivarono gli Aventi Diritto. Interi treni speciali di avvocati in processione per l’ultima parcella, per quel servigio di un tempo, si ricorda Eccellenza? Di arruffacodici, di principi del cavillo, di estensori di leggi perfette, affilate, tagliate sulla sua persona come abiti su misura. Vennero los Ghedinos, los Previtos in processione, los Gasparros, los Ciramis. I giudici acquistati al mercato giunsero a cavallo, i testimoni stranieri assoldati per amichevoli deposizioni posteggiarono sotto El Palacio auto da seicentomila dollari. Vennero i peones con e senza mutuo da estinguere, a salutare e rendere omaggio e tentare l’ultimo incasso dal Pequeño Grande nell’ora dell’estinzione sua, questa volta. Venne don Domingo De Scilipotes con l’anziana madre importunata dai cronisti. Vennero gli eredi legittimi e quelli illegittimi.

Vennero i legali rappresentanti delle aziende comprate con l’inganno, vennero i responsabili vendite, i pubblicitari diventati deputati e senatori, venne don Marcelo De L’Utri il noto bibliografo, con certi libri antichi che sembrava portare in dono e sui quali invece chiedeva qualche firma, non si sa mai. Vennero i direttori di banca e i capitani d’industria, quelli così assuefatti al potere da doverne aumentare le dosi, cosa impossibile senza l’appoggio del Pequeño Grande e del suo incommensurabile impero di soldi. Vennero Los Capitanos Intrepidos de los Comercios y del Capitalismo de la Naciòn, quelli che si erano comprati le Aerolinas Nacionales in cambio di assai più lucrosi affari futuri.

Vennero banchieri, finanzieri, molti evasori rientrarono con uno scudo fiscale appositamente creato per la triste occasione dal contabile di corte Julio De Tremontes. Vennero tutti quelli che avevano beneficiato di anni e anni di regno incontrastato del Pequeño Grande, e tutti con un “si ricorda Eccellenza?”, quell’affaruccio, quella barzelletta zozza, che ridere Eccellenza. Quella legge fatta apposta, quel voto di fiducia, quella consulenza, quel dossier fabbricato in fretta e furia, quella campagna di stampa. Tutti con un caro ricordo che legava loro a lui e lui al potere e tutti alla maggior gloria della Naciòn sotto il regno del Pequeño Grande, che possedeva i mari e le terre e porzioni di cielo di qua e di là dall’oceano, sottoforma di holding offshore, palazzi, ville, anime, teste, cuori. E signorine. Ma quelle dopo, non ancora.

Vennero prima i prelati. In processione, come è di dovere nella loro categoria. Vennero a ringraziare delle leggi antiche e retrograde sui diritti e la famiglia, a ricordare con bonarietà tutta terrena le battute sui gay, sugli ebrei, la virile y fremente concepciòn de la mujer che il Pequeño Grande mai scordava di esternare, anche a gesti, nel caso. Vennero accompagnati da qualche laico devoto, quasi oscurati dalla enorme mole di Juliano Ferrara El Foliante, già hidalgo della craxitudine, a ricordare come qualche peccatuccio della carne sia spesso un viatico per grandi vocazioni, come certo era stata quella del Pequeño Grande, che il Signore lo abbia in gloria. E tanta era la folla che si assiepava, e tanti i lasciti, le disposizioni testamentarie, le benedizioni, i questuanti, i miracolati dal suo potere immenso, che furono proprio i prelati a decidere: il momento non era ancora giunto, e con toni accorati benedissero quello di cui la Naciòn aveva bisogno sopra ogni altra cosa, la stabilità, davanti alla quale ogni peccato si può emendare. E intercessero presso l’Altissimo loro Principale che la fine fosse prorogata per almeno tre giorni ancora, una specie di decreto ad personam dall’alto dei cieli, un mille proroghe a divinis, così, per non perdere le sane abitudini della tradizione a cui il Pequeño Grande tanto teneva.

Così poterono arrivare le signorine, in tubino nero e poco trucco. Con i loro microfoni nascosti e le macchine fotografiche digitali e i telefonini e le automobili con i vetri oscurati e i loro agenti e i loro accompagnatori. Vennero le ballerine diventate ministre, le ballerine rimaste ballerine, le ministre che sarebbe pure diventate ballerine al solo scoccar di un capriccio del Pequeño Grande, le bionde, le brune, le giovani. Vennero per ricordare lui e se stesse ai tempi dei grandi palazzi e delle sontuose feste, dei filmini celebrativi guardati insieme e delle canzoncine in rima che cantavano l’ode al Pequeño Grande nel grande Palacio de la Capital, o attorno al vulcano poderoso y artificial che il Pequeño Grande si era fatto costruire, lui che dopo el fuego y la pasion y el corazon sapeva sganciare certe buste che sono, ancor oggi, leggenda, e comunque agli atti in certi interrogatori di giudici comunisti e invidiosi di tanta grandezza.

Vennero infine i telegrammi di condoglianze y tristeza y lagrimas dei grandi della terra, tenutari di democrazie ancor meno democratiche della povera Naciòn colpita da così grave lutto. Zar biondini, colonnelli con la tenda, dittatori che vincono le elezioni col cento per cento, cosa che nemmeno al Pequeño Grande era mai riuscita, con suo enorme scorno e delusione e dunque carburante per la sua dote maggiore di re regnate su tutto e tutti: il vittimismo di non contare abbastanza quando già contava troppo e anche di più.

Poi venne il momento.
Los funerales del Pequeño Grande durarono sei giorni e sei notti, durante i quali la Naciòn ritrovò se stessa e celebrò i suoi valori immortali. Treni e torpedoni e auto private e gipponi quattroperquattro e utlitarie e vaporetti e navi e funivie e aeroplani delle Aerolinas Nacionales calarono sulla Capital de la Naciòn per le solenni esequie. E poi di nuovo si mossero le moltitudini verso la residenza privata –
già, ma quale? – del dipartito e rimpianto Pequeño Grande. E per una settimana intera la Naciòn fu preda di questo ondeggiare luttuoso delle masse, scomposte e vocianti, avide di benessere e barzellette e cinepanettoni e reality show e telequiz e consigli per gli acquisti e appelli ad abbassare le tasse e semmai evaderle un po’, come autodifesa del cittadino per bene, del Pueblo Productivo y Empresario y Comerciante contro lo Stato avido e baro.
Una maggioranza silenziosa e dolente orfana del ghe pensi mi, delle pacche sulle spalle, delle barzellette scollacciate, del sole in tasca, del futuro radioso, dello sberleffo agli altri poteri dello Stato, che vergogna, come se non bastasse lui, come se non fosse bastato, il Pequeño Grande, a fare lo Stato. Un fiume, un mare, un oceano di popolo da decenni al potere senza accorgersene, da secoli in sella con l’angoscia, la paura e il tremore di essere disarcionato dai comunisti, che nel frattempo erano spariti chissà dove, ma valevano ancora come spauracchio e monito per tutti, la paura che il Pequeño Grande aveva saputo affilare in anni e decenni e secoli di réclame di se stesso.

E i pochi che non presero parte alle solenni esequie, in un certo senso ne presero parte lo stesso, perché nessuno, in quei secoli e millenni di dominio del Pequeño Grande, poteva dirsi estraneo e lontano.
E così anche nelle maquiladoras di periferia, nei turni di notte con pausa ridotta di Miraflores o Pomijan, nelle università aperte al Comercio y al Capital Privado, nei lavoretti di una stagione, nelle scomode scrivanie degli stages e dei contrattini a progetto si scuoteva il capo e si sorrideva dell’ipnosi funeraria della moltitudine naciònal. Ma anche lì, ancora si parlava di lui, e sempre di lui, e comunque di lui, del Pequeño Grande, che sia benedetto, o maledetto, o celebrato tra mille clamori e pianti e lai, o sotterrato e non se ne parli più. Ma intanto se ne parlava.

Poi, passati i sei giorni e le sei notti, raccolte le cartacce e i rifiuti, riportato l’ordine, smontate le transenne, spostate le macchine in doppia fila, riaccompagnate a casa le figlie e le ragazze, contattati i commercialisti, scaricata l’Iva, tornata insomma la calma, la buona e brava gente de la Naciòn non ci pensò più di tanto, pur bramando ancora, e sperando e invocando che arrivasse qualcuno mandato dalla provvidenza che prendesse il posto di quel grand’uomo celebrato, adorato, osannato e ormai archiviato e seppellito che fu il Pequeño Grande. Con gli occhi ormai asciutti, i lutto dismesso e le faccende da sbrigare che ogni Naciòn, piccola o grande ha, incombenze e affari e tradizioni e usanze da celebrare, con appena la piccola distrazione della speranza e dal desiderio che ne arrivi un altro, a comandarci per bene, a dare orden y exemplo.

... Continua



La consueta e gustosa ricetta da VeganRioT:

Sedano e tofu in carpione
40 minuti + riposo
2-3 persone
  • 4 coste di sedano
  • 1 panetto di tofu al naturale, 180g ca.
  • Farina Manitoba
  • 1 cipolla rossa
  • 8 capperi sotto sale
  • Qualche pinolo
  • Salsa di soia
  • Aceto balsamico
  • Olio di arachidi
  • Olio extravergine di oliva
  • Sale marino

Qualcuno legge le ricette. Inaspettatamente ci giungono suggerimenti sul cosa fare con un eccesso di sedano e soprattutto consigli sul come usare il verde ortaggio per qualcosa che non sia un soffritto. Ringraziamo e mettiamo in pratica, aggiungendo anche un panetto di tofu…
Tagliate il tofu in rettangoli di un certo spessore che vi permetta di maneggiarli senza spezzarli. Marinateli in salsa di soia, girandoli ogni tanto. Pulite le coste di sedano e levate i filamenti esterni. Tagliateli in 3 pezzi per costa e scottateli in acqua bollente salata per 5-6 minuti, quindi scolateli e lasciateli raffreddare. Preparate una pastella abbastanza spessa mescolando con una frusta acqua ed un pizzico di sale assieme alla farina. Affettate la cipolla abbastanza sottilmente. Rosolatele per 4-5 minuti in un tegame con un filo d’olio d’oliva, mescolando spesso. Unite quindi un bicchiere d’acqua, una mezza tazzina di salsa di soia, altrettanto aceto balsamico ed un pizzico di sale. Lasciate ridurre a fuoco medio per una quindicina di minuti. Infarinate il sedano ormai raffreddato ed il tofu marinato. Tuffateli nella pastella e con l’ausilio di due forchette friggeteli, girandoli, in olio di arachidi in un padellino antiaderente, fino a doratura. Scolate tofu e sedano e eliminate l’olio in eccesso con carta assorbente. Disponeteli quindi in un coccio o pirex, tentando di avere entrambi più o meno alla stessa altezza, in modo che sia il tofu che il sedano tocchino il fondo. Bagnate con il carpione e disponete sopra le cipolle ormai cotte. Unite quindi i capperi dissalati ed i pinoli. Fate raffreddare e lasciate in frigorifero, coperto da cellophane. Levate dal frigorifero una mezzora prima di servire.

Da voci di corridoio pare che la piattaforma di blog Splinder stia per chiudere i battenti, è un vero peccato poichè su questa piattaforma ci sono tantissimi blog belli e interessanti, eccone alcuni, Happysummer:

Che Storia è?


Lo sappiamo tutti che quest'anno si celebrano i 150 anni dell'Unità d'Italia.

Anche se ci sarebbe molto da sottilizzare e disquisire sul concetto di "celebrazione", "Unità" e anche di "Italia", predersico sorvolare su questo e ricordare invece, attraverso alcuni personaggi rappresentativi, il momento più fulgido della nostra storia, il Risorgimento, quando il nugolo d Staterelli e Principati sparpagliati per la Penisola scomparvero dando vita al Paese del sole e del sale, della pizza e del pizzo, del mandolino e delle suonate...

E una ripassatina a quanto abbiamo studiato a Scuola non può che fare bene...



Garibaldi
Il primo Italiano a dire "obbedisco"
Mazzini
Il suo sogno si è quasi avverato: non c'è la giovane Italia, ma l'Italia immatura


I fratelli Bandiera

Il black bloc dell'Impero Austriaco

Cavour
Diede il via alla politica del tramare e dell'ordire

Contessa di Castiglione

La prima a capire che la gloria si conquista in camera


Fatto?... Bravi, così - se priva ricordavate poco - ora non sapete più niente :)


E ancora Oro Fiorentino:

muguets





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Per finire sui blog di Splinder, da DalfusodiTaiwan, i cavoli:

Cavolo, che Cavoli !!!!


















... Continua

Continuiamo a parlare di politica con le vignette di Enteroclisma:

SALVIAMO LA FACCIA

Primo giorno del dopoberluska.


E' FATTA !!!

Il miglior premier degli ultimi 150 anni ( parole sue )
si è tolto finalmente di mezzo,
dopo aver portato il paese sull'orlo del baratro
ed averlo reso ridicolo agli occhi del mondo intero.


UN PESO SULLO STOMACO

Silvio va da nonno Giorgio a togliersi un peso sullo stomaco
( come ha sempre cercato di far credere )
... sarà la volta buona ???


PRENDI UNO E PAGHI TRE

Chi può dire se col cambio ci guadagneremo ??


... E di PV64:

Berlusconi si è dimesso.


In crisi più della metà degli autori satirici d'Italia.... :)

http://www.unavignettadipv.it/public/blog/upload/Crisi%20satirica%20low.jpg


TRE quasi identiche...


http://www.unavignettadipv.it/public/blog/upload/17enne%20low.jpg

http://www.unavignettadipv.it/public/blog/upload/IGNARI%20ma%20felici%20low.jpg

http://www.unavignettadipv.it/public/blog/upload/Salite%20e%20discese%20low.jpg

... si lo so, son pigro e riciclo i disegni, E allora?! Fare una battuta è questione di 3 minuti, a disegnarla ne vanno via almeno 15.
Vorrei vedere voi al posto mio........
:)
PS: delle TRE quale preferite?

Pillola del giorno: Maurizio Crozza parla di Mario Monti e del cetriolo



1 commento:

Bruja ha detto...

...speriamo bene...