Francesco Salvi.
Sardegna 2011
Si è concluso il XV Campo Antibracconaggio organizzato dalla LAC nel sud della Sardegna, nei pressi di Capoterra (Ca).
I 17 volontari hanno rinvenuto 3178 serie di lacci sospesi fra i rami degli alberi e 2186 lacci in nylon posizionati sul terreno per la cattura dell’avifauna e sono stati rimossi 72 lacci in metallo per la cattura di ungulati, nonché una rete per uccellagione di metri 2x2 circa. Dalle trappole per l’avifauna, sono stati recuperati i corpi privi di vita di 1 esemplare di Fringuello, 1 Occhiocotto, 16 Tordi Bottaccio e 11 Pettirossi.
Altre migliaia di trappole non ancora innescate sono state distrutte.
Trappola per avifauna su un ramo
04 Dicembre 2011
Località del Monte Zaffarano Munno – SP1 CA al km 2,8 circa dalla chiesa di Santa Lucia (direzione Santadi).
Durante l’attività di monitoraggio, i volontari hanno rinvenuto nel territorio perlustrato 110 lacci posizionati a terra per la cattura dell’avifauna e circa 300 serie di lacci posizionati sui rami degli alberi. In due di questi ultimi, sono stati trovati anche 1 esemplare di Occhiocotto privo di vita e 1 esemplare di Pettirosso (in avanzato stato di decomposizione). In queste fasi dell’operazione è stato tagliato un migliaio di ferretti predisposti per il fissaggio degli stessi lacci. Inoltre, sono stati rimossi 4 lacci per la cattura di ungulati.
Tordo morto impiccato
05 Dicembre 2011
Area compresa fra il fiume Gutturu Mannu e la località Punta Gennasoli (in corrispondenza della SP1 CA al km 2,8 circa dalla chiesa di Santa Lucia - direzione Santadi).
Dal mattino fino al primo pomeriggio, i volontari hanno rimosso 670 serie di lacci posizionati sui rami degli alberi e 10 lacci armati a terra per la cattura dell’avifauna. Fra i lacci è stato rinvenuto anche 1 esemplare di Pettirosso, privo di vita.
Nel pomeriggio, Strada Settantaquattro del comune di Capoterra (località Poggio dei Pini – Centro Commerciale) e lì ha percorso un sentiero all’interno della macchia mediterranea dove sono state individuate una serie di trappole: 4 lacci per il trappolaggio degli ungulati e 50 lacci per uccellagione dai quali sono stati recuperati i corpi privi di vita di n. 1 esemplare di Tordo Bottaccio e n. 1 esemplare di Pettirosso.
Trappola per avifauna a Terra
06 Dicembre 2011
Area in corrispondenza della località San Gerolamo-Rio Girolamo del comune di Capoterra (CA).
Durante l’attività di controllo del territorio sono stati rimossi 514 serie di lacci, sospesi fra i rami degli alberi, e 76 lacci posizionati sul terreno per la cattura dell’avifauna. Inoltre, sono stati prelevati 4 lacci per ungulati, 1 rete per uccellagione e sono stati tagliati circa 1500 ferretti predisposti per il fissaggio dei suddetti lacci. Infine, dalle trappole posizionate dai bracconieri sono stati recuperati i corpi privi di vita di 6 esemplari di Pettirosso e 9 esemplare di Tordo Bottaccio.
Pettirosso morto impiccato
07 Dicembre 2011
Località S’Arcu Su Schisorgiu, comune di Assemini (CA), in corrispondenza del confine di provincia fra Cagliari e Carbonia-Iglesias (SP1, circa 19 km dopo la chiesa di Santa Lucia in dir. Santadi).
L’attività di monitoraggio del territorio ha permesso l’individuazione e, quindi, la rimozione di 534 serie di lacci sospesi fra i rami degli alberi e 322 lacci posizionati sul terreno per la cattura dell’avifauna. Inoltre, sono stati rimossi 37 lacci in metallo per la cattura di ungulati e sono stati tagliati circa 2800 ferretti predisposti per il fissaggio dei suddetti lacci. Infine, dalle trappole sono stati recuperati i corpi privi di vita di 2 esemplari di Tordo Bottaccio, 1 esemplare di Fringuello e 1 esemplare di Pettirosso
Laccio per ungulati
08 Dicembre 2011
Località S’Arcu Su Schisorgiu, comune di Assemini (CA), in corrispondenza del confine di provincia fra Cagliari e Carbonia-Iglesias (SP1, circa 19 km dopo la chiesa di Santa Lucia in dir. Santadi).
Sul territorio sono stati rimossi ulteriori 914 serie di lacci sospesi fra i rami degli alberi e 882 lacci in nylon posizionati sul terreno per la cattura dell’avifauna. Inoltre, sono stati rimossi 3 lacci in metallo per la cattura di ungulati e, infine, dalle trappole sono stati recuperati i corpi privi di vita di n.2 esemplari di Tordo Bottaccio. Durante l’attività di rimozione dei lacci, tre volontari sono stati minacciati da due bracconieri e costretti a interrompere la bonifica.
Tordo morto impiccato
09 Dicembre 2011
Località S’Arcu Su Schisorgiu”, comune di Assemini (CA), in corrispondenza del confine di provincia fra Cagliari e Carbonia-Iglesias (SP1, circa 19 km dopo la chiesa di Santa Lucia in dir. Santadi).
Sul territorio sono stati rimossi ulteriori 386 serie di lacci sospesi fra i rami degli alberi e 496 lacci in nylon posizionati sul terreno per la cattura dell’avifauna. In totale sono stati distrutti circa un migliaio di ferretti predisposti per il fissaggio degli stessi lacci. Inoltre, sono stati rimossi 16 lacci in metallo per la cattura di ungulati e, infine, dalle trappole sono stati recuperati i corpi privi di vita di 3 esemplari di Tordo Bottaccio.
... Continua
Firmate e spedite l'appello della LAV per far pagare i cacciatori il minimo dovuto per ripagare in esigua parte le devastazioni che infliggono agli animali e al territorio:
Cacciate i soldi
I cacciatori, secondo la legge avrebbero dovuto pagare i proprietari della terra su cui cacciano. E' ora di riscuotere
L'articolo 15, comma 1, della Legge 157/92 impone il pagamento di una somma a tutti i proprietari e conduttori di fondi che sono utilizzati per l’esercizio venatorio.
Cacciatore
In pratica, i proprietari di terreni compresi nel Territorio agro-silvo-pastorale (TASP) che non formi oggetto di divieto di caccia per altri motivi (oasi, parchi naturali, ecc.) ovvero le altre aree dove la caccia non può essere esercitata (improduttivo naturale, improduttivo antropico, fondi chiusi, terreni inclusi nelle aziende venatorie) devono essere pagati.
Ciò in quanto il territorio agro-silvo-pastorale (TASP) è assoggettato a servitù venatoria o, secondo altri, ad una limitazione amministrativa del diritto di proprietà. In disparte la questione terminologica, le Regioni dovevano corrispondere dal 1992 ad oggi a tutti i proprietari o conduttori di terreni (centinaia di migliaia) somme che non sono state pagate.
La domanda è chi dovrebbe pagare tali somme ai proprietari?
La legge (art. 15, comma 2) dice che all’onere derivante dalle spese “si provvede con il gettito derivante dalla istituzione delle tasse, di concessione regionale”!
Cioè dovrebbero essere i cacciatori a sborsare, annualmente (nel loro complesso) milioni di euro per potere cacciare.
Per fare un esempio se si considera un indennità medio-bassa di € 70 all’anno per ettaro (pari a 0,007 al mq, una cifra irrisoria), moltiplicati per gli ettari ove sui svolge la caccia (1.277.000), si scopre che Regione Lombardia avrebbe dovuto pagare ai proprietari dei terreni – per l’anno 2011 – ben € 89.390.000. Se si considera ancora che nulla è stato pagato, gli arretrati di 10 anni ammontano a oltre 890 milioni di €, oltre interessi, solo per la Lombardia.
Un terreno senza cacciatori
In sostanza i cacciatori italiani, dal 1992, vanno a caccia gratis su 18 milioni di ettari di terreni rurali altrui,quando invece le Regioni avrebbero dovuto pagare milioni di € ogni anno ai proprietari dei terreni, tassando i cacciatori.
La Lega per l’Abolizione Caccia ha iniziato a raccogliere le adesioni dei proprietari e dei conduttori dei fondi (compresi nell’80% del territorio agro-silvo-pastorale) ove si svolge la caccia, per una class-action civile nell’interesse di proprietari e conduttori di terreni contro tutte le Regioni per ottenere il pagamento del “canone venatorio” per il 2011 e per 10 anni arretrati.
Abbiamo predisposto il modulo che debitamente compilato deve essere spedito con raccomandata alla propria regione (o dove previsto dalle normative, alla propria provincia) al fine di richiedere il compenso per avere avuto i propri terreni inclusi nel territorio-agro-silvo-pastorale dove è ammessa la caccia.
Decorso il termine entro il quale la Regione (o la Provincia) dovrebbe pagare il contributo, si potrà agire in giudizio affinché il Tribunale determini l’entità del contributo/indennizzo dovuto e condanni l’Ente pubblico al pagamento del capitale (contributi dovuti), oltre agli interessi legali maturati.
Vi invitiamo a spedire una copia della lettera anche alla LAC, per permettere, una volta raggiunto un congruo numero di richieste, la promozione della Class Action.
I dati personali raccolti in questa iniziativa saranno trattati nel rispetto delle norme previste dal codice di regolamentazione della privacy (Dlgs 196/2003), per lo sviluppo della campagna e non verranno in nessun caso ceduti a terzi.
L'inganno della crescita - Luca Mercalli
Quando vediamo la pubblicità inneggiare a modelli di vita dove il successo si misura con quanti cavalli ha nel motore, quanto è più grande la sua automobile, quante stanze hai nella tua casa, quante case ha in più, quanti viaggi esotici riesce a fare, è un continuo stimolare la mente su oggetti e proposte di una vita al di fuori dei limiti, è proprio la pubblicità che ci dice “Trasgredisci i limiti”. Non ci sono limiti nel mondo, più compri e quindi più soldi devi avere e più potrai trasgredire questi limiti e avere una vita di successo, ma questa è una trappola mortale, non è possibile trasgredire i limiti fisici della termodinamica ambientale, delle risorse di cui disponiamo. Ogni popolazione sulla Terra ha i suoi limiti, l’uomo ha l’intelligenza, ma l’intelligenza serve per essere consapevole dei limiti, non soltanto per tentare di superarli, il superamento dei limiti è possibile in alcuni casi e per limitati brevi periodi, non è possibile all’infinito.Passaparola di Luca Mercalli
Fermare la crescita (espandi | comprimi)
Un saluto agli amici di Passaparola da Luca Mercalli.
Molti pensano che in un momento di profonda crisi economica, parlare di un diverso modello di sviluppo, più attento ai problemi ambientali, a una riduzione dell’uso delle risorse, a una minore produzione di rifiuti e di scorie, a un rispetto del territorio sia quasi un optional.
Qualcosa di non necessario e quindi, in questo momento così spaesante per il nostro futuro, sia rimandabile più in là e nel frattempo cercare di risolvere ancora una volta il problema della crisi economica, con la crescita, senza capire che forse è proprio la crescita che ha generato la crisi economica. E’ uno di quei momenti nei quali ci si rende conto che ciò che era stato annunciato 40 anni fa, dal famoso rapporto sui limiti della crescita compilato dai ricercatori del MIT a Boston su incarico del Club di Roma, si stanno avverando. I limiti alla crescita nel pianeta Terra esistono perché il pianeta è fatto così, è un pianetino molto piccolo con un set di risorse naturali finito, alcune di queste sono rinnovabili, altre non lo sono per niente, come il petrolio e il carbone che quando bruciano generano dei sottoprodotti negativi nei confronti dell’ambiente. Se non si prende coscienza di questa limitatezza, la crescita sarà la migliore ricetta per finire il prima possibile nel baratro.
Rispetto a 40 anni fa abbiamo ormai quasi quattro miliardi in più di persone, le cose che si potevano già fare negli anni ‘70 non sono state fatte e ci siamo oggi trovati in una situazione ancora più difficile, ma il messaggio continua a non passare, viene visto come un messaggio retrogrado che ci fa tornare al Medioevo, che non vuole lasciare i paesi in via di sviluppo alla loro parte di crescita per migliorare le condizioni di vita. Ogni volta che si apre un dibattito su questo tema si finisce subito con queste facili accuse e non si approfondisce le uniche istanze che possono, qualora ci si ragioni sopra, portarci fuori da questa crisi epocale. Si tratta di prendere coscienza che il futuro non può continuare com’è stato programmato in passato finora, ci sono limiti fisici naturali del pianeta. Fermare la crescita vuole dire non avere questo dogma assoluto, che il benessere sia fatto sempre e solo di un’aggiunta di qualcosa, senza renderci conto che ci sono dei livelli minimi di benessere delle persone che debbono essere chiaramente raggiunti e che corrispondono al soddisfacimento dei bisogni. I bisogni fondamentali di un uomo ormai li conosciamo bene, nei paesi occidentali li abbiamo soddisfatti tutti, si tratta di nutrirci in modo corretto, di avere una casa confortevole, di avere l’acqua corrente, l’acqua calda, di poterci riscaldare d’inverno e rimanere freschi d’estate, di avere uno Stato che ci garantisce un minimo di assistenza sociale, di assistenza sanitaria, dei diritti, la possibilità di avere un’istruzione pubblica, ma più in là andiamo e più ci accorgiamo che l’elenco di questi bisogni fondamentali termina con poche decine di temi. Il resto comincia sempre più a diventare un superfluo che negli ultimi 20 anni è stato costruito su un immaginario televisivo – pubblicitario che corrisponde a più mezzi, più beni, più capricci direi, perché quando vediamo la nostra pubblicità inneggiare a modelli di vita dove il successo dell’uomo si misura con quanti cavalli ha nel motore, quanto è più grande la sua automobile, quante stanze ha nella propria casa, quante case ha in più, quanti viaggi esotici riesce a fare, è un continuo stimolare la mente su oggetti e proposte di una vita al di fuori dei limiti, è proprio la pubblicità che ci dice “Trasgredisci i limiti”. Non ci sono limiti nel mondo, più compri e quindi più soldi devi avere e più potrai trasgredire questi limiti e avere una vita di successo, ma questa è una trappola mortale, non è possibile trasgredire i limiti fisici della termodinamica ambientale, delle risorse di cui disponiamo. Ogni popolazione sulla Terra ha i suoi limiti, l’uomo ha l’intelligenza, ma l’intelligenza serve per essere consapevole dei limiti, non soltanto per tentare di superarli, il superamento dei limiti è possibile in alcuni casi e per limitati brevi periodi, non è possibile all’infinito.
... Continua
E a proposito di crescita la risposta di un piccolo stato come l'Islanda alle imposizioni delle banche, dal blog Byoblu:
Quel piccolo villaggio di irriducibili... islandesi!
Il fallimento delle banche non è necessariamente la fine del mondo. Dove esiste ancora una sovranità monetaria, le banche private sono una cosa, lo Stato un'altra. Gli unici che hanno avuto il coraggio di dirlo forte sono stati gli islandesi che, alla proposta di ripianare con l'austerity i debiti conseguenti al fallimento della banca Landsbanki, legato ai depositi IceSave, si sono opposti con ben due referendum. Nel primo, i "no" hanno superato addirittura il 93%. Percentuali bulgare. Significa che quando la gente può esprimersi, quel "fate presto!" del Sole24Ore e la sobrietà di quel Mario Monti del Corriere della Sera diventano cortesi ma irremovibili rifiuti. Per questo i banchieri hanno impedito a Papandreou di fare lo stesso referendum in Grecia e si sono affrettati a piazzare al suo posto Lucas Papademos, un collega di Monti. In Europa, come dice Farage, i referendum devono avere solo due risposte: "Sì", e "Sì, ve ne prego!".
Nei depositi IceSave avevano investito soprattutto olandesi e britannici. Quasi 4 miliardi di euro di perdite. Gli islandesi però si sono rifiutati di pagare, stabilendo il principio che la responsabilità non è dello Stato ma di una banca che, anche se nazionale, è privata esattamente come la Banca d'Italia.
Il Presidente islandese ha dichiarato che "la Costituzione islandese è basata sul principio fondamentale che il popolo è sovrano. E' responsabilità del presidente far sì che la volontà del popolo prevalga". In due parole, ecco spiegato il senso profondo della parola "referendum". Quello che alla Grecia è stato negato e che in Italia non c'è stato neppure bisogno di negare: la volontà popolare è stata di proposito ignorata, tra gli applausi delle scimmie ammaestrate e del popolo servo, sempre in cerca di un nuovo padrone.
L'Islanda ha 320 mila abitanti. Qualcuno dice che sono troppo pochi e non fanno testo. Ma se riescono, così in pochi, ad opporsi ad interessi così grandi, cosa potrebbero fare sessanta milioni di persone tutte insieme? Immagino un mondo dove le piazze si riempiono e i banchieri, gli speculatori e finanzieri che fanno girare capitali inesistenti sulle roulette russe delle borse - superiori di un fattore 10 a quelli reali - indebitando i popoli, siano costretti a farsi da parte e a lasciare spazio a chi ha una nuova teoria sulla distribuzione della ricchezza, sull'etica del denaro e un rispetto diverso del concetto di sovranità popolare. Non possono essere un manipolo di tecnici pervertiti a imporre a 7 miliardi di persone un modello di società che premia solo se stessi.
Perché l'Islanda lo ha capito? Perché il popolo di un'isola del nord Europa ha dimostrato di essere coeso e informato? Sarebbe interessante andare a scoprirlo. Certo è che in Islanda ogni 100 famiglie, 87 sono connesse a banda larga. E il Parlamento islandese ha ratificato, nel luglio 2010, una risoluzione che dà all'informazione online ospitata sull'isola lo status di immunità totale: chi querela un blogger non solo perde per legge, ma viene controquerelato dallo Stato automaticamente. La risoluzione si chiama IMMI (Icelandic Modern Media Initiative). Perchè il sale dell'informazione è il dibattito, il confronto tra posizioni diverse, anche estreme. Non la censura e la querela come arma di intimidazione. E tutto questo accadeva mentre noi perdevamo tempo con il DDL Intercettazioni, immersi nel medioevo della comunicazione. Sarà per questo che la nuova Costituzione islandese, appena riscritta, è stata partorita proprio sulla Rete, in maniera condivisa? Qui da noi è fantascienza. Ma certo, noi siamo italiani, siamo un popolo di navigatori, di inventori, di allenatori, mica siamo pescatori di balene, noi.
... Continua
A proposito di banche, illuminante articolo di Luogocomune sulla riserva frazionaria, per capire un pò come funziona questo sistema che strangola tutti noi:
Riserva frazionaria per DUMMIES |
di Francesco Carbone |
Le dimenticanze del nostro premier, dal blog Byoblu:
Il Professore distratto
Mario Monti ha presentato, nei giorni scorsi, la nuova manovra finanziaria, tronfiamente ribattezzata “Salva-Italia”. Aumento delle accise sulla benzina e dell’IVA, reintroduzione dell’ICI, innalzamento dell’età pensionabile, finanziamento delle grandi opere faraoniche come la Tav. Nessun taglio invece alle missioni militari, all’8 per mille alla Chiesa Cattolica né al numero dei parlamentari. Niente aste per l’assegnazione delle reti televisive (che continueranno ad essere regalate a Rai e Mediaset), né misure efficaci contro l’evasione fiscale. La manovra stabilisce, inoltre, una seconda minimale tassazione sui fondi rientrati con lo Scudo Fiscale (1,5%) e garantisce nuovamente l’esenzione dall’IVA per gli edifici religiosi a scopo di lucro.
L’opposizione finge di opporsi ma poi sottobanco chiede essa stessa che venga posta la fiducia. I sindacati si sono dichiarati contrari, salvo dividersi sulle modalità di protesta: 4 ore di sciopero indette dalla CGIL e 2 da CISL e UIL. Dopo la riedizione speciale di Carramba che sorpesa! andata in onda domenica scorsa, Monti ieri sera è andato da Vespa (ma "non per fargli un piacere"), il quale ha rispolverato per l’occasione il suo inconfondibile stile, così riassumibile: “Si faccia domande, si dia risposte, si dia un voto. Bravissimo Presidente!”. I giornali, gli opinionisti e i sedicenti intellettuali italiani si sono lanciati in lunghe articolesse, anch’esse facilmente accumunabili nella logica seguente: “La manovra è dura, chiede enormi sacrifici. Ma la situazione è tragica, i tempi ristretti e il Paese sull’orlo del baratro. Dunque lunga vita a Monti!”.
Però, in fondo, la finanziaria di Monti è un bene. Almeno ha gettato la maschera e ha mostrato da che parte sta. E non è certamente dalla parte della classe media, dei lavoratori e dei cittadini onesti. Se infatti avesse davvero voluto fare dell’equità il punto centrale della manovra, i soldi, anziché chiederli a chi percepisce una pensione di poco superiore ai mille euro, li avrebbe chiesti a chi le tasse non le ha mai pagate, o a chi ha sempre goduto di benefici enormi e insopportabili.
I grandi evasori, ad esempio, quelli che per anni hanno tenuto i propri soldi all’estero, nei paradisi fiscali, e hanno potuto riportarli in Italia grazie allo Scudo Fiscale a fronte di un misero 5% di tassazione e con la garanzia dell’anonimato, si vedranno aumentare il prelievo solo del 1,5%. Si dice che rivalersi su questi capitali sarebbe una violazione del patto con lo Stato. Invece violare il patto sulle pensioni va bene? Se Monti avesse davvero voluto distribuire i sacrifici avrebbe tenuto conto che negli USA, o nel Regno Unito, lo Stato obbliga di tanto in tanto i ricconi a riportare in patria i propri fondi esteri, e su quelli si prende dal 40% al 50%. Dunque perché non adeguarsi agli standard di altri Paesi?
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Da Marco Della Luna il questionario al professor Monti:
QUESTIONARIO MONTI
PREGO RESTITUIRE CON LE RISPOSTE ALLE DOMANDE
1-Monti è sempre stato sostenitore del modello neoliberista dell’economia, della privatizzazione, della finanziarizzazione, della libertà per le banche; questo modello ha portato a determinati sviluppi, rovinosi e pericolosissimi. Ha dichiarato di essersi ravveduto, dopo le negative esperienze degli ultimi anni, e di aver cambiato il proprio modello economico.
Vero o falso?
2-E’ razionale l’incaricare di risolvere la crisi un economista che si è speso, sia come studioso che come operativo, per il modello neoliberista e per la grande finanza?
Sì/No
3-Monti è stato, come Draghi e Prodi e Papademos e Vincenzo Visco e Gianni Letta, alto funzionario di Goldman Sachs, indicata da molti come principale responsabile e profittatrice delle speculazioni e delle scorrettezze contabili che hanno prodotto l’attuale disastro; è membro del Bilderberg e della Trilateral.
Vero o falso?
4-Monti nega di essere affiliato ai poteri forti.
Mente o non mente?
5-Si può rendere efficiente la spesa pubblica e risanare i conti dello stato senza eliminare il sistema di clientele e di privilegi dei partiti politici?
Sì/No
6-Si può eliminare il sistema di clientele e di privilegi dei partiti politici e al contempo ottenere la loro fiducia in parlamento e il loro dichiarato appoggio a tutti i livelli?
Sì/No
7-Tutti i partiti parlamentari, tranne la Lega, hanno dichiarato di aver fiducia nel governo Monti, senza nemmeno che questi avesse esposto un piano di azione. Lo hanno fatto perché Monti li ha persuasi di avere strumenti idonei a risolvere le difficoltà del paese, diversamente dai suoi predecessori, oppure perché li ha persuasi che riempirà la mangiatoia partitocratica della spesa pubblica con nuove tasse spremute dai cittadini?
Primo/Secondo
8-Questo parlamento, costituito prevalentemente da nominati non scelti dal popolo, e in cui le maggioranze elette cambiano o si reggono sul consenso comperato di parlamentari della minoranza, rappresenta o non rappresenta il popolo, ed è qualificato per legittimare un governo non uscito dalle urne ma nominato dal capo dello stato su pressione di altri stati e dei mercati?
Sì/No
9-La presenza di molti sottosegretari di area dei partiti che sostengono Monti in parlamento, è indice che Monti si sia impegnato a preservare la partitocrazia, o a eliminare il suo sistema di clientele e privilegi?
Primo/Secondo
10-Le prime misure adottate dal governo Monti, ossia le misure per Roma capitale, per l’innalzamento dell’età pensionabile, per il ritardo della pensione di anzianità e per la reintroduzione dell’Ici erano le più urgenti?
Sì/No
I nuovi schiavisti sono le multinazionali e le organizzazioni che le appoggiano come il WTO, dal blog di Beppe Grillo:Il WTO e lo schiavo globale
Licenzi in patria, produci a pochi euro al giorno con i nuovi schiavi e poi vai nei salotti televisivi a spiegare l'economia. Che mondo meraviglioso e del cazzo ha creato il WTO. Chi detiene il capitale ha ottenuto in un colpo solo due risultati, calmierare a livello mondiale gli stipendi e le pretese di una vita migliore da parte dei lavoratori e aumentare i propri profitti. E' la continuazione in altra forma delle navi negriere che trasportarono forza lavoro gratuita nelle piantagioni di cotone. Dalla creazione del WTO, nel 1995, la produzione si è spostata dove il capitale è più remunerato, ed è più remunerato dove la condizione umana è peggiore. Nel frattempo, nei Paesi che hanno perso decine di migliaia di aziende e milioni di posti di lavoro a causa della globalizzazione, come l'Italia, è esplosa (che sorpresa!) la disoccupazione.
... Continua
Il mitico 'ombrello di Altan a chi toccherà? dal blog Libre:
Nuovo stile, stesso ombrello: indovinate a chi toccherà?
Si parla di stile quando non si può parlare di sostanza. Quindi fino ad oggi il governo Monti è stato descritto con i toni elegiaci tipici di chi si sveglia da una lunga seduta di ipnosi e torna alla vita reale. Il confronto è impietoso e i grandi giornali fanno a gara per farlo notare: al confronto dell’ Alvaro Vitali che avevamo prima a capo del governo, ora abbiamo Shakespeare. Quello usava l’aereo di Stato per andare dal salotto alla piscina, questo prende il treno. Quello di prima mentiva come un venditore di tappeti, questo parla a stento con le frasi secche di un bancomat: «È possibile effettuare una nuova operazione».
Quello di prima si circondava di ceffi degni di un film sulla mafia marsigliese, questo parla alla pari con i banchieri di mezzo mondo, non guarda il culo alle deputate finlandesi, non fa cucù alla Merkel, non frequenta professioniste dell’amore e non viaggia con la scorta di avvocati. Quello di prima, tra capelli magicamente ricomparsi e cerone, sembrava un laboratorio di chirurgia estetica, quello di adesso è un signore elegante e posato. La forma è salva, anche se il salto è vertiginoso e potrebbe creare qualche trauma.
Da domani, però, la forma conterà un po’ meno e si guarderà più alla sostanza. I tagli alle pensioni. I tagli alla sanità. Le tasse per i soliti che già le pagano. Le consultazioni invece delle trattative. Il Parlamento chiamato a dire signorsì. Quello di prima regalava nuove frequenze alle sue stesse tivù con una gara di dubbia correttezza (valore: oltre una decina di miliardi), quello di adesso conferma il regalo. Quello di prima spendeva come Creso in armamenti, bombardieri, caccia (oltre una quindicina di miliardi, ma probabilmente chi legge altri giornali e non questo non lo sa), quello di adesso non intende risparmiare un euro su quello spreco assurdo (ma probabilmente chi legge altri giornali e non questo non lo sa). Quello di prima andava a “Porta a Porta”, questo andrà a “Porta a Porta”.... Continua
Sempre da Libre, pensare come le montagne:
Pensare come le montagne, o non avremo scampo
Cialtroni pubblici e truffatori della finanza, politici-fantasma e replicanti dello “sviluppo” alle prese col delirio tragicomico della “crescita” ormai impossibile: un film horror? C’è di peggio. Se si spalanca la finestra sulla realtà, quella vera, si può restare stecchiti: teoricamente, siamo alle soglie del suicidio del pianeta. Mai, nella sua storia, la Terra ha dovuto affrontare problemi come quelli di oggi. Mentre assistiamo allo sfacelo quotidiano di una delle tante crisi, quella economica, il mondo là fuori sta letteralmente collassando: esplosione demografica, deserto che avanza, acqua che non basta più. Previsioni: catastrofiche. Molte le analisi, e non uno straccio di soluzione. Nell’era di Internet, siamo ciechi al futuro: possibile? Nessuno che avanzi una via d’uscita ragionevole? Inutile attendere risposte: occorre agire, e subito.«Sfruttamento, alienazione, povertà, sottomissione, lavoro frammentato e debilitante, profitti per pochi, e poi mancanza di casa, fame, degrado: tutto ciò non è come la forza di gravità, nasce da rapporti istituzionali stabiliti da esseri umani», scrive Michel Albert nel saggio “Oltre il capitalismo, un’utopia realistica”, pubblicato nel 2007 da Elèuthera. Parole che Paolo Ermani e Valerio Pignatta adottano, nell’introduzione della loro ultima fatica, “Pensare come le montagne”, volume appena uscito con prefazione di Simone Perotti, autore del bestseller autobiografico “Adesso basta”, nel quale racconta che cambiare vita è davvero possibile. Stessa prospettiva, quella di Ermani e Pignatta: provare, malgrado tutto, a illuminare un orizzonte diverso da quello che ci assedia, i cui numeri di morte annichiliscono, umiliando l’impostura quotidiana cucinata dai media mainstream con le loro pallide “riprese” e il loro spread: di fronte all’insostenibilità dello scenario globale, le “ricette” correnti sembrano chiacchiere di bambini che si attardano sulla spiaggia su cui sta per abbattersi lo tsunami.
Questa almeno è l’impressione, spaventosa, davanti alla fotografia della situazione: tutti gli indicatori dicono che i principali problemi del pianeta aumenteranno in modo esplosivo. Nel mondo, secondo l’Oms, due persone su cinque vivono in condizioni igieniche precarie per mancanza d’acqua. Tra Asia e Africa, sono un miliardo gli esseri umani che non hanno accesso a fonti d’acqua pulita, mentre negli Usa il consumo idrico giornaliero si aggira sui 380 litri a persona. Ancora: nei paesi poveri, milioni di individui vivono ciascuno con meno di 18 litri d’acqua al giorno, e il 46% della popolazione mondiale abita in case senz’acqua corrente: le donne fanno a piedi 5 chilometri, in media, per procurarsela. E attenzione: entro il 2025, almeno due miliardi di persone vivranno in aree con gravi problemi di siccità. Prospettive? Terrificanti: il boom demografico produrrà migrazioni bibliche, mentre agricoltura e industria avranno sempre più sete.
La misura dell'economia spiegata da Stefano Benni:“Calcoliamo il Pil con biglie e figurine” di STEFANO BENNI da La Repubblica del 30 novembre
C´è una domanda a cui i governi della terra, siano essi tecnici, politici o catatonici, devono rispondere se vogliamo avere fiducia nel futuro. La domanda è: qual è l´unità di misura dell´economia? Non esiste scienza, conoscenza o contratto che possa prescindere da un sistema di misura. Nella microeconomia anche la compravendita di una mucca lo pretende.Io compro seicento chili di mucca, alta un metro e mezzo e che fa trenta litri di latte al giorno. Non vale lo stesso per l´economia globale? Riproponiamo allora il problema: qual è l´unità di misura dell´economia? Le Agenzie di rating? Per carità, sono in contrasto tra loro, hanno intimi contatti con gli speculatori, sanno solo minacciare e declassare, sono le guide Michelin della sfiga delle nazioni. Allora decidiamo che l´unità di misura è il Pil? Neanche. È una cifra difficile da calcolare e soprattutto da prevedere, viene in continuazione toccato e ritoccato. Un´unità di misura non può essere in balia di tutti come un culo su un autobus. Lo spread? No, col suo nome da bomboletta moschicida , nessuno sapeva che esistesse fino all´anno scorso. Come fidarsi di un´unità di misura di cui abbiamo fatto a meno per secoli? Il default? Vedi spread. Prendiamo allora gli indici di borsa. Ma sappiamo bene che essi crollano e rimbalzano sotto la spinta della paura e dell´emotività. Un´unità di misura deve esser precisa, non viscerale. Non posso chiedere: mi dia un litro di latte, ma un litro fiducioso, non un litro preoccupato . Dobbiamo cercare altrove. Le banche? Non sanno neanche farci capire cosa dobbiamo lasciare prima della porta girevole, possono forse spiegarci l´economia mondiale? La moneta? Ma non scherziamo, ogni Paese ne può stampare quanta ne vuole, neanche i falsari ci credono più. Le riserve auree? Già è rischioso girare per strada con un Rolex d´oro, figuriamoci con le tasche piene di lingotti. Il barile di petrolio, allora? No, basta andare in autostrada per accorgersi che dieci benzinai hanno dieci prezzi diversi.Non avendo trovato nessuna soluzione, siamo costretti a inventare nuove unità di misura. Ad esempio l´evasione fiscale. Se un Paese ha una enorme evasione fiscale, allora è un paese dove si guadagna, quindi è ricco. Ma sorge un problema. Se un governo vuole ridurre l´evasione fiscale, significa che vuole impoverire il Paese? Qualcosa non quadra. Proviamo col gelato. Un cono gelato costava dieci lire poi venti poi cinquanta poi cento, poi è salito a due, tre euro, fino a cinque con puffo e pistacchio, con punte di dieci euro seduti al tavolo e settanta a Cortina. Possiamo stabilire un nesso preciso tra costo del gelato, inflazione e redditi. È quindi una buona unità di misura, infatti nei paesi del terzo mondo si mangia poco gelato. Ma appare subito una complicazione: i cinesi, ovvero l´economia più fiorente, non mangiano molto gelato. Basta fare un giro per Pechino guardando i volti dei bambini e appare chiaro che hanno una gran voglia di gelato. Quindi, ahimè, neanche questo dolce alimento può misurare l´economia globale. Potremmo tornare alla nostra infanzia, quando noi bambini giocavamo per strada mentre il piccolo Monti chiuso in casa studiava Keynes. Torniamo alle biglie e alle figurine, da sempre unità di misura di ogni baratto e scambio. Ma come immaginare un governo serio che dichiara: «La Figurina italiana è solida, anche in rapporto alla Biglia tedesca». Ci serve qualcosa d´altro. Un´economia, potremmo dire, è tanto più solida quanto più se ne parla, quindi l´unità di misura dell´economia è il decibel. Ma le discussioni sull´economia sono, nei bar e nei media, irosamente discordanti, quindi imprecise. Cerchiamo allora una definizione più scientifica: un´economia è tanto più fiorente quanto maggiore è il numero degli economisti necessari per farla funzionare. Se un Paese ha un governo tecnico con quindici economisti bocconiani, è quindici volte più florido di un governo di quindici puttanieri. Ma sono vocazioni diverse, a volte sovrapposte, comunque difficili da misurare. Dobbiamo scartare anche questa ipotesi. Diciamo allora che l´unità di misura dell´economia di un Paese è la media dei libretti universitari dei laureati alla Bocconi presenti nel governo. In questo caso l´unità di misura italiana sarebbe vicino al ventinove e mezzo. Ma non funziona, c´è anche il Parlamento. Basta uno Scilipoti o un Gasparri, l´unità di misura precipita e con essa l´economia .
Dobbiamo purtroppo prendere atto, alla fine delle nostre considerazioni che non esiste un´unità di misura dell´economia. E ciò che non può essere misurato non esiste, come dicevano gli antichi greci e come dice la Goldman Sachs quando le chiedono dove tiene i soldi.
... Continua
I consigli ai compagni del PD da Parte di Alessandro Robecchi:
Consigli ai compagni del PD
Consigli ai compagni del Pd per fare bella figura in società. Ricordare che il governo Monti non è un governo di sinistra. Giusto. Quindi sostenere la decisione di votarlo per responsabilità e senso dello Stato. Deplorare gli estremisti che si lamentano, ricordando quello che c’era prima. Contemporaneamente, recarsi alla manifestazione della Cgil che contesta le misure del governo Monti. Informarsi con garbo se sia meglio votare la manovra con la mano destra e tenere il cartello Giù-le-mani-dalle-pensioni con la sinistra. Per i mancini, invertire. Ricordare con veemenza che è grazie alle pressioni del Pd che si salvano le pensioni più basse dall’inflazione. Deplorare con un rapido inciso che grazie all’inflazione aumentata (benzina, Iva, ecc.) le pensioni decenti saranno presto indecenti anche loro. Sostenere gli sforzi del governo Monti che ci dà più credibilità in Europa. Incrociare le dita nella speranza che prima di finire la frase precedente l’Europa ci sia ancora. Sollevare con veemenza la questione dell’Ici della Chiesa cattolica. Minimizzare con eleganza e tatto la questione dell’Ici della Chiesa cattolica. Dispiacersi dell’assenza, nella manovra, della patrimoniale. Aggiungere pudicamente: “però per le grosse fortune”. Dolersi per i sacrifici del ceto medio. Consolarsi ricordando che però la prima alla Scala si è svolta in un clima di elegante sobrietà. Se qualcuno nomina il ministro Fornero, ribattere ricordando il ministro Gelmini e far notare l’indiscutibile evoluzione della specie. Approvare l’Ici sulla prima casa. Disapprovare l’Ici sulla prima casa. Ricordare la sacrosanta tassa su yacht ed elicotteri, vanto del comunismo nel mondo. Deplorare l’insufficiente azione sui capitali scudati, che poteva essere più alta. Rivendicare la tassazione sui capitali scudati che sarà bassa, ma è meglio di niente.
... Continua
Alcune immagini dal blog di una cara amica, Daphnuti:
Noël
L
geCko
Dal blog VeganRioT la ricetta della settimana:
Polpette e cardi stufati
3-4 persone
- 200 g di pane casareccio raffermo
- 30 g di granulare di soia ristrutturata
- 2 gambi di cardo
- 1 cipolla bianca
- Uno spicchio d’aglio
- Semi di girasole
- Limone
- Farina
- Dado vegetale
- Bacche di ginepro
- Pepe nero
- Olio extravergine di oliva
- Sale marino
Scaldate un pentolino d’acqua, lasciate sciogliere un mezzo dado vegetale, quindi versate il brodo ottenuto sul granulare di soia e lasciate reidratare. Mettete a bagno in acqua fredda anche il pane con tutta la crosta, grossolanamente tagliato. Nel frattempo, pulite i cardi, privateli dei filamenti, tagliateli in tocchetti di media grandezza, quindi cuoceteli in pentola a pressione in poca acqua con un pizzico di sale e qualche goccia di limone, per una quindicina di minuti dal fischio. Strizzate quindi il pane e la soia, eliminando l’acqua in eccesso. Trasferite entrambi nel recipiente del mixer, salate e riducete il tutto ad un composto omogeneo. Trasferite quindi quest’ultimo in un recipiente. Unite una manciata di semi di girasole, una girata abbondante di pepe ed un paio di cucchiai di farina. Mescolate e nel caso l’impasto vi sembrasse eccessivamente morbido, aggiungete ancora poca farina. Modellate delle polpette di media grandezza, quindi friggetene gentilmente entrambe i lati in abbondante olio di oliva fino a completa doratura. Scolate le polpette tenendo da parte olio e padella. Questa operazione serve a dare una struttura solida alle polpette, al tempo stesso mantenendo una loro morbidezza ed umidità interna. Scolate i cardi per bene. Soffriggete la cipolla tagliata abbastanza finemente e l’aglio schiacciato per un cinque minuti, girandoli spesso. Unite i cardi e lasciate insaporire bene, girando, per una decina di minuti, a fuoco lento, padella coperta, unendo anche qualche bacca di ginepro. Unite le polpette e lasciate andare per altri dieci minuti a fuoco lento, girando ogni tanto ed aggiustando di sale. Servite calde.
Da Enteroclisma gli auguri per le feste ed il suo pensiero politico:
BUON NATALE
Se Re Magi e stelle comete non hanno vita facile nel nostro emisfero, Babbo Natale non se la passa meglio dall'altra parte del mondo, dove ora è estate ... anche gli squali vogliono il loro cenone di Natale, anzi, di Babbo Natale !!
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