lunedì 28 dicembre 2015

Perché stanno uccidendo gli ulivi in Puglia? Cui Prodest?

Perché stanno uccidendo gli ulivi in Puglia? Cui Prodest?

foto : juzaphoto.com
di Simona Mazza.
Sono trascorsi due anni da quando migliaia di ulivi del Salento sono stati uccisi a causa del misterioso batterio Xylella, che ne ha provocato il disseccamento.
Per l’occasione, la Regione Puglia varò un piano d’emergenza nel tentativo di contrastare il fenomeno ed impedire così la morte di altri poveri alberi.
Come prevedibile in un Paese di mistificatori come il nostro, la vicenda suscitò la curiosità di chi aveva intravisto la possibilità di fare del business grazie alla sciagura ambientale e così dopo una serie di scandali e dimissioni, la Protezione Civile ha chiesto in questi giorni alla Regione Puglia “l'intesa per revocare lo stato di emergenza dichiarato per fronteggiare il rischio fitosanitario connesso alla diffusione della Xylella fastidiosa e rientrare in gestione ordinaria, in anticipo rispetto alla scadenza naturale del prossimo inizio febbraio”.
Questo passaggio si è reso necessario” si legge nella nota “dopo aver verificato il fatto che sono venuti meno i presupposti su cui, prima a febbraio e poi a luglio 2015, si sono basate la deliberazione dello stato di emergenza e la sua proroga da parte del Consiglio dei Ministri”.
Così dopo le dimissioni dell’ex Commissario Giuseppe Silletti, indagato insieme ad altre 9 persone a seguito di un’inchiesta della Procura di Lecce, condotta dalla Pm Elsa Valeria Mignone e Roberta Licci, non vi sarà più alcun commissario e i poveri alberi continueranno a non essere tutelati se non da pochi attivisti.
I reati contestati sono: diffusione di una malattia delle piante, violazione dolosa delle disposizioni in materia ambientale, falso materiale commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici, falso ideologico, getto pericoloso di cose, distruzione o deturpamento di bellezze naturali.
Insomma il problema non è stato ancora risolto, ma c’è dell’altro.
Gli alberi continuano infatti a morire e all’opinione pubblica è stata imbastita una comoda versione dei fatti, che vede solo nella natura perniciosa del batterio la causa primaria della mortalità.
Secondo degli studiosi, ovviamente ritenuti “complottisti”, dietro la strage di alberi, si nasconde qualcosa di molto più letale della natura stessa del batterio, ovvero l’azione deliberatamente tramata a tavolino dall’uomo, che per speculazione è disposto a distruggere lo stesso ambiente in cui vive.
Dove sta la verità?
Cos’è la Xylella?
Iniziamo con il parlare delle Xylella fastidiosa.
Si tratta di un batterio Gram negativo non sporigeno della classe Gammaproteobacteria, che provoca la morte non solo degli ulivi, ma anche di molte altre specie.
Il TAP
I cosiddetti “complottisti” hanno scoperto che per una strana coincidenza gli ulivi si trovano in una zona ben precisa che ostacolerebbe, guarda caso, il passaggio del gasdotto TAP (Trans Adriatic Pipeline) che partendo da Kipoi, al confine tra Grecia e Turchia, si dovrebbe collegare al Trans Anatolian Pipeline (TANAP), per poi approdare nel Salento, nel comune di Melendugno, in prossimità di San Foca (vedi percorso: http://www.tap-ag.it/il-gasdotto/il-tracciato.)
C’è poi chi nutre il sospetto che il batterio fitopatogeno possa essere stato prodotto o elaborato in una sua mutazione, nei laboratori brasiliani della società Alellyx.
Altra coincidenza: Alellyx è l’anagramma di Xylella, società della Monsanto che ha laboratori anche in Israele, dove avrebbero messo a punto gli ulivi OGM, resistenti alla Xylella, adatti a sostituire le nostre vecchie antiche varietà autoctone nel caso venissero distrutte. La Monsanto è stata la prima azienda a sequenziare il DNA della Xylella.
Ovviamente adesso si grida al complottismo e alla “bufala” eppure anche la magistratura ha ravvisato qualche anomalia.
In un’intervista a “Il Fatto Quotidiano” la Pm di Lecce, ha dichiarato che l’ente di ricerca di Valenzano, che potrebbe avere avuto la responsabilità di omettere i dati ed evitare la circoscrizione del fenomeno  “gode per legge di immunità assoluta” in virtù della legge 159 del 2000, varata nell’epoca del governo Amato e quindi “L’autorità giudiziaria italiana non può violare il domicilio dell’istituto, non può effettuare sequestri, perquisizioni o confische”.
Il fatto che esistano zone grigie relative agli enti pubblici di ricerca ed immunità, desta ovviamente numerose perplessità.
A nutrire qualche dubbio anche il presidente di EURISPES che ha parlato di “guerra chimica o batteriologica”, così come l’ex procuratore capo di Torino, Gian Carlo Caselli, presidente del comitato scientifico dell’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura, che ha affrontato il caso nel terzo rapporto sulle agromafie da lui coordinato, dove il primo capitolo è dedicato alla vicenda salentina.
UN PASSO INDIETRO
A dire il vero pare che questa poveri ulivi non li voglia nessuno in Puglia, o meglio, che davanti all’allettante orizzonte del profitto ad ogni costo, a nessuno interessa che siano il simbolo e la ricchezza principale della regione.
Basti pensare agli ulivi regalati al Vaticano nel corso degli anni, con il benestare del Sellino Vendola o della proposta avanzata il 3 ottobre 2011 dal Pdl che provocò il trasferimento a nord delle piante. Essa recitava:
“La tutela degli ulivi monumentali è un obbligo, ma deve essere anche un'opportunità e non un impedimento allo sviluppo economico e infrastrutturale del territorio. Questo è il motivo di questa proposta di modifica della legge 14/07 – ‘Tutela degli ulivi monumentali e secolari’. Si tratta di agire al più presto nella duplice ottica della tutela del paesaggio e nel contempo del rispetto dei diritti acquisiti dai privati relativamente, ad esempio, alle aree edificabili, alle lottizzazioni, o al diritto degli imprenditori agricoli di fare reddito e, quindi, di poter riconvertire l’azienda. Tutte esigenze che, in molti casi, vengono al momento ‘frenate’ o addirittura inibite dalla legge regionale. Lungaggini burocratiche, controlli asfissianti, passaggi tra i vari enti che di fatto stanno creando dei veri ‘sbarramenti’ all'economia di vaste aree, in campagne che – di contro - appaiono sempre più deturpate dagli insediamenti selvaggi e invasivi del fotovoltaico. A questo punto occorre agire, in tempi brevi, per decentrare a livello comunale le competenze per il rilascio di autorizzazioni agli espianti e spostamenti di piante secolari e dei necessari controlli per il rispetto delle norme, prevedendo maggiori deroghe e snellendo assurdi procedimenti burocratici. In Puglia ci sono 60 milioni di ulivi. Di questi, 5 milioni sono delle vere opere d'arte della natura. ‘Monumenti’ che devono sì essere tutelati, ma non necessariamente ad esclusivo danno delle esigenze di sviluppo del territorio”.
Il 31 ottobre 2011 vi fu la mobilitazione :
“NO ALLA LEGGE AMMAZZA ULIVI ED ULIVETI DI PUGLIA” che voleva evitare  la distruzione degli ulivi a favore della cementificazione indiscriminata che avrebbe favorivo le Economy del fotovoltaico industriale di eolico e biomasse!
A questo aggiungiamo gli innumerevoli incendi dolosi causati dai soliti ignoti…
Insomma i plurisecolari alberi che risalgono ai tempi della Magna Grecia continuano ad alimentare interessi e speculazioni, nella totale disattenzione dell’autorità. Così tra finte o vere malattie, gasdotti in costruzioni e deportazioni di piante da Sud a Nord, i giganti arborei sono e saranno ancora per molto tempo vittima dei capricci degli uomini.

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