Fin da ragazzo ho cercato di dare il mio contributo per un mondo migliore, aiutando le popolazioni del Terzo Mondo, lottando per i diritti umani, a favore delle donne, dei bambini, dei diversi. Però mi accorgevo che era come cercare di svuotare una piscina con lo scolapasta e che era necessario intervenire sulle cause dei problemi che, secondo me, risiedevano e risiedono non sui meccanismi economici o politici ma nella coscienza dell’uomo. Pensavo: se la coscienza umana fosse più giusta, più sensibile, fraterna, solidale, capace di condividere le necessità vitali dell’altro, tutti i problemi del mondo si risolverebbero.
Un giorno mentre ero a tavola mi accorsi che stavo divorando la gamba di un animale (un pollo) che, a causa della mia ignoranza e la mia indifferenza verso la sua terribile condizione, era stato privato per sempre della vita, subendo la prigionia e l’angoscia della sua uccisione. Un animale diverso da me solo nella forma, ma con la mia stessa voglia di vivere e la stessa paura della morte. Capii che mentre lottavo per i diritti degli umani causavo l’ingiustizia suprema ad un essere innocente: era un controsenso lottare per la giustizia e l’amore su un ecatombe di animali massacrati.
Oceani, mari, fiumi, laghi, catene montuose, colline e montagne non sono barriere o ostacoli alla libertà di movimento o alla possibilità di vivere in libertà, ma la rappresentazione delle varietà offerte dalla Terra, la cui ricchezza è costituita anche dalla molteplicità di soggettività ospitate.
Un Pianeta nato libero, che offre libertà a chi lo abita senza pretendere nulla in cambio. Senza distinzione alcuna dettata da parametri stilati da chi ogni giorno colonizza e saccheggia quella stessa Terra che ha dato loro asilo, alimentando discriminazioni, diseguaglianze sociali e conflitti, diffondendo quella cultura del dominio che classifica il vivente tra chi rappresenta uno strumento e chi una fonte di guadagno, sfruttando i/le primi/e per schiavizzare i/le secondi/e.
Riportiamo di seguito uno degli scritti di Olmo, affinché possa tracciare la rotta da seguire nel 2017, e non solo, sulla strada per la liberazione animale, umana, della Terra, verso l’intersezione delle lotte e il rafforzamento di un concetto molto semplice: siamo tutti/e terrestri.
Mi chiamo Mahmoud e sono un bambino. La mia mamma mi ha detto che sono nato in un paese bellissimo e grande che si chiama Siria. Ora ho 8 anni ma fra poco ne compio nove e non vedo l’ora perchè cosi divento grande. Io e la mia famiglia abitavamo in un villaggio in cima a una montagna, c’erano tanti alberi e in estate faceva caldo. Un giorno sono venuti degli uomini cattivi, ridevano e urlavano allora mi sono nascosto con la mia sorellina sotto un ponticello, non ci hanno visti. Gli uomini cattivi hanno cominciato a bruciare tutto, gli alberi, le case, i negozi. La mattina dopo non c’era più niente, ma ero contento perchè la mia mamma e il mio papà erano vivi. Il pomeriggio papà ci ha portato via dalla nostra casa distrutta, la casa dove ero nato. Abbiamo camminato tanti giorni, io ero stanchissimo e anche la mia sorellina allora il papà mi ha preso in braccio e la mamma ha preso in braccio la mia sorellina. Dormivamo per terra e di giorno camminavamo. Dopo tanto tempo siamo arrivati dove c’è il mare, che bello il mare non lo avevo mai visto. Vicino al mare c’erano tantissime tende dove abitavano altri bambini come me con i loro genitori, erano tutti scappati dagli uomini cattivi. Una mattina siamo saliti su una barca grande, il mio papà ha pagato tanti soldi, il mio papà è generoso. La barca era grande ma continuavano a salire tante persone e cosi dopo poco la barca è diventata piccolina, io non sapevo dove sedermi, erano tutti tristi e anch’io un pò lo ero, però il mio papà mi ha detto che andavamo in un nuovo paese dove non c’era la guerra e dove potevamo stare tranquilli così ero meno triste. Che paura il mare, ho sempre pensato che il mare era bello, caldo, azzurro ma non credevo che potesse diventare così agitato e grosso. Di giorno ero abbastanza coraggioso perchè si vedeva ma di notte si sentiva solo il vento e il freddo e la barca si muoveva tutta, la mia mamma mi teneva stretto stretto e io tenevo stretta la mia sorellina. Una notte il mare era così grande che la barca ha cominciato a sbattere di quì e di là, le persone cadevano in acqua e tutti urlavano, ero terrorizzato. In acqua non si vedeva niente si sentivano solo le urla. A un certo punto la mamma di un mio amico è caduta e il marito ha cominciato a piangere, allora il mio papà che è molto coraggioso si è gettato dalla barca per salvarla. Quella notte non la dimenticherò mai, mia mamma gridava forte e il mio papà è scomparso tra le onde. La mia mamma mi ha detto che adesso il mio papà è in un posto bello, dove non ci sono le guerre e dove non c’e’ freddo ma io sono triste lo stesso perchè lo preferivo vicino a me. Dopo tanti giorni e notti si è avvicinata una mattina, una barca grandissima con tanti uomini che ci hanno lanciato tanti salvagenti, poi ci hanno portati sulla loro barca, che bella! Aveva tante stanze calde. Nel pomeriggio siamo arrivati a terra, io ero stanchissimo e anche la mia sorellina e anche tutti i bambini, invece i grandi erano tutti in piedi, piangevano e ridevano io non capivo perchè, io o piango o rido, ma la mia mamma mi ha detto che piangevano e ridevano perchè erano salvi. Dopo un pò ci hanno portato in una grande casa per alcuni giorni e poi siamo saliti su una grande corriera che ha viaggiato tutta la notte. La mattina siamo arrivati in un paese strano, non si vedeva niente, c’erano come delle nuvole ma erano per terra mi hanno detto che si chiama nebbia, faceva freddo. Siamo scesi dalla corriera e io ero contento perchè non avevo mai viaggiato su una corriera anche se preferisco i treni. Il mio papà era il più bravo falegname del paese e mi costruiva sempre trenini di legno, che bravo che era il mio papà, ora non c’è più ma il trenino più bello che mi aveva fatto lo tengo ancora stretto, anche il trenino ha attraversato il mare senza affogare. Ci hanno fatto entrare in una casa con tante stanze, tutte calde ma fuori c’erano tante persone che urlavano, avevano dei cartelli e delle bandiere, io non capivo niente, la loro lingua è così diversa dalla mia. Noi bambini giocavamo nel salone sotto e i nostri genitori erano tutti vicino alla porta di ingresso a guardare queste persone che urlavano, mia madre era un po’ preoccupata, forse non gli eravamo simpatici, ma noi non volevamo andare lì, noi volevamo stare a casa nostra dove c’erano gli alberi, però la nostra casa ora è crollata con le bombe non possiamo più tornare. A me spiace che queste persone sono arrabbiate, io spero che non siano tutti arrabbiati in questo paese con me e la mia mamma, io sono un bravo bambino e anche la mia mamma e la mia sorellina sono brave. Abbiamo passato tutta la notte svegli per le urla di queste persone poi la mattina sono andati via e allora io ho cominciato a dormire, erano tanti giorni che non dormivo, pensavo sempre al mio papà. A un certo punto è entrata nella nostra stanza, dove c’eravamo noi e altre famiglie, una signora cicciottella sorridente, vestita con una gonna lunga. Anche la mia mamma quando ero piccolo piccolo era cicciottella ed era bellissima, ora è molto magra, mangia poco però la mia mamma è sempre la più bella di tutte. Questa signora ha cominciato a parlare piano, con calma, un papà traduceva quello che diceva, io non capivo molto, tante parole difficili, ma una l’ho sentita bene e la conoscevo già, la signora cicciottella ha detto davanti alla mia mamma con un sorriso bellissimo:
(Che questa lettera possa essere un augurio per un anno nuovo, diverso) – Olmo
Fonte: Earthriot
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