mercoledì 5 aprile 2017

E' possibile raddoppiare la ricchezza del 99% della popolazione mondiale?


Viviamo in una società di diseguali, dove un'esigua minoranza d'individui vanta una ricchezza pari a quella cumulata dalla restante parte della popolazione mondiale.


Dall'ultimo rapporto “Grandi disuguaglianze crescono” apprendiamo che la quota di ricchezza nelle mani dell'1% degli individui più abbienti del pianeta è aumentata costantemente dall'inizio della crisi ad oggi, raggiungendo il 48% del totale.


Nulla di nuovo, come sostengo da sempre, le crisi servono esattamente a creare un popolo che ambisce alla propria schiavitù, a spostare la ricchezza esistente dai tanti che hanno poco ai pochi che hanno tanto e ad incrementare le possibilità di profitto tramite lo sfruttamento di beni comuni e di altri esseri umani; il tutto a esclusivo vantaggio d'una élite egoista e parassitaria dedita all'accumulazione di capitale.


Le proiezioni ci dicono che nel 2016 più della metà della ricchezza globale sarà concentrata nelle mani dell'1% della popolazione del mondo!



Sì, avete capito bene! A breve vivremo in una società dove l'1% della popolazione deterrà il 50% del totale della ricchezza, esattamente la stessa quantità posseduta dal restante 99% di esseri umani!


Ne deduciamo logicamente che eliminando l'azione egoistica e parassitaria di quell'esigua minoranza, la restante parte della popolazione potrebbe vedersi raddoppiare la propria ricchezza senza far nulla, semplicemente redistribuendo l'eccessiva accumulazione di capitale dei pochi che hanno tanto nei confronti dei tanti che hanno poco.


Dal momento che siamo tutti esseri umani, non c'è alcun motivo per il quale la ricchezza che siamo in grado di produrre non debba essa ripartita in modo equo tra tutti i membri della società.


Io mi spingo ancora oltre, la ricchezza mondiale andrebbe redistribuita in modo che nessuno possa vivere né al di sopra né al disotto del valor medio, perché ritengo che tutti gli individui debbano sperimentare comparabili condizioni di benessere esclusivamente in quanto esseri umani.


La matematica c'insegna che chi accumula in eccesso rispetto alla media può farlo esclusivamente in quanto, nello stesso istante, altri individui stanno conducendo un'esistenza con una ricchezza al di sotto di essa, in modo che la somma di quei difetti compensi il surplus degli avidi accumulatori.


Nella società capitalistica al lusso di un'élite corrisponde la disperazione della massa.


Quella fetta di popolazione che vive nella povertà potrebbe essere elevata ad un livello di benessere decoroso, se solo, utopisticamente parlando, l'egoismo di alcuni si trasformasse in altruismo, o meglio, in modo più realistico (si fa per dire!), se gli stati si degnassero di nobilitarsi mettendosi al servizio del popolo invece che del capitale, imponendo che l'opulenza di alcuni si trasformi in dignità per molti.

Quindi, una delle parole chiave per combattere lo sfruttamento, la disoccupazione e la povertà, è redistribuzione, in special modo all'interno di un'economia monetaria come quella capitalistica.


Esiste quindi un irrisolvibile problema intrinseco di povertà per i membri dell'attuale società?


No di certo, ciò che concretizza la povertà non è l'assenza di ricchezza, bensì l'egoismo e l'avidità di taluni individui che vengono definiti ricchi secondo criteri monetari, ma che sono tra i più poveri del mondo quando vengono misurati col metro dell'umanità.


E' arrivato il momento della consapevolezza, bisogna dire basta, tutto ciò non può più essere tollerato, soprattutto da parte d'individui che hanno addirittura la presunzione di definirsi "umani".


All'interno di una società che tenta in ogni modo di legittimare la disuguaglianza, pretendere l'attuazione di meccanismi di redistribuzione è un atto rivoluzionario.


Se vogliamo realmente costruire un mondo migliore dobbiamo eliminare l'ingiustizia dovuta agli ingiustificabili squilibri di ricchezza prodotti dalle folli regole della società capitalistica.

Oggi come non mai, grazie alla conoscenza scientifico-tecnologia, possiamo porre fine alla scarsità, allo sfruttamento e alle disuguaglianze, donando un'esistenza di felicità all'intera umanità.


Ma fin quando non inizieremo ad inseguire l'obiettivo del benessere collettivo in luogo del profitto individuale; fin quando permetteremo che a prendere le decisioni cruciali per quanto riguarda il sistema economico-produttivo sia un'élite miope, egoista e parassitaria, troppo avida di capitale, allora saremo certamente condannati a subire le ingiustizie dovute alla scarsità, allo sfruttamento ed alla povertà.


Del resto, come sosteneva il Mahatma Gandhi: «La Terra ha abbastanza per i bisogni di tutti, ma non per l'avidità di alcuni».

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