domenica 4 giugno 2017

Storie di Nina e Carmela


Finché un animale sarà abbandonato, nessuno sfuggirà alla solitudine.
Finché un animale sarà oltraggiato, nessuno sarà al riparo della violenza.
Finché un animale sarà recluso, nessun uomo sarà libero.
(Franco Libero Manco)

La speranza che il Movimento Cinque Stelle ormai diventato il primo partito politico in Italia si interessi con energia e passione dei due più importanti temi per la salvezza del pianeta, la liberazione animale e la Canapa, è sempre viva e costante, anche se nonostante il grande impegno di alcuni parlamentari vegan queste tematiche sono sottovalutate dalla maggior parte del popolo dei Cinquestelle, eppure:
 Solo un’ unione sinergica tra Politica- ecologia e consumo critico potrà contrastare danni ambientali, alla salute ed iniquità nella distribuzione delle risorse.
Che cosa c’entra la distribuzione di risorse con il consumo di carne e derivati?
L’82% degli esseri umani che soffrono di fame nel mondo vive in paesi i cui terreni agricoli sono destinati alla produzione dei mangimi con cui vengono nutriti gli animali negli allevamenti e che vengono uccisi e mangiati nel mondo occidentale. Stesso discorso vale per le risorse idriche, la maggior parte delle quali serve per irrigare tali colture (prevalentemente soya e mais).
A conti fatti: dove mangia 1 carnivoro (od onnivoro), potrebbero mangiare 10 vegani (Una vita da Vegana)

A proposito di liberazione animale pensiamo alle galline, questi stupendi e intelligenti pennuti che nella vulgata comune sono considerati stupidi e con poco cervello, in realtà le galline, proprio come qualsiasi altro essere senziente, hanno i loro interessi, desideri, personalità. Alcune sono timide, altre invece socievoli e gregarie. Proprio come accade per i cani, riconoscono i loro nomi.

Ecco a voi due simpatiche storie di polli:


Nina, la gallina che vive in appartamento a Milano – Intervista


Nina, la gallina che vive in appartamento a Milano, è ormai conosciutissima su Facebook. Abbiamo intervistato la sua “padrona” per conoscere meglio questa piccola super star

È un po’ pigra, ama starsene per ore sdraiata sul divano e adora prendere il sole, al parco come in spiaggia. Una diva? No, lei è Nina, gallina di quasi 1 anno che vive in quel di Milano nell’appartamento di Silvia Amodio – giornalista, documentarista e fotografa milanese – come un qualsiasi altro animale domestico. Abbiamo chiesto a Silvia di parlarci di Nina e delle sue abitudini, della scelta di avere per casa un animale “insolito” (anche se, a ben pensarci, cosa c’è di più “domestico” di una gallina?) e di spiegarci quale rapporto si instauri con un animale così lontano dalla nostra quotidianità.


Ovviamente “la Nina” ha anche una bellissima pagina Facebook che vuole essere uno spunto di riflessione – ironico e divertente – per mostrare alla gente che il solo motivo per cui un animale sia considerato d’affezione e un altro venga destinato all’allevamento sia frutto di un mero retaggio culturale: tutti gli animali hanno il proprio carattere, le proprie abitudini e sanno amare in egual misura, la Nina ce lo dimostra!

Buongiorno Silvia, ci tolga una curiosità: perché ha scelto di tenere in casa una gallina?

Perché no, mi verrebbe da rispondere. Sono profondamente contraria a tenere in casa animali esotici che dovrebbero vivere liberi nel loro ambiente naturale, ma le galline sono animali domestici che da millenni vivono accanto all’uomo. Diciamo che le ho riservato un’altra destinazione, la casa anziché il pollaio. Inizialmente ero molto preoccupata perché avevo paura di privarla di qualcosa e che vivere in appartamento non fosse per lei la scelta più giusta. Invece mi sembra che Nina stia molto bene con me. Nonostante abbia tutte le sue “cose da gallina” a disposizione (ceste con la paglia e il cortile dove scorrazzare), preferisce starmi accanto. Andiamo appena possibile al parco, in un’area appartata priva di pericoli, dove con la bella stagione ama sdraiarsi al sole. Viene in spiaggia con la mia famiglia (adora fari i bagni di sabbia) e le piace andare in macchina e guardare fuori dal finestrino.

Quando esce con Nina qual è la reazione della gente?

La Nina ha dimensioni molto piccole e non ha un guinzaglio, la trasporto nella sua cesta fino a dove la posso liberare. Le reazioni sono molto divertenti: l’animale tra i più comuni sulla terra viene visto come un marziano! Molti bambini di città, per esempio, non hanno mai incontrato una gallina dal vivo, ahimè solo quelle nella vaschetta del supermercato… e non è raro che disegnino i polli con quattro zampe. Ma anche gli adulti si sorprendono, probabilmente fa effetto vedere una gallina lontana dal pollaio dove siamo soliti immaginarla. La Nina rappresenta un po’ una metafora: i polli sono gli uccelli più numerosi distribuiti sul pianeta, circa otto per ciascun individuo, ma di loro sappiamo poco. C’è parecchia letteratura che riguarda la zootecnica, ma non molto sui loro processi cognitivi. Eppure studi recenti dimostrano che le galline sono creature intelligenti e che hanno una quantità di neuroni, in proporzione alle dimensioni del cervello, simile a quella di alcuni mammiferi. Sono animali ignorati e negli allevamenti intensivi sono la specie che subisce i maltrattamenti peggiori.


La “giornata tipo” di Nina?

La nostra giornata tipo non ha nulla di particolare. Lei è un po’ pigra e al mattino si alza tardi, un’attitudine piuttosto insolita per una gallina… pretende la colazione ed è un po’ capricciosa con il mangiare. Non gradisce le verdure, che invece dovrebbero integrare la sua dieta composta prevalentemente di cibo biologico per galline e un po’ di vitamine. Quando lavoro mi sta sempre accanto ed è molto curiosa. Se qualcuno suona alla porta va a controllare chi è e lo riaccompagna quando va via. Ama stare insieme alle persone. Ha una grande passione per mio figlio con il quale guarda la tv la sera, appollaiata sulla spalla. Anche se è molto docile ha una personalità forte e determinata. Io sono stata addestrata da lei alla perfezione, ottiene da me quello che vuole. La sera dorme nel comodino accanto al mio letto; è un po’ dura metterla a nanna perché lei vuole stare con noi in salotto, fino a quando siamo tutti a letto. Infatti è tranquilla solo quando anch’io mi corico, e a quel punto sta buonissima nel comodino (la cui antina è sempre aperta) che ho attrezzato con un piccolo trespolo di legno.

Lei è vegana, vegetariana o onnivora?

Ho smesso di mangiare carne quando avevo 15 anni (ora ne ho quasi 50) e ho quasi eliminato del tutto i derivati animali. La Nina ci regala un uovo fresco un giorno sì e uno no.
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Ci parli di voi: che rapporto si instaura con una gallina che scorrazza libera per casa?

La Nina mi sta insegnando molto. Pesa meno di due etti e mezzo, è una creatura fragile ma al tempo stesso sono colpita dalla sua forza e dalla sua determinazione e, soprattutto, dalla sua personalità. Mi piace osservarla e mi chiedo spesso che cosa le passi per la testa. Si lava in continuazione, si liscia penna per penna, è davvero molto pulita. Come i gatti, ogni tanto si appassiona a qualcosa. Ultimamente, nonostante abbia a disposizione una cesta con della paglia, ha deciso che l’uovo va fatto dentro un sacco di tela sul divano. La prima volta me ne sono accorta per caso, avevo lasciato distrattamente quel sacchetto sul divano quando lei ci si è infilata e mi ha scodellato la sua opera d’arte. Immagino che si senta protetta lì dentro. Siccome ormai riconosco quando è il momento di fare l’uovo, sistemo sul divano il sacchetto in modo che possa infilarcisi dentro. Ogni volta che la Nina fa l’uovo, un giorno sì e uno no, è una gioia. Sono colpita dalla sua perfezione e dalla sua complessità: un guscio esterno resistente e fragile al tempo stesso, una pellicola all’interno, un tuorlo, un albume. E ci sono galline che “costruiscono” una cosa così ogni giorno! È una vera magia, ma la nostra società è talmente antropocentrica da renderci miopi davanti a queste meraviglie.

La Nina ha la sua pagina Facebook, perché è nata questa idea?

Perché quando ho scoperto il mondo meraviglioso che la Nina rappresenta io, che non sono molto social, ho desiderato condividere questa esperienza con altri. Alcuni brevi video mostrano la Nina nella quotidianità per far vedere la nostra relazione, la sua adattabilità alla famiglia, la sua simpatia. Abbiamo anche una rubrica dedicata all’arte #IN ARTENINA, in collaborazione con un ricercatore dell’Accademia di Brera, Carmine Sabbatella, che rende la Nina protagonista di quadri famosi, un pretesto per ripassare un po’ di storia dell’arte. Presto inseriremo anche altre rubriche che parleranno di ricette vegane, design, fotografia. Il filo conduttore della pagina è la leggerezza (nulla a che fare con la superficialità) con un pizzico di ironia, finalizzata a rendere visibile questa specie. Come già detto polli e galline subiscono i maltrattamenti peggiori: penso che un animale debba essere rispettato sempre e comunque per quello che è ma spesso, nell’opinione comune, questo passa attraverso quanto ci è simpatico e “vicino” a noi. Nessuno penserebbe di mangiare il proprio cane o gatto, ma non molti si fanno scrupoli a cucinare una gallina. Spero quindi che mostrandola come un qualsiasi altro animale d’affezione, a cui piace dormire sul divano e stare in compagnia, le persone inizino a farsi delle domande e a chiedersi non cosa c’è nel piatto, ma chi c’è nel piatto.

Di seguito un video che mostra Nina alle prese con un “compagno di pappa” molto speciale.


Carmela un racconto di Stefano Benni

Zio Giovanni si coprì un po' gli occhi per ripararsi dal sole e la vide al prato.
Camminava pensosa e lenta, guardandosi intorno. Ogni tanto girava di scatto la testa, come se avesse sentito qualche rumore. Poi riprendeva la passeggiata.
Spiccò, col suo bel vestito bianco, nell'ombra dell'ippocastano. E zio Giovanni la chiamò.
- Carmela...
Si avvicinò sospettosa. Zio giovanni la trovò un po' invecchiata, una ruga in più attorno agli occhi. Le sorrise, si sedette sulla panca di pietra, e le offrì un chicco d'uva.
Carmela lo mangiò con calma, poi chiese:
- Allora, zio, cosa c'è?
- Perchè dici così?- disse zio Giovanni sfregandosi la barba ispida. - Ci dev'essere qualcosa?
- Quando vieni con quella faccia seria, vuol dire che qualcosa non funziona. Ormai ti conosco da un pezzo. Quanti anni sono?
- Sette, Carmela.
- Sette anni. Mi sembra ieri. Eravamo poche, allora, nella casetta. Una decina, mi pare...
- Quando sei nata tu, eravate otto. Adesso siete più di venti.
- Sì, e stiamo strette. Dovresti darci più spazio. Per non parlare del Francese, e delle Chiacchierone, e di Dodo.
- Proprio così - Rise zio Giovanni. - In effetti questo prato comincia a essere molto abitato. Ma dimmi, non ti piace il Francese, vero?
- Proprio no, - Disse Carmela, grattandosi - è un gran borioso. E poi quell'abitudine di svegliarsi presto e rompere le scatole a tutti...
- E' di ottima famiglia - disse zio Giovanni.
- Può anche essere un principe, ma è un rompiscatole e un vanitoso. Sempre a guardarsi il vestito, e poi non vedi come cammina? Sembra che abbia un uovo nel culo...
- Ti piaceva di più Vercingetorige?
- Vercingetorige era un signore - sospirò Carmela. - Gentile con tutte, non ha mai fatto il capo né lo sbruffone. Non meritava quella fine.
- Lasciamo perdere, Carmela - Disse zio Giovanni.

Restò in silenzio. Le rane gracidavano nel pantano. Nel cielo azzurro, un pò velato, un volo di storni si apriva e si ricomponeva, cercando un albero su cui posarsi. Le colline erano bronzo e oro.

- Vedi, Carmela, devi sapere... Sandrino è un pò malato.

- Lo credo, - disse lei - tutto il giorno a correrci dietro, solo con una maglietta addosso. Finisce sempre sudato. Ormai è autunno, comincia a far freddo. Mica è vestito come noi.

- Certo. La sua povera mamma glielo diceva sempre: copriti, copriti. Insomma, adesso lui è a letto con la febbre alta, bianco come un cencio...

- Avevo notato che da un pò non veniva a trovarci, ma pensavo che fosse perchè è cominciata la scuola... i compiti o chissà cosa.

- No, è a letto da quattro giorni. E' molto debole. E' venuto il dottore.

- Barbagrigia?

- No, - rise zio Giovanni - quello è il medico per voi. Lui ha un altro medico, uno molto serio, che viene dalla città. L'ha visitato tutto, ha sentito il polmone e il respiro. Ha detto che è molto debole.

- E ha detto che bisogna fare per curarlo?

Zio Giovanni si alzò in piedi e si fece molto serio. Guardava verso la valle, ma si vedeva che aveva la testa da un'altra parte.

- Ecco le chiacchierone - disse.

Passarono in tre, sculettando, parlottando tra loro come al solito. La più giovane delle tre, Germana, vide Carmela e disse:

- Ciao vecchietta...

- Ciao, bruttona testa pelata. Ti vedo più grassa del solito.

- Sempre acida sei. Cosa c'è, il Francese non ti guarda? Preferisce quelle più giovani?

- Il Francese piacerà a te, - disse Carmela - oca che non sei altro.

Se ne andarono, sempre chiacchierando. Il cane passò di corsa, e scapparono via urlando spaventate.

- Brutte fifone, - disse Carmela - fifone e maligne. Io non so cosa ci trovi in loro.

- Ma dai, sono buone in fondo - disse zio Giovanni.

- Tu lo sai certo meglio di me - disse Carmela. - Insomma, visto che non ti decidi a parlare, vuoi che ti ripeta io cosa ha detto il dottore?

- Ma dai come puoi saperlo.

- Si' che lo so. Ha detto, questo ragazzo ha la polmonite, è debole, e anche un pò denutrito. Non guarirà, se continua a mangiare polenta. Ci vuole un bel brodo caldo... eccetera, eccetera.

- Beh, non ha detto proprio cosi', ma...

- Non prendermi in giro, zio - disse Carmela inclinando la testa. - E' la stessa cosa che è successa a Nunzia. Allora si ammalò la zia...

- Vedi Carmela, è... come dire... la tradizione... la più vecchia di voi...

- Lo so, lo so. Tocca a me. Mica mi lamento. Lo sapevo che sarebbe accaduto prima o poi.

- Io avrei pensato a una delle Chiacchierone. Ma il dottore ha deto no, ci vuole... un brodo buono.

- Dovrei essere orgogliosa insomma.

- Carmela . Ti prego. E' difficile per me... Se tu potessi vedere Sandrino, cosi' smunto e pallido nel letto, con gli occhi socchiusi. Prova a leggere ma non ci riesce, si addormenta subito. E l'altra notte delirava...

- Certo, certo - disse Carmela. - Ne ho viste di malattie, nella casetta. Capisco è naturale. E' cosi' da sempre. Uno se ne va, un altro guarisce, uno muore, un altro rifiorisce.

- Non ricominciare con i tuoi discorsi filosofici per favore, sai che non li capisco.

- Cercherò di essere semplice. Vedi, io comprendo le tue ragioni, ma le ragioni sono sempre le vostre. Voi decidete per noi. A te non succede che una bella mattina qualcuno entra in casa e ti dice, zio Giovanni, vieni con me che è il tuo ultimo giorno.

- Beh, qualche anno fa succedeva - disse zio Giovanni. - Dormivamo con lo schioppo vicino al letto. Mio fratello l'hanno ammazato mentre faceva l'acqua nel pozzo, a mezzanotte...

- Ho sentito la storia, me l'ha raccontata Dodo, che l'aveva sentita dal cavallo. Brutti tempi. Beh, insomma, allora puoi capire cosa provo io...

- Capisco si, - disse zio Giovanni - e non mi va giù. Tutta notte ho rimuginato un'altra soluzione. In fondo, pensavo, esiste anche il brodo di dado...

- No, - disse Carmela alzando fieramente la cresta - il brodo di dado non nominarlo neanche. Ci vuole un gran brodo nutriente di gallina ruspante. E io sono la più vecchia e la più appetitosa. Anche se Sonia è più grassa di me, quella porca mangiavermi, e in teoria neanche Saveria sarebbe male, ma è ancora una che spara due uova al giorno.

- Ma se tu fossi in me cosa faresti? - Disse zio Giovanni, con la testa tra le mani.

- Io metterei in pentola il Francese, cosi' non rompe con i suoi chicchirichi' ogni mattina. Oppure farei una bella Chiacchierona all'arancia, magari Germana.

- Quella ce la mangiamo a Natale.

- Allora Dodo la scampa anche quest'anno?

- Credo di si... lo facciamo... arrotondare ancora un pò.

- Questa è una buona notizia. Dodo è un tacchino molto colto e socievole. Uno dei migliori che abbiamo avuto. Posso farti una confessione?

- Certo.

- Vedi... mi vergogno un pò, ma siccome tra poco salirò la Grande Scala, te lo confesso. Abbiamo provato a volare.

- Ma dai...

- Si'. Io, Dodo e Nefertiti, la faraona, quella che poi è stata uccisa dalla faina. Un giorno abbiamo studiato per bene un corvo, poi siamo saliti in cima alla staccionata dei maiali. Cioè, io ce l'ho fatta subito a salire, sbattendo le ali, e anche Nefertiti. Pure Dodo ci ha provato, ma è caduto tre volte. Era da ridere...

- E poi cosa avete fatto?

- Beh, Nefertiti è decollata per prima... ma ha le ali piccole, ha fatto un tuffo ed è colata a picco. Un disastro, piume dappertutto. Poi ci ha provato Dodo, è saltato giù e si è messo a correre sbattendo le ali, ma non si staccava da terra, alla fine ha fatto un balzellone ed è finito contro il pagliaio. E diceva: ce l'ho fatta, avrò volato almeno venti metri. E noi non lo abbiamo disilluso, ma ne avrà fatti al massimo due o tre.

- E tu...

- E io, - disse Carmela socchiudendo gli occhi - beh, lo ricorderò sempre. Mi sono lanciata, ho sbattuto le ali e... non so se era volare o cos'altro, ma ero in aria e sono arrivata fino al letamaio. E stato bello.

- E non hai più riprovato?

- No.

- Perchè?

- Perchè se avessi riprovato avrei voluto di più. Volare davvero, volare in alto, come le oche selvatiche, lassù in cielo. E sarei stata triste, perchè avrei dovuto riflettere ancora di più sul mio destino di gallina. Io non sono nata per volare. Se volassi, adesso scapperei via, mi vedresti salire in cima all'albero, e poi via tra le nuvole, un puntino bianco che scompare. E addio brodo per Sandrino.

- Già, Cinzia, ti ricordi?, cercò di scappare.

- E perchè non doveva farlo, poverina? - disse Carmela. - Non fu un bello spettacolo.

Di nuovo restarono in silenzio. Il cane si avvicinò, capi' che la situazione era seria e si allontanò con discrezione.

- Vuoi un altro pò d'uva? - disse zio Giovanni.

- No, non facciamola lunga. Mi raccomando, fai le cose per bene. Non come ha fatto la zia con la collega padovana dell'anno scorso, che correva per tutta l'aia col collo storto. Non sono spettacoli edificanti.

- No, fidati... la zia non ha esperienza. Io invece ne ho... preparate tante di voi.

- Di' pure che ne hai ammazzate.

Zio Giovanni fece una faccia come se dovesse morire lui.

- Uffa, che barba - disse Carmela. - Sempre cosi. Prima piangete, poi al dolce neanche vi ricordate di noi. E' naturale è la catena alimentare, come dite voi. Del resto, io ho sterminato più lombrichi di uno stormo di cornacchie. Anche cannibale sono stata. Ti ricordi quando mori' Elide? E tu, quante galline hai mangiato, zio Giovanni? Hai tenuto il conto? E' il destino. Il racconto del mondo è fatto di galline mangiate e galline vive. Le galline mangiate sono cento volte di più di quelle vive. E cosi' gli uomini morti sono quasi più di quelli vivi. Io non so dove stanno tutte queste galline e questi uomini, ma se questo posto esiste è molto affollato, più di questo prato e di questo mondo...

- Dio, quando sei cosi' filosofa mi fai paura - disse zio Giovann.

- Io penso. Penso da quando sono uscita dall'uovo. E penso che anche tu zio, presto o tardi, finirai nel pentolone. Io sarò ossicini, tu ossa più grandi. E' la mia ora, sette anni è una bella età per una gallina. E soprattutto mi fa piacere aiutare Sandrino. Non mi ha mai tirato pietre, e quando raccoglieva le uova mi carezzava la testa. E una volta ha tirato una gran legnata in una zampa a Germana per farla stare zitta...

- Ma Carmela...

- Sandrino è un bel pulcino... guarirà e verrà su bene, forte e cacciatore, massacrerà pernici e anatre. Allora, ecco le mie ultime volontà. Nella pentola voglio una carota, un sedano e una cipolla dell'orto. E niente salsa, giuralo. Sono già buona di mio. Avanti, procediamo.

- Carmela, non parlare cosi'.

- Dai, zio. Non serve aspettare. E' peggio per te e per me. Addio.

Zio Giovanni la prese in braccio, le carezzò un attimo le piume delle ali e le mise una mano attorno al collo, con delicatezza.

Carmela chiuse gli occhi.

Chissà se dopo volo, pensò.






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