sabato 23 giugno 2018

SUPPLICA AL BEATO IMMIGRATO


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Caro "non sono razzista ma... abbiamo già i nostri delinquenti... se ti entrassero in casa..."
Sicuramente se qualcuno entrasse a casa mia e magari mi rompe un po’ di cose, visto che non troverebbe ne’ oro né soldi, mi incazzerei di brutto perché chi ha fame o vuol semplicemente delinquere lo faccia là dove abbonda la ricchezza, così almeno ruba a chi ha “legalmente” rubato. Detto questo sappi che quelli, e ce ne sono, che vengono qui con l’intenzione di far prosperare la propria mafia non arrivano coi barconi ma bensì con il visto di turista in comodi aerei, per poi rimanere, e non vanno a raccogliere pomodori, anzi, è più facile che si candidano con qualcuno.
Il lavoro che il 99% degli immigrati trova in italia è un lavoro da schiavi e pagato stra-malissimo, quindi non ci portano via niente, semmai ingrossano le file degli sfruttatori di merda tutti italiani.
Ora, secondo me, il punto cruciale è questo: vuoi eliminare ogni sfruttamento, piccola e/o grande delinquenza fatta da chiunque o vuoi mantenerle purchè siano “nostrane col marchio doc itagliota”?
Io preferirei eliminare tutti i soprusi che vengono effettuati da qualsiasi persona di qualsiasi colore sia la sua pelle. E come si fa? Bisogna avere il coraggio di eliminare la causa che induce a “delinquere”; Se uno ha fame prima o poi ruberà, se gli si da la possibilità di sfamarsi non lo farà. Se elimino la causa che impedisce a tutti di lavorare, cioè lavorare per arricchire altri, a favore del sano lavoro comunitario tutti si lavorerebbe per poche ore.
Se elimino la finanza, il capitalismo, il denaro elimino quelle cause che creano, sfruttamento, delinquenti e mafie varie. Se elimino le religioni, il patriarcato e le competizioni svanirebbero altre cause che danno luogo a sfruttamenti e/o a violenze.
In pratica non è l’immigrato il problema ma le società, democratiche o meno, che lo causano.
L’unica via possibile per un mondo sano è l’Anarchia 


SUPPLICA AL BEATO IMMIGRATO

Stranieri (come disse qualcuno più grande di me), vi prego, non lasciateci soli con gli italiani.

Albanesi, nord-africani di tutte le coste, somali, moldavi, rumeni, ucraini: ascoltate la nostra preghiera nascosta, sottovoce per non farsi sentire dall’opinione pubblica di prima pagina.

Non lasciateci in balìa di certi nostri connazionali.

Non abbandonatici nelle mani di quelli che vanno a passeggiare al centro commerciale, di domenica, di quelli che vanno da McDonald per far tacere i figli, nelle grinfie di quelli che si sfasciano alle slot-machine ed in quelle dei malintenzionati che si gonfiano le labbra col botulino.

Stranieri, vi supplico: non fatevi convincere da questo nuovo razzismo di tendenza, da questo chiacchiericcio di moda nei condomini della provincia purulenta e dei quartieri-a-bene.

Non date retta ai giornali, ai tg, alle signore sull’autobus: in realtà, vi vogliamo tantissimo!

Perché l’alternativa di restarcene tra di noi, con la nostra poraccitudine, ci atterrisce.

La possibilità che le nostre frontiere non accolgano persone provenienti da altri paesi presuppone uno scenario orrendo: che, cioè, si resti tra di noi.

Tra di noi a stordirci di pasta, calcio e De Filippi; tra di noi a non masticare neanche più uno straccio consunto di inglese, francese o spagnolo, ma a spiccicare il nostro italianese dai congiuntivi estinti.

Tra di noi a farci rubare soldi e tempo dalla pubblica amministrazione e dall’esattoria, convinti che sia meglio farsi saccheggiare il futuro dai propri connazionali che, eventualmente, la borsetta da uno che, tra di voi, potrebbe essere criminale almeno quanto un quindicenne italiano.

Stranieri, vi scongiuriamo, non date retta ai giornalisti, ai ministri che si fidanzano con le vedettes, ai nostri genitori, storditi da vent’anni di politica in odore di mafia.

In verità, dentro ai nostri cervelli si nasconde un grido che desidera sollevarsi da una terra polverosa come poche e saltar fuori dalle nostre povere gole arrugginite: non lasciateci soli.

Proseguite il percorso tipico proprio del flusso migratorio, da sempre: un cammino insolente, inarrestabile, capillare e destinato, lode a Dio, allo straordinario epilogo della contaminazione.

Stranieri, vi scongiuriamo: contaminateci!

Non lasciateci qui, a riprodurci coi concorrenti dei quiz televisivi, con le blogger di cosmetici, con gli imprenditori che guidano le Ferrari arancioni e vi scendono indossando mocassini blue elettrici con le nappine, blazer giallo limone e jeans skinny coi risvoltini.

Prostitute nigeriane, salvateci dai risvoltini con la vostra dignità, infinitamente più ampia dei vostri clienti.

Indiani, filippini, amici boliviani, stateci vicini, non andatevene!

Restate con noi a qualunque costo, restate con noi anche senza permesso di soggiorno ma non abbandonateci.

Non togliete i vostri figli dalle scuole, lasciando i nostri bambini a rimbecillirsi, chiusi nel piccolo recinto della loro città: fate respirare loro il profumo di terre lontane che insegnano più dell’ora di matematica.

Va bene anche la puzza di quelle terre perché offrono molto più di un centro estivo.

Stranieri, vi prego, restate.

Non lasciateci soli coi nostri connazionali che leggono libri di cucina ma comprano surgelati, che salgono sul tram senza biglietto ma cambiano il guardaroba ad ogni stagione, che prenotano la vacanza dall’altra parte del mondo ma restano dentro al villaggio turistico.

Stranieri, nel caso vi accorgeste di che paese puzzone è il nostro, vi prego, portateci con voi.

Se non volete tornare laggiù, nel vostro paese, dove i problemi sono realmente problemi, troveremo un altro posto dove andare.

Un paese, forse, meno bello di questo, dove però non incontreremo gente che porta a spasso i cani nei passeggini, un paese dove non ascoltano i nuovi rapper, un paese in cui l’immigrazione è un valore aggiunto, non il capro espiatorio di un male locale, collezionato nei secoli.



PS/NB: La frase “Stranieri, vi prego, non lasciateci soli con gli italiani”, non è mia ma è una delle citazioni più belle che si possano fare e l’autore è un famoso anonimo.


Fonte: Madame Pipì

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