Raramente rimango senza parole. Ma questo regalo, delle nostre sorelle migranti, toglie il fiato. Dalla nave Diciotti si eleva un canto di ringraziamento per essere ancora vive. Registrato da Radio Radicale. Voci di tale dignità che il solo pensare di essere scambiato per colui che ha votato questi governi infami, mi riempie di vergogna. Non è sufficiente dire che non li ho votati, la responsabilità di questi atti criminali, me la sento sulla pelle. Perchè bianco, perchè privilegiato. Cantano, come cantavano gli schiavi in america quando raccoglievano il cotone. Cantano, come cantavano le schiave dell'india quando presenziavano ai loro figli morti per mano delle multinazionali. Cantano, come gli schiavi del delta del Niger affondati fino alle ginocchia dal petrolio dell'Eni. Cantano come gli schiavi e io, non riesco a smettere di pensare che vivo in un epoca dove la schiavitù è ordine mondiale. La vostra voce è l'armonia più bella che ho sentito da anni. Siete mie sorelle, siete miei fratelli. Gli individui che invece vi farebbero morire in mare, non sono miei fratelli. Sono miei nemici.
Qui il Video/ registrazione
Al di là del muro
di Claudia Quattrone
La questione che pare essere sulla bocca di tutti è quella dell’immigrazione. Con estremo semplicismo si liquidano concetti come spostamento degli esseri umani sulla terra, esistenza di confini fittiziamente creati per l’interesse di stati nazione altrettanto fittiziamente creati e che non sono altro che uno strumento di formazione, accrescimento e accumulazione di ricchezza per una piccola élite di persone. Ovviamente il fatto che tali confini non esistano per queste élite, che come piovre si trovano ad avere tentacoli in ogni piccolo fazzoletto di terra, viene altrettanto ignorato nelle semplici e facilmente digeribili notizie che circolarono ormai su ogni mezzo e strumento di informazione.
Altrettanto semplicisticamente non vengono considerate le cause per cui le persone spesso si trovano a scappare dai paesi nei quali si trovano a vivere, massacrati in maniera diretta dalle guerre e dal crescente saccheggio di risorse naturali ormai scarse e in maniera indiretta attraverso le massicce campagne di disinformazione in cui i paesi cosiddetti sviluppati si mostrano come una sorta di paradiso in cui la vita è la vera vita, in cui si possono avere tutti i lussi e le ricchezze che si desiderano solo attraverso il lavoro e l’impegno (non è forse il self-made man lo slogan principale di questi paesi cosiddetti sviluppati?).
Ma indipendentemente dalle cause che determinano lo spostamento delle persone, con quale diritto ci si arroga il potere di stabilire chi possa andare e dove questo possa andare? Quale essere umano può dire ad un altro essere quello che può e non può fare? La terra, che guardandola appare come unica e continua, in realtà presenta pareti invisibili sollevate dall’arroganza di chi ha deciso che quella terra, quell’aria e quell’acqua, che esistono da molto tempo prima che egli nascesse (e che per fortuna gli sopravviveranno), gli appartengono. Non sono qualcosa con la quale convivere in maniera integrata ma una proprietà, uno strumento del quale alcuni hanno deciso che si possa disporre in modo esclusivo. La cosa non ha nessun senso. Non esiste nella realtà dei fatti ma esiste nella realtà delle menti di tutti coloro i quali riconosco il diritto esclusivo a qualcuno solo perché se ne dichiara proprietario e padrone. Questo arbitrario diritto inoltre prevede che possa essere ceduto dopo aver pagato con fogli di carta straccia a cui la società riconosce un valore. Se solo volessimo e cambiassimo le nostre credenze sociali questi fogli perderebbero tutto il potere che incorporano e non servirebbero ad altro se non ad accendere un fuoco.
Intervenire a casa loro, sostengono alcuni. Ma questo forse bisognerebbe dirlo ai numerosi eserciti e governi fittizi che in questi paesi si sono insediati. Forse l’intervento sarebbe proprio smettere di intervenire e riportare a casa i contingenti militari e civili che propagandano la superiorità dei paesi del nord del mondo. Forse sono proprio questi che dovrebbero tornarsene a casa.
Perché e come ad alcune genti del mondo viene limitata la possibilità di spostarsi attraverso il globo come da sempre è stato fatto? Cosa rende possibile ad un occidentale andare a trascorrere un’avventurosa vacanza in qualsiasi posto e non permettere ad un senegalese di arrivare in Europa? I costi pagati da alcuni per il trasporto in navi sono esorbitanti. Perché non possono comprare un regolare biglietto e partire? Quali sono le condizioni implicite che noi siamo abituati a considerare normali e che rendono invece a loro impossibile il viaggio? Un documento? Un permesso? Come opera la burocrazia per controllare e regolamentare gli spostamenti? E se oggi ci dicessero che il nostro bel viaggio all’estero non è possibile perché il paese ci ha negato la possibilità della vacanza, come reagiremmo? Se improvvisamente ci dicessero che adesso non possiamo più spostarci dal posto in cui siamo perché non possediamo i requisiti necessari, come reagiremmo? Come immaginiamo la nostra vita? Ci immaginiamo capaci di prendere un aereo e andare in una qualsiasi località che noi desideriamo, anche quella in cui magari si trovano i nostri parenti, i nostri amici. E se questo in realtà non fosse vero? Se la realtà invece è che abbiamo bisogno di un documento che deve esserci rilasciato da un apparato burocratico che dopo aver valutato la nostra situazione ce lo rilascia o ce lo nega? Chi ha il potere di giudicarci? Se in realtà in questo mondo non proprio tutti potessero andare dove vogliono e come vogliono ma solo alcuni, come reagiremmo?
Non era la libera circolazione di merci e di persone uno dei principi cardine con cui si è fondata la comunità europea? Quello che però non ci hanno detto era “libera circolazione si, ma solo per alcuni ad alcune condizioni, quelle che stabiliscono altri fuori da te”.
La selezione è tutto fuorché naturale. Di potere, economica, burocratica. Oggi noi siamo parte privilegiata del mondo e condividere con altri i privilegi ottenuti con tante guerre e tanto sfruttamento non sembra uno dei prossimi obiettivi dei moderni sistemi di governo. Ma se domani fossimo noi ad essere al di là del muro?
Fonte: Irragionevole
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Tutti noi antispecisti vorremmo che tutti gli animali fossero liberi, ma al momento attuale l'unica soluzione auspicabile sarebbe che l'essere umano sparisse dal pianeta terra, come descritto nella parte iniziale del post, nel frattempo che questa eventualità si concretizzi (e dai cambiamenti climatici in atto, non dovrebbe essere un momento tanto lontano, noi umani siamo seduti sul ramo dell'albero che stiamo segando, e manca pochissimo alla catastrofe), bisogna pensare agli animali liberati dagli allevamenti e dai macelli, in Italia e nel mondo esistono tanti rifugi o santuari per animali liberati, e bisogna aiutarli, a supporto di questi luoghi magici, da qualche mese ho formato un gruppo su Facebook: Canapa e Vegan per I Rifugi di Animali Liberi, al momento siamo oltre quattromila iscritti, vorrei che mi deste una mano a farlo crescere, invitando ed iscrivendo i vostri amici;
I rifugi si possono aiutare in tanti modi, il più semplice è destinare l'otto per mille sulle dichiarazioni dei redditi, oppure organizzare delle cene benefit nelle vostre città a favore dei rifugi in ristoranti e locali solo vegan (Non finanziamo gli sfruttatori di animali), ma soprattutto si possono visitare e conoscere gli umani e non umani ospiti delle strutture.
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