venerdì 24 agosto 2018

LETTERA APERTA DI ADOLFO PEREZ ESQUIVAL (attivista pacifista argentino) a LUCIANO BENETTON

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La famiglia Benetton è responsabile di morti, crolli, deforestazioni, saccheggi di risorse, sfruttamento di terre, persone e animali. 
Il marchio United Colors of Benetton nasce nel 1965, è attualmente presente in 120 paesi e possiede più di 5mila negozi. A causa degli allevamenti di bestiame finalizzati alla creazione dei tessuti, l’azienda è responsabile della deforestazione di parte delle terre della Patagonia e della repressione del popolo Mapuche.
L’industria tessile Benetton è una delle più sfruttatrici sul mercato e con i peggiori salari. Per ridurre i costi ha esternalizzato la produzione in paesi dove la mano d’opera è più economica, diverse volte è stata accusata e processata per sfruttamento minorile nelle sue fabbriche.
Benetton controlla il 50,1 per cento di Autogrill, azienda leader nei servizi di ristorazione lungo le autostrade: Gilberto Benetton ne è il presidente.
il capitale di Autostrade per l’Italia è al 100 per cento della holding Atlantia, il cui principale azionista è la società Edizione, che è controllata con il 30 per cento delle quote dalla famiglia Benetton. Oggi la società Autostrade produce ricavi per circa 4 miliardi di euro l’anno. Questa impennata del fatturato è stata possibile anche grazie a un consistente aumento dei pedaggi autostradali. Ha investimenti nel settore sportivo e finanzia campagne elettorali.
La famiglia Benetton, tramite la holding Edizione, è azionista di molti giornali italiani: Corriere della Sera e de La Gazzetta dello Sport, detiene il 2 per cento de Il Sole 24 Ore e il 2,24 per cento di Caltagirone Editore, a cui fanno capo Il Messaggero, Leggo, Il Gazzettino, Il Mattino, Corriere Adriatico. 
Nel 1994 fonda "Fabrica”, un centro di ricerca sulla comunicazione moderna e le arti visive. Per 18 anni Oliviero Toscani ha diretto la comunicazione visiva dell’azienda tessile attraverso campagne pubblicitarie ipocrite che affrontavano tematiche sociali forti come razzismo e omofobia, mettendo in scena una nuova interpretazione commerciale della “differenza” millantando il dialogo tra i popoli, uniti sotto un’unica bandiera: il marchio. Abito bianco e mani sporche di sangue:
Nell’agosto del 2017, durante una manifestazione a sostegno della tribù Mapuche che rivendica terreni comprati dal gruppo Benetton, muore per mano della gendarmeria Santiago Maldonado, un ragazzo argentino che lottava a fianco dei Mapuche della Patagonia contro la multinazionale italiana.
Nel 2013 a Dacca in Bangladesh avviene il crollo del Rana Plaza di Savar, un palazzo di 8 piani in cui aveva sede una delle fabbriche tessili a cui la Benetton appalta i suoi lavori e dove sono morti almeno 381 operai
6 giorni fa un ponte dell’ autostrada di Genova crolla e uccide 43 persone. Autostrade per l’Italia, la società controllata dalla famiglia Benetton, era responsabile del tratto di strada su cui si trovava il ponte e della sua manutenzione.


LETTERA APERTA DI ADOLFO PEREZ ESQUIVAL (attivista pacifista argentino) a LUCIANO BENETTON

Riceva il mio saluto di Pace e Bene.
Le scrivo questa lettera, che spero legga attentamente, tra lo stupore e il dolore di sapere che Lei, un imprenditore di fama internazionale, Si è avvalso del denaro e della complicità di un giudice senza scrupoli per togliere la terra ai fratelli Mapuche, nella provincia di Chubut, nella Patagonia Argentina. Vorrei ricordarle che Mapuche significa Uomo della Terra e che esiste una comunione profonda tra la nostra Pachamama? la Madre Terra? e i suoi figli... Tra le braccia di Pachamama ci sono le generazioni che vissero e che riposano nei tempi della memoria.
Deve sapere che quando si toglie la terra ai popoli nativi li si condanna a morte, li si riduce alla miseria e all'oblio. Ma deve anche sapere che ci sono sempre dei ribelli che non zoppicano di fronte alle avversità e lottano per i loro diritti e la loro dignità come persone e come popolo. Continueranno a reclamare i loro diritti sulle terre perché sono i legittimi proprietari, di generazione in generazione, sebbene non siano in possesso dei documenti necessari per un sistema ingiusto che li affida a coloro che hanno denaro... è difficile capire quello che dico, se non si sa ascoltare il silenzio, se non Si è in grado di recepire la sua voce e l'Armonia dell'Universo che è una delle cose più semplici della vita. Qualcosa che il denaro non potrà mai comperare. Quando giunsero i conquistatori, gli huincas" (i bianchi), massacrarono migliaiai di popoli... con i loro pali di fuoco? perpetrando etnocidio per appropriarsi della loro ricchezza e rubando loro terra e vita. Purtroppo questo saccheggio continua fino a oggi.
Signor Benetton, Lei ha comprato 90 mila ettari di terra in Patagonia per accrescere la sua ricchezza e potere e si muove con la stessa mentalità dei conquistatori; non ha bisogno di armi per raggiungere i suoi obiettivi ma uccide, con la stessa forma, usando il denaro. Vorrei ricordarle che non sempre ciò che è legale è giusto, e non sempre quello che è giusto è legale. Vorrei dirle che Lei ha tolto, con la complicità di un giudice ingiusto, 385 ettari di terra, con la armi del denaro, a un'umile famiglia Mapuche con una dignità, un cuore, una vita; loro sono Atilio Curianco e Rosa Nahuelquir proprietari legittimi da sempre, per nascita e per diritto dei loro padri. Vorrei farle una domanda, signor Benetton: Chi ha comprato la terra a Dio?
Lei sa che la sua fabbrica dagli abitanti del luogo è chiamata “la gabbia”, cinta con fil di ferro, che ha rinchiuso i venti, le nubi, le stelle, il sole e la luna. È scomparsa la vita perché tutto si riduce al mero valore economico e non all'Armonia con la Madre Terra. Lei si sta comportando come i signori feudali che alzavano muri di oppressione e di potere dei loro latifondi. A Treviso, quel bel paese nel nord Italia, dove Lei ha il centro delle sue attività, non so quello che pensano i cittadini e le cittadine riguardo alle sue azioni. Spero che reagiscano con senso critico e pretendano che Lei agisca con dignità e restituisca questi 385 ettari ai legittimi proprietari.
Sarebbe un gesto di grandezza morale e le assicuro che riceverebbe molto di più che la Terra: la grande ricchezza dell'amicizia che il denaro non potrà mai comprare.
Le chiedo, signor Benetton, che viaggi in Patagonia e che incontri i fratelli Mapuche e che divida con loro il silenzio, gli sguardi e le stelle. Credo che il luogo che con la sua presenza chiamano “La gabbia”, verrebbe chiamata “l'Amico” e la gente di Treviso sarebbe onorata di avere nel suo paese una persona con il cuore aperto alla compresione e alla solidarietà. La decisione è sua. Se decide di restitutire la terra ai fratelli Mapuche mi impegno ad accompagnarla e dividere con Lei e ascoltare la voce del silenzio e del cuore. Tutti siamo di passaggio nella vita, quando arriviamo siamo in realtà in partenza e non possiamo portare niente con noi. Possiamo lasciare al nostro passare le mani piene di speranza per costruire un mondo più giusto e fraterno per tutti.
Che la Pace e il Bene la illumini e le permettano di trovare il coraggio per correggere i suoi errori.
Adolfo Perez Esquivel


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PRIVATIZZAZIONI: SPOLPARSI LA REPUBBLICA

Le privatizzazioni sono il magna-magna con cui le classi dirigenti italiane si sono spolpate la Repubblica: tutti le hanno fatte. Dopo i timidi passi degli anni '80, si ingrana nel "periodo d'oro" degli anni '90. Nella fretta di adempiere agli standard della nascente Unione Europea si afferma il principio di concorrenza:

- le leggi L 142/90 e 498/92 autorizzano gli enti locali a gestire i servizi pubblici tramite SpA private (completate dal D. Lgs 267/2000);
- D. L. 333/92, convertito in L. 359/92 trasforma gli enti pubblici economici (IRI, ENI, INA, ENEL) in SpA, in funzione della loro successiva privatizzazione;
- L. 218/1990 consente di trasformare la banche pubbliche in colossi privati;
- L. 474/1994 fissa le regole per le privatizzazioni (Governo Berlusconi I);
- D. Lgs58/98 fissa le regole per la capitalizzazione in borsa (Governo Prodi I);

Nella seconda metà degli anni '90 transitano verso i privati ENI, Telecom, Autostrade, ENEL (Governi Prodi D'Alema e Amato).

Nel 2000 l'IRI viene messo in liquidazione, che si compirà nel 2002.

Nel decennio di Berlusconi (2001-06/ 2009-11) si prosegue senza sosta: altre banche, Finmeccanica, Seat, beni culturali (Patrimonio SPA) e demaniali (Infrastrutture Spa).

Stessa musica con i governi tecnici e bipartisan (Monti, Letta e Renzi): Poste Italiane e ENAV.

Le privatizzazioni non hanno abbassato il debito pubblico, hanno portato spesso a tariffe più care per i cittadini e a minori investimenti in sicurezza. Ancora nel 2018 la Commissione europea chiede di “Provvedere a una tempestiva attuazione del programma di privatizzazioni” (Raccomandazioni del 7.03.2018).

Senso Comune dice basta a queste politiche catastrofiche di welfare per i ricchi con intrallazzi annessi. Ditelo anche voi.

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