sabato 20 ottobre 2018

Santiago è morto

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La famiglia Benetton è responsabile di morti, crolli, deforestazioni, saccheggi di risorse, sfruttamento di terre, persone e animali. 
Il marchio United Colors of Benetton nasce nel 1965, è attualmente presente in 120 paesi e possiede più di 5mila negozi. A causa degli allevamenti di bestiame finalizzati alla creazione dei tessuti, l’azienda è responsabile della deforestazione di parte delle terre della Patagonia e della repressione del popolo Mapuche.
L’industria tessile Benetton è una delle più sfruttatrici sul mercato e con i peggiori salari. Per ridurre i costi ha esternalizzato la produzione in paesi dove la mano d’opera è più economica, diverse volte è stata accusata e processata per sfruttamento minorile nelle sue fabbriche.
Benetton controlla il 50,1 per cento di Autogrill, azienda leader nei servizi di ristorazione lungo le autostrade: Gilberto Benetton ne è il presidente.
il capitale di Autostrade per l’Italia è al 100 per cento della holding Atlantia, il cui principale azionista è la società Edizione, che è controllata con il 30 per cento delle quote dalla famiglia Benetton. Oggi la società Autostrade produce ricavi per circa 4 miliardi di euro l’anno. Questa impennata del fatturato è stata possibile anche grazie a un consistente aumento dei pedaggi autostradali. Ha investimenti nel settore sportivo e finanzia campagne elettorali.
La famiglia Benetton, tramite la holding Edizione, è azionista di molti giornali italiani: Corriere della Sera e de La Gazzetta dello Sport, detiene il 2 per cento de Il Sole 24 Ore e il 2,24 per cento di Caltagirone Editore, a cui fanno capo Il Messaggero, Leggo, Il Gazzettino, Il Mattino, Corriere Adriatico. 
Nel 1994 fonda "Fabrica”, un centro di ricerca sulla comunicazione moderna e le arti visive. Per 18 anni Oliviero Toscani ha diretto la comunicazione visiva dell’azienda tessile attraverso campagne pubblicitarie ipocrite che affrontavano tematiche sociali forti come razzismo e omofobia, mettendo in scena una nuova interpretazione commerciale della “differenza” millantando il dialogo tra i popoli, uniti sotto un’unica bandiera: il marchio. Abito bianco e mani sporche di sangue:
Nell’agosto del 2017, durante una manifestazione a sostegno della tribù Mapuche che rivendica terreni comprati dal gruppo Benetton, muore per mano della gendarmeria Santiago Maldonado, un ragazzo argentino che lottava a fianco dei Mapuche della Patagonia contro la multinazionale italiana.
Nel 2013 a Dacca in Bangladesh avviene il crollo del Rana Plaza di Savar, un palazzo di 8 piani in cui aveva sede una delle fabbriche tessili a cui la Benetton appalta i suoi lavori e dove sono morti almeno 381 operai
6 giorni fa un ponte dell’ autostrada di Genova crolla e uccide 43 persone. Autostrade per l’Italia, la società controllata dalla famiglia Benetton, era responsabile del tratto di strada su cui si trovava il ponte e della sua manutenzione.



Ad un anno dal ritrovamento del corpo di Santiago Maldonado, l'attivista anarchico ucciso dagli sgherri di Benetton, ripropongo un articolo che scrissi in quei concitati momenti. E' passato un anno, sembra ieri.

Che la terra ti sia sempre lieve.

Ciao Santiago

Da leggere tutta d'un fiato questa solenne aulica commovente e regale Ode a Santiago da parte dell'amico e poeta Olmo Vallisnera

Santiago è morto

Bip, bip, bip.
Il rumore del telefono indica l’arrivo di un nuovo messaggio. Apro gli occhi. L’orologio segna le cinque del mattino. Mi siedo sul letto e aspetto. Attendo qualche minuto per svegliarmi bene, tanto lo so di cosa si tratta. Alle cinque del mattino i messaggi non sono mai positivi. Prendo il telefono dal comodino, lo guardo, aspetto ancora interminabili secondi e poi decido: leggo il messaggio. E’ un caro compagno argentino, lo stesso compagno che mi aveva avvertito un mese fa dell’avvenuta morte di Santiago, poi non confermata. Quel giorno ero andato trafelato a casa di un amica che ha la connessione veloce. Le notizie in diretta dell’emittente di Buenos Aires erano terribili, parlavano con certezza della morte del ragazzo anarchico. Il telegiornale diceva che alcuni gendarmi avevano parlato in forma anonima. In quei momenti scrissi di getto, con rabbia, poi, tutto rientrò. I poliziotti ritrattarono e rimase il mistero della scomparsa. Il mio amico mi disse che tutt* erano sicuri della sua morte, era solo questione di tempo e il corpo sarebbe stato trovato. Il governo argentino cercò di depistare in tutti i modi: “Santiago è scappato perchè colpevole”, “Santiago in Bolivia”, “Santiago nascosto come un vero sovversivo”. Infami. Con le mani ancora sporche di sangue tentavano di farlo apparire un pericoloso latitante. Ricordo le frasi concitate, del mio amico, al telefono in quei giorni: Compagnero!, hai mai visto un rivoluzionario tornare a casa dopo che è stato rapito dallo Stato? Hai mai visto un combattente per la libertà tornare a casa dopo che il braccio armato dell’esercito lo ha torturato? Hai mai visto una multinazionale della violenza, come Benetton, lasciare tornare a casa un suo nemico?. Io non rispondevo, non riuscivo a trovare le parole.

Dissi solo: No, non l’ho mai visto.


Alba ancora lontana. Seduto sul letto apro i messaggi. Un breve messaggio.

Troppo breve: E’ morto.

Nelle ultime 48 ore i media di mezzo mondo hanno dato la notizia della morte, un corpo, ripescato a poche centinaia di metri dal luogo dove Santiago era stato prelevato, sembra confermare il tutto ma, la famiglia ha chiesto riserbo, rispetto. Aspettano l’autopsia. Il corpo devastato è vestito come era vestito Santiago al momento della scomparsa, i dreads sono simili, troppo simili e in tasca hanno trovato la carta d’identità. Quella di Santiago. A questo punto anche i compagni e le compagne argentine sono certe, l’autopsia è solo una terribile attesa di una conferma. Il giovane militante anarchico tatuatore è morto, e sarebbe morto due mesi fa, appena dopo il suo sequestro, gettato nel fiume Chubut come carta straccia. Immondizia. Bisogna però considerare un’altro aspetto, Il ritrovamento è particolarmente sospetto, perché l’area era già stata perlustrata più volte. Potrebbe essere stato messo nel fiume da poco, prelevato da qualche cella frigorifera e buttato in una zona in cui sarebbe stato trovato. Troppa la pressione internazionale. I primi di settembre decine di migliaia di argentini erano scesi in piazza nella capitale Buenos Aires per protestare dopo la scomparsa di Santiago Maldonado, 28 anni, attivista radicale. Nella Plaza de Mayo, luogo terrificante della memoria della dittatura argentina, erano presenti, assieme a migliaia di giovani attivisti anche tanti bambini. Il capo del governo, Mauricio Macri, in quella occasione, disse di non preoccuparsi, sarebbe tornato sano e salvo. Invece lo avevano ammazzato quel primo agosto. E il presidente lo sapeva. Sorridevano mentre sputavano menzogne. Santiago era un anarchico internazionalista per la liberazione della terra, non era un membro del popolo Mapuche ma ne condivideva le lotte. Il 1 Agosto 2017 circa 500 membri della Gendarmeria Nazionale Argentina avevano represso una protesta nel nord-est di Chubut, nella Patagonia argentina, a nord di Esquel. L’azione era stata messa in campo dai membri della comunità Mapuche “Pu Lof en Resistencia del departamento Cushamen”. A seguito dello sgombero dell’area, la Gendarmeria ha perseguito i manifestanti fin dentro i campi, entrando nei territori della comunità e sparando con armi automatiche. Durante questo inseguimento Santiago è sparito. Le testimonianze di chi stava scappando, riportano che è stato catturato e caricato in un furgone, che riportava le scritte della polizia. Da questo momento in poi, non si è saputo più nulla di lui. Santiago è solo l’ultimo morto di una serie lunghissima. Sono decine le uccisioni in Patagonia, impero dei Benetton, che in europa fa le gigantografie coi bimbi colorati, United Colors, pubblicità progresso del cazzo, e in Patagonia è il male assoluto. Santiago lo sapeva. Lo sapeva che le multinazionali chiudono sempre il cerchio. Lo sapeva che i pezzenti della Patagonia continuano a morire per mano di criminali che vestono i bambini ricchi di magliette divertenti e riempiono le loro bocche di hamburger. E lo sappiamo anche noi il motivo che spinge l’imperatore italiano a sequestrare le terre e a incendiare le case dei Mapuche. Masse interminabili di pecore occupano un milione di ettari. Prima sfruttate per il loro mantello, mantello che le protegge dal freddo, e poi fatte a pezzi e vendute nei fast food. Si, il cerchio si chiude. Solo che i Mapuche non mollano, li dovete ammazzare tutti. Non vi è bastato rubargli le terre, i figli, trascinarli fuori dalle loro case e incendiarle, no, li dovete ammazzare, perchè non si arrenderanno mai. Preferiscono morire piuttosto che abbandonare i loro fiumi, le montagne, l’aria. Fra pochi giorni tutto verrà dimenticato, i media non possono fermarsi, come panzer schiacciano ogni alito di ricordo. Ci saranno nuove notizie, notizie più interessanti, nuove sfilate, nuovi hamburger, nuovi attori da idolatrare, nuove magliette da indossare. Ma noi anarchici e anarchiche pezzenti e reiette non dimentichiamo. Mai.

Per la liberazione umana, animale e della terra, solidarietà incondizionata e complice a chi, in continue privazioni, lotta per la libertà. Viva il popolo Mapuche.

Che la terra ti sia lieve Santiago. Eri un ragazzo. Bastardi.




#SANTIAGOMALDONADO UN ANNO SENZA DI TE, UN ANNO CON TE

PRESIDIO CONTRO LA VIOLENZA CAPITALISTA DI BENETTON
ore 17.00/20.00

La giornata di mobilitazione proseguirà con un concerto in solidarietà col popolo mapuche presso GramignArci ore 21.30

Il 1 agosto 2017 nel Pu lof en resistencia a Cushamen, comunità mapuche in Argentina, durante una manifestazione organizzata per chiedere la scarcerazione di Facundo Huala, prigioniero politico Mapuche, c’è stata una violenta irruzione senza mandato di oltre cento gendarmi, che sono entrati sparando pallottole di gomma e piombo nella comunità, ed hanno sequestrato un solidale, Santiago Maldonado. Da quella data, di Santiago non si sa nulla, dopo 78 giorni di sparizione forzata e gigantesche mobilitazioni, non solo in argentina ma in tutto il mondo, si riesce ad ottenere un mandato di perquisizione all’interno della proprietà di Benetton (Il territorio nel quale Santiago è scomparso, per lo stato argentino è di proprietà del gruppo Benetton), Il 17 ottobre viene rinvenuto un corpo nella comunità Pu Lof di Cushamen, nel fiume, in una zona già setacciata per tre volte dalle autorità. Il 20 ottobre Sergio Maldonado, riconosce in Santiago il corpo ritrovato tre giorni prima nel fiume.
La Rete Internazionale Per La Difesa Del Popolo Mapuche invita le individualità, gruppi, spazi e collettivi alla mobilitazione dal giorno 17 al 20 ottobre 2018 nei vostri territori, secondo le forme e modalità che voi sceglierete, organizzando, in uno di questi giorni, presidi e azioni di protesta davanti ai punti vendita e uffici del gruppo Benetton. 
Chiediamo cortesemente che nelle attività non vi siano bandiere di partito.
Sono tante del resto le domande che al momento rimangono inevase. Come è possibile che Santiago sia potuto affogare in un fiume, che nei giorni della protesta aveva pochissima acqua? Come è possibile che il corpo sia stato ritrovato a 300 metri più a nord e controcorrente rispetto al punto dove lo avevano visto i suoi amici e soprattutto in un fiume che era stato già ispezionato con300 uomini per ben due volte? Come può un corpo rimanere immerso nell’acqua per 78 giorni rimanendo integro senza disfarsi? Chi avrebbe risposto al telefono di Santiago il 2 di agosto, quando già familiari ed amici non lo trovavano? Perché il Governo ha cercato sempre di sminuire l’accaduto, e non ha mai iniziato un’indagine nonostante alcuni testimoni dicessero che Santiago era stato messo a forza, su una camionetta della Gendarmeria?
RISULTA CHIARO COME LE ISTITUZIONI ABBIANO TENTATO DI ACCUSARE LE VITTIME, MENTENDO E COPRENDO IL CRIMINE. NOI SAPPIAMO CHI E’ STATO. NON DIMENTICHIAMO E NON PERDONIAMO!
L’obbiettivo di questo presidio è di denunciare la violenza capitalista perpetrata dal gruppo italiano BENETTON in complicità con i poteri dallo stato argentino e cileno, contro le comunità Mapuche, perciò facciamo un appello solidale per sostenere la lotta anticapitalista del popolo Mapuche e per rivendicare che la Resistenza non è terrorismo!
Vogliamo infine ribadire che l’1 agosto 2017 Santiago partecipava a una manifestazione organizzata per chiedere la scarcerazione del lonko Facundo Huala, prigioniero politico Mapuche attualmente deportato in Cile in un carcere di massima sicurezza, dopo un processo farsa con prove farlocche, in barba a trattati internazionali sulle popolazioni indigene e che Santiago Maldonado non riceverà giustizia fino in fondo finché Facundo non sarà libero.
Liber* tutt* i/le prigionier* politici

La solidarietà ci rende invincibili e ci fa vivere per sempre negli occhi, nei cuori, nelle voci, nelle pratiche, di chi lotta per il bene comune, per la libertà collettiva e l'uguaglianza e l'autodeterminazione dei popoli.
Invitiamo le realtà che aderiranno all’appello a comunicarcelo per tempo in modo tale da creare un programma delle iniziative estese sul territorio.

Rete Internazionale Per La Difesa Del Popolo Mapuche 
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