Finalmente il video con sottotitoli in inglese!
Mi aiutate a far girare, se avete contatti all'estero? Grazie!
An antispeciesist monologue written and interpreted by Barbara Mugnai, “Anatomy of an Awakening” is an autobiographical journey by which the audience is invited to reflect on the animal condition, human and non-human, on what lies behind our small and big daily acts, on the enormous importance of these same acts and on what they can cause; a message of peace that go...Altro...
Finalmente il video con sottotitoli in inglese!
Mi aiutate a far girare, se avete contatti all'estero? Grazie!
Un monologo antispeciesist scritto e interpretato da Barbara Mugnai, "Anatomia di un risveglio" è un viaggio autobiografico con il quale il pubblico è invitato a riflettere sulla condizione animale, umana e non umana, su ciò che si trova dietro i nostri piccoli e grandi atti quotidiani, Sull'enorme importanza di questi stessi atti e su ciò che possono causare; un messaggio di pace che va al di là di qualsiasi discriminazione e barriera. Due ore di parole, musica e video molto brevi, in cui sorridiamo, ridiamo, siamo commossi e cerchiamo di guardare la realtà da un punto di vista diverso. Perché... " la matrice è ovunque. È tutto intorno a noi, anche ora in questa stessa stanza. Lo si vede quando si guarda fuori dalla finestra o quando si attiva la televisione. Si può sentire quando si va a lavorare, quando si va in chiesa, quando si paga le tasse. È il mondo che ti è stato tirato sopra gli occhi per farti accecare dalla verità."
Per maggiori informazioni:
Un racconto di cosa è accaduto a Roma sabato 29 settembre
Da guardare rigorosamente fino alla fine!
In alto il post dell'amica Barbara, in fondo quello dell'amica Rossana e qui di seguito l'amica Veronica Papa:
Il 2 di ottobre mia figlia si è trasferita ad Ancona per motivi di studio, e il suo cane, Mimì, colonna portante della sezione quadrupedi (ma non solo...) della famiglia, l'ha accompagnata.
Tre giorni dopo io sono partita per stare quattro giorni a Bari, per un seminario, e viaggiando in aereo non ho potuto portare con me i tre cani rimasti a casa. A prendersi cura di loro mio marito, Natascia e Cristina, l'umana compagna del loro caro amico Denzel.
E' inevitabile che questa situazione decisamente anomala (siamo abituati a condividere la maggior parte della giornata, e se io parto loro vengono con me; inoltre Mimì non si era mai allontanata dal gruppo se non per qualche breve gita in giornata insieme a Margherita) li abbia messi alla prova.
Si saranno domandati cosa stesse succedendo, suppongo.
Immagino che abbiano cercato di tenere a bada le loro emozioni, di non lasciare troppo spazio a certezze e inquietudini. Qualcuno ci sarà riuscito di più, qualcun altro di meno, e magari si sarà appoggiato a chi era più solido.
Avranno, io credo, inventato più o meno consapevolmente, delle strategie utili a far fronte a questa nuova condizione, per non farsi travolgere dall'ansia.
Di sicuro non saranno stati in grado di comprendere i dettagli: la partenza di mia figlia per l'università, il fatto che Mimì sia andata con lei, il mio seminario a Bari... tutte questioni decisamente umane, che non hanno alcun senso nella vita di un cane.
Il nostro parlare non può fornire loro indicazioni sufficienti per comprendere i particolari di tale situazione.
Ma le nostre emozioni (che producono una chimica che i cani "leggono" come se fosse una scritta a caratteri cubitali) possono, tuttavia, essere un importante segnale di cosa potersi aspettare.
Il fatto che gli umani rimasti fossero sereni, presenti e attenti alle loro necessità, che si mostrassero solidi e decisi sul da farsi, credo sia stata un'importante garanzia che le cose non stavano andando poi tanto male, e che tutto si sarebbe in qualche modo sistemato.
Quando parliamo di comunicazione tra specie diverse, che vivono il mondo attraverso finestre sensoriali differenti, e di conseguenza comunicano in modi differenti, non possiamo pretendere una comprensione totale e particolareggiata.
La ricchezza a mio avviso sta proprio in questo: la necessità di aprire canali comunicativi inesplorati, che ci costringe a reinventarci, a scoprire zone di comfort nuove, ad ampliare i nostri orizzonti.
Non potremo mai sapere cosa volesse dire quel cane con quella marcatura, così come quel cane non potrà mai capire fino in fondo cosa significhi "Vado all'università" e il motivo per cui ci stai andando.
Ma possiamo ascoltare altre cose, guardare con occhi ben aperti, che vedono oltre al semplice, singolo gesto, per abbracciare un tutt'uno più ampio.
Non possiamo leggere un cane, perchè un cane non è, per noi umani, un libro aperto.
E' un mondo da esplorare, mettendoci completamente in gioco, abbandonando le terre conosciute per imparare a navigare in mari che ci portano in continenti lontani, che, forse, un tempo, abbiamo già abitato, e poi dimenticato.
L'aberrazione della legittimità di schiavizzare, uccidere e trarre profitto da individui ammazzati.
Individui resi vulnerabili e senza difese dallo specismo.
Processi su processi per chi sta conducendo una lotta vera, seria contro il sistema, per i liberazionisti, gli attivisti radicali.
Persecuzione giudiziaria per chi oppone resistenza e co-resiste con le vittime.
Perché siamo ogni corpo ucciso.
Persecuzione giudiziaria per chi lotta per una giustizia trasversale, mentre chi uccide, crea ed usa infernali macchine di morte e si arricchisce con immorali fabbriche di morte, è protetto dalla legittimazione dello stato.
Non si può credere di arrivare alla liberazione collaborando con un sistema che genera, si nutre, ingrassa e trae profitto dalla oppressione.
La radicalità è urgente, necessaria, imprescindibile di fronte ad una guerra che vede un popolo che lotta ma è totalmente disarmato ed è messo nelle condizioni di non potersi difendere.
Cosa faremmo se fossero i nostri corpi e quelli dei nostri cari ad essere tritati da questo infernale macchinario di morte?
Forse è proprio questo il problema.
Non consapevolezzare che quello sia il nostro corpo, che non esista un noi ed un loro, che siamo accomunati dalla animalità e che la "loro" resistenza sia la nostra resistenza.
Liberare è un dovere morale.
Perché siamo tutti animali, terra e viventi, e perché non sarà mai liberazione se non sarà totale e perché sia totale, il riconoscimento ed il rispetto dell'altro non sono procastinabili.
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