lunedì 5 novembre 2018

Una drastica riduzione del consumo di carne è essenziale per evitare un disastro climatico


L'immagine può contenere: cavallo

E allora quanta sofferenza è accettabile? È questa la base di tutto, ed è questo che ognuno di noi deve chiedersi. Quanta sofferenza sei disposto a tollerare per il tuo cibo?

(Jonathan Safran Foer - "Se niente importa")




Se perfino il compassato, altezzoso, autorevole e prestigioso quotidiano britannico The Guardian tesse le lodi dell'Antispecismo, forse una qualche speranza in più per la liberazione animale è possibile annusarla...

Una drastica riduzione del consumo di carne è essenziale per evitare un disastro climatico

The Guardian

Una drastica riduzione del consumo di carne è ‘essenziale’ per evitare un disastro climatico, questo alla luce dell’analisi più dettagliata attualmente disponibile riguardante l’impatto delle abitudini alimentari sull’ambiente. Nelle nazioni occidentali il consumo di carne dovrebbe essere ridotto del 90% e sostituito con un aumento, almeno quintuplicato, di fagioli e legumi.

Questa ricerca ha anche appurato che sono necessari cambiamenti radicali nelle metodiche che riguardano la produzione agroalimentare, questo per evitare di distruggere le capacità del nostro pianeta di nutrire i 10 miliardi di persone che si prevedono da qui a pochi anni.

La produzione agroalimentare causa già gravi danni all’ambiente, con l’effetto serra provocato dal bestiame, la deforestazione, le carenze di acqua connesse all’agricoltura e le estese zone morte negli oceani dovute al deflusso dei pesticidi agricoli. Se non si prenderanno provvedimenti, il suo impatto negativo peggiorerà ulteriormente, dal momento che la popolazione aumenterà di altri 2,3 miliardi di persone da qui al 2050 e il reddito mondiale triplicherà, permettendo a molta più gente di nutrirsi con le diete ricche di carne, tipiche dei paesi occidentali.

La nuova ricerca fa capire come questa tendenza finirà con il distruggere quel fragile equilibrio ambientale, oltre il quale l’umanità dovrà lottare per la sopravvivenza. “E’ abbastanza scioccante,” aveva detto Marco Springmann, dell’Università di Oxford, che aveva guidato il gruppo dei ricercatori. “Stiamo veramente rischiando la sostenibilità di tutto il sistema. Se siamo interessati a persone in grado di coltivare e mangiare, allora è meglio non farlo. “

“Sfamare una popolazione di 10 miliardi è possibile, ma solo se cambieremo il nostro stile di alimentazione e il modo in cui produciamo il cibo,” aveva detto il Prof. Johan Rockström dell’Istituto di Ricerca sull’Impatto Climatico di Potsdam, in Germania, che faceva parte del gruppo dei ricercatori. “Riinverdire il settore alimentare o mangiarci il pianeta: ecco quello che c’è sul menù di oggi.”





Questo nuovo studio viene subito dopo il fondamentale rapporto di lunedi scorso dell’ONU, in cui gli scienziati più autorevoli del pianeta avevano avvertito che ci rimangono solo poche decine di anni per cercare di mantenere il riscaldamento globale sotto 1.5°C, limite oltre il quale anche un aumento di mezzo grado peggiorerebbe significativamente i rischi di siccità, inondazioni e calore estremo. L’analisi sostiene che ingerire meno carne e meno latticini è importante ma che il trend del consumo di questi prodotti va nell’opposta direzione.

Questa recente ricerca, pubblicata sulla rivista Nature, è molto accurata e mette insieme dati provenienti da diverse nazioni per verificare l’impatto della produzione alimentare nei confronti del contesto globale. Valuta poi che cosa si potrebbe fare per contrastare l’imminente crisi alimentare.

“Non esiste la bacchetta magica,” aveva detto Springmann. “Però, modificare il sistema alimentare e quello tecnologico [per le aziende agroalimentari] sono due cose essenziali che, si spera, possano essere affiancate da una riduzione delle perdite e degli sprechi di generi alimentari. Attualmente, circa un terzo di tutto il cibo prodotto non arriva sulla tavola.”

I ricercatori hanno scoperto che sarebbe necessario un cambiamento generale verso una dieta più “flessibilitaria” per mantenere il riscaldamento globale appena al di sotto dei 2°C (di 1.5°C neanche a pensarci). Questa dieta flessibile richiederebbe al cittadino mondiale medio di mangiare il 75% in meno di carne di manzo, il 90% in meno di carne di maiale, di dimezzare il numero delle uova, triplicando contemporaneamente il consumo di fagioli e legumi e quadruplicando quello di noci e semi. Questo dimezzerebbe le emissioni [dei gas ad effetto serra] del bestiame e la migliorata gestione dello stallatico consentirebbe ulteriori tagli.

Nelle nazioni ricche, i cambiamenti dietetici necessari sarebbero ancora più drastici. I cittadini della Gran Bretagna e degli Stati Uniti dovrebbero ridurre la carne di manzo del 90% e il latte del 60%, aumentando nello stesso tempo l’assunzione di fagioli e legumi rispettivamente di quattro e sei volte. In ogni caso, i milioni di persone sottonutrite dei paesi poveri dovrebbero aumentare leggermente l’assunzione di carne e latte.

La riduzione del consumo di carne potrebbe essere ottenuta con un mix di educazione, tasse, sussidi per alimenti di origine vegetale e modifiche ai menù scolastici e aziendali, dicono gli scienziati.

Per arrestare la deforestazione, la carenza di acqua e l’inquinamento dovuti all’abuso dei fertilizzanti, sono necessari profondi cambiamenti nei metodi di coltivazione. Questi comprendono l’aumento della resa agricola nelle nazioni più povere, uno stoccaggio idrico più universale e un uso più attento dei fertilizzanti.

“Sono rimasto sorpreso dal fatto che quello di cui abbiamo bisogno sia una combinazione di scelte molto ambiziose,” aveva detto Springmann. “Dobbiamo veramente provare a fare tutto il possibile.”
Tutte le opzioni dietetiche ed agroalimentari vengono già attuate in qualche parte del mondo, aveva continuato Springmann. In Olanda e in Israele, fertilizzanti ed acqua vengono utilizzati in modo migliore, mentre, in alcune città, si vedono già grosse riduzioni nel consume di carne da parte dei giovani.

Ma quello che occorre è un mutamento globale, aveva detto: “Penso che potremo farcela, ma abbiamo bisogno di governi molto più attenti e in grado di fornire le corrette infrastrutture. La gente può contribuire di persona a fare la differenza cambiando la propria dieta, ma anche bussando alla porta dei propri politici, dicendo loro che abbiamo bisogno di nuove regolamentazioni ambientali, questo è molto importante. Non lasciamo che i politici si sottraggano al loro dovere.”

Il Prof. Tim Benton, dell’Università di Leeds, che non faceva parte di questo gruppo di ricerca, aveva detto: “In ultima analisi, noi viviamo su un pianeta finito, con risorse finite. E’ pura fantasia immaginare che ci sia una soluzione tecnologica che ci permetta di produrre tutto il cibo che vogliamo, in modo da poterci rimpinzare e [contemporaneamente] buttar via roba da mangiare.” Aveva aggiunto che il carico ambientale dell’attuale sistema alimentare“pregiudica la capacità delle generazioni future di vivere su un pianeta stabile ed ecologicamente ricco.”

Il Prof. Peter Smith, Dell’Università di Aberdeen, anche lui estraneo al gruppo di ricerca, aveva detto: “Sappiamo che i gusti alimentari sono molto personali, e che un cambio di abitudini può essere difficile da incoraggiare, ma i fatti sono ormai incontestabili: se vogliamo un futuro sotenibile dobbiamo cambiare la nostra dieta. Il fatto che una cosa del genere faccia anche bene alla nostra salute dovrebbe renderla un gioco da ragazzi.”



L'immagine può contenere: spazio all'aperto

"Non tutti coloro che vedono hanno aperto gli occhi, e non tutti coloro che guardano, vedono (Baltasar Gracián)
L'elenco delle forme di omicidio legalizzato è lungo. Non occorre stilarlo perché è noto a tutti noi. Aborriamo coloro che procurano la morte con le loro doppiette, i loro esperimenti, i loro macelli, le loro camere a gas e via discorrendo. Tuttavia, non possiamo esimerci dall'includere anche coloro che indirettamente legittimano la Morte di Esseri Senzienti. Chi mangia carne o derivati animali non è migliore di chi materialmente uccide. E lo stesso vale per chi indossa pellicce e capi ottenuti dalla sofferenza animale o chi accetta acriticamente la vivisezione e non si pone domande o chi considera positivamente gli zoo, i circhi, gli acquari e i delfinari (una vita di prigionia è una lenta agonia, una condanna a morte inflitta quotidianamente fino al decesso di Anime depauperate della loro libertà e della loro natura). O, ancora, chi assiste ai pali, alle corride e ad ogni evento o manifestazione che, ben poco implicitamente, sono l'attestazione del predominio umano sulle altre specie animali. Non sono certo diverse le tradizioni celebrate e santificate attraverso il sacrificio di Vite. A coloro che serrano i loro occhi per non vedere il sangue che sgorga ovunque, noi tutti chiediamo come possano mettere a tacere le loro coscienze e con quale animo consegnano ai loro figli, ai loro nipoti e alle generazioni che verranno un Pianeta devastato da odio, crudeltà e violenza. In cosa certa Umanità si sente migliore rispetto alle altre specie al punto da ergersi al di sopra di tutto? Il 3 novembre 1957 (esattamente 61 anni fa oggi), una povera cagnolina,#Laika, che aveva solo il diritto di vivere, fu lanciata nello spazio per non farvi più ritorno. Laika non è un'eroina, ma è stata una martire immolata dal delirio umano. Tutti gli Esseri Senzienti (Non Umani e Umani) che muoiono per mano dei nostri simili sono indistintamente vittime. L'uomo non è superiore a nessun Anima-le; è semmai l'unica bestia a calpestare la Terra che sta ciecamente distruggendo. Tacere è chiudere gli occhi per non vedere . La nostra gratitudine va a chi coraggiosamente guarda, vede e si adopera affinché questo orrore cessi di esistere. Grazie!

Nessun commento: